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Posseduta Dagli Alfa
Posseduta Dagli Alfa
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Posseduta Dagli Alfa

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Il bastardo si stava godendo i suoi sforzi.

L’orgasmo successivo crebbe, finché Claire non poté più ignorarlo, non poté più negarlo. Le si schiantò addosso, facendola inarcare ulteriormente, per cercare di sfuggire alle sue dita e di farsi riempire con qualcosa. Nemmeno lo spesso sperma che era ancora dentro di lei, che gocciolava sulle gambe di Joshua, poteva saziare la sua natura, il suo lato omega, il quale aveva bisogno, esigeva di più.

Joshua si sporse verso di lei, le labbra contro il suo orecchio, la voce dolce e seducente. «Andiamo, tesoro. So quanto lo desideri, quanto dolore devi provare. È proprio qui, prendilo.»

Claire chiuse gli occhi, prima di arrendersi. L’orgoglio non era nulla in confronto all’istinto. Si alzò in piedi con l’aiuto di Joshua, che aveva spostato la mano dal suo clitoride al suo fianco. L’alfa le liberò i polsi, consentendole di allungare la mano fra loro e afferrare la sua erezione.

Era il primo cazzo che toccava da—

Respinse il pensiero. Che cosa importava? Era successo tanto tempo prima, era una persona diversa, allora. Nel bel mezzo del suo calore, quella vecchia vita non aveva importanza.

Il suo pene caldo le sfiorò la figa e Claire se lo strofinò addosso una volta, prima di posizionarlo contro la sua apertura.

Fece un respiro profondo, arrendendosi al bisogno, e si abbassò, trafiggendosi con la sua lunghezza. L’uccello di Joshua la aprì, il bruciore meno intenso di quello provato con Bryce, ma era già stata spalancata da un alfa, no?

«Brava ragazza», le sussurrò, e la lode ebbe lo stesso effetto avuto in precedenza, calmando la sua tensione e costringendola ad abbandonarsi alle sensazioni.

Era proprio quello il punto del calore – allontanava le preoccupazioni. Anche quando si risvegliavano, quando le artigliavano le caviglie, minacciando di trascinarla giù, il calore non glielo permetteva. Si portava via i pensieri, le paure e la vergogna come nient’altro era in grado fare.

Dunque, quando fu giunta fino in fondo, quando le sue cosce si spalancarono e il suo corpo incontrò quello di lui, quando l’alfa fu del tutto dentro di lei, l’omega sospirò profondamente per il sollievo.

Joshua spostò una mano sulla sua nuca e la attirò a sé per un bacio. Con labbra talentuose la stuzzicò, accarezzò le sue, e quando Claire le socchiuse? La lingua dell’uomo ne approfittò. Sapeva di alfa, di tutto ciò che per cui si era svegliata fradicia per anni.

Claire si smarrì nel suo sapore inebriante, nella sua forza. Il resto della stanza scomparve, mentre si sollevava e si lasciava cadere di nuovo. Avvolse le mani intorno alle spalle dell’uomo, le unghie premute contro la sua pelle, mentre faceva ciò che le aveva detto di fare, mentre si prendeva ciò di cui aveva bisogno.

I fianchi dell’alfa si sollevavano in deboli spinte, come se non riuscisse a non scoparla, come se andasse contro la sua natura. Aggiungeva potenza extra alle spinte di Claire, lo faceva affondare più in profondità, fino a raggiungere parti nascoste più profondamente dentro di lei.

«Ti darò ogni goccia di sborra che possiedo, tesoro, e a quel punto userò il mio nodo, così resterà lì, dentro di te. Quando lo farò, voglio che tu dica il mio nome. Puoi dirlo a bassa voce – non è necessario che lo sentano gli altri – ma voglio che tu dica il mio nome, quando mi sentirai darti ciò di cui hai bisogno.»

Claire avrebbe voluto protestare, ma quando Joshua sollevò i fianchi per scoparla più a fondo, ogni obiezione svanì. Il suo cazzo si ingrossò e l’alfa bloccò il suo largo e duro nodo dentro di lei, così da premere con ogni movimento contro la sua figa esausta.

«Joshua», sussurrò, il nome come una supplica sulle sue labbra.

Il suono lo fece esplodere e, con un ringhio, fece esattamente quel che aveva detto. Contrasse le dita contro di lei e venne, riempiendola con il suo sperma caldo. Proprio come prima, ciò estrasse da lei un altro orgasmo e le rubò il fiato, lasciandola ansimante e scossa.

