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Il Cielo Di Nadira
Il Cielo Di Nadira
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Il Cielo Di Nadira

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Quando giunsero con il disgraziato prigioniero per le vie del Raba?, ognuno si raccolse curioso. Si conoscevano tutti al villaggio e tutti conoscevano gli abitanti dell’ultima casa in fondo alla strada prima degli orti, la casa dei cristiani, gli unici del Raba?.

Si lavorava alacremente in tutta la zona per rendere il terreno sempre adatto alla vita; l’intera area era a votazione agricola e le famiglie si costituivano in villaggi tutti disseminati tra le colline. Non vi era nobile e non vi era guerriero, ma solo contadini che lavoravano per conto proprio e per conto dell’esattore del Qa’id

(#litres_trial_promo) di Qasr Yanna.

Proprio la casa di quest’ultimo si trovava all’esatto opposto della casa dei cristiani, nel punto pi? elevato. Un largo cortile, in parte recintato, si apriva antistante alla grande casa, ed ? qui che giunsero i tre dopo aver percorso le labirintiche stradine e i cortili tipici dei centri ad impianto arabo. Proprio nel punto in cui si montava il mercato, e al centro esatto di tale luogo, legarono il malmenato giovane. Lo legarono alle mani e queste ad un palo. Tirarono quindi la corda all’ins?, bloccandola ad una biforcazione naturale del legno dell’asta situata sulla testa del condannato, cos? che questi non si potesse sedere nе piegare.

Adesso entr? in scena un uomo del Qa'id, un tipo fin troppo giovane per il ruolo che ricopriva, un tale Umar. Questi era un uomo di bell’aspetto: di origine berbera, era appena olivastro di carnagione, aveva un bel paio di occhi profondi e neri, e un naso dritto e ben proporzionato. La barba nascondeva la sua et? e lo faceva assomigliare di pi? al padre, Fuad, anche lui esattore del Qa'id e scomparso da quasi due anni.

Venendo fuori dall’ufficio delle tasse, ubicato sul lato della casa, Umar tir? per i capelli biondo-ramati la testa del prigioniero e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Per come quest’ultimo era livido in volto, quei due dovevano essersi sbizzarriti a malmenarlo.

Dunque furono a tu per tu, e nulla divideva quei fieri occhi neri dal fissare quegli occhi ancor pi? fieri ma verdi del prigioniero.

«E cos? hai creduto di potermi insultare e farla franca…» fece Umar.

Ma quell’altro non rispose; non perchе non comprendesse l’arabo, ma perchе qualunque parola sarebbe stata una parola inutile.

«Non vale la pena di starci a perdere tempo.» complet? l’esattore.

Poi fece cenno col capo a uno dei due che glielo avevano riportato in legami, e questi, strappatagli del tutto la tunica, lo sferz? con una corda bagnata.

Gli abitanti del villaggio se ne stavano tutti l?, eppure nessuno aveva il coraggio di mettere piede oltre la recinzione del cortile. I gemiti abortiti in gola da quell’uomo non fecero pi? impressione dei rossori sanguigni che gli si andavano configurando sulla schiena.

Ognuno commentava con quello accanto che una cosa del genere non era mai accaduta al Raba?. I familiari del tale si nascondevano invece tra la folla, avendo il buon senso e il pudore di non parlare. Gli unici assenti erano quelli della casa dell’esattore, madre, moglie e sorella, i quali preferivano non immischiarsi negli affari del capofamiglia.

Quando poi l’incaricato di quella tortura fin? il suo servizio e lasciarono a sе stesso il giovane legato al palo, la folla ritorn? alle sue mansioni. Lo lasciarono l?, in balia del freddo della sera e del gelo della notte.

Solo verso mezzanotte qualcuno ebbe la piet? e il permesso di portargli una coperta. Gli uomini di Umar lo lasciarono fare, capendo che passare la notte in pieno inverno e all’addiaccio tra i monti di Qasr Yanna sarebbe stato troppo per chiunque.

