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Il Cielo Di Nadira
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Il Cielo Di Nadira

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Nadira spalanc? gli occhi: quel tizio era il ricco mercante che poco prima aveva visitato casa sua.

«Non riesco, ammazzatemi seduto!» richiese rassegnato Corrado.

Quell’uomo invece strinse per la nuca Nadira e la costrinse ad inginocchiarsi al cospetto di Corrado.

«Conosci questa ragazza?»

Lui la guard? attentamente; ce l’aveva a nemmeno tre palmi di distanza dal suo viso. Sapeva benissimo chi fosse, gli occhi di Nadira non potevano essere confusi, tuttavia non vedeva il suo viso completo e i suoi capelli scoperti da quando lei, ancora fanciulla, scorrazzava spensierata per il Raba?. Oltretutto Corrado non aveva mai visto la sorella dell’uomo del Qa’id in quello stato: Nadira, vestita dei soli abiti della notte, era una maschera di lacrime.

Corrado assent? col capo. Dunque quel tale che si era presentato come Salim gli disse:

«Va’ dal tuo Qa’id, e digli che se vuole rivedere il suo ultimo gioiello deve ridarmi mia moglie!»

Nadira comprese immediatamente la vera identit? del ricco mercante… si trattava di Mohammed ibn al-Thumna, Qa’id di Catania e Siracusa, asceso ad emiro pi? potente dell’intera Sicilia quando anni prima, senza ormai pi? un potere centrale, i qa’id si erano scontrati tra loro. Previde immediatamente dove fosse capace di arrivare quell’uomo: immagin? i propri polsi segati proprio come li aveva fatti segare a Maimuna.

Il Qa’id afferr? ancora per la nuca Nadira, inducendola a sollevarsi, e la consegn? ai suoi uomini. Infine costrinse Corrado ad alzare il capo ponendogli il taglio della sua scimitarra sotto il mento.

«Se vuoi farla pagare a chi ti ha trattato cos?, vieni a cercarmi quando ti sarai rimesso… tu e i tuoi amici incirconcisi.»

A ci? Mohammed ibn al-Thumna lasci? il cortile e poi il Raba?, consapevole che gli incendi del villaggio avevano a quel punto gi? allarmato le sentinelle di Qasr Yanna, e che suo cognato avrebbe fatto presto ad intervenire.

A Nadira intanto erano state legate le mani con una lunga fune e dell’altro capo di questa la tiravano gi? per la strada che scendeva dall’altopiano, proprio come si farebbe con un mulo. Il Qa’id e i suoi si spostavano illuminando il cammino con poche torce e i piedi nudi di Nadira si ferivano tra i sassi e i rovi. Quando poi giunsero al guado del torrente che scorreva sotto il Raba?, precisamente sotto una delle grandi norie, Mohammed ordin? che la ragazza fosse sciolta e, ponendole un fine vestito femminile, la invit? a coprirsi come si conviene alle donne. Quindi, guardando i numerosi uomini al suo seguito, disse:

«Se qualcuno osa mancare di rispetto alla ragazza se la dovr? vedere con me… si tratta pur sempre della promessa di un qa’id, e come tale va trattata!»

A quel punto saltarono tutti a cavallo e si dileguarono verso est. Nadira dovette aggrapparsi ai fianchi di Jamal, l’uomo col grosso medaglione.

Cavalli in gran parte neri andavano tutti nella stessa direzione. Erano suppergi? in cinquanta coloro che li montavano, tutti vestiti con un burnus

(#litres_trial_promo) nero e con calzoni del medesimo colore. Avevano visi cupi e parlavano la lingua pi? comune tra molti mori d’Africa. Nadira riconobbe quell’idioma, era in questo modo che spesso lei si esprimeva in famiglia, per? non l’aveva mai sentito parlare tanto fluentemente e con quell’accento cos? tipico.

I cavalieri spronavano blandamente i propri destrieri e questi, a passo lento, avanzavano sotto la luna formando una lunga processione.

«Signore, chi sono questi uomini? E dove mi portate?» chiese Nadira al braccio destro del Qa’id, non appena ebbe calmato i suoi singhiozzi.

