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Il Cielo Di Nadira
Il Cielo Di Nadira
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Il Cielo Di Nadira

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Dove si dissetano gli aironi e le fanciulle si scoprono i capelli.

Conosci tu, oh mio Grande, i confini del tuo regno?

Conosci tu quel mare di sconvolgente meraviglia?

Cos? profondo e ricco di pesci dalle pinne a scaglie.

Cos? turchese e ciano e azzurro, dove si radunano le reti.

Conosci tu, oh favorito del Supremo, i confini di Sicilia?

Conosci tu quel cielo di incomparabile bellezza e innocenza?

Da cui stilla pioggia nella stagione dei fichi primaticci e dei meloni.

Grazie al quale si rinfrescano gli ibischi, la zagara e le rose.

Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi?»

Sul viso di Nadira scesero rapide due lacrime, che andarono a nascondersi dietro il velo del niqab

(#litres_trial_promo). Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che la fama dei suoi occhi avesse oltrepassato i confini del Raba? e addirittura fosse arrivata alle orecchie del Qa’id.

«Hai mai sentito queste parole, mia cara?» domand? Ali, nonostante sapesse gi? che la risposta fosse negativa.

«No, mio Signore. Ma dev’essere fortunata la Nadira a cui le hai dedicate.»

Il Qa’id sorrise, essendo positivamente colpito dalla modestia della ragazza.

«Quest’estate concessi udienza ad un poeta itinerante che era in cerca di una corte, un tale Mus’ab, e questi mi delizi? per due mesi con le sue doti poetiche. Un giorno mi decant? le lodi di un fiore di tale bellezza che finii per supplicarlo affinchе mi dicesse di chi si trattasse. Quel fiore aveva un nome: Nadira; abitava al Raba? ed era la sorella dell’‘amil. I versi che ho recitato, mia cara, li ho soltanto imparati a memoria… il premio al genio va solamente al poeta Mus’ab, ma il premio alla bellezza di queste parole va a te. Tuttavia, se avessi visto i tuoi occhi prima di sentire queste parole, forse avrei punito Mus’ab per la sua presunzione nel voler descrivere l’indescrivibile. Allah ha fatto di te l’ineguagliabile e l’inspiegabile, mia cara! Ho aspettato un mese, tutta la durata del Ramadan

(#litres_trial_promo), prima di venire a conoscere “il cielo di Nadira, il confine dei suoi occhi”, anche se ora mi rendo conto che quel confine non esiste.»

Adesso Ali guard? Umar e gli disse:

«Fratello, ti chiedo la mano di Nadira, a qualunque prezzo tu mi imponga.»

Umar ammutol? e Nadira lasci? la stanza, comprendendo che la questione doveva essere affrontata dagli uomini.

Umar in cuor suo acconsent? immediatamente, e gli avrebbe concesso Nadira pure senza un prezzo, visto che sarebbe diventato il cognato del Qa’id, tuttavia nascose le sue emozioni e il suo assenso affinchе l’altro alzasse la posta. Ali assicur? di voler fare di Nadira una delle sue mogli e che non l’avrebbe trattata al pari di una concubina per via della sua provenienza popolare. Inoltre promise doni e benefici per l’intera famiglia. Umar in quel momento guard? Rashid, suo figlio maggiore di soli otto anni, e non potе fare a meno di pensare a come sarebbe cambiata in meglio la loro vita grazie agli occhi azzurri di sua sorella.

Intanto Nadira era corsa a rifugiarsi nel luogo in cui andava da bambina, sotto la fronda di un grosso gelso sito nella propriet? della casa. Non comprendeva perchе proprio a lei dovesse capitare qualcosa di cos? importante. Non si sentiva all’altezza, in quanto credeva di non aver fatto nulla per meritarsi le attenzioni del Qa’id ed una proposta di tale portata. Piangeva e tremava... quindi poggi? la schiena contro il tronco e, ad occhi chiusi, ricord? la causa degli avvenimenti del giorno odierno.

Capitolo 3

Estate 1060 (452 dall’egira) Raba? di Qasr Yanna

Era un venerd? e sotto il sole di mezzogiorno Nadira si recava al pozzo a sud del Raba? con l’intenzione di attingere un secchio d’acqua; Fatima, la nipotina, l’accompagnava. Questa, vestita di rosso, portava un girocollo decorato a fantasie geometriche variopinte e tanti ornamenti pendenti sulla fronte e attaccati al copricapo, cos? come i berberi usano agghindare le fanciullette. Vi erano anche altre donne che andavano al pozzo, e si rideva e scherzava spensieratamente nonostante l’afa dell’ora pi? calda.

