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Lo Scricciolo
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Lo Scricciolo

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Il cavallo di lei, una splendida giumenta dal manto sauro con sfumature quasi identiche alla chioma della misteriosa giovane, rispose alla tensione della sua cavallerizza con una nervosa rallegrata. «Matthew Ryan?»

«Ci siamo già incontrati?»

Invece di rispondere, la donna gli rivolse un’altra domanda. «Come sono morti gli Hart? Come è morta Molly Hart?»

Matt indugiò. Erano trascorsi dieci anni dall’ultima volta in quel posto, dieci anni dal funerale e dal giorno in cui erano state scavate le fosse che avevano accolto i tre corpi assassinati. Si era comportato da vile non facendogli visita prima? Non ne era sicuro. Sapeva solo che la morte di Molly Hart lo attanagliava ancora, oppresso com’era dal senso di colpa per non essere rimasto con lei quella sera.

«All’incirca dieci anni fa, il ranch fu attaccato durante un ricevimento. Il signore e la signora Hart furono uccisi. Molly scomparve.» Si esprimeva in tono pacato, un’abitudine affinata durante gli anni di servizio nell’esercito e con i Texas Rangers. Celare le emozioni era ormai parte della sua natura, nonché un tratto utile nel lavoro. Ma a quale costo, talora si chiedeva.

«E ciò vi ha indotti a pensare che fosse morta?» Un’ombra di sofferenza le attraversò il viso.

«No. Non all’inizio. Non fino a quando l’abbiamo trovata.»

«E checosa avete trovato, esattamente?»

Il vento fischiava per la valle e nubi nere si andavano formando veloci sulle loro teste. A quanti disdegnavano il tempo in quella regione del Texas si diceva di aspettare cinque minuti. Spesso bastavano quelli perché cambiasse. I due dovevano necessariamente cercare rifugio.

Seppur riluttante, si costrinse a risponderle. «Un corpo carbonizzato.»

Una saetta schizzò dal cielo e la donna lottò con le redini per tenere calmo il cavallo. «Perché tanto sicuri che fosse proprio lei?» insistette.

«Accanto al corpo c’era una piccola croce d’oro che non toglieva mai. E i resti… erano della sua taglia.»

Offrendo a Matt il profilo, lei tornò a guardare i tumuli. Indossava pantaloni scuri e una voluminosa camicia chiara di foggia maschile, ma era evidente che fosse una giovane donna. Mani sottili stringevano le redini e un’attraente curva femminile conferiva grazia alla sua postura. Nonostante l’inquietudine dell’animale, era chiaro che la capacità di stare in sella fosse innata in lei.

«Come vi chiamate?» chiese Matt, gridando al di sopra dell’ululato del vento per farsi sentire.

La giovane gli scoccò un’occhiata carica di diffidenza, incredulità e… sconforto? si chiese perplesso mentre la pioggia iniziava a venir giù copiosa.

«Scendiamo verso la casa» urlò, subito guidando il cavallo lungo il leggero pendio su cui si trovavano. Oltre la spalla vide la donna esitare, lo sguardo impaurito sulle rovine fatiscenti dell’edificio, ma quando arrivò alla dimora deserta lei gli stava dietro.

«Porto i cavalli nelle stalle e vedo se riesco a trovargli un angolo asciutto.» Liberò gli animali dalle bisacce, prima le proprie poi quelle di lei, e gliele porse. «Perché non entrate a vedere se c’è un posto dove aspettare che la tempesta passi?» suggerì.

Lei rispose con un timoroso cenno di assenso.

Occupandosi dei cavalli – la stalla era in condizioni migliori di quanto si sarebbe aspettato – si chiese della giovane e dei possibili rapporti con la famiglia Hart. Dieci anni prima non avrebbe potuto essere che una bambina, pressappoco coetanea di Molly, e lui se ne sarebbe di certo ricordato. L’estate in cui gli Hart erano stati uccisi Matt aveva lavorato presso il loro ranch, dando una mano a Robert Hart su richiesta di suo padre.

Era stato in quel periodo che l’amicizia con Molly, allora una bimba di nove anni, era sbocciata. Un rapporto a prima vista improprio, considerati gli otto anni di differenza, ma la naturale sintonia tra di loro aveva subito evocato nella mente di Matt il pensiero della sorella mai avuta. Nel giro di poco, quello spiritello gli era entrato nel cuore e lui ne era diventato amico e protettore. Proprio in quell’ultimo ruolo, però, aveva fallito. E il costo era tuttora pressoché insopportabile.

