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«Ali ibn
(#litres_trial_promo) al-?awwas viene in casa mia?» chiese stupefatto Umar, aggiustandosi con una mano i capelli come se il signore di Gergent
(#litres_trial_promo) e di Qasr Yanna fosse gi? al suo cospetto.
«Viene accompagnato dai suoi fedeli e mi ha detto di informarti che viene con buoni propositi.»
Umar aguzz? la vista e si accorse della carovana che scendeva per le curve tortuose del monte di Qasr Yanna.
«Torna alle tue capre!» comand? al giovane prima di filare dentro di corsa.
Si scaten? una gran confusione in quella casa, e con molto fervore si cerc? di rendere ogni cosa degna della visita del Qa'id. Pure in tutto il villaggio si scaten? il putiferio: le donne accorsero all’ingresso del Raba? e alcuni degli uomini, essendo stati avvertiti, tornarono dagli orti pi? vicini.
Michele e Apollonia, fratello e sorella di Corrado, si accostavano per osservare con curiosit? la scena. Avrebbero reso omaggio al Qa'id al pari di tutti gli altri; non importava chi li comandasse, si trattava comunque del loro signore. D’altronde, se non fosse stato per gli stracci che Michele indossava e per i suoi capelli rasati, segni imposti per il suo essere cristiano, nessuno li avrebbe identificati come miscredenti della parola del Profeta. Tra Apollonia e le donne saracene
(#litres_trial_promo) del villaggio poi non passava nessuna differenza, eccezion fatta per i tratti pi? continentali del suo volto. D’altro canto il Raba? era stato colonizzato esclusivamente da berberi gi? dai primi tempi. Tuttavia, altrove, islamici dall'aspetto pi? europeo - perchе di diversa origine o perchе si trattava di indigeni convertiti - pullulavano e la differenza somatica con i cristiani era inesistente. Inoltre, da duecento anni, la stirpe berbera, quella araba e quella indigena si mescolavano con regolarit?, tendendo a conformarsi in un sol popolo con caratteristiche pi? omogenee; dunque in tutto questo il Raba? faceva eccezione.
Vi era un solo termine per identificare gli abitanti dell’Isola… non arabi, non berberi, non indigeni, nе nient’altro, ma siciliani. Siciliani saraceni e siciliani greci, ovvero cristiani - cos? come vi erano siciliani giudei - ma pur sempre tutti da definirsi siciliani. Esulavano dal concetto di siciliani i nuovi giunti, coloro che dall’Africa erano passati in Sicilia ai tempi dell’invasione della dinastia degli ziridi e fino a che Abd-Allah non se n’era ritornato dall’altra parte del Mediterraneo. Questi, devoti all’Islam come gli altri, di etnia berbera come molti, venivano definiti africani, proprio perchе provenienti dalla regione che il mondo arabo definiva Ifriqiya
(#litres_trial_promo). Gli ultimi africani erano giunti appena un paio di anni prima, fuggiti dalle devastazioni che imperversavano nella terra di loro provenienza. Riuscire a creare un sol popolo tra siciliani e africani, benchе tutti credenti in Allah, era un impresa ben pi? complicata - e in passato la questione era pure sfociata in disordini civili - rispetto a riuscire ad integrare cristiani e giudei
(#litres_trial_promo) nei tessuti della societ? islamica. La legislazione della sharia
(#litres_trial_promo) su questi ultimi, infatti, era chiara, e poco o nulla poteva essere interpretato; essi erano i dhimmi, i vassalli, costretti a pagare la jizya, il testatico, ma comunque aventi il diritto di esistere nella propria fede. Gli africani invece erano i veri antagonisti, coloro con cui i saraceni siciliani dovevano contendersi il primato di dominatori.
Al Raba?, tuttavia, che di africani non se n’erano mai visti, il vero problema della giornata sembrava essere quello di far bella figura davanti al Qa’id ibn al-?awwas, l’emiro di Qasr Yanna, venuto inspiegabilmente a fare visita ad uno dei suoi esattori.
«Se ci fosse stato qui Corrado!» esclam? Apollonia non appena intravide la carovana entrare all’imbocco del borgo.