In molti videro quel giovane tremare e saltellare per tenersi in moto per gran parte della notte. Poi, al mattino, quando montarono il mercato tutto intorno al cortile, lo videro addormentarsi appeso per i polsi; sembrava una bisaccia legata ad un tronco d’albero. Qualcuno lo credette perfino morto, e addirittura se ne volle accertare mollandogli un ceffone.

Si fece di nuovo pomeriggio; adesso il condannato non mangiava e beveva da un giorno intero. Un gregge di capre calve stazionava nel cortile, belando e addentando fili d’erba. Quella cantilena di animali al pascolo fecero riassopire l’uomo legato a quella gogna, il quale aveva creduto che gli si stessero per rompere le ginocchia e per staccare i polsi... Poi, ad un certo punto, avvertendo una sorta di presenza, questi riapr? gli occhi; in effetti qualcuno se ne stava ad osservarlo gi? da un pezzo. A tre passi di distanza una ragazza lo fissava ad occhi spalancati. Occhi bellissimi, di taglio meraviglioso, mai visti dal pi? delle persone, ma che il condannato e tutti gli altri del Raba? conoscevano. Occhi azzurri di un turchese cos? intenso da perdersi e mai pi? ritrovarsi; uno strano colore che sfumava verso l’esterno dell’iride in un blu scuro come le profondit? del mare. Occhi capaci di causare la confusione delle menti e la dannazione dei cuori.

La ragazza vestiva un bell’abito verde a rifiniture gialle e blu di forma tipica delle genti del Nordafrica, e si teneva stretta al volto un lembo del velo al fine di nascondere le sue fattezze. L’aspetto fisico dal carattere esotico, cos? differente da quello degli indigeni dell’Isola, costituiva la base per l’opera incommensurabile dei suoi occhi, i quali risaltavano atipicamente. Un ricciolo ribelle sfuggiva dalla costrizione del velo rosso rivelando la tonalit? bruna dei capelli.

Quando il prigioniero la vide, torn? a riabbassare lo sguardo, e quindi, ritornando a guardarla poco dopo, recit? lentamente:

«“Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi?”»

Lei lo guard? smarrita e chiese:

«Come conosci queste parole?»

«Da che il Qa'id ha visitato questi luoghi, i versi di questa poesia si sono diffusi per tutto il villaggio e oltre.»

Perci?, fissandola con lo sguardo turbato, la supplic?:

«Slegami, Nadira, mia Signora, te ne prego!»

Ma lei sembrava impassibile, persa in quella richiesta che non riusciva ad accogliere.

«Non conosco i confini dei tuoi occhi, Nadira… ma posso spiegartene le origini se lo desideri… Dammi almeno un po’ d’acqua per?...»

A ci? Nadira rientr? in casa senza voltarsi e senza dare peso a quella richiesta; il tintinnio delle cavigliere echeggi? per tutto il cortile mentre correva verso l’ingresso, tutta infreddolita a causa dell'abbigliamento troppo leggero e inadatto per stare fuori.

L’acqua non arriv? mai al condannato, ma appena Nadira mise piede dentro casa e vide Umar, suo fratello, starsene a contare denaro ad un tavolo, domand?:

«Che cosa ha fatto il cristiano perchе tu gli riservi questo trattamento?»

Adesso non si copriva pi? il volto ed era chiaro come le sue labbra carnose e il suo naso perfetto contornassero armoniosamente i suoi occhi.

«Chi?»

«L’uomo legato al palo l? fuori.»

«La sua famiglia si ? rifiutata di pagare la jizya

(#litres_trial_promo).»

Dunque Umar ritorn? a contare il denaro al solito tavolo, credendo di averla liquidata con una sola frase.

«Si congeler?! Sono gi? due giorni che se ne sta legato a quel palo.»

«Da quando in qua ti sta a cuore la sorte degli infedeli?»

«Stamattina ho visto i tuoi figli giocare attorno a quell’uomo. Dovevi vedere come lo guardava la piccola!»

«Lo slegher?, sta’ tranquilla… ma un’altra notte al fresco non gli far? male.»

«Suvvia, Umar, stanotte si potrebbe gelare pi? di ieri.»

«Gli porteranno un’altra coperta. Non hai visto come non ho impedito che sua sorella gli prestasse aiuto?»

