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Il Bargello
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Il Bargello

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perchе ha paura di essere scoperto. Ieri abbiamo dato il fatto suo a uno di loro e l'altro ? scappato con la coda tra le gambe. Ho intenzione di infliggere lo stesso trattamento a tutti loro.

"Oggi andr? a Yеquera a parlare con il signore del castello e gli proporr? di autorizzarmi a addestrare i miei bravi vicini per condurre una lotta breve e trionfale. Accetter?! Sa che i briganti sono gi? spaventati perchе ieri hanno perso un uomo e adesso sono ancora pi? deboli. Non chieder? uomini valorosi perchе so che in questo villaggio tutti lo sono" afferm?. La spavalderia fu ben accolta dai compaesani che lo acclamarono. "Faccio appello agli uomini pi? forti, uomini che siano in grado di spaccare la testa di quei parassiti con una bastonata. Uomini capaci di colpirli con la loro scure con la stessa facilit? con cui abbatterebbero un albero. Uomini che con la forza di chi protegge la sua gente siano disposti a spaccare le ossa a quei disertori. Uomini come Bermudo" esclam? indicando l'oste "che ha tagliato la testa di un maomettano con un solo colpo di spada. Tutti insieme scacceremo quei maledetti e lanceremo un messaggio chiaro ai futuri ladri: nel nostro villaggio non permettiamo che ci rubino ci? che ? nostro! Non siamo una banda di codardi che aspetta che altri risolvano i problemi al posto loro, no! Vicini, chi vuole entrare a far parte delle storie che un giorno ascolteranno vostri nipoti?"

Nella taverna sovraffollata si udirono due voci: quella degli uomini, che si sentivano tutti novelli Alfonso I el Batallador, il Battagliero, e quella delle donne che chiedevano di usare il buonsenso prima di prendere una simile decisione, rivolte a mariti che non le ascoltavano. Tutto quel vociare impediva di cogliere anche solo una parola, ma Jimeno cap? che era riuscito a convincere molti di loro affinchе si unissero all'impresa. Serr? le dita intorno alla spada e si concentr? sulla solidit? dell'impugnatura. Certo, quella spada il giorno prima gli aveva fatto ottenere una piccola vittoria, ma presto l'avrebbe impugnata davanti ai suoi uomini. Chiss? quanti dei presenti si sarebbero rivelati buoni soldati?

Sancho il Nero si avvicin? al tavolo a sua volta e fece per salire. Jimeno gli mise un piede davanti e glielo imped?.

"Che cosa vuoi?" gli disse dall'alto, aggressivo.

"Non avete detto che ad ammazzarlo siamo stati in tre" lo accus? il Nero.

"E dei due che erano, ne abbiamo fatto fuori unosolo".

Sancho volt? le spalle a Jimeno. Rinunci? al tavolo decidendo di salire su uno sgabello, e Jimeno non potе evitarlo. Per qualche ragione che il bargello non riusciva a capire, il Nero sapeva suscitare una certa simpatia intorno a sе.

La miseria in cui versava e la sua sfortuna lo avevano reso una persona da compatire. La sua sagoma sottile si erse in modo da poter essere visto sopra le teste degli altri; era un uomo di bassa statura ed emaciato. Aveva la pelle scura a causa dello strato di carbone che mascherava il suo vero colore. Jimeno non poteva vederlo in faccia ma immaginava che stesse esaminando i visi dei presenti con quei suoi strani occhi. Gli occhi ossuti di un teschio in preda all'agitazione. Tossiva ininterrottamente. I capelli lunghi e scoloriti e la barba incolta gli conferivano un aspetto miserabile.

Indossava pesanti scarpe invernali, confezionate da lui stesso, ma il resto del suo abbigliamento testimoniava l'estrema miseria in cui viveva. La camicia e le brache avevano pi? rammendi che stoffa originale e per quanto lavasse i suoi vestiti, le macchie dovute all'usura non si potevano pulire. Erano inoltre abiti troppo grandi per il suo corpo smagrito, e nessuno in paese si sarebbe stupito se li avesse rubati a un morto; era in effetti una delle voci che circolava su di lui, insieme a molte altre.