Apollonia era una donna poco pi? che ventenne e di bell’aspetto, dai capelli ondulati e castani e dagli occhi nocciola. Il candido colorito della sua pelle la faceva poi apparire ancor pi? attraente, in quanto tra gli arabi le fanciulle dalle caratteristiche europee erano le pi? ricercate. Se non fosse stato per la sua religione per certo le avrebbero gi? fatto la corte, e se non fosse stato per la piccolezza del Raba? e per la sua atmosfera familiare per certo qualcuno l’avrebbe indotta a convertirsi con la promessa di ottenere un vantaggioso matrimonio.
Michele era poco pi? piccolo di Corrado e somigliava molto a suo padre. Il ragazzo sembrava nato per lavorare e, benchе non fosse molto alto, era robusto e instancabile. Gli mancavano anche un paio di denti, essendoseli rotti quando all’et? di dieci anni aveva provato a tirare via un grosso chiodo da una trave.
«A quest’ora Corrado avr? gi? sentito la notizia e star? salendo dall’orto con nostro padre.» rispose Michele.
«Che uomo sar? il Qa’id?» chiese Apollonia, pi? a sе stessa che al fratello.
Michele la guard? perplesso, quindi, preso da gelosia, rispose:
«Forse dovresti restare in casa come fanno molte donne maomettane.»
«Non conosco nessuno qui al Raba? che tenga sottochiave la sorella.»
«La sorella di Umar non si vede in giro da un pezzo, e se lo fa ? a volto coperto.»
«Vuol dire che esiste un fratello pi? geloso di te. E poi bastano gli occhi di Nadira per attirare gli uomini.»
Le ultime parole di Apollonia erano il perno di molte cose che da l? in avanti sarebbero successe...
Il Qa’id avanzava per le stradine tra il tripudio generale della folla. Ali ibn Ni’ma, pi? comunemente conosciuto come ibn al-?awwas, era molto amato dalla gente. Il suo medesimo nome significava “il Demagogo”, colui che si attira i favori del popolo. E d’altronde la sua stessa ascesa non avrebbe potuto avere luogo se non grazie al sostegno della gente e alle sue doti carismatiche; uno schiavo di stirpe berbera che si era affrancato allo stato di liberto ed infine era divenuto Qa’id dell’intera Sicilia centrale.
Ibn al-?awwas veniva avanti cavalcando un bellissimo cavallo baio bardato di finimenti gialli e verdi. I pensieri di Apollonia vennero delusi quando si accorse che il signore di Qasr Yanna non era giovane e prestante come se l’era immaginato, ma di mezz’et?, brizzolato e leggermente in sovrappeso. Tuttavia non si pu? dire che il suo aspetto fosse sgradevole; per certo molte di quelle ragazze che lo osannavano al suo passaggio avrebbero fatto di tutto per ricevere le sue attenzioni.
Oltre alla ventina di uomini armati che scortava il Qa’id, attirava l’attenzione una donna in abito nero. Questa cavalcava all’amazzone il destriero immediatamente successivo a quello del suo signore e veniva accompagnata da un paio di ancelle. Inoltre vi era un tizio ben vestito, per lusso secondo solo ad ibn al-?awwas.
Umar si fece trovare sull’ingresso, fece gli ossequi e invit? il suo padrone ad entrare nella sua “indegna dimora”; cos? chiam? casa sua. Ed Ali, il Qa’id, fece presto a presentare la gente al suo seguito appena scesa da cavallo.
«Mia sorella Maimuna e Bashir, il mio Visir
(#litres_trial_promo).»
Allorchе Umar fece un segnale con la mano per indicare ai suoi congiunti, che osservano dalla porta, di avvicinarsi.
«Mia madre, Jala… mia moglie Ghadda e i miei figli Rashid e Fatima; questa ? mia sorella, Nadira.»
Ognuna di quelle donne accenn? un inchino a mani giunte di fronte al Qa’id e quest’ultimo rispose:
«Far? mandare dei doni per premiare la bellezza di questa casa.» soffermando comunque pi? di uno sguardo sugli occhi di Nadira.
I tappeti pi? belli e i cuscini pi? pregiati erano stati preparati in quattro e quattr'otto sul pavimento della stanza pi? grande, affinchе vi si sedessero gli uomini per conversare tra loro. Nelle cucine era stato perfino riacceso il tannur
(#litres_trial_promo) per cuocere le focacce, mentre i giovani correvano alla sorgente pi? vicina per portare acqua fresca e corrente agli ospiti. Si sedettero tutti attorno al centro della stanza, mentre le donne di casa invitarono Maimuna ad unirsi a loro da un’altra parte, sul retro, sotto una sorta di tettoia delimitata da una siepe formata da rose.
