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Lo Scricciolo
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Lo Scricciolo

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Entrarono in casa e Matt fece subito strada verso un’ampia zona salotto. Un divano con piedi a rocchetto in tappezzeria rosso cupo e un paio di poltrone imbottite di colore simile al precedente erano sistemati le une di fronte all’altro, mentre un largo camino in pietra dominava la parete opposta. L’arredamento era rustico e maschile, e a Molly piacque.

Si tolse il cappello, come fece anche Claire, e d’un tratto fu conscia di quanto sudicia e stanca per la cavalcata dovesse apparire. Nonostante l’aspetto altrettanto sozzo e spossato, infatti, i capelli dell’amica erano ancora luminosi, pensò meravigliata. La sua chioma bionda, raccolta in un’unica treccia, scendeva lungo la schiena e splendeva nella luce dei due lumi a olio sulla mensola del camino, contro il cielo via via più scuro e ben visibile da una larga finestra che si apriva sulla veranda.

Matthew lanciò il cappello su un tavolinetto e fece cenno a Claire di accomodarsi sul lungo divano. «Questa è Claire Waters.»

«Piacere di fare la vostra conoscenza, signora» disse la giovane, con una buona dose d’imbarazzo.

«Vi prego, chiamatemi entrambe Susanna. Come avete incontrato Matthew?»

Molly andò a sedersi accanto all’amica che intanto chiedeva silenziosamente aiuto a Matt.

«La risposta sarà un po’ difficile da accettare» rispose lui per loro.

Incrociando il suo sguardo, Molly si sentì un fascio di nervi. Dopo dieci anni erano tutti cambiati, lei più degli altri, e questo ritorno si faceva ancor più imbarazzante di quanto avesse immaginato.

«Ricordi quando gli Hart furono uccisi?» chiese Matt a sua madre.

«Certo che lo ricordo.» Un’espressione addolorata attraversò il viso di Susanna Ryan.

«E quando Cale trovò il corpo di Molly?»

«Sì. Ma perché ne parli proprio adesso?»

«Sembra che in tutti questi anni ci siamo sbagliati. Non era il suo quello che trovò.»

Confusa, Susanna guardò il figlio. «Non capisco.»

«È ancora viva.» Matt esitò. «Questa è Molly.»

Gli occhi della donna, sbarrati per lo stupore, cercarono veloci quelli della giovane. «Buon Dio» sussurrò.

Indecisa su come reagire, Molly non si mosse. Doveva offrire prove? Forse, per convincerla della propria identità, avrebbe potuto raccontarle qualcosa di dieci anni prima. Ma non le tornava in mente nulla.

«Certo» disse infine Susanna. «Somigli così tanto a tua madre.» Con gli occhi colmi di lacrime, si alzò e attraversò la stanza. «Molly, mia cara bambina.»

Istintivamente, la giovane scattò in piedi e si lasciò avvolgere dall’abbraccio di Susanna.

«Non riesco a crederci» continuò quella, traboccante di emozione. «È un miracolo. Dopo l’accaduto eravamo tutti così sconvolti, e soprattutto per aver perso proprio te.»

Fece un passo indietro e le toccò piano il viso.

Non sapendo ancora una volta come reagire, Molly rispose con un timido sorriso.

«Com’è accaduto?» volle sapere Susanna.

La giovane lanciò uno sguardo a Matt, ma gli occhi chiusi erano imperscrutabili. «Decidi tu quanto ti va di raccontare» le disse piano.

Molly inspirò a fondo. «Gli uomini che ci attaccarono quella sera mi rapirono e furono poi assaliti da una banda di Comanche che mi portò via con sé. Con noi c’era un’altra bambina, più o meno della mia età. Fu lei quella uccisa, ma per qualche ragione tutti voi pensaste che fossi io.»

«Oh Molly» rispose Susanna, mortificata «sei rimasta con i Comanche tutto questo tempo?»