Jimeno si infuri? vedendo che in taverna regnava il silenzio senza che Sancho avesse dovuto chiederlo. Il dannato carbonaio voleva sempre esprimere la sua opinione, sapendo che sarebbe stato ascoltato: ma il risultato avrebbe potuto rivelarsi fatale. Jimeno fu costretto a pensare in fretta come poter ribattere efficacemente alle sue parole, in caso contrario il carbonaio sarebbe riuscito a far dimenticare immediatamente ai compaesani il coraggio che Jimeno aveva appena suscitato in loro.

Maledetto Nero!

Il carbonaio parl?.

"Non temo di unirmi alla lotta con i miei compaesani. Per? mi piacerebbe capire con certezza quale sia la minaccia che dovremo affrontare. Il bargello non vi ha detto tutta la verit?" annunci? il Nero. "Forse non ha voluto spaventarvi spiegandovi quello che sta succedendo veramente, ma prima o poi lo scoprirete e a me sembra giusto che lo sappiate tutti.

Abbiamo dovuto metterci in tre per sconfiggere uno solo di loro. E ce l'abbiamo fatta solo perchе l'altro brigante ? rimasto a guardare".

Quelle affermazioni s? che provocarono una gran confusione. Per qualche minuto fu impossibile ristabilire il silenzio e alcuni, tra i quali vi erano uomini forti come quelli che cercava Jimeno, persero la speranza.

"Jimeno, ? vero?"

"In tutti i gruppi di guerrieri c'? sempre qualche valoroso e qualche codardo" disse loro. Quel dannato Sancho stava minando la fiducia dei loro compaesani con storielle dell'orrore buone per i bambini. Il bargello pensava che gli albari non fossero pericolosi neanche la met? di quanto pensavano gli altri. "Quello coraggioso ? morto ieri. Quante possibilit? ci sono che gli altri albari siano tutti come quello che ? morto e non come quello che ? fuggito? Nessuna! Non sono fantasmi, nе mostri, nе spettri maligni. Sono semplici briganti sfuggiti alla giustizia per troppo tempo. Non bisogna trasformare in diluvio delle semplici gocce d'acqua. Non lasciate che Sancho vi inondi di paura. Tutta la fama di cui godono gli albari non ? che una leggenda, e solo i bambini si spaventano per le storie di mostri".

Jimeno riflettе che forse chiamarli bambini non era stata un'ottima idea, ma almeno era riuscito a mitigare le loro preoccupazioni circa i briganti. Strinse i denti mentre pensava a cos'altro dire.

Il Negro lo anticip?.

"Come potete dire cos?, dopo quello che ? successo durante gli ultimi inverni?" disse a voce bassa, come se gli stesse rimproverando un comportamento indegno. "Che cosa credete che ci renda diversi dagli altri villaggi?"

"Io!" rispose immediatamente il bargello. "Io sono qui, con voi. Gli altri

villaggi erano indifesi e sono stati devastati, ma qui ci sono io per fare fronte al pericolo. Ci? che ho detto prima non ? cambiato: voglio uomini disposti ad opporsi a quei briganti. Che siano albari o no".

"Non sono briganti!" grid? un vecchio. "Sono demoni!"

"Io ne ho ucciso uno con la mia spada" gli ricord?. "Come demone non era un gran che".

Accompagn? le sue parole con dei colpetti sull'impugnatura della spada.

Anche la cotta di maglia che gli ricopriva il braccio tintinn?. Voleva dimostrare loro che per quanto potessero sembrare terribili, gli albari non erano diversi da qualunque altro uomo. Tutti morivano.

"Voi siete un guerriero, noi lavoriamo la terra" disse Sancho. Il bargello si concesse un mezzo sorriso. Il Nero coltivava la terra ma non era la sua terra. Da anni ormai quei campi erano di propriet? del bargello. Sottratti al padre del Nero, condannato per omicidio. Forse Jimeno sarebbe riuscito a sfruttare quel fatto per mettere fine a quella discussione spiacevole. "Non abbiamo la vostra abilit? nel combattimento e se affrontassimo uno di loro le conseguenze sarebbero molto peggiori di questi lividi".

Il Nero indic? il collo di Jimeno. Con quel dito ossuto di chi non mangiava, nе tanto nе poco. Sancho era costretto a fare una quantit? di mestieri per riuscire a ricavarne qualcosa. Quando non preparava il carbone coltivava terre altrui, in cambio di un pugno di fagioli; rammendava calzature in cambio di un paio di cespi di lattuga, se era fortunato; faceva qualunque cosa gli impedisse di morire di fame. Erano anni che il suo corpo non era che pelle e ossa, eppure era ancora tra i vivi per dare fastidio a Jimeno, costretto a fare i conti con la sua imbarazzante presenza.