«Sono i tagliagole d’Africa di ibn al-Menkut. Hanno tradito il proprio qa’id per servirne uno pi? conveniente. Ma il loro signore di adesso ? un amico del mio padrone e gli ha fatto dono dei suoi mercenari perchе se ne avvalga in questi giorni.» rispose Jamal.

«E questi stranieri la taglieranno anche a me la gola?» domand? la ragazza con l’innocenza tipica di chi non conosce il mondo e trema di fronte a tutto ci? che ? nuovo.

Jamal sorrise e rispose:

«Non temere, al mio signore servi viva.»

Non pass? molto che si fermarono nei pressi di un borgo al confine tra le terre controllate da ibn al-?awwas e quelle dominate da ibn al-Thumna. Altri brutti ceffi stazionavano gi? presso il villaggio, un gruppo di case dall’aspetto molto simile al Raba? di Qasr Yanna. Questi altri, tagliagole della stessa sorte di quelli che avevano devastato il Raba?, resero omaggio a Mohammed, prostrandosi quando lui scese da cavallo.

«Consegna la ragazza alle donne del villaggio e, quando l’avranno rimessa in sesto, rimandala da me.» ordin? il Qa’id a Jamal, e questi rispose accennando un inchino.

Nadira venne condotta alla luce delle torce in una casa modesta, e qui delle donne dai visi tristi si presero cura di lei lavandole i piedi, pettinandole i capelli e dandole da mangiare. Nadira chiese chi fossero e una di queste rispose che tre giorni prima i tagliagole di ibn al-Menkut avevano catturato il villaggio, uccidendo tutti gli uomini e stuprando ogni donna come rito di iniziazione al loro nuovo stato di schiavit?.

Infine Nadira venne condotta dal Qa’id, il quale soggiornava in una sontuosa tenda issata a lato della moschea.

L’arrivo della ragazza venne annunciato dal suono dei numerosi bracciali, cavigliere e sonagli che le erano stati posti addosso. Gli occhi inoltre erano stati tinti col kajal

(#litres_trial_promo), ma quando comparve di fronte a Mohammed questo gi? si sbiadiva al contatto con le lacrime e rigava di nero gli zigomi fino al mento.

«Vieni Nadira, avvicinati! Nella mia tenda si sta pi? caldi e comodi. Le notti d’inverno possono essere troppo lunghe quando non si riesce a dormire.» la invit? Mohammed, stando seduto a gambe incrociate su dei cuscini.

Nadira s’introdusse nella lussuosa tenda e, avvicinandosi al fuoco del braciere, esord?:

«So chi sei.»

«Perci? non mi stupisce che mio cognato si sia invaghito di te... Sarebbe stato strano se avesse scelto in moglie una donna stupida!»

«Non puoi immischiarmi nei tuoi affari di famiglia.»

«Vorrai dire nei “nostri” affari di famiglia… cognata! Sai quello che il tuo Qa’id mi ha fatto?»

«Tua moglie ti teme… dopo il male che le hai cagionato.»

«Non ? forse nella mia mano la vita e la morte della mia casa e dei miei sudditi?»

«La vita di ognuno ? nella mano di Allah, non nella tua.»

«Ma Allah ha i suoi disegni, e questi non possono essere cambiati. Se con Maimuna ? successo quello che ? successo non ? forse anche Sua volont??»

«Dunque anche il fatto che non voglia tornare da te ? Sua volont?… accettalo e lasciami andare.»

Mohammed rise e spieg?:

«Nascono diverse sorti di uomini al mondo: vi ? chi il proprio destino lo subisce e vi ? chi dal destino viene usato per cambiare i tempi, le stagioni e i popoli. Io nobile ci sono nato, e nella mia Siracusa ho saputo farmi grande per poi prendermi mezza Sicilia. Faccio un servizio ad Allah e al Suo imperscrutabile destino, essendo al mondo per cambiare i tempi, le stagioni e i popoli. Non esiste male… non esiste bene, ma solo la volont? di Allah.»