«Per un periodo, poi fui venduta a un trafficante che a sua volta mi vendette a un minatore. Rimasi con lui per due anni. Sono riuscita a tornare solo di recente. Fino a due settimane fa non sapevo che i miei erano stati uccisi.»

«Mi dispiace così tanto» sussurrò Susanna. «Non posso crederci. Come ha fatto Matthew a trovarti?»

«È successo ieri, al ranch degli Hart» rispose lui.

Susanna fissò il figlio. «È meraviglioso» disse, quindi tornò a guardare Molly. «Non riesco neanche a immaginare quello che devi aver passato. Sarai esausta. Vi aiuto a sistemarvi» concluse, rivolgendosi anche a Claire.

«Vi siamo molto grate per la vostra ospitalità» disse Molly.

«Vado a cercare papà» s’intromise Matt. «Logan è in giro?»

«No. È andato a controllare il confine a sud. Non so bene quando tornerà, forse non stasera.»

Matt prese il cappello e si diresse verso la porta. «Non aspettare per la cena. Di sicuro Molly e Claire non mangiano qualcosa di decente da chissà quanto.»

Gli occhi di Molly incrociarono i suoi per un istante, poi lui uscì e lei provò l’irrazionale desiderio che restasse.

Stanca e affamata com’era, si concentrò sulla piacevole idea di dormire in un vero letto, il che non le capitava da molto tempo. Dieci anni, per l’esattezza.

Nell’udire il lieve colpo alla porta, Molly andò ad aprire.

«Ti ho portato una camicia da notte e un cambio d’abiti» disse Susanna, porgendole gli indumenti.

«Grazie» rispose la giovane con un passo indietro. «Anche per l’offerta di trascorrere qui la notte.»

Susanna entrò e prese a piegare il copriletto. «Puoi restare quanto vuoi. E anche Claire. Tra qualche giorno i lavori nelle camere da letto al piano di sopra saranno completati e potrete trasferirvi entrambe lassù.» Sprimacciò i cuscini. «Come vi siete conosciute?»

«Poco fuori Albuquerque, qualche mese fa.» Non sapendo se Claire avrebbe voluto che rivelasse ad altri le circostanze di quell’incontro, non aggiunse altro.

«Povera ragazza, dev’esserle accaduto qualcosa di terribile» disse Susanna, finendo di preparare il letto. «E posso solo immaginare cosa.» Si spostò dall’altra parte della stanza e tirò le tende marrone chiaro dell’unica finestra presente.

Molly intanto guardava la tinozza, con il vapore che saliva dall’acqua, e non vedeva l’ora d’immergersi in quel lusso. Lanciò un’altra occhiata alla stanza così maschile. Era quella di Matt. Susanna aveva insistito che lei rimanesse lì perché a suo figlio non sarebbe dispiaciuto dormire altrove, mentre Claire avrebbe occupato la camera accanto, quella di Logan.

«Adesso vado» disse la donna «così potrai lavarti e riposarti. Claire dorme già.»

«Mi chiedevo se sapeste qualcosa delle mie sorelle.»

Sebbene avessero consumato una cena veloce in compagnia di Susanna, le due giovani non avevano conversato granché. Troppo presa dal cibo – un semplice stufato con del pane caldo – Molly non era riuscita a concentrarsi sulle parole. Quand’era stata l’ultima volta che aveva consumato un piatto tanto gustoso? Il solo profumo era uno dei migliori che avesse inalato dalla volta in cui sua madre aveva preparato i biscotti alla cannella. E Claire? Beh, era bastata un’occhiata a tradire una fame pari alla sua.

Molly si era rimpinzata, e per questo provava imbarazzo, ma Susanna non aveva fatto commenti. Invece, aveva offerto a entrambe una seconda porzione e diverse fette di pane, quindi aveva insistito affinché facessero un bagno e andassero a letto.

«Oh, ma certo che sì. Mi dispiace di non averne parlato prima.» Susanna le strinse le mani e l’attirò a sedere sul bordo del letto.

«Matt dice che andarono a vivere a San Francisco con zia Catherine.»