Alcuni dei compaesani si stavano convincendo che combattere fosse inutile. Jimeno sbuff? per la disperazione. Malgrado fosse evidente che erano minacciati, molti si rifiutavano di vedere che il pericolo era reale e che prima o poi avrebbero dovuto farvi fronte. Volenti o nolenti.

"Noi non siamo guerrieri" dicevano.

"Possiedono spade e cavalli".

"Moriremo".

Jimeno colp? il tavolo con tale forza che temette si potesse spezzare sotto i suoi piedi. Tutte quelle chiacchiere gli stavano facendo bollire il sangue pi? del calore umano che quegli animali spaventati sprigionavano.

"Allora darete la vostra vita, se sar? necessario, per proteggere i vostri cari.

E lo stesso far? io" assicur?. "Albari o no, quei ladri non abbandoneranno queste terre finchе non avranno preso tutte le pecore, le galline e le vacche che vorranno. E se le nascondessimo in paese, brucerebbero i campi.

Assalteranno i nostri granai e se qualcuno cercher? di impedirglielo senza nessuno a coprirgli le spalle, lo passeranno a fil di spada. E cos?, uno alla volta molti di noi cadranno. Non vedete? Fare a si-salvi-chi-pu? non funzioner?. Dobbiamo combattere!"

"Se decidiamo di combattere, moriremo tutti" replic? Sancho. "Quel che dobbiamo fare ? chiedere aiuto al re. ? ora che i soldati si decidano a fare il loro lavoro. Dobbiamo mandare una lettera al sovrano, ecco cosa dobbiamo fare" aggiunse. "Guillеn potrebbe scriverla".

Era veramente troppo. Non poteva pi? sopportare tutte quelle lamentele.

"Il re non dar? alcuna importanza alla lettera di un pastore" spieg? Jimeno.

Guillеn chin? la testa a quelle parole. "Ha ben altro da fare, come occuparsi degli Ordini Militari e riorganizzare il regno che gli ha lasciato suo fratello Alfonso. L'unico aiuto che avremo sar? quello che noi stessi potremo concederci. Solo noi!" Si gir? verso il carbonaio. "E tu, Sancho, sei il meno indicato per attribuire responsabilit? ad altri. A tuo padre non ? servito a niente, e non servir? a te. Impara e insegnalo a tuo figlio".

Sulla taverna piomb? un silenzio mortale. Quello era un discorso molto serio. Jimeno sapeva bene che nessuno nominava mai il padre del Nero, per rispetto nei confronti del figlio e di sua madre.

Guillеn si avvicin? a suo cognato.

"Jimeno" sussurr?, "non c'? bisogno di tirare in ballo i brutti ricordi. Il

passato ? passato".

"Non si pu? incolpare il figlio dei peccati di suo padre" mormor? Sancho.

"Porti il marchio di Caino!" lo accus? Jimeno, puntando un dito accusatorio che fece rabbrividire il carbonaio.

Sancho non os? dire altro. Il carbonaio usc? dalla taverna, coperto di stracci e sconfitto, lasciando a Jimeno l'ultima parola.

"Condivido le preoccupazioni del Nero, e quelle di voi tutti. Vi assicuro che non lasceremo niente al caso. Spiegher? i miei piani a don Yеquera; lui ci fornir? le spade e le lance grazie alle quali potremo difenderci. Chi vorr? accompagnarmi, sappia che sar? alla Fontana Nuova a mezzogiorno.

Con quelle parole, Jimeno mise fine all'assemblea. E anche se alcuni continuavano ad avere dei dubbi, il bargello non volle dare ulteriori spiegazioni. A poco a poco, la taverna cominci? a svuotarsi. Il bargello scese dal tavolo.

*****

Jimeno si avvicin? al bancone della taverna facendo tintinnare l'armatura.

Bermudo stava ritirando i pochi bicchieri che aveva servito durante la riunione. C'era ancora qualche avventore e l'odore di quelli che se ne erano andati ristagnava, ma ormai ci si poteva muovere senza bisogno di farsi largo e venire in contatto con altri corpi.

Si gir? verso il bancone e si accorse che Bermudo lo stava guardando con attenzione.

"Se mi avessi spaccato il tavolo, sai che ti avrei ammazzato" disse con gli occhi fissi sugli stivali del bargello.

