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la grazia di quei sogni con due lune
e d'un colore che non c'è.
MOSTRO
Chi sa di che lievi esperienze del cuore,
di quali amplessi in serene regioni
è frutto e miglior seme l'uomo mite,
nei millenni oscuro mostro indefinibile.
IL MALE
La nube nera che ci copre il sole
non è più grande dell'immane foco
e si sfarà nella sua pioggia e grandine;
ma oggi pare più forte che il dio.
SOGNO DELLA PIAZZA
A un sole vasto che ha la luce della tundra
saltelli a piedi uniti d'una all'altra lastra
entro una piazza che facesti a Urbino, a lato
d'un monumento in una tela del De Chirico
e poi caprïoleggi sul selciato
mentre dintorno un ampio vario numero
di magnanimi spiriti non giudica;
e sai che una qualsiasi tua idea
non uno sdegnerebbe.
Fu un giorno cheto ieri
e quel sogno si crebbe.
ANCOR SI TORNA
Ancor si torna al pelago rivolti
a rimirare il sole e la sua traccia,
la speranza lanciata sulla diaccia
distesa d'acque in tremolanti e folti
punti chiari; ma, gli occhi distolti
da la stella nascente nella caccia
delle prossime onde... carta straccia,
olio di pietra. Ah, gli sguardi stolti,
l'insieme avverso alle sue parti! S'ode
venire un canto giù lungo le prode
d'ignoto autore e volgersi all'abbraccio
della luce di fondo, ormai diffusa
all'orizzonte. Un multiforme straccio
l'acqua sciaborda come una medusa.
PREGHIERA AL LEOPARDI
Caro amico Leopardi, quanto avanti
vedevi tu ne La ginestra i secoli
e nei tuoi versi di Palinodia!
Vollero aprire repentinamente
i quattro canti e non fu più figura.
I quattro lati, liberi, disparvero
e non ne fu quadrato, né fu linea
da tendere in novella ardita forma:
non quadrato e non cerchio;
il vuoto e l'ansia; nulla.
Un Cromagnon moderno che brandeggia
per clava un cellulare
telefono stradale e ignora Dio
ora vive nel nulla,
ora muore nel male.
Santifica i denari,
sacrifica sul dispari e sul pari,
deifica il successo
e lo chiama progresso.
È già chiuso nel nulla
e si pensa divino,
ma si sbianca alla morte,
vi rimane basito.
Caro Leopardi che, indicando il nudo
tuo vero,
mite soffrivi la vacanza della
pietosa fratellanza fra gli umani,
prega per noi col tuo virile canto,
tu che ora vivi immerso nella luce.
QUEI NATALI
Salgono su all'altana
passi, risate e voci senza senso,
ed ecco chiari il tuo nome e gli auguri
che, in un'altra stagione,
altri mossero amando ai nostri puri
volti nel giorno semplice ed intenso
del Natale; diverso
era allora, tra l'albero e il presepe,
il nostro gioco, apriva all'universo.
GIOCHI
Sovente un gioco inutile e ridicolo
giova alla mente affaticata e labile;
conviene dare al cuore ch’è in pericolo
qualche parvenza d’incommensurabile.
ALTO MARE
Dove il mare s'affonda in abissali
neri, sull'alto e docile turchino...
inebriarsi
in pensieri sull'ignoto
profondo, sugli sterminati cieli,
punto centrale al cerchio d'orizzonte
nel mezzo esatto dell'infinità.
ORA CHE NULLA...
Ora che nulla incanta i miei pensieri
in questa molle sera settembrina
se non la quiete e l’animo di ieri
si confonde e il presente non inclina
a rincorse fallaci di levrieri
dietro lepri di pezza né abbacina
la vanità i miei occhi, volentieri,