Al termine del proprio servizio, le altre afferrarono tutte il loro secchio e intrapresero il tragitto verso casa. Rimasero indietro solo Nadira e Fatima.

«Ho sentito dire che questo pozzo sia miracoloso.» esord? una voce maschile.

Nadira, colta di soprassalto, moll? la presa della fune, lasciando cadere il secchio nel fondo del pozzo.

Quel tizio, un giovane che portava una strana kefiah

(#litres_trial_promo) gialla arrotolata sulla testa, venne avanti agitando le mani e scongiurandola di perdonarlo per averle fatto prendere quello spavento.

«Non ti avevo visto, buonuomo.» rispose Nadira, coprendosi il viso e tirando a sе la piccola Fatima.

«Dicevo che questo pozzo ? miracoloso… ed ora che ti sono pi? vicino me ne convinco ancor di pi?.»

E sorridendo continu?:

«Perchе se non sei un angelo, spiegamelo tu quale creatura del Paradiso ho davanti.»

«Solo la sorella del capo del villaggio, un uomo molto vicino al Qa’id.» spieg? le sue referenze Nadira, nel tentativo di dissuaderlo da eventuali cattive intenzioni.

«Non devi temere nulla da me.»

Perci?, accennando un inchino con le mani raccolte dietro la schiena, si present?:

«Mus’ab, poeta e medico.»

«Lascia che parli con mio fratello e ti far? dare l’ospitalit? che meriti, Mus’ab.»

«Sei gentile, ma tutto ci? di cui ho bisogno credo di averlo gi? trovato.»

«Hai bisogno d’acqua? Mio fratello non dissentir? dall’accordartene un secchio.» chiese innocentemente Nadira, immaginando che si riferisse al pozzo.

Tuttavia quell’altro sorrise e spieg?:

«Ho viaggiato molto nonostante la mia giovane et?: da Bagdad a Grenada. Devo dire di aver visto molte volte occhi turchesi e occhi smeraldo, degni delle settantadue vergini promesse da Allah ai martiri. In Andalus ho trovato fanciulle di stirpe visigota con degli occhi simili ai tuoi… e tra i monti della Cabilia mi imbattei in donne con caratteristiche quasi identiche. Tuttavia, mai… mai… ho trovato un azzurro cos? intenso incastonato in un viso come il tuo. Il tuo aspetto tradisce la stirpe alla quale appartieni, per certo berbera, come evinco dalle vesti della bambina... E anche tra gli indigeni siciliani ho visto qualcuno che vanti occhi chiari, ma mai come i tuoi. Forse tuo padre ? un indigeno? O forse tua madre? Da chi hai ereditato questa fortuna?»

«Ti sbagli… per certo sei stato troppo tempo lontano da questa terra e cadi facilmente in inganno. Non esistono berberi, indigeni o arabi da queste parti, ma soltanto siciliani osservanti la parola del Profeta. ? vero, tra i miei nonni e tra le loro madri vi furono delle donne indigene convertite ai dettami del Corano, come accadde in qualsiasi altra famiglia di credenti su quest’isola. Ma ci? ? normale se si considera che a passare in Sicilia nei primi tempi furono per la stragrande maggioranza uomini, e solo successivamente vi passarono le famiglie che sfuggivano alle persecuzioni dei califfi e degli emiri d’Ifriqiya. Ci? nondimeno, per quanto riguarda i miei occhi, perchе mai qualcuno dovrebbe indagare su un imperscrutabile dono di Allah?»

In quel momento il muezzin

(#litres_trial_promo) richiam? i fedeli alla preghiera del mezzogiorno. Nadira si volt? verso il Raba? e il suo minareto, quindi si affrett? per rientrare.

«Mia madre aspetta quest’acqua gi? da troppo tempo.»

«Dimmi solo il tuo nome.»

«Nadira.»

«Nadira, scriver? dei tuoi occhi!» esclam? il forestiero.

Gi? di rientro verso casa, tirando per la mano Fatima, Nadira matur? la certezza che Mus’ab si sarebbe presentato al cospetto di Umar per chiedere la sua mano. Tuttavia i giorni passarono e la certezza scomparve, finchе i primi di ottobre fu chiaro l’effetto ben pi? importante che quell’incontro aveva provocato nello sviluppo del suo destino.

Capitolo 4

Inverno 1060 (452 dall’egira), Raba? di Qasr Yanna

Il viso di Corrado s’illuminava del rosso del tramonto, uniformandosi alle tinte molto vicine dei suoi capelli. Nadira era rientrata in casa gi? da ore, rifiutando l’aiuto che lui le aveva chiesto; da quel momento non si era fatto vivo pi? nessuno.