Correndo nella pioggia, si precipitò verso l’ingresso della casa e quasi travolse la donna ferma sulla soglia. Si era mossa affatto da che erano arrivati? D’istinto la mano estrasse il revolver a sei colpi mentre gli occhi esploravano l’interno, diretti verso qualche animale selvaggio che come loro avesse cercato rifugio dalla tempesta.

Nel tendere un braccio, sfiorò quello della giovane, che trasalì.

«Tranquilla» le mormorò, spingendola delicatamente da parte. Muovendosi poi per la casa, ispezionò ogni stanza. C’erano infiltrazioni d’acqua in diversi punti ma, per fortuna, nessun segno di altre presenze. «La camera da letto sul retro sembra asciutta.»

Invece di seguirlo, la donna con i penetranti occhi azzurri e la voce affascinante si fermò davanti a un’altra stanza.

Matt si accigliò. Quand’è che aveva iniziato a considerarla affascinante?

All’improvviso, dall’estremità del corridoio in cui si trovava lui, un lampo illuminò la casa semimmersa nell’oscurità. La pioggia aveva incollato la camicia chiara al corpo della giovane, abbozzandone le curve decisamente femminili. Matt si costrinse a guardare altrove. Non aveva alcuna intenzione di approfittare di una donna sola in un posto sperduto.

Lei varcò la soglia. Matt si tolse il cappello e si passò le dita tra i capelli umidi. Attrazione o no, c’era un che di strano in questa giovane. La seguì.

«Sapete che ne è stato di Mary ed Emma?» chiese lei con un filo di voce, dandogli le spalle.

E così era a conoscenza delle due sorelle di Molly. «Andarono a vivere con la zia Catherine a San Francisco.»

Lei rilasciò in fretta il fiato e rilassò appena le spalle, quindi si piegò a recuperare una bambola vecchia e sudicia. «Questa era di Emma» sussurrò.

«Come mai sapete così tanto della famiglia che viveva qui?» chiese Matt, d’un tratto irritato da questa donna che conosceva a malapena. «Chi siete?»

La giovane si girò verso di lui e in quell’istante un fascio di luce rivelò il suo volto bagnato di lacrime. «Potrei dirvelo, ma adesso so che non mi credereste. Sono stata così sciocca a pensare di poter tornare, che tutto sarebbe stato come prima.» Con gli occhi fissi sulla bambola, aggiunse piano: «Una vita persa, per tutti noi.»

«Come vi chiamate?» insistette Matt, pervaso da un senso di disagio. Non poteva essere vero, assolutamente no. Impossibile.

La mente e il cuore si rifiutavano di ascoltare, ma la voce ricca di sfumature fluttuò tra la pioggia e il rombo distante del tuono.

«Molly Hart.»

Capitolo Due

Molly osservò la reazione di Matt nella luce morente. Il corpo alto e immobile dominava la stanza, con occhi che la fissavano quasi appartenessero a un cacciatore pronto a colpire la preda. I tratti spigolosi del viso mostravano chiara incredulità e turbamento, e i capelli scuri gocciolavano sulla camicia già fradicia. La rabbia che le sembrava di percepire gli conferiva un’espressione animalesca… o erano i muscoli rigidi, tesi, come pronti all’attacco?

«Qual è il vostro nome?» ripeté. «Quello vero.»

«Ve l’ho appena detto.»

«E io ho appena detto che Molly è morta. Il vostro scherzetto non è affatto divertente.»

«Vorrei che fosse tutto uno scherzo» replicò lei con un nodo in gola. «Invece è un incubo che sembra non finire mai.»

E durava già da dieci interminabili anni. Prima di due settimane fa ignorava persino che i genitori fossero morti. Era stato un commerciante di passaggio per il territorio del Nuovo Messico a dirglielo… segno evidente del suo scarso contatto con i bianchi fino ad allora.

La notizia l’aveva distrutta.

L’unica speranza che avesse mai nutrito era stata quella di tornare a casa dalla sua famiglia. E adesso che ci era riuscita, l’irrecuperabile perdita della fanciullezza le procurava un dolore tanto acuto da impedirle quasi di respirare.

Non avrebbe mai più rivisto i suoi. Per tutta la settimana precedente si era sforzata di comprendere appieno il significato di quella nozione, ma ancora le sfuggiva. Se non altro le sue sorelle erano sopravvissute. Il che era qualcosa, un debole anello a cui aggrapparsi tra le fondamenta instabili della sua vita.

Il colpo di grazia, tuttavia, era arrivato dalla scoperta della propria presunta morte, un fatto che aveva abbattuto qualsiasi parvenza di sicurezza avesse mai provato. Per dieci anni aveva sperato e sognato che qualcuno andasse a liberarla. Per dieci anni si era chiesta come e quando sarebbe riuscita a fuggire e tornare a casa. Ma loro l’avevano creduta morta. Nessuno aveva mai indagato. Matthew Ryan, il suo amico d’infanzia, non l’aveva mai cercata.

