banner banner banner
Posseduta Dagli Alfa
Posseduta Dagli Alfa
Оценить:
Рейтинг: 0

Полная версия:

Posseduta Dagli Alfa

скачать книгу бесплатно


Claire chiuse l’armadietto con uno spintone, facendo stridere il metallo, e sbuffò. Dove diavolo poteva cercare ancora? Dove altro avrebbe potuto trovare qualcosa sui clienti e gli orari di installazione?

Lo schiarimento di una gola alle sue spalle la fece sobbalzare. L’avevano beccata? Poteva trarsi d’impaccio? Quando si voltò, si ritrovò faccia a faccia con il suo peggior incubo. Tre uomini enormi stavano in piedi fra lei e l’unica uscita.

No, non semplici uomini. Non appena gli odori la colpirono, il suo stomaco si contrasse e la sua testa prese a girare, si rese conto di tre cose.

Uno, i tre uomini erano alfa.

Due, erano gli alfa che passavano sempre il tempo in quella stanza.

E tre – la parte peggiore – Claire era certamente in calore.

Si piegò in due, i crampi allo stomaco. Afferrò il lato della scrivania per restare in piedi, il respiro le entrava e usciva a fatica dal petto, mentre il suo corpo impazziva.

Era in calore. Il suo corpo si stava ribellando contro gli anni di inibitori, usati per mantenere i suoi cicli naturali sottochiave, il dolore tanto forte da metterla quasi in ginocchio. Gli importava solo degli alfa nella stanza, gli alfa che avrebbero potuto saziare il bisogno che le strisciava dentro.

«Chi sei tu?» La domanda proveniva da uno degli uomini, ma era tanto lontana. O almeno, così le parve, come se avesse parlato attraverso l’acqua a chilometri di distanza.

Quando una mano si posò sul suo braccio, Claire si rese conto che doveva aver parlato da più vicino.

Non riusciva a ricordare nessuna delle scuse che si era inventata. Tutto al di là del bisogno graffiante dentro di lei svanì, finché non poté far altro che voltarsi e premere la faccia contro il collo caldo di uno degli alfa, per riempirsi i polmoni del suo profumo.

«Cazzo. È in calore.»

Delle mani le afferrarono le braccia, allontanandola dal tepore e dal profumo. Lottò, un ringhio sulle labbra, finché non si rese conto che anche i due che l’avevano spostata erano alfa. Ognuno di loro avrebbe potuto soddisfarla, avrebbe potuto scacciar via il dolore che si era diffuso in tutto il suo corpo, che le aveva contagiato la mente, riducendola a puro istinto.

L’alfa contro cui aveva premuto il proprio corpo le afferrò le guance, costringendola a guardarlo negli occhi. Poi, emise un forte ringhio che attirò la sua attenzione, sorpresa da una punta di paura ed eccitazione. «Hai delle medicine per fermare tutto questo?»

Claire scosse la testa. Come la maggior parte delle omega, aveva lasciato le medicine a casa, dove non gliele avrebbero potute trovare addosso. Non aveva mai pensato di poter essere colta dal calore fuori casa. Prendeva le pillole per tempo, senza errori, senza mai dimenticare una dose. Il prezzo per la dimenticanza era troppo alto.

Perché sta accadendo?

L’alfa strinse le labbra e la sua mano si fermò sul basso ventre di Claire. Quel semplice tocco le fece contrarre la fica intorno al nulla e sollevare i fianchi.

Un ringhio simile provenne dagli altri uomini, interrotto altrettanto velocemente.

L’alfa si voltò per parlare con uno degli altri due, ma le parole non interessavano a Claire. Non avevano importanza.

«È troppo tardi.»

«Non puoi semplicemente usare il nodo con un’omega che fa irruzione qui.»

«Che altro dovremmo fare? Questo tipo di reazione? Il modo in cui odora di lavanda? Lo sta rimandando da troppo tempo.»