Una fila di donne della servit? cominci? a portare il cibo, frutta, ma anche dolciumi al miele, pane, datteri appena raccolti e succo di melograno. A questo punto, il Visir, lisciandosi la barba dalla strana forma a punta, cominci? con le sue riflessioni e domande tecniche sulla gestione del villaggio:
«Il luogo ? piacevole e la gente ? devota al suo Qa’id; va a te il merito?»
«Va ad ogni abitante del Raba? e al giogo piacevole riservato loro dal nostro amato Qa’id.»
«Quali sono i numeri della coscrizione del giund
(#litres_trial_promo)?»
«Quarantuno uomini, gi? armati.»
«I dhimmi ti sono sottoposti?»
«Vi ? una sola famiglia di cristiani… contadini tra i pi? mansueti.»
«Una sola? Altrove, nell’iqlim
(#litres_trial_promo) di Mazara, i cristiani sono raggruppati in comunit?, seppur spesso modeste.»
«I predoni… avete subito attacchi?» chiese a questo punto Ali ibn al-?awwas.
«Non subiamo attacchi dai tempi di mio padre. L’ultimo si ebbe quando Jirjis Maniakis imperversava sulla costa orientale, vent'anni or sono. Perchе me lo chiedi, mio Signore?»
«I sudditi di Mohammed ibn al-Thumna, mio cognato, non sono cos? mansueti come gli abitanti di questo villaggio… e il Raba? ? un fragile avamposto ai piedi di Qasr Yanna, dove risiedo.»
«Dobbiamo prepararci a qualcosa, mio Qa’id?»
«Ti dico solo di organizzare la guardia e un pronto fuoco di segnalazione per dare l’allarme alle nostre sentinelle.»
Sotto la tettoia, all’aperto, Jala intanto intratteneva la sua illustre ospite con lo stesso trattamento riservato al fratello. Sedute su degli sgabelli conversavano di frivolezze e banalit?.
«A quando il parto?» chiese Maimuna a Ghadda, fissandole l’addome.
«Fra tre mesi… Inshallah
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«E tu… Nadira… ? davvero inusuale trovarti ancora in casa di tua madre. ? forse la piccolezza di questo villaggio la causa per cui non annoveri corteggiatori?»
«A dire il vero, mia Signora, vi sono stati molti corteggiatori… ma Umar ha ritenuto che non siano degni.»
«Della tua bellezza? Tuo fratello ha ragione.»
«Non ho nulla che la met? di te non abbia.»
Allora Maimuna si scopr? i polsi svoltando le maniche; apparvero delle cicatrici, appena rinsaldate e ancora piene di rossore.
«Non hai queste che invece ho io...»
Nadira e le altre la guardarono perplesse, pensarono subito che la sorella del Qa’id si fosse tagliata le vene. Ma Maimuna spieg?:
«Non pensate che io sia una peccatrice; ? stato qualcun altro a farmi segare i polsi.»
«Chi, mia Signora?» domand? con quasi le lacrime agli occhi Nadira, la quale quel giorno portava un piccolo dipinto a forma di palma sul mento, un lavoro minuzioso fatto con l'hennе
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«Mio marito, Mohammed ibn al-Thumna, Qa’id di Catania e Siracusa.»
«Perchе, mia Signora? Che gli hai fatto?» chiese ancora Nadira, sporgendosi in avanti e afferrandole le mani.
«Esiste qualcosa per cui una moglie vada trattata cos??»
Nadira quindi lasci? la presa, sentendo la risposta quasi come un rimprovero.
«Appartenevo ad ibn Meklati, gi? signore di Catania, con cui ero sposata, ma Mohammed gli tolse la vita e gli rub? la citt? e la moglie. E come se non bastasse l’infamia di essere sposata all’assassino del mio primo marito, Mohammed volle farmi questo regalo facendomi tagliare i polsi allo scopo di dissanguarmi. Inoltre, sapete come mio fratello si sia fatto da schiavo a Qa’id con le sue mani… e per questo Mohammed non faceva che ricordarmi il mio stato di plebea.»