Nе quello che aveva detto nе il tono confidenziale che aveva usato l'oste gli diedero fastidio: Jimeno sapeva che tipo era Bermudo, aggressivo e poco incline a discolparsi. Jimeno si sedette su uno sgabello e concesse al suo corpo di riposare. Portare addosso quell'armatura era estenuante.

"Ed ? l'unica cosa che hai notato?" chiese appoggiandosi al bancone. "Che ho dato una botta al tavolo?"

Bermudo schiocc? la lingua.

"Hai detto pure che ho staccato la testa a un saraceno in un sol colpo"

aggiunse. Lanci? un paio di bicchieri nel lavatoio, incurante se si potessero rompere o no. "Non ? vero. Mi ci sono voluti due colpi" spieg?, "perchе il maledetto indossava una gorgiera che l’ha protetto dal primo colpo".

Sentendo quelle parole, Jimeno sent? un fastidio al collo. Non perchе l'oste l'avesse accusato di qualcosa che in effetti era vero, ma perchе gli aveva ricordato che indossava ancora la cuffia, che gli sfregava sul collo ogni volta che si girava. Decise di toglierla.

"Le verit? migliorano se le abbellisci un po'" spieg?. "Alla fine l'hai ammazzato, no? ? quello che importa".

Il bargello cerc? l'allacciatura della cuffia per toglierla. Bermudo lo indic? con il suo grosso dito.

"Quell'armatura non ti ha protetto dal Nero" disse. Poi si offr? di aiutare Jimeno a togliersi la protezione di maglia.

Le grosse mani dell'oste cercarono l'allacciatura fino a trovarla. Con gesti bruschi tolse la cuffia dalla testa di Jimeno e la lasci? cadere sul bancone.

Il bargello lo ringrazi? con un cenno del capo.

"Alla fine ho vinto" disse togliendosi i guanti. I dischetti di ferro che vi erano cuciti tintinnarono contro la cuffia. "Se n'? andato con la coda tra le gambe".

"Gli hai dato una pugnalata a tradimento, senza che nessuno si accorgesse delle tue intenzioni" lo accus? Bermudo prendendo uno straccio per pulire il bancone. "Non mi aspettavo da te una cosa del genere".

"Era necessario" si difese. "Quell'imbecille stava minando il morale di tutti i presenti. Non ho bisogno che qualcuno ricordi ai nostri compaesani quanto

pu? essere pericoloso quello che ci accingiamo a fare, inducendoli a pensare che qualcuno possa farlo al posto loro. Ho bisogno che la gente del paese ci creda, a quello che ho in mente" spieg?. "Il Nero li stava solo spaventando".

Se Bermudo era della stessa opinione, non lo diede a vedere. Continu? a pulire con calma e lanciando ogni tanto un'occhiata verso la porta, come se si aspettasse che da un momento all'altro qualcuno entrasse nella sua taverna.

"Bevi qualcosa o no?" chiese, cambiando argomento.

La sua grossa mano indic? i ripiani alle sue spalle. Tutti i barili e le giare che vi erano appoggiati erano contraddistinti da segni che servivano ad indicarne il contenuto. Bermudo, come Jimeno, non sapeva leggere. Ecco perchе utilizzava dei segni che gli erano familiari per differenziare le diverse bevande. Jimeno conosceva bene quelli delle grappe. Sua moglie le preparava negli alambicchi che aveva a casa e poi le vendeva a Bermudo. Finalmente trov? quello che cercava.

"Mezzo di sidro" e in risposta allo sguardo incredulo di Bermudo, aggiunse:

"per schiarirmi la gola".

"Mezzo sidro... cosa mi tocca fare" si lament?. Mise svogliatamente un bicchiere sotto il cannello del barile e lo riemp? fino a met?. Nemmeno una goccia in pi?. "Pessimo inverno questo, se neanche il bargello pu? permettersi un dannato bicchiere di sidro. Posso contare sulle dita di queste mani le bevande che ho servito oggi" assicur? l'oste aprendo le mani. Erano forti e accoglienti. Di tutti gli uomini del villaggio, Bermudo era l'unico che in qualche occasione era riuscito a far innervosire il bargello, tempo addietro. Eppure, da quando aveva comprato quella taverna era diventato un uomo tranquillo, molto diverso dall'orco che Jimeno aveva conosciuto in giovent?; quando ancora si spaventava vedendo quello che un uomo era capace di fare a un altro uomo. "E tutto il dannato villaggio ? nella mia taverna!" url? ai compaesani che sgattaiolavano via senza aver bevuto niente.