Poi, proprio al tramonto, Corrado prese ad urlare delirante:

«Umar, esci fuori! Esci fuori e veditela con me!»

Ma una voce alle sue spalle, proveniente dall’ingresso del cortile, lo supplic?:

«Ti prego, smettila!»

E lui:

«Nadira, vigliacca… ? questa la tua piet??»

Quella voce alle sue spalle allora si identific? avvicinandosi al palo. Pure un uomo dell’esattore preposto alla guardia si avvicin?, ma questi lo fece minaccioso e intento a fargli pagare l’insulto nei confronti della sua padrona.

«No, ti prego! ? febbricitante… non sa quello che dice. Addirittura crede che io sia la promessa del Qa’id.»

Nonostante le implorazioni di Apollonia, la guardia minacci?:

«Un’altra parola e gli stacco la testa!»

Apollonia piangeva, mentre a pochi passi lo fissava preoccupata.

«Sono tua sorella. Guardami, Corrado, guardami!»

Ma lui ruotava la testa convulsamente e continuava a mugugnare un suono indefinito.

Apollonia dunque gli si gett? addosso in un abbraccio compassionevole. Corrado era l’uomo pi? alto del Raba? e lei una delle ragazze pi? minute, perci? la testa della sorella si perdeva nel suo petto, lasciato scoperto dalla tunica strappata e dalla coperta sulle spalle.

«Coraggio… coraggio… non durer? tanto.»

«Sorella…» rispose lui a bassissima voce.

«Finalmente mi riconosci!»

«Da quanto tempo sei qui?»

«Da sempre… da sempre, fratello mio. Sarei rimasta anche dopo averti portato questa coperta la notte scorsa, ma nostra madre mi ha costretto a rientrare.»

«E loro dove sono?»

«Nostro padre e nostra madre hanno paura dell’uomo del Qa’id, ed impediscono pure a Michele di venire fin qui.»

«E tu, sorella?»

«Io sono niente, la consistenza di una goccia di rugiada… a chi importa di me?»

Corrado chiuse gli occhi ed ebbe in viso una sorta di spasmo, quindi le disse:

«Vai a casa. Non senti com’? forte il sole a quest’ora?»

La guardia intanto si era avvicinata nuovamente per impedire alla ragazza di prestargli aiuto.

«Sta’ lontana da lui!»

Apollonia si stacc? da quell’abbraccio e rispose:

«Ma non vedi che sta delirando? Non ? stata sufficiente la lezione?»

«Va’ a parlare con Umar… fosse per me lo avrei gi? liberato e sarei tornato a casa mia per starmene al caldo.»

Apollonia corse allora verso l’ingresso della casa dei padroni. Quando perci? Umar venne avvertito e giunse sulla porta, lei gli si gett? ai piedi e lo supplic?:

«Ti prego, Signore, qualunque cosa… ma lascia libero mio fratello!»

«Gli ho promesso tre giorni, non posso ritirare la parola data.»

«Non sopravvivr? a questa notte; ha la febbre alta! Ti prego, Signore, lega me a quel palo, ma lascialo andare o morir?.»

«Morir? se ? stato scritto che morir? e vivr? se ? stato scritto che vivr?… Gettagli addosso un’altra coperta se vuoi. E non umiliarti in questo modo per chi non lo merita.»

Perci? comand? a qualcuno l? accanto di consegnare del cibo alla ragazza prostrata ai suoi piedi e poi di mandarla via. Apollonia a questo si rimise in piedi e rispose arrabbiata, tanto che si fece sentire per l'intera casa:

«Non voglio il tuo cibo, ho gi? chi mi sfama!»

Dunque la porta le venne sbattuta in faccia senza che le fosse data la possibilit? di impugnare quella decisione. Ora le gambe le cedettero e scivol? sulla porta, piangendo pi? forte di prima.

Quando poi il muezzin richiam? i fedeli per la ?alat

(#litres_trial_promo) del tramonto, lei, osservando che la guardia si preparava ad inchinarsi verso La Mecca e di spalle al condannato, ne approfitt? per violare la proibizione secondo cui non avrebbe potuto avvicinarsi.

«Corrado, mio respiro e vita… Corrado!»

Ma quello emanava una sorta di muggito, sommessamente e ad occhi chiusi.

Apollonia allora prese il suo viso tra le mani e gli disse:

«Ricorda chi sei, Corrado, ricorda chi ? tuo padre.»

«Alfeo… del Raba?.» rispose a stento.

«Corrado, fratello, ricorda chi ? tuo padre.» ripetе disperatamente Apollonia, insoddisfatta della risposta.