Quando fu in grado di muoversi di nuovo, appoggiò la fronte contro la spalla dell’alfa e si adagiò su di lui, arrendendosi alla sua forza.

Lasciò che gli occhi le si chiudessero, sopraffatta dallo sfinimento, sebbene sapesse che il calore non era ancora finito.

Claire si svegliò con qualcosa che premeva contro la sua bocca. Quando dell’acqua fresca le toccò le labbra, le aprì e bevve.

«Nessuno di voi due si prende abbastanza cura delle donne.» La voce era nuova, né Bryce né Joshua. Il terzo uomo? Quello che aveva fatto le fusa?

«Ti preoccupi troppo. Le omega sono più resistenti di quel che pensi.»

Quando l’alfa allontanò l’acqua, Claire aprì gli occhi e si ritrovò sul divano, distesa, il terzo uomo appollaiato al suo fianco.

«Non sei stata priva di sensi a lungo. Hai dormicchiato solo per una ventina di minuti.» Mise da parte il bicchiere, poi fece correre le dita fra i suoi capelli. «Come ti senti?»

Claire usò la lingua per inumidirsi il labbro inferiore, mentre decideva. «Okay», disse, la sua voce debole ed esitante. Si trovava in bilico, ancora abbastanza narcotizzata dal suo calore per non farsi prendere dal panico, ma lucida a sufficienza per sapere che avrebbe dovuto.

Le labbra dell’uomo si allargarono in un sorriso, più gentile di quelli visti fino a quel momento. «Bene.» L’alfa inspirò con il naso, lentamente e profondamente. Un attimo dopo, scosse la testa. «Non hai ancora finito, omega. Il tuo calore non se ne è ancora andato del tutto.» Posò una mano sul suo basso ventre, il palmo fresco contro la sua pelle bollente, e prese a massaggiarla.

L’azione la fece sussultare, il suo corpo dolorante e stanco ma insoddisfatto.

L’alfa si fermò, fece scivolare la mano sul suo fianco e fece le fusa. «Va tutto bene, amore. Calma. Pensavo fossi indolenzita, ormai. I miei amici non sono esattamente delicati.»

Man mano che si svegliava, man mano che il tocco delle dita dell’uomo e il suo profumo la circondavano, Claire sentiva il calore crescere di nuovo. Minacciava di trascinarla di nuovo sotto le sue onde.

Le labbra dell’uomo si inarcarono, il suo sorriso totalmente diverso da quello di Joshua. «Le tue pupille si stanno dilatando e il tuo respiro si sta velocizzando. Lo senti, vero?»

Claire si inarcò verso il suo tocco. Le sue cosce bagnate sfregavano l’una contro l’altra, mentre gli ormoni che guidavano il suo calore aumentavano, mentre la trascinavano sotto il peso della natura.

L’uomo si sporse verso di lei e premette la fronte contro la sua, l’azione sorprendentemente dolce vista la situazione, visto ciò che era accaduto. Era ricoperta di sudore e sperma, ma l’alfa strofinava il naso contro di lei come se fossero due amanti, come se gli importasse di lei, come se tutta quella situazione non fosse un disastro totale. La assaporò, facendo correre la lingua lungo la linea che separava le sue labbra, premute l’una contro l’altra. Prima che potesse aprirle, si allontanò.

«Non importa se è dolorante, Kaidan. Sai benissimo di cosa ha bisogno. Cercare di negarglielo solo perché è dolorante non farà che peggiorare le cose nel lungo periodo» disse Bryce, appoggiato al muro, gli occhi scuri abbastanza intensi da rendere Claire nervosa.

Kaidan, l’uomo insieme a lei, non rispose a Bryce. Anzi, guardò Claire come se non riuscisse a distogliere lo sguardo. «Non preoccuparti. Mi prenderò cura di te.» Scivolò giù dal divano, piazzando le mani sul suo interno coscia per spalancarle le gambe. Accarezzò la sua pelle con le dita, una carezza gentile che la fece rabbrividire. «Provi dolore ora, ma presto tutti quegli ormoni subiranno un’impennata e non sarai più indolenzita. Non sentirai che il piacere. Ti fidi di me?»