«Sì. E Catherine ha avuto la bontà di restare in contatto. La verità è che le avrei tenute con me. Ero così affezionata a voi ragazze. Ma vostra zia insistette perché lasciassero il Texas. Non pensava fosse un buon posto in cui crescere.» Susanna fece una pausa. «Ed era giusto, naturalmente. Lei avrebbe potuto offrirgli molto di più. Mary dovrebbe avere ventiquattro anni, adesso. Avrei voluto assistere alle sue nozze, quattro o cinque anni fa – Jonathan era pronto ad accompagnarmi – ma accadde tutto così in fretta che non ci fu tempo. Suo marito gestisce un ranch vicino Tucson, nel territorio dell’Arizona. Sai, tua sorella partorì poco dopo il matrimonio. Catherine non ne fece mai parola, ma sospetto che la ragione delle nozze affrettate sia stata proprio quella.»

Molly non riuscì a nascondere lo stupore. «Mary?»

«Già, proprio lei.» Susanna rise. «Ti confesso che rimasi sorpresa anch’io. Era sempre così attenta a seguire le regole e salvare le apparenze.»

«Maschio o femmina?»

«Un figlio. E anche una figlia, di circa tre anni. Ho ricevuto una sua lettera qualche mese fa. È di nuovo in attesa e dice di stare bene. Suo marito si chiama Tom Simms e sembra siano alquanto felici insieme. So che sarà sorpresa quanto noi di saperti ancora viva, Molly, ma so anche che vorrà rivederti al più presto.»

Lei annuì, scaldata dalla notizia di un nipote, una nipote e un’altra creatura in arrivo. «Dovrò trovare la maniera di andare da lei.»

«Possiamo scriverle domani» disse Susanna. «In quanto a Emma, vive ancora con tua zia. Dovrebbe avere diciotto anni, credo. A giudicare dalle lettere di Catherine, le ha dato non pochi pensieri. C’è stato un periodo in cui era molto preoccupata per lei: si era fatta così introversa. Ma di recente mi ha scritto che va molto meglio. Si direbbe che, ultimamente, Emma sia carica di determinazione, proprio come il ricordo che ho di te.»

Gli occhi di Susanna brillarono e Molly sorrise.

«Tua zia dice che è molto graziosa ma non particolarmente interessata ai giovani che le ronzano intorno. A quanto pare avrebbe sviluppato un atteggiamento un po’ gitano e non credo Catherine sia disposta a tollerarlo. Le ho suggerito di lasciarla venire qui da noi. E, naturalmente, adesso che ci sei anche tu, non dubito che Emma vorrà tornare. Domani scriveremo anche a loro.»

«Vi sono davvero molto grata.»

«Non devi ringraziarmi. È un tale miracolo tu sia ancora viva… non riesco ancora a crederci.» Susanna la strinse in un abbraccio. «Adesso fa’ un buon bagno e poi cerca di dormire. Ne parleremo ancora domani.»

La donna uscì e Molly sentì la stanchezza pervaderle le ossa. Si spogliò in fretta e s’immerse nella tinozza, quindi, una volta finito, indossò la lunga camicia da notte che Susanna le aveva portato.

Qualche minuto dopo, però, decise che era troppo scomoda e prese a rovistare nel cassettone di Matt in cerca di qualcos’altro da indossare. Trovò una camicia bianca, la infilò senza indugio e l’abbottonò. Come il letto, aveva il suo profumo: una potente combinazione di muschio, cuoio e sapone. Chiuse gli occhi e si addormentò con la sensazione di essere al suo fianco.

Un pensiero confortante e al tempo stesso inquietante.

Capitolo Sette

L’urlo la strappò al sonno. Immobile per un attimo, Molly fissò la stanza buia… quella di Matt… poi ricordò il grido femminile. Claire.