«“Umar il magnanimo”! Che ne pensi di questo nome?» fece sarcastica lei.

Al che lui sbuff? e con un gesto di stizza diede un colpo di braccio ad una pila di dirham

(#litres_trial_promo) d'argento guadagnati tra tasse e commercio.

«Ma io dovrei farmi insultare da quella gente?» domand? lui, alzando lievemente la voce.

«Hai detto che si sono rifiutati di pagare; che ne sai se non hanno potuto? Quella famiglia ? la pi? povera dell’intero Raba?. Ricordo come nostro padre spesso lasciasse perdere una tassa o un tributo pur di non opprimere la povera gente.»

«I dhimmi

(#litres_trial_promo) avevano sempre pagato, anche con nostro padre.»

«Tanto meglio! Se i protetti hanno sempre pagato, che cosa sar? una sola volta?»

«Quel tale Corrado, quel rosso, quando suo padre si ? presentato senza avere con sе la tassa per la protezione degli infedeli credenti in Dio, si ? fatto avanti e, guardandomi con aria di sfida, mi ha detto:

«Lavoriamo per la vostra famiglia da vent’anni… la jizya, quando ci sar?, te la daremo, altrimenti accontentati del semplice fatto che lavoriamo per te.»

Poi se n’? andato per i suoi orti come se nulla fosse. Come avrei dovuto trattarlo?»

«Ma questo dopo che hai colpito suo padre sulla guancia!» s’intromise Jala, loro madre, la quale, avendo udito i toni dall’altra stanza, si era preoccupata che la discussione tra fratello e sorella degenerasse.

Nadira somigliava molto a Jala, eccezion fatta per gli inconsueti occhi azzurri e per la pelle di una sfumatura pi? chiara. Inoltre Nadira era ben pi? alta di Jala, la quale amava dire con orgoglio che sua figlia fosse una palma di donna, per via della statura e del fisico longilineo.

Quindi Umar si mise in piedi e, sentendosi accusare, rispose:

«Tali questioni non puoi capirle, madre! Come si fa a determinare se chicchessia non pu? o non vuole pagare? La punizione serve a far desistere i bugiardi.»

«La nostra ? sempre stata una comunit? unita, lontana dagli intrighi, dalle gelosie tra razze e religioni diverse... e perfino dalle guerre. La casa dei cristiani in fondo alla strada, l’unica del Raba?, ? stata sempre trattata con dignit?. Tuo padre lo sapeva cos’era giusto al riguardo. Forse avrai ragione tu… ma non al Raba? di Qasr Yanna; qui ci siamo sempre aiutati tra noi. La gente ieri guardava esterrefatta per come hai trattato quel ragazzo. Il nostro ? un mestiere di per sе gi? odiato… ed ? giusto che ti rispettino, e non che ti temano.»

«Il Qa'id chieder? conto al suo ‘amil

(#litres_trial_promo) se le casse sono vuote. E poi, da quando in qua colpire un infedele ? diventato un reato? Abbiamo permesso loro di restare seduti in presenza di un fratello, abbiamo permesso loro di sellare il mulo, abbiamo permesso alle loro donne di usare i bagni al contempo delle nostre… quando altrove tutto questo non succede e potrebbero perfino chiedercene conto.»

«Ma quel cristiano che tu hai schiaffeggiato ha impugnato la spada quando i soldati di Jirjis Maniakis predarono il villaggio, benchе i dhimmi siano esentati dalla guerra e non possano portare armi.»

«Allora sappi che ritengo questa realt? sbagliata e sar? mio dovere ristabilire l’ordine delle cose. Si sottomettano all’Islam pure loro come hanno fatto tanti dei cristiani che abitavano queste terre, se non vogliono essere trattati in maniera diversa.»

Perci? adesso fu Nadira a rispondere:

«E queste cose da quando le pensi? Da quando sei diventato il cognato del Qa'id?»

«E tu, bambina, da quando hai imparato a rispondere al tuo wali

(#litres_trial_promo), protettore e garante? Da quando il Qa'id ti ha messo gli occhi addosso e gli sei stata promessa in sposa? Pensa se gli raccontassi che ti sei intrattenuta a parlare con un cristiano legato ad un palo.»

