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Il Cielo Di Nadira
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Il Cielo Di Nadira

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Cornrad lo guard? dal basso verso l’alto.

«To’ un pezzo di pane!» complet? sempre quello.

Quindi il ragazzo l’afferr? e l’addent?.

«Se hai bisogno di qualcosa per tenere occupata la mente oltre che lo stomaco, vieni con me.»

Lo port? su una collina spoglia di vegetazione e dalle tonalit? dorate poichе arsa dal sole. La cima era scoperta di terra, cosicchе una grande roccia di grigia ardesia affiorava frastagliata. La fronda di un ulivo, l’unico presente, radicato a lato della formazione rocciosa, era occupata da un piccolo gregge di capre e da un vecchio pastore che in viso dimostrava di avere pi? rughe che anni. Il prete gir? dietro e s’infil? per un apertura della roccia. Conrad rest? sbalordito nel vedere che l’interno della spelonca era abbastanza spazioso da permettere la presenza di almeno venti uomini ed era completamente dipinto con colori vivaci, essendo riportate tutto attorno alle pareti immagini di storie bibliche e di vite di santi; lo stile era tipicamente quello delle pitture sacre d’Oriente. Un piccolo inginocchiatoio in fondo ed una croce al muro indicavano il luogo in cui ci si prostrava.

«Padre, voi siete forestiero, partito al seguito dell’esercito; come conoscete questo posto?»

«I frati di rito greco vi si riuniscono per pregare da secoli. Sono stati loro a dirmelo. Ma adesso prega il Signore e la Madonna, affinchе tuo padre ritorni sano e salvo.» concluse il religioso prima di lasciarlo solo.

Fu cos? che Conrad si ritrov? da solo, inginocchiato, ad occhi chiusi, stringendo il crocifisso al petto, a pregare perchе Dio riportasse indietro suo padre.

Quando torn? all’accampamento era gi? sera. Corse non appena si avvide che alcuni uomini a cavallo erano tornati dalla battaglia. Dunque acceler? quando si accorse che uno di quelli era il grosso Roul; il sangue sulla sua ascia danese e sulla sua cotta di maglia era ancora fresco.

«Ragazzo, dov’eri?» chiese il guerriero non appena Conrad fu su di loro.

«Un prete mi ha condotto sulle rupi…» spieg? l’altro, tuttavia non volle rivelare cosa ci fosse andato a fare per paura che la sua intimit? venisse derisa.

Quindi si stran? in viso… se suo padre fosse tornato incolume per certo sarebbe stato in prima fila tra quegli uomini. Tutto d’un tratto il viso di Roul gli apparve triste, come se la sua furia fosse stata mortificata da un evento nefasto. Solo adesso razionalizz? cosa si nascondesse dietro quella coltre umana di soldati del nord di cui Roul era l’apri fila.

«Dov’? mio padre?» chiese, pur immaginando gi? la risposta.

«Abbiamo vinto, figliolo.» si fece avanti Tancred, un altro tra i pi? vicini a Rabel, forse nel tentativo di controbilanciare il dispiacere del ragazzino; questi brandiva ancora la sua lunga picca e vestiva di un mantello rosso.

«S?, quelli che sono rimasti li abbiamo messi in fuga.» s’intromise un altro.

«? stata una grande vittoria!» esclam? qualcuno nel gruppo.

«Pure il vento ci ? stato favorevole oggi… ma il vento pi? micidiale l’abbiamo portato ancora una volta noi della compagnia normanna.» aggiunse Tancred.

Tuttavia Conrad, proprio mentre l’ultimo parlava, si apr? un varco tra gli uomini.

Rabel se ne stava disteso al suolo. La sua gola era segnata da una grossa macchia di sangue, presumibilmente l? dov’era stato inferto il colpo mortale; un colpo che doveva essere stato eseguito con incredibile potenza visto che aveva trapassato la cotta di maglia. La bionda chioma era scoperta, poichе evidentemente qualcuno l’aveva liberato dell’elmo e dal cappuccio.