«Appartieni ancora al Qa’id di Catania, mia Signora?» domand? Ghadda.
«Mi chiese perdono quando smalt? la sbornia del vino della sera prima… poichе Mohammed fa parte di coloro che bevono e si danno agli eccessi e poi se ne dolgono e pentono il giorno dopo. Io comunque chiesi di potermi recare da mio fratello e lui me lo concesse… ma se non fosse stato per il giovanotto della servit? che mi volle salvare, io oggi non sarei qui a discorrere con voi, sorelle care.»
«Non temi a tornartene da lui?»
«Non torner?, con la certezza di non rivedere pi? i miei figli… ma non torner?!»
«Sei coraggiosa!» esclam? Ghadda.
«Non sono coraggiosa, sono solo la sorella del Qa’id di Qasr Yanna. Se fossi stata una delle donne di questo villaggio per certo sarei tornata da buona moglie.»
«E tuo fratello non ti rimander? indietro?» intervenne perci? Jala, stupita per il fatto che Maimuna sperasse che il fratello potesse appoggiarla in quel comportamento a suo parere indecente.
«Ali me lo ha giurato.»
Vi fu un attimo di silenzio, come se l’aria fosse carica di preoccupazione per il gesto della donna.
«Nadira, sorella, tuo fratello fa bene a non concederti a chiunque. Hai visto i miei polsi? Hai visto la fine a cui si va incontro quando si finisce tra le braccia dell’uomo sbagliato? E poi tu meriti molto… molto di pi? di quello che restando al Raba? potrebbe capitarti. Gli uomini comuni non ti meriterebbero, figliola.»
«Chi potrebbe interessarsi ad una ragazza del popolo?»
«Perfino un illustre Qa’id!» fece con rapidit? insolita Maimuna, come se aspettasse di dare quella risposta sin dall’inizio.
Nadira rise modestamente, quindi disse:
«Non restano molti qa’id importanti in Sicilia, eccetto tuo marito, tuo fratello e…»
Non aveva ancora finito di parlare che venne colta da una strana consapevolezza: Maimuna era l? per lei e per conto di suo fratello. Fu colta da ansia, apprensione e da una tensione tale che non riusc? pi? a parlare.
«Nadira, cara, cosa ti turba?» le chiese Maimuna, accarezzandole una guancia.
Jala, al contrario, avendo capito l’antifona ancor prima della figlia, era fuori di sе.
«Nadira, sembra che i complimenti di Maimuna ti diano fastidio.» rimprover? la madre.
«Perchе sei qui?» chiese invece seria la ragazza, deglutendo.
«Per appurare se quanto si dice su Nadira del Raba? sia vero. Ti dispiace?»
«No!» rispose la giovane, lasciando trasparire un sorriso nervoso.
Era stato concordato tra Maimuna e il fratello che, se il giudizio sulla ragazza fosse stato positivo, quest’ultima avrebbe dovuto servire da mangiare agli uomini nell’altra stanza, e soprattutto il Qa’id direttamente dalle sue mani.
«Ti pare che il Qa’id di Qasr Yanna venga al Raba? senza motivo? Nadira, Ali sarebbe immensamente felice se tu di persona gli servissi da mangiare.»
Non poco riluttante dentro di sе, non perchе dissentisse dalla proposta ma per la seriet? del gesto, Nadira si copr? il volto, prese dalle mani di una serva dei dolci fatti di mostarda mischiata a miele e senape e li port? nella stanza in cui gli uomini discutevano.
Il Qa’id interruppe il discorso non appena vide Nadira avanzare verso di lui; era il segnale, la ragazza aveva passato l’esame di Maimuna.
Umar rimase perplesso, tuttavia comprese immediatamente la ragione inerente alla visita del suo signore.
Quando Nadira s’inginocchi? al cospetto del Qa’id e spinse la mano col cibo verso la sua bocca, l’altro le blocc? delicatamente il polso - tanto che lei temette di aver sbagliato qualcosa - la fiss? intensamente negli occhi spalancati e cominci? a recitare:
«Conosci tu quelle fonti d’acqua viva, pura e dal color zaffiro?
Dove ? possibile specchiarsi, scorgere la propria anima.