«Potremmo chiamare la polizia. Hanno degli alfa nello staff per occuparsi di queste cose.»

«Così noi non sapremo mai perché si trova qui e lei finirà nel sistema? Andiamo, Bryce, sai cosa succede a quelle omega.»

Stavano discutendo, ma l’alfa di fronte a lei le consentì di strisciare il naso contro la sua gola, di annegare nel suo profumo, quindi Claire smise di lottare. Il suo odore, la stretta delle mani dell’altro e la mano sul suo basso ventre erano sufficienti per il momento.

Troppo presto, l’alfa si allontanò per guardarla negli occhi. «Cosa vuoi, omega? Posso chiamare la polizia e con loro ci sarà un alfa che ti potrà aiutare.»

Polizia. Arrestata. Registrata. Quelle parole penetrarono nel suo stordimento e le fecero scuotere la testa. Non poteva permettere che accadesse, non poteva lasciarglielo fare.

«Piano, omega» disse l’alfa alla sua sinistra, facendo delle leggere fusa dopo le sue parole.

In qualsiasi altro momento, Claire sarebbe stata pronta a ringhiare all’idea di un alfa che la calmava con le sue fusa, ma in quell’istante, la aiutò. Alleviò la paura e la tensione.

L’alfa che aveva di fronte scambiò uno sguardo con gli altri due, prima di annuire. «Okay. Non chiameremo, non ancora, ma la situazione resta la stessa. Sei in calore e, a giudicare dalle tue reazioni, lo stai rimandando da tempo. Noi possiamo aiutarti, omega.»

Noi?

Claire non aveva mai voluto neanche un singolo alfa, figurarsi tre. Se l’era cavata per un decennio senza il tocco di uno di loro, senza cedere a quella parte di lei che odiava. Come avrebbe potuto gettare tutto al vento? Come avrebbe potuto arrendersi a quello che aveva lottato tanto duramente per rifuggire?

«Che cosa vuoi?» sbottò l’uomo davanti a lei.

Claire trasalì e quello alla sua destra rispose aspramente: «Non sai proprio come rivolgerti alle donne, eh? Guarda, tesoro, proverai dolore, potrebbe anche essere pericoloso. Hai atteso troppo a lungo. Non sarà divertente, non senza un po’ d’aiuto.» La sua voce suonò dolce, affascinante.

Un’altra ondata la scosse con violenza e un esile gemito lasciò la sua gola.

L’ultimo uomo parlò, quello silenzioso che aveva fatto le fusa per lei. Fece scorrere un dito lungo il suo mento, un tocco leggero verso il quale Claire si inclinò. «Non ti faremo del male. Sarai al sicuro, te lo prometto.»

Claire fece un passo indietro, scuotendo la testa per schiarirsi le idee e gli uomini la lasciarono andare. Si ritrovò così di fronte a tutti e tre, ognuno più grande, più forte e più potente di lei.

Che cosa voleva?

Si inumidì le labbra con la lingua prima di annuire. «Voglio voi.»

La schiena di Claire colpì il muro, così velocemente da farla sussultare. L’uomo che aveva parlato per primo la coprì con il proprio corpo, prendendosi il suo primo bacio.

Le mani forti dell’alfa le scivolarono addosso, le prime carezze rapide, come se stesse memorizzando la sua forma. Con uno strattone le sfilò la maglietta dai jeans. Claire si lasciò sfuggire un grido quando sentì il calore della pelle dell’uomo contro la propria, ma lui inghiottì il suono.

L’alfa interruppe il bacio per strapparle via la maglietta, approfittando della pausa per parlare. «Il mio nome è Bryce. Dillo.»

Claire si rifiutò. Non voleva nessun legame fra di loro, non voleva dargli niente di più di ciò che la biologia esigeva da lei.

Il ringhio che seguì il suo rifiuto incrementò la sua eccitazione, il suono a malapena trattenuto e primitivo. «No? Dimmi il tuo nome, allora.»