Conrad rimase a fissarlo immobile, senza avere il coraggio di avvicinarsi. La sua mente non aveva mai concepito che tutto questo potesse succedere veramente.

A questo punto Roul gli poggi? una mano sulla spalla e gli disse:

«L’esercito si ? dato all’inseguimento… altri di noi giacciono caduti sul campo e aspettano che andiamo a raccoglierli… ma noi… noi, mio caro Conrad, non potevamo darci al saccheggio o metterci a pensare agli altri morti quando il figlio di uno di noi attende suo padre con ansia.»

«Non me lo avreste portato con questa urgenza se il suo respiro fosse stato gi? assente sul campo di battaglia.» fece Conrad, mentre le prime due lacrime rigavano i suoi zigomi.

Roul allora si chin? e cerc? di rincuorarlo.

«No, Conrad, no… tuo padre ? caduto davvero in battaglia!»

Mentiva per non colpevolizzarlo, ma Conrad non era cos? stupido da crederci. Rabel aveva esalato il respiro finale l? all’accampamento nella speranza di vedere per l’ultima volta il viso del suo ragazzo; la pezza intrisa di sangue posta sul collo indicava che avevano provato a prolungare la sua agonia in attesa che Conrad tornasse.

«Tocca a te chiudere i suoi occhi.» lo spinse alle spalle Roul.

A tu per tu con quegli occhi azzurri, Conrad non seppe trattenere la sua disperazione. Intanto le donne, i frati, la riserva che difendeva l’accampamento e la servit? avevano formato un cerchio intorno alla scena. Conrad colse come una sorta di delusione negli occhi di suo padre, ma ovviamente era solo la voce della sua testa a suggerirglielo, il suo senso di colpa per non esserci stato.

«Padre!» url? prima di gettarcisi al petto.

«Non c'? niente da guardare!» url? pi? forte ancora Roul, rivolgendosi alla folla.

«Maledetti greci!» sentenzi? quindi a bassa voce.

Con questa frase Roul evidenziava tutto il suo disprezzo per la gente del luogo, ovviamente i cristiani, ritenuta “greca” per via della religione di rito orientale. Tuttavia quell’esclamazione di intolleranza includeva pure Giorgio Maniace e le truppe regolari al suo seguito, visti i cattivi rapporti del generale con gli uomini dei contingenti ausiliari.

La gente si dirad? impaurita dalla reazione di Roul. Conrad invece scapp?, intento a trovare il prete che l’aveva dissuaso dalla sua fedele attesa.

Roul segu? il ragazzo, mentre questi cercava come un dannato il religioso tra le tende.

«Figliolo, fermati! Chi diamine cerchi?»

«Quel prete che mi ha convinto a salire sulle rupi.»

«Chi ??»

«Parlava la nostra lingua.»

Poi pens? di cercarlo direttamente nella chiesa rupestre, quindi corse per inerpicarsi sulla collina. Giunto in cima ud? il belato delle capre ma non vide il pastore... poi entro dentro. Essendo che la luce del crepuscolo stava per scomparire, i colori vivi che l’avevano colpito a mezzogiorno erano svaniti e all’interno della grotta era percepibile a stento una sorta di penombra. Roul tuttavia lo seguiva con una torcia e quando mise piede nella grotta tutto riprese luce. Conrad in quel momento se ne stava a gettare pugni di terra contro il dipinto del Cristo e contro quello della Madonna, non avendo altro con cui offendere quelle mura di pietra. Piangeva a dirotto e adesso la rabbia contro il gesto benintenzionato del prete aveva lasciato il posto all’ira verso Dio e verso quelle preghiere inascoltate.

Roul era un uomo bruto, per certo profano nei modi, ma quando vide il sacrilegio di Conrad, vuoi per reale timore, vuoi per superstizione, lo blocc? da dietro sollevandolo con un solo braccio.