Gettò indietro le coperte, saltò fuori dal letto e corse nel corridoio, fermandosi di scatto alla vista di un uomo alto, muscoloso e… mezzo nudo. Claire, in piedi accanto al vano della porta, indossava una delle lunghe camicie da notte di Susanna e si stringeva al petto una coperta. I capelli biondi ricadevano sulle spalle e incorniciavano un viso paonazzo, con gli occhi fissi sull’uomo che aveva di fianco.

Molly lo riconobbe all’istante: Logan, il fratello minore di Matt. Appariva meno alto di lui, ma i capelli scuri e i tratti marcati del viso lo contraddistinguevano senza ombra di dubbio come un Ryan.

«Matt, me lo dici che ci fa una ragazza nel mio letto?» sbottò lui in tono sommesso e irritato.

Non essendosi accorta della sua presenza alle spalle, Molly trasalì. Col fiato in gola si girò a guardarlo e il polso già impazzito accelerò i battiti. Seminudo anche lui, Matt indossava un paio di pantaloni tirati su in fretta, anzi troppo in fretta visto che erano ancora sbottonati. Tuttavia, se la nudità di Logan l’aveva semplicemente sorpresa, quella di Matt la mise in assoluta agitazione.

Il corpo non presentava un filo di grasso neanche a cercarlo, i muscoli tonici delle spalle erano leggermente tesi e la scura peluria del petto si assottigliava a formare una “V” che scendeva sullo stomaco piatto e sodo e scompariva oltre il bottone slacciato. Torreggiando su di lei, le stava così vicino che nell’abbassare la pistola, estratta con evidente rapidità, le sfiorò il braccio, procurandole un brivido.

«Mamma non si aspettava che tornassi stasera» rispose. Persino il timbro della voce riusciva a turbarla. «Questa è Claire Waters. Claire, ti presento mio fratello, Logan.»

«Claire, tutto bene?» intervenne Molly, ritrovando finalmente la voce.

«Sì. Mi ha solo svegliata di soprassalto» rispose l’amica, con un’occhiataccia all’indirizzo di Logan.

«Si direbbe ce ne sia una anche nel tuo» commentò lui. «È così che intende combinare matrimoni nostra madre?» Ma il tono di voce era più dolce mentre ricambiava lo sguardo di Claire.

«È una storia lunga» ribatté Matt. «Prendi il rotolo di coperte. Noi due si dorme sul pavimento.»

Molly era fin troppo consapevole della vicinanza di Matt. Le stava proprio accanto. Quasi addosso. Sebbene il corridoio non fosse illuminato, aveva l’impressione che tra Logan e Claire passasse almeno il quintuplo della distanza che c’era tra loro due e d’un tratto provò grande imbarazzo per la propria nudità sotto la sottile camicia che indossava.

«Scusa» disse Matt rivolto a Claire. «Molly, torna pure a letto. Spiegherò tutto io a Logan» concluse, muovendo finalmente un passo indietro. Lei ne approfittò per guardarlo ancora una volta.

Nei suoi occhi c’era una luce curiosa che neanche l’oscurità riusciva a mascherare. Al tempo stesso, però, il viso e l’atteggiamento esprimevano ferma determinazione. Il potente autocontrollo che esercitava era quasi tangibile, pensò Molly.

Spostò lievemente il peso del corpo e le ampie spalle s’irrigidirono. Nell’intima oscurità del corridoio, la sua figura appariva pericolosa. Molly rabbrividì, con le gambe d’un tratto pesanti.

Sapeva che se non ci fossero stati anche Logan e Claire lo avrebbe toccato. Eppure fu necessaria tutta la forza di volontà di cui disponeva per impedirsi di sfiorargli il petto. Non sapeva come spiegarlo, ma era sicura che le sue mani sarebbero riuscite ad alleviare la tensione di quel corpo.

Controvoglia, annuì e si congedò con un «buonanotte» appena sussurrato, quindi tornò nella camera di Matt e chiuse la porta. L’ultima cosa che vide fu il suo sguardo concentrato su di lei.