Matt, proprio lui che adesso le stava di fronte, praticamente un estraneo, un uomo che oggi avrebbe quasi temuto se tempo addietro non lo avesse conosciuto così bene.

«Vi spiacerebbe spiegarmi come diamine fareste a essere Molly Hart?» La sua voce era carica di disprezzo.

«Fui rapita dagli uomini che assalirono il ranch quella sera.»

«Comanche?»

Lei scosse la testa. «No. Loro ci attaccarono molto dopo, quando cavalcavamo già da un po’. Parecchi uomini rimasero uccisi, e quasi tutti furono scotennati. Fu allora che gli indiani mi presero.»

Un lampo illuminò la stanza e il telaio rotto di un letto ancora lì nell’angolo. Quello di Emma, sua sorella minore. Questa era stata la loro camera.

«E come lo spiegate, il corpo che abbiamo trovato? E la croce d’oro?»

«A un certo punto del tragitto con i Comanche, fummo raggiunti da un’altra banda. Con loro c’erano diversi prigionieri bianchi. Una aveva più o meno la mia età.» Fece una pausa, quindi riprese in tono sommesso: «Urlava e piangeva e i Comanche erano impazienti. Uno di loro le scoccò una freccia, inchiodandola a un albero. Gli altri sembrarono arrabbiarsi, ma ormai era troppo tardi. Era già morta, e la bruciarono. Io stessa mi sforzavo di non urlare, così mi limitai a gettare la croce ai suoi piedi… non c’era altro che potessi fare per lei.»

Deglutendo a fatica, Molly ricordò il terrore con cui aveva convissuto in quei primi giorni. Quante volte ai margini della mente si era profilato il pensiero che anche la sua orrenda fine fosse ormai prossima?

Matt sembrava sotto pressione, i lineamenti turbati dall’incertezza.

«Se quanto sostenete è vero» disse senza alcun entusiasmo «allora dove siete stata in questi dieci anni? Non era raro che i Comanche cedessero prigionieri all’esercito in cambio di merci. Io per primo mi sono occupato di quegli scambi parecchie volte.»

«Davvero?» Era stato così vicino durante la sua prigionia? Avrebbe forse avuto maniera di aiutarla? «Eravate nell’esercito?»

«Per un certo periodo.»

«Non ricordo di aver avuto molti contatti con altri bianchi. Non mi trattavano da prigioniera. Fui adottata dalla famiglia di un comanche chiamato Corre Coi Bisonti che mi allevò con le sue due figlie.»

«Come siete fuggita?»

«Rimasi con loro per otto inverni prima che mi abbandonassero con un trafficante nel Nuovo Messico.»

«E con quale tribù eravate?»

«Quahadi» rispose lei.

«Mmm, vivevano in regioni piuttosto remote. Non ho mai avuto rapporti diretti con loro.»

Dunque non era stato così vicino a lei come aveva inizialmente pensato.

«Perché vi hanno barattata dopo otto anni?»

«Ci fu della confusione circa una proposta di matrimonio per me. La figlia maggiore di Corre Coi Bisonti si adirò e lui, in un gesto di buona volontà, scelse di restituirmi alla mia gente.»

«Buona volontà un corno» inveì Matt. «Vi ha tenuta in ostaggio per otto anni.»

«Allora, mi credete?»

Le sue parole rimasero sospese nell’aria, prive di risposta. La pioggia infieriva sul tetto, il tuono ruggiva in lontananza e l’oscurità l’avvolgeva come una vecchia amica. Quante volte si era stretta alle sorelle comanche sotto il lembo di un tepee mentre una tempesta improvvisa sorprendeva la tribù?

«Perché non vi siete fatta viva due anni fa?» Matt sembrava ancora dubbioso.

«Il trafficante mi picchiava» rispose lei con voce d’un tratto roca. «Un vecchio minatore di nome Elijah s’impietosì, mi comprò e mi portò nel profondo Messico.»

Un lampo illuminò Matt. Fletteva la mascella e teneva le mani sui fianchi con atteggiamento indifferente, ma il suo umore diceva ben altro. Non ricordava di averlo mai visto così.

«Chi era il trafficante?»

«Un comanchero chiamato Jose Torres.»

Matt imprecò a denti stretti.

«Lo conoscete?» chiese lei, sorpresa.

«Già. È un ignobile pezzo di…» s’interruppe e inspirò a fondo. «Molti prigionieri, purtroppo, sono passati per le sue mani.»