«No, Conrad, loro non c'entrano niente.»

«Non mi hanno ascoltato!» grid? il ragazzino con tutto il suo fiato, ma l’ambiente chiuso gli ruppe sordamente la voce.

«Ti aspettavi i miracoli?»

«Me lo ha detto quel prete!»

A ci? lo moll? gi? e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

«Stammi a sentire, figliolo… tuo padre mi ha fatto giurare che mi sarei preso cura di te, e il mio onore mi vieta di mancare alla promessa fatta ad un amico morente. “Fino a che non ti avr? condotto a Rougeville dai tuoi parenti”… cos? mi ha fatto giurare.»

«Non li conosco i miei parenti.» rispose Conrad, singhiozzando e piangendo, adesso ad occhi chiusi poichе la luce della torcia li bruciava arrossandoli.

«Poco mi importa, non mancher? a questo giuramento in cui ? implicato il mio onore e il sangue di tuo padre soltanto perchе tu hai qualcosa da ridire.»

«Che altro vi ha detto?»

«Che dovevi farti forza, figliolo. Quindi adesso scendi all’accampamento e abbi il coraggio di guardarlo in faccia. Gli uomini della nostra stirpe sono soliti essere indomiti guerrieri sprezzanti della morte. E se sei arrabbiato ? una cosa buona... avrai pi? fervore in battaglia. Ma non prendertela con i santi… prenditela con i vivi!»

«Per questo cercavo quel prete.»

«Lascia perdere anche il prete… ? coloro che hanno ucciso tuo padre che devi odiare, ? verso quelle bestie che devi trovare la tua vendetta.»

«Chi?»

«Siamo in questa terra da due anni e mi domandi “chi”? Non hai visto gli occhi di quella gente d’Africa? Non hai visto come il loro sguardo mediti nefandezze nei tuoi confronti? Perfino la gente di Ak?al, che ci ? alleata, ci guarda con odio. Quelli hanno ammazzato, hanno violentato le donne della gente che c'era prima di loro, e l'hanno costretta ad inchinarsi al loro Dio. Hanno insozzato il sangue di questa gente rendendolo spregevole quando hanno ingravidato queste fanciulle. Loro, quei barbari maomettani, loro hanno ucciso tuo padre!»

«Voi avete detto di combattere soltanto per il compenso, e che i motivi di questa guerra non vi interessano.»

«Figliolo, se non odii il tuo nemico non puoi sopravvivere in battaglia.»

«Significa che mio padre non abbia odiato abbastanza?»

«Tuo padre aveva l’animo di un re… sarebbe stato giusto che lui comandasse e non che scendesse in battaglia. Per? tu, giovane Conrad, quell’odio che proverai pensando al suo sacrificio ti servir?. Diventerai un ottimo guerriero, ne sono certo. Tuttavia, per questa sera non pensare alla vendetta, pensa soltanto ad onorare tuo padre. Verrai all’accampamento per chiudergli gli occhi?»

Conrad si asciug? con una mano il viso e rispose:

«Verr?.»

Perci? Roul, guardandosi attorno, comment?:

«Seppelliremo tuo padre qua dentro, sotto gli occhi vigili del Signore e di tutti questi santi. Non vedo posti migliori qui attorno.»

«I frati di rito greco ci vengono a pregare.»

«Significa che saranno felici di vegliare per questo martire della cristianit?.»

Scesero fino all’accampamento, e quindi, una volta chiusi gli occhi al povero Rabel e preparata la salma, risalirono in solenne corteo fino a dentro la chiesa rupestre. Adagiarono il corpo sotto la croce dell’inginocchiatoio e vegliarono, i religiosi, le donne e i nobili soldati, stringendosi attorno al ragazzino per tutta la notte.

L’indomani all’alba il prete che Conrad aveva odiato, il quale scopr? chiamarsi Jacob, offici? il funerale, quindi seppellirono Rabel in una fossa scavata all’interno della grotta e in mezzo ad un recinto fatto con lastre di ardesia. Coprirono il cadavere con lo scudo che gli era appartenuto, quello lungo terminante con una punta in basso tipico della gente normanna, e gettarono della terra come sigillo finale.

