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Arlena fece segno di no con la testa. I suoi occhi castani erano fissi sul marito.
"Non era quello che volevo dire" replic?. "Dico solo che sbagli a pensare che don Yеquera andr? in guerra con il nuovo re. Quel vecchio ? malato, presto perder? di nuovo la ragione e nominer? erede il suo cavallo"
sostenne portandosi un dito alla tempia. In quel momento i suoi figli entrarono in cucina. La piccola Juana era tra le braccia di Sancha.
Mancava solo Alfonso. "Ma non stavamo parlando di adempiere ai miei doveri coniugali?"
Jimeno aggrott? la fronte alla vista del sorriso birichino della moglie. I suoi occhi si spostarono da quel sorriso ai suoi figli, e poi di nuovo al sorriso.
Maledizione, donna, pens? il bargello. Decise che non era il caso di continuare a discutere.
"Meglio non forzare la situazione" mormor?, "magari una delle prossime notti, con delicatezza".
Arlena annu? e fece segno ai suoi figli di sedersi intorno al tavolo. Sancha, la figlia maggiore della coppia, aiutava sua madre ad apparecchiare per la colazione mentre il giovane Ramiro aiutava il padre con il fuoco.
"Come sta tuo fratello?" gli chiese Jimeno. "Ha trascorso bene la notte?"
"Lui non so" disse Ramiro stropicciandosi gli occhi, "ma io non sono riuscito a dormire, tanto si lamenta".
Le fiamme crepitavano nel braciere che proteggeva la famiglia dal freddo esterno. In casa del bargello il fuoco era sempre acceso; la spesa per il combustibile – legna, perchе Jimeno la preferiva al carbone – non era un problema, grazie alle rendite che otteneva sia dalla coltivazione di alcuni dei suoi terreni, tra i pi? vasti in paese, sia per la sua carica di cavaliere e bargello. Ecco perchе non si preoccup? del fatto che Ramiro avesse aggiunto troppa legna nel camino.
"Tuo fratello ieri ? stato molto coraggioso" disse, "non dimenticarlo e fammi il favore di portargli qualcosa per colazione".
Il bargello e suo figlio si sedettero a tavola e mangiarono. Jimeno spalm? del burro su pane bianco appena sfornato e prese dal tavolo una delle
mele. Ramiro gli pass? un coltello e gli chiese:
"Posso venire alla taverna, dopo?"
Il padre guard? il figlio. Il ragazzo voleva prendere parte all'assemblea dei villici. Il bargello aveva convocato tutti gli uomini del villaggio per decidere come fare fronte al problema dei briganti, che Jimeno era convinto non fosse ancora risolto. Il bargello perseverava nel suo tentativo di convincere chiunque fosse disposto ad ascoltarlo a farsi addestrare all'uso delle armi, benchе non fosse ancora sicuro che si trattasse della decisione migliore.
Com'era ovvio, Ramiro voleva partecipare.
Decise di cambiare argomento.
"Non dimenticare di esercitarti con la spada quando me ne sar? andato.
Alfonso ? a letto, e dovrai essere tu ad occuparti della famiglia".
Sei erano i figli che aveva avuto il bargello da sua moglie: Alfonso, Sancha, Ramiro, Teresa, Jimena e Juana, di appena un anno. Tutti vivevano sotto il suo tetto. La pi? grande era gi? in et? da marito e i due maschi pronti a mettersi alla prova in combattimento, anche se non erano ancora stati in battaglia.
Alfonso s?.
Jimeno era consapevole dei pericoli della guerra, lui era veterano di molte guerre. I colpi di scure e di spada potevano strappare via a un uomo parte di quello che aveva ricevuto alla nascita, e le ferite da freccia non guarivano mai completamente. Ma inoltre sapeva che non c'erano molte possibilit? di prosperare in un minuscolo villaggio come Lacorvilla, se non si rischiava la vita al servizio del re. E il suo posto era in battaglia, non in cerca di fuorilegge e bracconieri.
Il bargello pens? ai suoi due figli e si chiese se la guerra ne avrebbe fatto uomini di valore, storpi o cadaveri.
Fin? di fare colazione e si alz? da tavola. Diede un bacio a sua moglie e usc? dalla cucina. Ramiro lo segu?. Jimeno cercava i suoi stivali buoni.
"Allora, posso venire con voi?" insistе suo figlio.
“No”, grugn? il bargello calzando gli stivali. "Ne parleremo pi? tardi, Ramiro".
Jimeno preferiva calzature leggere anche nei mesi freddi; ma in questo caso voleva offrire ai suoi compaesani l'immagine del guerriero. Ecco perchе aveva indossato gli stivali da marcia e, con l'aiuto del figlio, indoss? anche la cotta di maglia sopra la giubba. Ramiro, servizievole, gli porse la cintura e la spada, che il padre gli strapp? di mano con prestezza. La spada, ormai un'estensione del suo braccio, era molto conosciuta a Lacorvilla. Decise di non prendere il mantello, malgrado il freddo; la taverna era vicina e all'interno del locale c'era sempre il fuoco acceso.
"Padre…"
"Ho detto di no, no!" ripetе il bargello. "Non puoi venire alla riunione. Non sei ancora un uomo".
"Non sono pi? un bambino!" replic? Ramiro.
"Dimostramelo, figlio mio. Portami la testa di un saraceno o dammi un nipote forte!" esclam?. A Jimeno non dispiacque che il suo ragazzo di tredici anni impallidisse pi? all'idea di generare un figlio che alla possibilit? di tagliare una testa; un giorno suo figlio cadetto sarebbe stato un buon soldato. "Fino ad allora, a meno che non te lo dica io sarai un bambino.