Di nuovo, non lo avrebbe fatto. Il suo nome apparteneva solo a lei. Non lo doveva a nessun alfa. Non era il nome che aveva ringhiato prima, quando non aveva avuto voce in Capitolo, quando aveva accettato docilmente il suo posto. No, Claire era il nome che si era creata, la vita che aveva costruito per sé, e apparteneva solo a lei.

L’uomo le sbottonò i jeans con un rapido movimento e le abbassò la cerniera, prima di spingere la mano all’interno. Fece scivolare le dita contro la sua figa fradicia e gemette, scaldandole l’orecchio con il suo respiro.

Tirò fuori la mano e le fece scivolare i jeans e la biancheria intima sui fianchi. Usò il piede per farli cadere a terra, ma Claire, con le scarpe ancora addosso, non riuscì a liberare i piedi.

Un borbottio, poi un altro paio di mani si occupò delle scarpe. «Sei sempre stato impaziente», disse quello affascinante.

Bryce ruotò la testa per ringhiare contro l’uomo che lo stava aiutando a svestirla. «Sta’ zitto, Joshua.»

Una volta che i pantaloni e le scarpe furono spariti, Bryce la fece voltare e la spinse contro il muro. La vernice levigata le rinfrescò la guancia, dandole sollievo dal fuoco che le bruciava la pelle.

Bryce le afferrò la base del collo con una mano, mentre con l’altra le allontanava i fianchi dal muro. Le separò i piedi con un calcio, aprendole le gambe, e premette la punta arrotondata del suo uccello contro la sua figa.

Prima di entrare dentro di lei, si fermò, sporgendosi in avanti per graffiarle il lobo dell’orecchio con i denti. «Il mio nome. Dillo.»

Claire scosse la testa, azione che la portò a premere ancora di più la guancia contro il muro.

Il ringhio dell’alfa risuonò grave, minaccioso, e non fece che accrescere il bisogno dell’omega. «Sei fortunata che non riesco a resistere al tuo odore. Altrimenti? Mi farei supplicare prima di concederti alcunché.» Le morse la spalla e i suoi fianchi si mossero in avanti fino a riempirla.

Claire emise un gemito come non ne sentiva da tempo. Lungo, protratto e disperato. Le sue mani, premute contro il muro, si contrassero, mentre il cazzo dell’alfa la dilatava.

Il suo uccello la riempiva, obbligando il suo corpo ad aprirsi, ad arrendersi a lui. Ogni grosso centimetro che le spingeva dentro le provocava un altro fremito, mentre accarezzava parti di lei rimaste inviolate per anni. L’uomo stava risvegliando in lei qualcosa che credeva morto da tempo, una brama e un desiderio così potenti da spaventarla. Non si fermò, né rallentò la sua avanzata, e il corpo di Claire accolse avidamente tutto ciò che aveva da offrire.

Era passato un decennio dall’ultima volta che aveva fatto sesso, un decennio da quando si era concessa tutto questo. I ricordi della sua ultima volta l’avrebbero sopraffatta se non fosse stato per il calore, che le lasciava solo l’istinto e il bisogno, senza spazio per il passato.

Se Bryce non le avesse dato ciò di cui aveva bisogno, si sarebbe messa a graffiare il muro con le unghie e a esigerlo.

Ma l’alfa glielo stava dando. Le spinte dei fianchi di Bryce, il modo in cui il suo corpo si arrendeva a quello di lui, le fecero inarcare la schiena. L’uomo continuò a morderla finché il suo corpo non fu premuto saldamente contro quello di lei, finché non le ebbe infilato dentro ogni grosso centimetro, intrappolandola tra sé e il muro, entrambi inamovibili.