Conrad rest? a vegliare quel luogo per un giorno intero anche dopo il funerale. Dorm? rannicchiato presso l’inginocchiatoio, non mangi? nulla e pianse parecchie volte. Fuori da quella grotta l’attendeva la vita, la vita senza suo padre, e lui era sicuro che non ce l’avrebbe fatta mai e poi mai da solo. D’altronde Rabel era l?, sepolto sotto i suoi piedi, e lui l’avrebbe atteso fedelmente; questa volta senza farsi distrarre da nessuno. Moriva dentro tutte le volte che pensava che le ultime parole che suo padre avrebbe voluto rivolgergli gli erano morte in bocca. Poi fissava i santi sulla parete rocciosa e, al contrario di quanto Roul gli aveva detto, non riusciva a non odiare anche loro.

Capitolo 9

Inverno 1060 (452 dall’egira), Raba? di Qasr Yanna e dintorni

Umar invit? tutte le donne della casa a ritirarsi nelle proprie stanze. Spinse delicatamente Ghadda per le spalle, inducendola a recarsi in camera sua, ed elarg? una carezza al viso di Jala.

Solo Nadira se ne stava ancora sull’ingresso, desiderosa di spiegazioni.

«Umar, dimmi chi era quell’uomo.»

«Solo un ricco mercante di passaggio che aveva voglia di provocarmi.»

«Non ti sembra strano che si sia messo in viaggio da Qasr Yanna proprio a quest’ora, e che non abbia passato la notte lass??»

«Evidentemente per vedere “il cielo di Nadira” non si pu? aspettare l’alba.» rispose sarcastico Umar, pieno ancora di malcelata gelosia.

«Faresti bene ad informare il Qa’id… all’alba! Mi ? sembrato di sentire un certo dissenso verso in mio signore Ali.»

Umar la guard? con aria di sufficienza e le disse:

«Adesso t’immischi anche nelle questioni di sicurezza del Raba?? L’adhan della notte ? passato gi? da un pezzo… va’ in camera tua, sorella!»

Nadira a quel punto, mentre l’altro si allontanava infastidito, si ritrov? a fissare l’argilla cotta delle mattonelle.

Pian piano ogni braciere, ogni lume e ogni candela della casa venne spenta, dando fine a quel lungo giorno.

Corrado, ancora legato al palo, aveva smesso gi? da un pezzo di dare segni di conoscenza, e Apollonia, rannicchiata tra le ginocchia, si era assopita; lei infatti aveva dormito ancor meno del fratello.

Idris, pi? in l?, se ne stava perso ad osservare il cielo stellato, aspettando il momento in cui avrebbe potuto liberare il prigioniero e tornarsene a casa.

Una sorta di botto romb? per il cortile; lo scoppiettio di quello che pareva un fuoco segu? il primo rumore. Apollonia apr? gli occhi e vide un insolito bagliore provenire da presso le stalle. Idris allora cominci? ad urlare, dimenandosi come un pazzo per richiamare l’attenzione di altri. Mezyan intanto scendeva a rotta di collo per le scale del terrazzo, annunciando al compagno di sotto:

«Le stalle hanno preso fuoco!»

«Chiama Umar!»

«Chiama gli altri!»

Mezyan prese a battere come un forsennato sulla porta, mentre Idris corse via per chiamare gli uomini che facevano da sentinelle all’ingresso del villaggio; era stato proprio il Qa’id, infatti, a consigliare ad Umar di far montare la guardia nei punti strategici del Raba?.