Si fidava? Claire scosse la testa. Non si fidava di nessuno, men che meno di alfa sconosciuti. Non ci si poteva fidare degli alfa, indipendentemente da quanto dolci fossero i loro sorrisi o le loro parole o quanto fossero utili i loro cazzi.

Kaidan si fermò, il sorriso scivolò via dalle sue labbra. Disegnò piccoli cerchi sulle sue ginocchia con i pollici. «Immagino ci fosse da aspettarselo, date le circostanze. Prova, solo per un momento, a fidarti di me.» Le sue mani erano abbastanza grandi da sopraffarla, mentre le trascinava dalle ginocchia alla congiuntura del suo corpo e viceversa. L’uomo scivolò verso il basso fino a posare le ginocchia sul pavimento, la parte superiore del suo corpo sorretta dal divano. La posizione fece sì che la sua faccia si trovasse al livello della sua figa. Il suo respiro la solleticò, dandole i brividi, mentre parlava. «Rilassati. Te lo sei meritato.»

Le cosce di Claire incorniciavano i lineamenti dell’alfa, gli occhi blu, i capelli chiari tagliati corti. Non possedeva i tratti infantili di Joshua, né quelli spigolosi di Bryce. Ciononostante, qualcosa sul suo viso, una certa onestà, le fece aprire le gambe.

Kaidan tornò a sorridere e premette un bacio sul suo interno coscia. «Ecco qua» disse, prima di abbassare le labbra sulle sue pieghe.

Il primo colpo della sua lingua le fece sollevare i fianchi dal divano. L’alfa infilò le mani sotto le sue cosce e le afferrò per tenerla ferma, prima di far scorrere la lingua lungo le sue pieghe, immergendovela dentro.

Doveva sentire il sapore dello sperma di Bryce e Joshua, ma a giudicare dal suo grugnito soddisfatto, non gli interessava. Usò la lingua per esplorare le sue pieghe, assaporando e stuzzicando ogni luogo che riusciva a trovare, fino a che raggiunse il suo clitoride. Vi fece correre la lingua intorno, poi usò una mano per scoprirlo. Non la gustò con scarso entusiasmo, non come aveva sentito dire, non come una spiacevole incombenza. No, la leccò con fervore, come se non ci fosse altro luogo in cui avrebbe preferito essere che a banchettare fra le sue gambe. Le sue labbra, la sua lingua, il delicato stuzzicare dei suoi denti, si mescolarono tutti insieme.

Claire chiuse gli occhi. Si focalizzò sulle carezze della sua lingua, i tiri delicati quando chiudeva le labbra intorno al suo clitoride e succhiava. I suoi fianchi si mossero, cercando di più e l’alfa, cogliendo la sua allusione, le diede ciò di cui aveva bisogno. Succhiò più forte, portandola sempre più in alto.

Claire aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo, vide quegli occhi blu che la osservavano da in mezzo alle sue gambe e la vista le fece perdere il controllo. Venne, la stessa sensazione di vuoto dovuta al non averlo dentro, ma non era lo stesso gioco a cui stava giocando Joshua. Non si trattava solo di una tattica, di un modo per ottenere ciò che voleva, di un mezzo per raggiungere un fine.

La faceva sentire più al sicuro.

Kaidan premette di nuovo la lingua contro la sua apertura, scavando dentro di lei, mentre il suo corpo si contraeva, colpito da un’altra scossa. L’alfa si mosse verso l’alto, coprendola con il proprio corpo, poi si impossessò delle sue labbra in un bacio.

Fece passare la lingua fra le sue labbra e Claire sentì il proprio sapore. Non solo il suo, ma anche quello di Bryce e Joshua. L’omega che c’era in lei si godette golosamente lo sperma di non uno, ma due, alfa.

Gemette intorno alla sua lingua, succhiando per acchiappare ogni goccia che le stava offrendo. Tra l’orgasmo e il sapore di sperma, il suo corpo si riprese e cominciò a esigere di essere soddisfatto di nuovo.

Kaidan appoggiò il proprio peso su un ginocchio, si mise in posizione e affondò il suo cazzo duro dentro di lei con un movimento fluido. Scivolò dentro di lei con un colpo deciso e costante, riempiendola senza esitazione. Proprio come aveva promesso, non le fece alcun male. Non era indolenzita, non piagnucolava, non voleva tirarsi indietro.

L’alfa non interruppe il bacio mozzafiato neanche mentre le afferrava la coscia e se la metteva intorno al fianco. La scopò con colpi lenti e rilassati. Il che la aiutò ad alleviare la tensione nel suo stomaco, la aiutò a riprendersi dal calore, dal bisogno.