Nadira allora cadde sulle sue ginocchia e col viso a terra lo implor?:

«Ti prego, mio Signore, mia madre gridava quando mi hai strappato dalle sue braccia, e la casa era invasa dal fumo… Fammi andare ad assicurarmi della sua salute, e poi ritorner? da te.»

«Se rivedrai tua madre dipender? solo da Ali, il tuo Qa’id.»

Nadira perci? alz? lo sguardo, restando comunque inginocchiata.

«Non farmi restare; gli uomini di cui ti circondi sono infidi e criminali… hanno fatto molto male alla gente che vive in questo villaggio.»

«Non ti faranno nessun male, non temere. La sorte di una sposa illustre non pu? essere paragonata a quella delle comuni villane date per il sollazzo dei soldati.»

«Ma tu fai schiave perfino le nostre sorelle, e questi tuoi soldati hanno massacrato tutti gli uomini!»

«Non tutti… ho lasciato rimanere i contadini cristiani. Circondarsi di infedeli paga molto, visto che riempiono lautamente le mie tasche con la tassazione della jizya. Gli iqlim orientali, pieni di incirconcisi e giudei, sono una miniera d'oro per le tasche di chi comanda.»

«E lo paghi col denaro della jizya quest’esercito di mercenari?» chiese Nadira con la stessa irriverenza che mostrava con Umar. Adesso infatti capiva che le suppliche non potevano trovare accoglimento nel cuore roccioso di Mohammed.

Lui la fiss? attento e serio, quindi rispose:

«Se non fosse per lo scopo per cui ti ho preservato, se non fosse per i tuoi occhi e la tua bellezza, mia cara Nadira, li farei segare anche a te i polsi… e ancor peggio ti farei tagliare quella lingua intromettente. Sei mia prigioniera, ricordalo! Non esiste persona a questo mondo la cui vita possa essere spezzata quanto la tua… un filo di cotone arso dal fuoco che si sfalda al tocco della mia mano.» disse e mim? Mohammed, sfregando indice e pollice tra loro.

«Ti presenterai al mio cospetto sempre al meglio delle tue fattezze; per il piacere dei miei occhi. Non ti permetto di piangere se cos? rovini il tuo volto. Non ti permetto di digiunare se cos? smagrisci le tue forme. Se indosserai o no il jilbab

(#litres_trial_promo) in mia presenza sar? solo per mia volont?. Ma non temere, protegger? il tuo onore, da me e da chiunque altro, affinchе Ali non ti disprezzi e ti rifiuti perchе non sei pi? vergine. Il tuo Qa’id ? un pezzente, uno schiavo che si ? fatto strada con la lusinga e le promesse, ma saprebbe rinunciare alla sua villana se questa non sapesse dargli ci? che spera di prendersi la prima notte. Tu e la tua verginit? valete ancora troppo come contropartita da offrire in cambio di mia moglie. Ma se Ali si mostrer? ottuso, allora gli scatener? contro le forze dell’inferno, devaster? le sue terre, massacrer? i suoi sudditi, porter? via le donne dalle sue citt? per farne delle schiave e soprattutto far? di te quello che mi aggrada. L’attacco al tuo villaggio ? stato indolore per molta gente, poichе rapido e con l’unico scopo di rapire la ragazza dagli occhi zaffiro, ma se Ali non mi ascolter?, allora molti soffriranno e dovranno inchinarsi al loro nuovo Qa’id… se vorranno continuare a vivere.»

«Ibn al-?awwas sapr? riscattarmi dalle tue mani, ne sono sicura. E mio fratello…»

«Tuo fratello ? morto! L'ho visto io stesso cadere. Ha avuto quel che si meritava, quel leccapiedi!»

Nadira si gett? sui cuscini e prese a piangere pi? forte.

«Umar… Umar!» chiam? disperata, piena di dolore e di dispiacere per averci litigato per un giorno intero senza mai potergli dire quanto lo amasse.

«Tuo fratello era un brav’uomo. Sono sicuro che in Paradiso avr? il trattamento riservato ai martiri. Per? non piangere, Nadira.» rincuor? cinicamente Mohammed.