A quel punto, le liberò la spalla, poi fece correre il naso lungo la sua gola, fin dietro l’orecchio. Il petto dell’alfa non lasciava nemmeno un centimetro di spazio fra loro, mentre inspirava e si lasciava sfuggire un gemito inebriante. Non le diede il tempo di adattarsi. La mano che non la stava intrappolando contro il muro si spostò sul suo fianco e l’uomo iniziò a imporle un ritmo violento.

Il suo cazzo stuzzicava le pareti vaginali di Claire, strisciando contro ogni punto sensibile dentro di lei, ma le sue spinte potenti non facevano nulla per il suo clitoride. I suoi capezzoli si indurirono contro il reggiseno, l’unico indumento che aveva ancora indosso, ma non era sufficiente. Claire mosse la mano verso il basso, pronta a infilarla fra le cosce per accarezzarsi il clitoride e raggiungere l’orgasmo.

Bryce, tuttavia, gliela afferrò e la immobilizzò contro il muro. «Verrai solo intorno al mio nodo.» Il suo ordine stridente raggiunse una parte profonda dentro di lei.

In qualsiasi altro momento, quella dominanza l’avrebbe terrorizzata. Andava al di là del suo essere un alfa, era qualcosa di più profondo. I suoi ordini le bruciavano la pelle e avanzavano lentamente dentro il suo corpo, fino a farle desiderare tutto ciò che lui desiderava.

Al pensiero del suo nodo, di come si sarebbe sentita di lì a poco, Claire premette più duramente contro di lui. Voleva di più, voleva tutto. Desiderava sentire come il suo cazzo si sarebbe gonfiato alla base, bloccandoli insieme e allargandola in un modo che nessun giocattolo sarebbe stato in grado di replicare.

Il calore sarebbe durato ore e, con gli altri due alfa nelle vicinanze, non ci sarebbe stata alcuna mancanza di appagamento per lei. Si sarebbe preoccupata dei rischi in seguito.

Premette le mani contro il muro e spinse verso di lui, accogliendolo più in profondità.

L’alfa spostò la mano dal suo collo ai suoi capelli, afferrandoli con forza. La strattonò verso di sé per rubarle un tiepido bacio mentre la scopava. La forza del suo corpo in bella mostra mentre la dominava.

Un ringhio più forte, più possessivo gli attraversò le labbra, inghiottito da Claire, prima che la base della sua lunghezza si gonfiasse dentro di lei. La nuova pressione la costrinse a gridare. Il nodo, grande quasi quanto un pugno, sfregava contro nervi nascosti dentro di lei che non potevano essere soddisfatti in altro modo. Invece di allontanarsi, l’uomo strusciò contro di lei, mentre il suo nodo cresceva e si allargava, costringendo il corpo di Claire a adattarsi alla nuova larghezza. Finalmente, il nodo si agganciò dietro il suo osso iliaco e la sensazione di essere intrappolata, il bisogno istintivo che solo il nodo riusciva a soddisfare, le fece gettare indietro la testa. Fu attraversata da una scossa di puro piacere, che le rubò ogni pensiero dalla mente e il respiro dai polmoni mentre veniva.

Non aveva alcuna possibilità di combatterlo e, dannazione, non voleva farlo. La biologia era una troia e l’aveva spinta oltre il limite. La sua figa si contrasse, pulsando intorno a lui, spremendo il suo nodo. Il cazzo dell’alfa ebbe uno sussulto, il suo bacino strusciò contro di lei, dato che non poteva ritrarsi o muoversi, a parte piccoli spostamenti.

L’alfa venne, riempiendola con ciò di cui aveva così disperatamente bisogno. Il suo sperma, come un unguento, alleviò il dolore nel corpo di Claire, la tensione. Come un segnale alla natura che aveva ceduto, che si era arresa, non solo a lui, ma al suo stesso violento istinto. Non che sarebbe durato, non dopo che il calore fosse finito.