Rimasero soli.

Non ho permesso ad Arlena di venire e c'erano qui non solo tutte le donne,ma anche le vecchie, pens? Jimeno. Eppure, si accorse di una cosa.

"Tutti no" puntualizz? il bargello. "Ruderico non c'era".

L'osservazione non era scevra di significato. Jimeno non aveva visto il sacerdote partecipare all'assemblea e immagin? che le informazioni su ci? che era stato detto gli sarebbero giunte da altre vie. Decise di passare dalla chiesa a parlare con lui, e cos? assicurarsi che gli arrivasse all'orecchio la versione corretta.

"Quello viene solo ogni tanto, la sera" disse Bermudo. "Per giocare ai dadi, a carte o a quello che capita. Non che il prete goda di particolari aiuti di natura divina" aggiunse, "non ? di quelli che vincono, insomma".

"Perde molti denari?" si interess? Jimeno.

L'oste tacque un momento, non sapendo se fosse o meno opportuno parlare di quelle faccende con il bargello. Jimeno continu? a sorseggiare il sidro. In attesa che l'altro parlasse. Senza fretta.

Il bargello pensava che, se il prete fosse stato a corto di denari, sarebbe stato facile tirarlo dalla sua parte facendogli qualche regalo, all'occasione.

Un poco di liquore, qualche dolce appena fatto, dei calzini pesanti... piccoli favori che Jimeno prima o poi avrebbe fatto valere.

Benchе fossero soli, Bermudo guard? a destra e a sinistra.

"Mah… quando ci sono delle monete in ballo" fin? per dire, "non sempre.

Non mi piace vedere certe cose nella mia taverna. Ogni tanto li accontento, per dovere di cortesia" aggiunse sorridendo al bargello, dato che sarebbe stata sua responsabilit? fare in modo che tali giochi non fossero praticati nel loro villaggio. "Ma non giocano quando c'? gente. Non mi piacciono le chiacchiere e il gioco ne provoca in abbondanza. Lo sai che dire qualcosa qui… ? come dar fuoco alla paglia".

Jimeno sapeva bene di cosa stesse parlando l'oste. I pettegolezzi erano

molto pericolosi per la reputazione di un uomo. Ancora di pi? per una donna. Non si era mai abbastanza prudenti nel parlare o nell'agire. Tutto poteva essere... interpretato.

Fin? di bere e appoggi? delicatamente il bicchiere sul bancone di legno.

Chiese l’altro mezzo bicchiere di sidro. Bermudo si avvicin? al barile; passando vicino al braciere si accorse che si stava spegnendo e si ferm? ad aggiungere un po' di carbone per ravvivare il fuoco.

Il carbone del Nero.

Bermudo, senza neanche pulirsi le mani, riemp? di nuovo il bicchiere fino a met?. Un po' meno, not? il bargello, ma lasci? correre.

"Quindi, denari non ne perde..". indag?. Bermudo neg? con la mano e non disse altro. Lasci? il sidro davanti a Jimeno e si avvicin? di nuovo al braciere. Con le dita aveva lasciato un paio di impronte nerastre intorno al bordo del bicchiere. "E tu?" gli chiese accompagnando la domanda con un sorriso, perchе sapeva che stava forzando la situazione.

"Io non gioco pi?. Ho perso molto denaro quando ero giovane, me lo potevo permettere perchе per un soldato c'era sempre il bottino" ricord? con un sorriso, mostrando i due buchi nella mandibola sinistra. Il colpo di una mazza ferrata. "Ma adesso non sono in grado di andare in guerra e non intendo rischiare quello che possiedo giocando ai dadi o alle carte".

Jimeno si chiese fino a che punto il buon senso nascondesse la paura.

Bermudo era ancora un uomo forte. Guerriero formidabile tempo addietro, era stato ferito gravemente e aveva abbandonato la vita del soldato. Con il denaro messo da parte aveva costruito quella taverna che era la sua unica fonte di sostentamento, e aveva lasciato che il suo corpo aumentasse di volume a causa di una vita inattiva.

Il bargello era diverso, aveva ancora delle aspirazioni. La guerra poteva fare grandi cose per un uomo e lui non era disposto a lasciare le armi.

Voleva di pi?, anche se non sapeva esattamente cosa.