Non era più disperata come prima, non più così fuori di sé. Gli circondò le spalle con le braccia e gli massaggiò il collo, vicino all’attaccatura dei capelli. Il peso del suo corpo premeva contro di lei, una cosa che le era mancata, che l’aveva tenuta sveglia così tante notti nell’ultimo decennio.

Claire sollevò i fianchi per incontrare i suoi affondi, in quella che era forse la sua prima vera esperienza di sesso alla pari. Era un dare e un ricevere. Era dolce e, per un attimo, la fece sentire libera. Non in trappola, non preoccupata, semplicemente felice.

Il tempo continuò a scorrere, anche se non avrebbe saputo dire quanto, persa com’era nei movimenti del suo corpo, nel modo in cui la avvolgeva. Quando il rigonfiarsi rivelatore del suo cazzo premette contro di lei, dicendole che l’alfa non poteva più trattenersi, Claire stava per essere consumata dalla disperazione. Bramava il modo in cui il suo lungo membro si sarebbe mosso a scatti dentro di lei, il modo in cui il suo corpo massiccio l’avrebbe bloccata, mentre la saziava con il suo sperma.

Non era indolenzita, ma era stanca. Ridotta all’osso dal sesso, dal calore che troppo a lungo aveva negato, da tutto. Pur sapendo con certezza che ci sarebbero volute ancora delle ore, non riusciva a pensarci. Kaidan interruppe il bacio e affondò la faccia nel suo collo, il naso contro il suo battito. La bloccò con il suo nodo, più spesso di quello degli altri, una presenza immensa che la fece gridare in segno di resa. L’alfa infilò le dita fra i suoi capelli, una presa stretta ma rassicurante. «Chiudi gli occhi, amore. Risposati per un po’.»

Claire non ebbe la forza di lottare contro la stanchezza che la travolse. Chiuse gli occhi, cullata nel sonno dall’odore travolgente dei tre uomini che l’avevano montata, i tre di cui non sapeva nulla, i tre uomini dai quali sarebbe dovuta fuggire una volta sveglia.

Capitolo tre

Bryce accarezzò il fianco dell’omega con le dita mentre la guardava dormire. Era circondato dal suo profumo allettante, che aveva impregnato ogni fessura dell’ufficio.

Non sarebbe mai riuscito a lavorare di nuovo lì dentro senza diventare duro, senza pensare al suo corpo, il suo sapore, il morso delle sue unghie mentre esigeva di più. Ogni sguardo alla scrivania, al divano, al muro – ogni cosa gli avrebbe riportato alla mente quella notte. L’avrebbe rivista davanti a sé, piegata sulla scrivania, i seni premuti contro la superficie. Avrebbe ricordato il suo aspetto, le cosce formose spalancate mentre Joshua immergeva il suo cazzo dentro di lei, la schiena contro il muro, le gambe avvinghiate intorno ai suoi fianchi. Erano immagini di cui non sarebbe riuscito a liberarsi.

Joshua era svenuto sul divano, il suo russare esausto una testimonianza di quanto duramente ognuno di loro si fosse impegnato per soddisfare la povera omega.

Nonostante fossero in tre a occuparsi di lei, il calore di un’omega non era una cosa adatta ai deboli. Il corpo della donna le aveva urlato contro e lei aveva usato denti e unghie per soddisfarlo. Avevano fatto a turno, lasciandole il tempo di riprendersi prima che il suo corpo si scaldasse di nuovo, che le sue cosce si bagnassero e iniziassero a sfregare l’una contro l’altra, segnalando l’insorgere di una nuova ondata di desiderio. Ogni volta, uno di loro si era fatto avanti, pronto a offrirle ciò di cui aveva bisogno. Entro mattina, sarebbero stati tutti doloranti.

Sebbene avessero già avuto delle omega in passato, non lo avevano mai fatto con una in calore. I rischi erano troppo alti.

Chi era?

Perché si era introdotta nel loro ufficio?

Perché diavolo avevano reagito a quel modo?

Certo, l’istinto aveva fatto la sua parte. Qualsiasi alfa avrebbe fatto fatica a respingere un’omega in calore. Provavano dolore quando non trovavano soddisfazione, quando nessun alfa usava il suo nodo su di loro e alcune potevano persino farsi del male o morire se rimandavano troppo a lungo. Anche se fosse stato in grado di resistere a quell’esigente istinto, Bryce non riusciva a immaginare di lasciare un’omega a soffrire.