«Non piangere!» ripetе poi urlando, rivelando che ci? che gli interessava fosse soltanto che lei la smettesse di piagnucolare.

«Non sopporto questo frignare in mia presenza.» concluse infine.

«Ti prendi cura di me e mi inviti nella tua tenda; ma come pretendi che io stia tranquilla al sentire queste parole? Addirittura mi chiedi di non piangere...»

«Io non desidero la tua serenit?, io pretendo che tu finga al mio cospetto. La prossima volta che ti convocher? sorriderai. ? un ordine! Adesso vai. Rimarrai con le donne, ma Jamal ti terr? d’occhio.»

Nadira venne riaccompagnata dalle donne che prima l’avevano truccata, e queste, recluse come lei tra quelle quattro mura, cominciarono ad odiarla in quanto, come credevano, rappresentava la ragione di quella guerra e della loro sventura.

Capitolo 10

Autunno 1060 (452 dall’egira), Raba? di Qasr Yanna

Quando Ali ibn al-?awwas lasci? il Raba? per tornarsene a Qasr Yanna, Nadira non volle nessun dono per sе, nonostante il Qa’id le avesse promesso la luna. Infine, dopo mille insistenze, Nadira richiese che le venisse donata una copia del testo del poeta Mus’ab, visto che a lei apparteneva pi? che agli altri. Bashir, il Visir, fece allora in fretta a scrivere quelle parole su un foglio di pregiata carta proveniente dalle fabbriche di Balarm.

Nadira non aveva molta dimestichezza con la scrittura e dovette fare appello all’imam

(#litres_trial_promo) del Raba?, il quale, dopo tre giorni di lettura e rilettura della poesia, dovette cacciare la ragazza spazientito. Intanto lei aveva imparato tutti quei versi a memoria, e di conseguenza anche la servit? fece presto a memorizzare molte di quelle parole che adesso la padrona recitava in loro presenza. “Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi?”, questo fu il verso che con pi? ricorrenza veniva ricordato.

Come c'era da immaginarsi, la notizia del veniente matrimonio tra Nadira e il Qa’id si sparse con inconsueta velocit? fuori dalla casa di Umar. Tra la gente del Raba? si scaten? perci? un entusiasmo cos? grande che la ragazza fatic? non poco di fronte all’imbarazzo di assistere agli inchini e alla sottomissione di gente con cui era perfino cresciuta insieme. E alla fine, la notizia del “cielo di Nadira” e del matrimonio della ragazza col Qa’id giunse pure tra le mura in cui vivevano i cristiani del Raba?.

Un giorno, Alfeo, il capofamiglia, un poveruomo che dimostrava vent’anni in pi? di quelli che aveva, richiam? attorno al tavolo tutti i suoi figli. Era l’ora di pranzo e quel giorno pure Apollonia e Caterina sua madre avevano seguito gli uomini nell’orto, per dare una mano e per mangiare in famiglia senza dover aspettare la sera. Alfeo e Michele avevano appena finito di irrigare l’orto dei broccoli, e quindi, chiudendo le paratie della saqija

(#litres_trial_promo) che passava per il terreno, accantonarono la zappa per andare a mangiare. Michele fischi? a Corrado, il quale se ne stava allo shaduf

(#litres_trial_promo) dalla mattina, intento ad issare l’acqua dalla gabiya

(#litres_trial_promo) per rifornire i piccoli canali e gli orti.

Caterina bolliva latte di capra nel pentolone e Apollonia gettava legna nel fuoco quando Alfeo, richiamando tutti, richiese che si sedessero al tavolo sotto il tetto del ritrovo di campagna. Numerose, e sovente non distanti tra loro, erano infatti le masserie sparse per le contrade dell’Isola, cos? come i semplici accomodi per i contadini, essendo che i saraceni avevano incentivato sin dall’inizio la piccola propriet? e la coltura intensiva.

Adesso ce li aveva tutti davanti, Corrado, Michele e Apollonia, mentre sua moglie si affaccendava ancora nella preparazione del cibo. Alfeo aveva appreso appena da un giorno la notizia di Nadira. Aveva sentito i suoi ragazzi parlarne e Apollonia provare ammirazione per la ragazza dagli occhi azzurri, e quindi, essendo padre, ora non poteva fare a meno di pensare quale sarebbe stato il futuro dei suoi tre figli.