Con ogni spruzzo di sperma che si faceva strada a forza nella sua figa, la voglia di combattere di Claire si attenuava. L’alfa la prese fra le braccia, stringendola a sé, sostenendo il suo peso. «Brava omega», sussurrò, e cazzo se l’elogio non la colpì dritta nel suo centro, facendola serrare nuovamente intorno a lui.

Capitolo due

Bryce arretrò, bloccato dentro di lei, prima di collassare sul divano. Ogni strattone del suo solido nodo contro il corpo affaticato dell’omega la faceva piagnucolare sommessamente, mentre la sensazione di essere in trappola si insinuava dentro di lei.

Almeno, così fu, finché un altro paio di mani forti le accarezzarono i fianchi, per poi scivolare sulla sua schiena per slacciarle il reggiseno. Degli occhi verdi e un sorriso fin troppo affascinante apparvero davanti a lei, mentre l’altro alfa le toglieva il reggiseno. «Ehilà, bellezza.»

Claire si accigliò, ma non disse niente. L’uomo si sporse verso di lei e catturò le sue labbra in un bacio.

Non la baciò allo stesso modo di Bryce, come per esercitare il proprio possesso. No, la sedusse, la stuzzicò e giocherellò con il suo labbro inferiore, finché non socchiuse le labbra e lo fece entrare. Prese i suoi seni nei palmi delle mani e strofinò i pollici sui suoi capezzoli. Il tocco scatenò un’altra scossa, facendola contrarre nuovamente intorno al nodo di Bryce.

Bryce gemette, le mani sui fianchi di Claire. «Maledizione, Joshua, aspetta il tuo turno.»

«Non sono mai stato bravo ad aspettare.» L’alfa, Joshua, a quanto pareva, fece praticamente le fusa, interrompendo il bacio. Si chinò e catturò un suo capezzolo tra le labbra, facendovi girare attorno la sua lingua calda.

I fianchi di Claire presero a dimenarsi, il bisogno che si era appena attenuato crebbe di nuovo. Com’era possibile che provasse di nuovo quel bisogno? Come faceva l’alfa a far sì che lo desiderasse così velocemente?

L’altra mano dell’uomo proseguì con il suo capezzolo, prima strofinandolo con il pollice, poi chiudendo le dita intorno alla punta eretta con una presa decisa.

Claire si inarcò verso il suo tocco, contro il suo palmo calloso e le sue labbra piene.

Il contatto delle dita dell’alfa contro il suo clitoride rigonfio la fece sussultare, nonostante il cazzo rigido di Bryce ancora dentro di lei. Le sembrava sbagliato che un alfa la toccasse mentre era ancora annodata a un altro e una parte di lei si aspettava una lite.

Invece, quando pulsò intorno a lui, Bryce gemette, mentre Joshua si fece indietro, un ampio sorriso sulle labbra.

«Oh, piccola omega, come ci divertiremo.» Le parole, per quanto dolci, le provocarono un brivido.

Sarebbe stato più difficile per lei controllarsi intorno a Joshua che intorno a Bryce.

I successivi dieci minuti trascorsero in un turbine, mentre Joshua tormentava il suo corpo bisognoso di attenzioni. Sfiorava la sua figa, spalancata e intrappolata sul grosso nodo di Bryce, e ogni volta che Claire iniziava a riprendersi dal piacere, sfregava di nuovo il pollice contro il suo clitoride indurito. Non importava quanto si dimenasse, quanto piagnucolasse per le sensazioni che le erano imposte, non poteva fare altro che sentire. Come il nodo di Bryce si rimpicciolì, la deliziosa tensione dentro di lei si attenuò. Joshua sfregò con forza il pollice contro il suo clitoride e la sua figa si serrò abbastanza da espellere con la forza il nodo.

Claire reagì alla perdita con un gemito di insoddisfazione, avendo le dita agili di Joshua e le sue labbra attente attizzato di nuovo il fuoco del suo desiderio.