«Il mio signore Ali avrebbe avuto compassione per quell’uomo.»

«Bene, venga a rimproverarmi quando glielo racconterai… sempre che prima non ti stacchi la lingua perchе dai tali confidenze agli estranei.»

Nadira quindi se ne and? delusa e arrabbiata, correndo a rifugiarsi in camera sua. Al passaggio della ragazza la servit? impicciona si dirad? velocemente. Dunque, gettatasi sul suo letto, abbracciando i numerosi cuscini che lo ricoprivano, prese a piangere.

«Nadira, ragazza mia.» la chiam? Jala.

Lei sollev? la testa, adesso con i voluminosi grossi riccioli scoperti, e prese ad ascoltare.

«Nadira, figlia, pu? essere crudele rendersi conto che apparterrai a qualcuno che non conosci abbastanza; e tu hai solo diciannove anni… forse tanti, ma sei inesperta in tutto!»

«Potrebbe staccarmi davvero la lingua?»

«Lascialo perdere tuo fratello. Per? sia chiara una cosa: mai e mai pi? voglio vederti parlare con quell’uomo!»

«Io non gli ho parlato! ? stato lui a chiedermi dell’acqua.»

«E che altro ti ha detto?»

«Niente!»

«Bene, perchе sappi che quello ? un uomo pericoloso, della peggior specie, Nadira. E tuo fratello ha ragione nel volerlo punire.»

«Poco fa hai detto il contrario…»

«Ho detto ad Umar come si sarebbe comportato suo padre… a te dico come la penso io. Adesso va’ a vedere se tua cognata ha bisogno di aiuto; ? per questo che non sei ancora la moglie del Qa'id… per assisterla nella sua gravidanza.»

Cos? filavano via le ore del secondo giorno di quell’inverno del 1060 - il 452 secondo l’egira

(#litres_trial_promo) - in cui Corrado il cristiano era stato legato e umiliato al pari di una bestia testarda.

Capitolo 2

Autunno 1060 (452 dall’egira), Raba? di Qasr Yanna

Era ancora l’inizio d’ottobre, ovvero un paio di mesi prima che Umar si vendicasse dell’insolenza del figlio dei cristiani legandolo al palo del cortile, e che Nadira litigasse col fratello.

Sotto il sole del dopopranzo, Khalid, un giovanotto dodicenne tanto vicino ad Umar, un pastorello a cui l’esattore del Qa'id affidava le sue greggi personali, veniva rapido verso il villaggio. Presto giunse davanti la casa di Umar, correndo tanto veloce che parve una folata di vento novembrino. Quindi, ancora col fiatone, tanto che dovette reggersi sulle ginocchia e sul bastone, grid?:

«Umar!»

Non ci volle molto che vennero fuori alcuni della servit?, per via dell’orario affaccendati dentro l’abitazione. Una volta avvertito, il padrone di casa usc? sull’ingresso tutto scompigliato, visto che evidentemente dormiva cullato dal tiepido torpore d’inizio autunno.

«Cosa vuoi? Che urli a quest’ora? Dormivo insieme ai miei figli… e ora ci hai svegliati tutti!»

«Umar, perdonami! Le capre…» e s’interruppe per riprendere fiato.

«Cos’? successo alle mie capre? Te le hanno rubate?» domand? l’altro pieno d’apprensione.

«No, le ho messe nella chiusa.»

«Ma le hai lasciate pur sempre incustodite.»

«Avrei voluto mandare una capra fartasa

(#litres_trial_promo), tuttavia tu non avresti compreso i suoi belati.»

Khalid rise; era chiaro che stesse prendendo in giro il suo padrone.

Umar lo prese per l’orecchio e lo spinse al suolo con una pedata assestata sul sedere.

«Vedi di dirmi qualcosa di importante o altrimenti nella chiusa ci metto te!»

E quello, rialzatosi:

«Il Qa'id, Signore… il Qa'id viene verso il Raba? e chiede di te.»