«La sorella di Umar ? stata promessa in moglie al Qa’id.» esord?, dando la notizia che gi? tutti conoscevano.

«Padre, se ne parla dovunque!» rispose Corrado.

«“Il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi.”» aggiunse Apollonia, intanto che si sfregava le mani per togliere lo sporco del carbone che si era attaccato e senza sapere che in viso risultava ancor pi? annerita.

«Figliola, ci vorrebbe un qa’id anche per te.»

«Padre, cosa dite?» domand? perplessa Apollonia, imbarazzata e confusa.

«Un qa’id cristiano ovviamente.» continu? il concetto Alfeo.

«Non esiste un qa’id cristiano.» ribattе Caterina, la quale aveva dato tanto del suo aspetto e del suo carattere alla figlia, ma che ora portava malamente i segni dell’et? e della povert?.

«Non un qa’id, ? certo, ma desidero comunque trovare un buon partito per Apollonia.»

«Padre, io sto bene cos?!» spieg? la ragazza, guardando per un attimo Corrado.

La paura di doversi separare dalla famiglia, e quindi da suo fratello, la tormentava da anni, per?, adesso che tale paura si palesava nella volont? di suo padre, si sentiva incapace di difendersi. D’altronde la sua unica arma sarebbe stata quella di dichiarare il suo sentimento a Corrado… un’eventualit? che la terrorizzava ancor pi? della prima paura.

«Non dire sciocchezze! Nessuno sta bene “cos?” alla tua et?. Corrado e Michele ti troveranno un marito… quello che c'? sul mercato, ? ovvio… non un qa’id… ma il meglio di quello che si trova. Ho un’unica figlia femmina e ci tengo a sfruttare al meglio la situazione.»

«Ma padre, come pensate di potervelo permettere? Vi siete accorto degli abiti che indossiamo?» fece notare polemico Michele, alzandosi e mostrando gli strappi e i brandelli presenti sulla sua tunica.

«Apollonia ? una donna di bell’aspetto e non ha nulla da invidiare alla sorella di Umar. Se non fosse per gli stracci che possiamo permetterci avrebbe trovato anche lei un qa’id.» chios? Alfeo, alzando la voce arrabbiato.

«Voi parlate col cuore di un padre, ma tutto ci? che desidero per me ? davvero tra queste quattro mura.» spieg? Apollonia, accarezzando la mano del padre e inducendolo a calmarsi.

Quindi si sforz? di non guardare Corrado, nel timore che rivelasse a cosa e a chi si riferisse la sua ultima frase.

«Va bene, padre, diteci se avete in mente qualcuno ed io e Michele sistemeremo la cosa.»

Sentire quelle parole dalla bocca di Corrado fu un colpo al cuore per Apollonia. Aveva sperato per anni che suo fratello provasse per lei qualcosa che andasse al di l? dell’affetto familiare acquisito in vent’anni di convivenza. Aveva sperato che lui lo capisse senza che lei glielo dichiarasse. Aveva costruito la favola e adesso crollava tutto il castello. D’ora in poi il suo sguardo si perse nel vuoto, fissando un punto indefinito fuori dalla porta.

«Non ho trovato nessuno tra i cristiani di Qasr Yanna che potrebbe migliorare la nostra condizione sposando Apollonia.»

«Alessandro! L’ho visto personalmente farle la corte.» propose Michele.

«? un donnaiolo.» chiar? Corrado.

«E a noi cosa importa?» ribattе Michele.

«Importa perchе i vizi costano.»

«Hai detto bene, Corrado. E poi ha cercato di truffarmi gi? tre volte al mercato. No, nessuno di Qasr Yanna. Voglio che dopo il Christo?genna

(#litres_trial_promo), quando la terra non si lavora, andiate nell’iqlim di Demona, l? dove la gente conosce ancora il greco e per la maggior parte si ? cristiani. Andate fin l? e trovate un marito per vostra sorella… e poi pensate anche a voi.»