Tremante si appoggiò contro lo stipite, il respiro irregolare. L’intera faccenda l’aveva disorientata. E il modo in cui l’aveva guardata Matt? Lo aveva immaginato? Non aveva idea di come fosse accaduto, ma si sentiva fortemente attratta da lui. Non era più il diciassettenne che aveva conosciuto da bambina. Era più maturo, più distante e molto, molto più affascinante.

No, non lo aveva immaginato; Matt era stato fortemente consapevole della sua presenza nel corridoio: manifesta e inequivocabile, la sua reazione aveva riempito lo spazio tra loro come una tempesta pronta a scatenarsi e inondare la terra, risvegliando in lei qualcosa di mai conosciuto prima, un desiderio tanto intenso da far quasi male.

Ma tutto quanto riguardava donne e femminilità non l’aveva neanche sfiorata negli ultimi anni –

Elijah non era certo stato un modello di comportamento – e adesso quel digiuno la lasciava davvero confusa su come gestire la situazione con Matt.

Si rimise a letto, tutt’altro che sorpresa quando il sonno non arrivò.

Matt tornò nell’ampio salotto in cui aveva provato ad addormentarsi. Rinfoderò l’arma, poi si lasciò cadere sul divano, stropicciandosi gli occhi con il palmo destro. Il breve contatto con la guancia gli ricordò che avrebbe dovuto radersi, ma ancor più che necessitava di una sana immersione in un torrente ghiacciato. Una disdetta che il Red River fosse a dieci miglia a nord da lì.

E in ogni caso sapeva benissimo che la lunga cavalcata e una nuotata in acqua fredda non avrebbero cancellato dalla mente l’immagine di Molly che usciva di corsa dalla sua camera da letto vestita solo di una delle sue camicie e dei capelli scuri e arruffati a incorniciarle il viso meravigliosamente femminile.

Gli occhi appannati e la voce roca lo avevano quasi steso, ma era stato nel vederla girarsi che si era trovato sul punto di gettare al vento anche l’ultimo briciolo di determinazione. La risposta di quel corpo alla sua vicinanza era stata fin troppo apparente sotto il tessuto sottile. Nella mente vedeva ancora nitido il contorno scuro dei seni attraverso il candore della camicia. Solo la presenza degli altri due gli aveva impedito, a stento, di toccarla.

Si sforzò di evocare un’immagine della piccola Molly – dolce, innocente e vivace – qualcosa che risvegliasse solo dei sentimenti fraterni. Niente. Continuava a vedere gambe lunghe e tornite e più su il resto di un corpo, che ben poco aveva a che fare con una bambina di nove anni, celato da un semplice strato di sottile tessuto bianco.

«E perché mai il divano spetterebbe a te?» Logan entrò nella stanza e gettò il rotolo di coperte per terra.

«Perché sono arrivato prima, tu fai amicizia col pavimento, su. Domani ti racconto il resto.»

«Domani un corno. Ormai mi hai incuriosito. E poi, dopo Claire, ci metterò un po’ a riprendermi.»

Matt si accigliò. «Non le hai mancato di rispetto, vero?»

Logan rise. «No… sempre che non le sia dispiaciuto vedermi in tutto il mio splendore.»

«Accidenti a te» ribatté Matt stanco. «Non avevi niente addosso.»

«Neanche una pezza.» Con quel sorrisino stampato sul viso, Logan appariva molto più giovane dei suoi venticinque anni. «Non credo Claire abbia grande esperienza in fatto di uomini, ma non si è rannicchiata in un angolo né è svenuta, bisogna dargliene atto. Anzi, non ho mai visto una donna tanto agile. Ha girato di colpo le gambe e con le piante dei suoi graziosi, delicati piedini mi ha quasi fracassato il petto. Un po’ più in basso e con tutta probabilità non riuscirei ancora a camminare.»

Con una lieve smorfia di dolore, sedette su una delle poltrone e si toccò cauto il torace.

«Vacci piano con lei» lo ammonì Matt. «Temo abbia passato un brutto momento.»

«Come mai?»