«Quando Elijah è morto, qualche mese fa, non ho avuto altra scelta se non cercare la via del ritorno» aggiunse. «Non lo avevo fatto prima perché non avevo idea di dove mi trovassi.»

«Ci avete messo due mesi a tornare nel Texas?»

«Mi sono fermata per qualche settimana appena fuori Albuquerque per aiutare un’amica. Mi ha accompagnata qui.»

«E dov’è, adesso?»

«C’incontreremo domani. Si chiama Claire Waters. Quando l’ho trovata era ridotta molto male.» A dire il vero, Molly si era meravigliata che fosse ancora viva, coperta di lividi e sangue com’era, giacente sul letto di uno delle migliaia di arroyos ai piedi delle Sandia Mountains.

D’un tratto si sentì stanca. Gli eventi della giornata, e delle ultime settimane, cominciavano ad avere la meglio. «Dovremmo accendere un fuoco» disse, andandogli incontro verso la porta. Matt non si mosse. Gli occhi incollati su di lei.

Indugiando al suo fianco, Molly azzardò: «Ricordi la volta in cui trovai un serpente a sonagli nascosto sotto un cespuglio di mesquite?» Teneva lo sguardo dritto davanti a sé. «Ero pronta a colpirlo con la fionda, ma tu mi bloccasti il braccio. Quell’estate vegliasti su di me più di chiunque altro avesse mai fatto.»

Sollevò il mento e lo guardò, chiedendosi che cosa gli fosse accaduto in quegli anni. Sembrava aspro, rabbioso e stanco. E zoppicava un po’. Era sposato? Aveva una casa piena di figli? Dieci anni prima era stato così benevolo con lei: paziente, indulgente e sorridente di fronte ai suoi teatrini. Sapeva che sarebbe stato un buon padre.

«Ero convinta che non ti avrei mai più rivisto, Matt.» Sulle sue labbra affiorò un sorriso titubante.

Lui si limitò a guardarla e Molly gli passò accanto in tutta fretta, lasciandolo solo a far chiarezza dentro di sé.

Capitolo Tre

In piedi nella stanza buia, con lo scroscio della pioggia tutt’intorno, Matt sentiva i propri pensieri rimbalzare nella mente.

Molly. Viva.

No! La donna era semplicemente un’abile bugiarda. Forse aveva sentito raccontare la storia degli Hart e aveva deciso di raggirare le persone più vicine alla famiglia. Ma era illogico. Che motivo avrebbe mai potuto avere? Non poteva sapere che proprio oggi lui sarebbe andato al loro ranch abbandonato.

Se si trovava lì era solo perché i due mesi di convalescenza sotto le cure tenaci di sua madre lo avevano reso scontroso e bisognoso di cambiare aria. Per non parlare poi dell’irrequietezza del suo animo.

Quattro mesi aveva trascorso come prigioniero di Augusto Cerillo, un bandito messicano noto per le sue torture. Con gli altri Rangers della propria compagnia ne aveva seguito le tracce per due anni, finché non lo aveva avuto quasi in pugno. Quasi. Se il vecchio compagno d’armi, Nathan Blackmore, non lo avesse tirato fuori, Matt sarebbe di certo morto nell’inferno che Cerillo aveva creato apposta per lui. Il corpo era guarito, a parte la lieve zoppia che il danno alla gamba destra gli aveva causato, ma lo spirito faticava ancora a rimettersi.

Forse era proprio per questo che, dopo dieci anni, si era finalmente deciso a far visita al tumulo di Molly.

E se la donna fosse stata davvero lei?

Matt non riusciva neanche a immaginare le conseguenze. Sfregandosi la guancia ruvida, si accorse che la mano tremava.

Dall’attimo in cui Molly Hart era stata dichiarata morta, la sua vita era cambiata. Rabbioso, aveva giurato che in qualche modo l’avrebbe vendicata. Si era arruolato nell’esercito americano e aveva partecipato alle incessanti campagne di sradicamento dei Comanche dal Texas. Quando i Quahadi – l’ultima nonché la più letale delle tribù comanche – si erano finalmente arresi entrando nella riserva nel ’75, Matt aveva lasciato l’esercito per passare ai Rangers. Il lavoro richiedeva più fegato, la paga era inferiore e le condizioni spesso peggiori, ma rispondeva al suo scopo: eliminare quanti miravano a terrorizzare degli innocenti, ammazzando senza remore uomini, donne e bambini indifesi.

L’eventualità che Molly fosse davvero viva significava forse che per tutti quegli anni aveva combattuto la battaglia sbagliata?