Apollonia si mise in piedi e, nel silenzio che precede la tempesta, nel frattempo che Mezyan se ne stava a bussare sulla porta, si guard? attorno. Ombre scure come i demoni dell’Averno si muovevano attorno alla casa e per le strade del villaggio. Aguzz? la vista per rendersi conto se si trattasse degli abitanti del Raba? accorsi per l’emergenza, tuttavia concluse che i compaesani non sarebbero stati cos? silenziosi e guardinghi nell’avvicinarsi. Si strinse perci? a Corrado, e questi, sentendo il tocco sulla sua pelle, apr? gli occhi.

Umar usciva sul cortile in quel momento, in tempo per assistere al secondo boato, causato dal divampare improvviso di una sostanza infiammabile. Fiamme si elevavano con ancor pi? rapidit? dal tetto del magazzino delle granaglie. Intanto la gente cominciava a venire fuori dalle proprie abitazioni.

Mezyan e un’altra decina di uomini facevano gi? la spola tra il pozzo pi? vicino e le stalle. Adesso si cominciarono ad avvertire alcune urla, mentre da altre parti, persino da alcune case, si elevavano altre fiamme; l’intero Raba? prendeva fuoco. Il rumore inequivocabile di ferraglia rese inoltre evidente ci? che stava succedendo: assaltavano il villaggio.

Apollonia afferr? per i fianchi Corrado e raccolse tutte le sue forze per issarlo, in modo che la corda ai suoi polsi saltasse oltre la biforcazione a cui era stata incastrata. Grid? per l’intenso sforzo, quindi fin? a terra trascinata dal peso del fratello. Lo sciolse perci? dai legami e l’aiut? a sedersi facendogli appoggiare la schiena al palo. Poi si pass? un braccio attorno alla nuca e prov? a sollevarlo... tuttavia lui, non essendo in grado di camminare, cadde a peso morto. Corrado url?, avvertendo intenso dolore alle braccia e alle ginocchia. Apollonia dunque si sent? impotente; avrebbe voluto caricarlo a peso sulle spalle, ma proprio lei, piccola e fragile, non poteva niente. Gli afferr? infine il viso tra le mani e, guardandolo piena di lacrime, gli promise:

«Non ti lascio qui.»

«Va’ a nasconderti!» rispose Corrado, ansimando.

«Vado a chiamare Michele; lui ti porter? a casa!»

Apollonia scapp? di corsa, correndo veloce tanto quanto i suoi calzari le permettevano e perdendosi tra le stradine del Raba?.

Corrado, rimasto solo e seduto con le spalle al palo, guard? alla sua sinistra, verso la casa di Umar. Una moltitudine di uomini in quel momento attraversava il cortile, e il rumore della ferraglia, proveniente poco prima dagli isolati del villaggio, sembrava scomparire. Corrado pens? a cosa stesse rischiando sua sorella standosene per strada durante quell’assalto... dunque inorrid? al pensiero che non tornasse.

Umar, che in quegli istanti se ne stava presso la stalla, confuso, impotente e soprattutto disarmato, ritorn? sul cortile avendo capito la natura della minaccia. Tuttavia un colpo improvviso alla testa lo tramort? facendolo crollare al suolo. Adesso le urla delle donne della casa, forse della servit?, forse delle padrone, si levarono alte, e in poco tempo pure dall’abitazione di Umar cominci? ad innalzarsi del fumo nero. Corrado si guard? attorno terrorizzato, quindi si accorse che per le strade non vi era un solo uomo del Raba?.

Quando gli assalitori vennero fuori dalla casa, due di loro tiravano per le braccia Nadira. Corrado, sentendo le urla, comprese la sua identit? ancor prima di vederla.

Quindi, nel buio illuminato dai fal?, gli ignoti nemici si avvicinarono proprio al prigioniero, il quale, appoggiata la nuca al palo, ansimava, avendo la febbre alta e molta paura. Corrado allora immagin? che adesso l’avrebbero ucciso, cos? come avevano fatto con Umar e con tanti altri del villaggio.

«Ehi tu, infedele, mettiti in piedi!» comand? uno di quegli uomini, togliendosi dal volto il lembo di turbante che lo nascondeva.