A giudicare dal rossore sul suo viso e dalle ore che c’erano volute perché il calore iniziasse a scemare, l’omega aveva atteso fottutamente troppo.

Il solo pensiero gli fece serrare la mano sul suo fianco. Perché avvelenarsi con gli inibitori per così tanto tempo? Perché negare un bisogno primario fino a rischiare di mettere a repentaglio la salute e la sicurezza?

A volte le omega avevano bisogno degli inibitori, come quando erano ricoverate in ospedale, dove il calore poteva rivelarsi più pericoloso delle medicine, soprattutto se circondate da alfa. La presenza dei feromoni degli alfa poteva innescare il calore e, più a lungo l’omega lo aveva negato, maggiori erano le probabilità che accadesse. Era una questione di costi e benefici.

Tuttavia, non sarebbe mai riuscito a comprendere quelle omega che li prendevano in continuazione, che ingoiavano pillole tutti i giorni per tenere a bada qualcosa che era scritto nel loro DNA. Certo, il calore era sgradevole, estenuante e fastidioso. Eppure, era parte della loro natura. A Bryce non piaceva che l’odore dell’eccitazione di una donna gli facesse comparire un’erezione, ma era nella sua natura. Non avrebbe ingoiato del veleno per fermarlo.

Con lei, tuttavia, andava al di là del non comprendere. Si era trasformato in rabbia, in frustrazione. E se fosse andata in calore vicino ad alfa meno onesti? Vicino ad alfa che avrebbero abusato di lei? Che le avrebbero fatto del male? Che avrebbero approfittato della situazione?

Quando in calore, un‘mega non aveva alcuna difesa, alcun potere, niente. Diventavano schiave dei loro bisogni e del loro istinto.

Bryce scosse la testa e, quando l’omega emise un gemito sofferente nel sonno, allentò la presa.

La spossatezza iniziò a farsi sentire, ricordandogli che Kaidan e Joshua stavano già dormendo e che anche lui avrebbe dovuto fare lo stesso. Aveva aspettato, si era trattenuto finché gli era stato possibile farlo, i muscoli indolenziti e le palpebre rese pesanti dalla fatica.

Alla fine, si arrese. Si sistemò sul pavimento, il cuscino sotto la testa dell’omega, il suo braccio intorno a lei. Fece un ultimo profondo respiro, lasciando che il profumo della donna lo marchiasse più a fondo di quanto si sarebbe immaginato.

Doveva fare il pieno di energia perché, una volta svegli, avrebbero avuto un’omega con cui fare i conti e sospettava che si sarebbe rivelata piuttosto difficile da gestire.

* * * *

Non era stata la luce a svegliare Claire. Non era stata neanche la posizione scomoda in cui aveva dormito, o le cosce appiccicaticce, o il profumo di alfa, o il dolore in ogni suo muscolo.

No, a svegliarla era stato l’alzarsi e l’abbassarsi della sua testa. Ritmico. Regolare. Ininterrotto.

Socchiuse gli occhi, le sopracciglia aggrottate. Dove si trovava?

I ricordi della notte le tornarono alla mente quando capì che cosa avesse causato il movimento. La sua guancia riposava sul petto nudo di Bryce.

Sollevò la testa, muovendosi lentamente, terrorizzata dall’idea di svegliarlo. L’alfa aveva i capelli scuri rizzati dove si faceva da cuscino con il braccio. La peluria del viso, corta e curata, che ombreggiava la sua mascella spiccava sulla sua pelle abbronzata e le sue labbra piene erano premute fra loro, un aspetto duro persino nel sonno.

Da lì, le cose non facevano che peggiorare. Claire era sdraiata per terra e dietro di lei era sdraiato Kaidan. Joshua dormiva sul divano, anche se il suo braccio pendeva di lato, le dita sulla sua caviglia, come se non potesse dormire senza un qualche tipo di contatto. I suoi capelli biondi, più lunghi di quelli degli altri, erano tirati indietro dal viso. La linea dura della sua mascella era in bella mostra sulla sua faccia ben rasata. Nel sonno, la sua bellezza da playboy era priva di quel lato minaccioso che aveva prima. Dormiva sulla schiena, l’allettante restringersi dei suoi fianchi, dove i suoi addominali conducevano alla sottile scia di peli chiari che scendeva fino all’inguine, in bella vista. Nel momento in cui il suo sguardo cadde sul suo cazzo, Claire lo distolse velocemente.