L’alfa ridacchiò, sollevandola e ponendosela in grembo sullo stesso divano. Solo allora Claire si rese conto che si era spogliato. Alla vista del suo cazzo, già duro e impaziente, si allungò verso di lui. Voleva premere il naso contro il suo inguine e annegare nel suo profumo.

L’alfa le avvolse i polsi con le mani per impedirle di raggiungere il suo obiettivo. L’aveva fatta sedere sulle sue cosce, quindi la sua erezione riposava fra di loro, così vicina che quando Claire muoveva il bacino, la sua figa fradicia le strisciava contro. La stuzzicava, giocava con lei, le faceva venire voglia di ringhiare delle pretese.

L’uomo le immobilizzò i polsi dietro la schiena con una sola mano e infilò l’altra tra le sue cosce aperte per massaggiare il suo clitoride inturgidito.

La mente di Claire si svuotò. Il tocco delle dita dell’alfa, un tocco che indicava un’evidente esperienza, non fece che accrescere il suo desiderio. Lo voleva. Bryce aveva preso, preteso, e Claire aveva potuto fingere che non fosse una sua scelta. Lo aveva reso facile, ma Joshua non sembrava tipo da concederle altrettanto.

Anzi, la inchiodò con quei suoi occhi verdi, forti ed eccitati. «Hai bisogno di me, omega?»

Claire chiuse gli occhi per sfuggire al suo sguardo, alle sue domande, alla risposta che entrambi conoscevano.

L’alfa chiuse le dita intorno al suo clitoride in un pizzicotto deciso. «Non nasconderti, tesoro. Ciò di cui hai bisogno è proprio qui, ma non ti costringerò. Dovrai sollevarti e far scivolare il mio cazzo nella tua figa bagnata.»

Non lo avrebbe fatto. Dannazione, non lo avrebbe fatto. Non lo avrebbe—

«Non credi che lo farai?» Parlò come se le avesse estratto le parole dalla mente o, maledizione, forse lo aveva detto ad alta voce. Il sorrisetto di Joshua mostrava che cosa ne pensasse della sua determinazione. «Lo farai. Vedi, non mi importa se vieni. Ti farò venire ancora e ancora, ma sappiamo entrambi che non sarà abbastanza. No, non per un’omega. Ciò di cui hai bisogno è il mio nodo e io non te lo darò. Quello, dovrai prendertelo da sola, quando ti sarai stancata di cercare di lottare contro di me. E allora? Allora mi cavalcherai proprio qui, finché non userò il mio nodo e la tua bella fighetta mi spremerà fino all’ultima goccia, prendendosi esattamente ciò di cui ha bisogno.» Abbassò la testa per accarezzarle un capezzolo con la lingua, poi ci soffiò sopra dell’aria fresca. «E penso che sappiamo entrambi chi si arrenderà per primo, non credi?»

Le sue parole oscene fecero ciò che sosteneva avrebbero fatto. Claire lottò contro la sua presa mentre veniva, la povera parodia di un orgasmo. Il suo corpo si strinse sul nulla, disperato e vuoto, e il suo bisogno non fece che aumentare. Un grido spezzato lasciò le sue labbra quando l’alfa non rallentò, tormentando il suo clitoride con movimenti decisi.

Peggio ancora? L’uomo muoveva la mano e il suo grosso pene le sfiorava il corpo a mo’ di scherno. La possibilità di trovare soddisfazione, di nutrire la brama dentro di lei, era così vicina che avrebbe potuto afferrarla. Tuttavia, quello era il suo gioco, no? Dove Bryce aveva preso, Joshua voleva che fosse lei a prendere, che non avesse altra scelta.

Persino mentre Claire diceva a se stessa che non lo avrebbe fatto, le mani dell’alfa non si fermarono e un altro orgasmo si affacciò all’orizzonte.

«Omega testarda», fece le fusa l’uomo, anche se l’eccitazione colorava le sue parole.