Persino dopo essere stata con Kaidan, non era finita. Il ricordo di ognuno di loro le tornò alla mente, di come fosse passata dall’uno all’altro, così velocemente verso la fine da fare a malapena una pausa. Il successivo l’aveva toccata e baciata, eccitandola di nuovo, prima che avesse finito con il precedente.

I capelli scuri e rasati di Kaidan le ricordarono di come avesse fatto scorrere le mani sulla sua testa mentre lo baciava. Le cosce di Claire erano arrossate dove la sua corta barba aveva sfregato contro la sua pelle. L’alfa non indossava nulla, il che significava che le linee marcate del suo corpo erano bene in vista. Le sue spalle larghe mostravano degli avvallamenti dove i suoi muscoli si avvolgevano intorno al suo corpo e Claire ripensò a come avesse usato quei muscoli per tenerla sollevata.

Quanti giri aveva fatto? I ricordi della notte erano confusi, così come il tocco delle loro mani, le chiare differenze fra ogni uomo. Non ne aveva idea.

Quello che sapeva era che doveva andarsene da lì prima che uno di loro si svegliasse.

Gli alfa tendevano a tenersi strette le omega quando le trovavano, quando usavano il loro nodo. Claire non poteva permettere che la trattenessero, non poteva essere registrata. Aveva cose da fare, persone di cui occuparsi.

Si alzò lentamente, stando attenta a posare la mano sul pavimento nello spazio fra i loro corpi e a non muoversi troppo velocemente per non svegliarli.

Gli uomini avevano passato la notte a soddisfarla e, a giudicare dalla profondità del loro sonno, ne stavano pagando le conseguenze. Lei, invece, era piena di energia, grazie al calore. Più che altro, voleva del cibo. Molto cibo ricco di proteine per recuperare le forze.

Ma avrebbe dovuto aspettare. Prima di tutto, doveva lasciare quell’ufficio e correre il più lontano possibile.

Si liberò dalla sua posizione in mezzo a Bryce e Kaidan, ignorando i loro corpi ancora nudi e tutte le cose che avevano fatto con essi la notte precedente. Non poteva rischiare che un’altra ondata di feromoni li svegliasse.

Si mosse silenziosamente per la stanza sulla punta dei piedi. Non riusciva a trovare le mutande, ma non perse tempo con l’intimo. Trovare i pantaloni e la maglietta e indossarli nel minor tempo possibile, prima che si svegliassero, era molto più importante. Non poteva camminare fino a casa nuda e con dello sperma secco sulle gambe e in molti altri punti del suo corpo.

Claire fu presa dal desiderio di sollevare un braccio e leccarne via una macchia, e quasi lo fece, prima di scrollarsi il pensiero di dosso. No. Quella follia doveva finire.

Si tirò su i jeans e li abbottonò, prima di afferrare la maglietta. Senza il reggiseno e le mutande, il tessuto strofinava contro la sua pelle, irritandola. Ignorò la sensazione di disagio, perché preferiva un’irritazione all’idea di svegliare i tre alfa.

Un brontolio proveniente dal pavimento le fece ruotare di scatto la testa in quella direzione. Le sopracciglia di Bryce si unirono, mentre la sua mano tastava in giro, come se il suo corpo avesse percepito l’assenza di Claire persino nel sonno.

Doveva andarsene, subito. Se non lo avesse fatto, si sarebbero svegliati. Avrebbero potuto chiamare la polizia, avrebbero potuto farle domande sul perché si trovasse lì, avrebbero potuto semplicemente trattenerla e non lasciarla andare mai più.

Quindi, Claire abbandonò le scarpe, le calze e tutto il resto. Avrebbe camminato a piedi nudi. Meglio qualche taglio sui piedi che restare.

Qualsiasi cosa pur di non affrontare i tre alfa.

* * * *

Bryce camminava avanti e indietro, la sua rabbia un’ondata di fuoco che avrebbe fatto indietreggiare la maggior parte delle persone.

Kaidan si limitò a sbadigliare, mentre lo osservava dal suo posto sul divano. Il temperamento instabile di Bryce era normale quanto respirare. Infatti, se Bryce era calmo, allora c’era da preoccuparsi.