Adesso vai ad esercitarti con la spada".
Mentre suo padre si sistemava la cintura, Ramiro usc? di casa per dedicarsi ai suoi esercizi mattutini. Jimeno si avvicin? all'alambicco che sua moglie usava per distillare liquori. Apr? uno dei recipienti e sent? un forte odore di alcol e mandorle. Vi immerse un dito e lo lecc?: troppo amaro per i suoi gusti. Girandosi, vide la donna prendere il mantello che lui non aveva indossato, decisa a seguirlo alla taverna.
"Non voglio che venga neanche tu!" sbott? il bargello. Arlena rimase impietrita dalla rudezza delle parole di suo marito. "? una riunione riservata agli uomini del villaggio. Non ci saranno donne".
"Anche noi vogliamo partecipare. Gli albari non uccideranno solamente gli uomini".
Jimeno avvamp? e il cuore cominci? a battergli all'impazzata.
"Chi ti ha detto degli albari?" le chiese, furioso. "? stato Alfonso? Quel ragazzo non sa tenere la bocca chiusa".
"Allora ? vero. Ieri ne hai ucciso uno. Anche noi donne dobbiamo venire alla riunione. Tutti abbiamo il diritto di dire la nostra".
"Avrete tutto il tempo di dire la vostra quando avremo deciso. Rimani a casa e continua a fare i tuoi liquori!" Con il dito furioso indic? l'alambicco. "Il liquore di mandorle ? amaro".
"? cos? che deve essere!"
Il bargello usc? in strada sbattendo la porta.
Sent? un brivido quando il suo corpo reag? alla temperatura esterna. La sua dimora era calda e accogliente, come era giusto per un uomo del suo status. Ma il villaggio era un luogo freddo, sempre sotto la minaccia del vento gelido che scendeva dalle montagne. Il suo sguardo si pos? sull'orto adiacente alla casa: prima della stagione fredda ormai non si potevano raccogliere che carote, cavoli e poco pi?. Ma Jimeno non era preoccupato; diversamente da molti altri, aveva scorte di cibo sufficienti per tutto l'inverno e un bel gruzzolo da parte con cui comprare tutto quello di cui avesse avuto bisogno.
La ricompensa per una vita al servizio del re.
"E quello che mi aspetta" mormor? a mezza voce. "Vedrete, vedrete… un giorno o l'altro…"
Jimeno si lasci? alle spalle una discussione di famiglia e, con un umore da cani, and? verso la taverna dove lo aspettava una discussione molto pi? importante.
*****
A volte qualcuno la chiamava 'La taverna di Bermudo', per via del padrone.
Ma i pi? la chiamavano semplicemente 'la taverna', era l'unica in paese e non aveva bisogno di un nome. All'interno si svolgeva quasi tutta la vita sociale del villaggio ed era il posto giusto per celebrare quelle riunioni importanti. E l'argomento del giorno, pi? che importante era vitale.
Jimeno intendeva esporre il suo piano ai compaesani e guadagnarsi la fiducia dei pi? adatti a portarlo a termine. A questo scopo aveva invitato gli uomini del villaggio, per cominciare ad esporre la sua proposta. Arriv? davanti alla porta e spinse.
Non c'era posto nemmeno per il silenzio. In nessun caso sarebbe potuto esistere in quella densa massa di voci umane che cercavano di farsi sentire sovrapponendosi l'una all'altra. Jimeno aveva invitato solo gli uomini ma persino i bambini piccoli erano presenti, accompagnati dalle loro madri. Tutti volevano dire la loro a proposito della minaccia che pendeva sul villaggio, ed erano ben pochi i compaesani che non erano scesi alla taverna in quella mattinata frenetica.
"Dannazione…" bofonchi? mentre entrava. Abbass? la testa istintivamente per non andare a sbattere contro l'architrave della porta.
Sembrava quasi impossibile che ci stesse anche solo uno spillo in pi?, con quella marea umana. Ma Jimeno si diede da fare con uno spintone a destra, uno a sinistra e si fece strada nel locale raggiungendo le prime posizioni. Alcuni si spostavano al suo passaggio, altri li spostava lui. Ben presto ebbe i palmi delle mani coperti di sudore altrui. Jimeno grugn? per il disgusto. Al fuoco della taverna si sommava il calore umano, e la temperatura interna era degna quanto meno dell'Inferno.
Guillеn era salito su uno dei tavoli del locale e raccontava ai presenti i fatti della sera precedente. Nе Jimeno nе Alfonso gliene avevano parlato, quindi doveva averlo saputo da Sancho, il Nero. Le sue parole venivano ascoltate dai presenti con grande attenzione e la preoccupazione emergeva decisa al di sopra dell'odore pestilenziale che pervadeva il locale.
"…videro due cavalieri oscuri avvicinarsi a tradimento. Con le loro nere lance pronte ad uccidere…"
In pochi si accorsero della presenza di Jimeno, che ricevette qualche pacca sulla sua eroica schiena. Quando raggiunse le prime file vide sua sorella, Jimena, che era riuscita a farsi largo e si era messa in un angolino.
Schiacciata nel poco spazio a disposizione e respirando la stessa aria impregnata dell'odore di decine di persone scambi? un'occhiata con il bargello.
"Sorella…"
"Jimeno, come sta Alfonso?"
La bocca del bargello si curv? in un mezzo sorriso e disse a sua sorella che Alfonso stava bene. Che non doveva preoccuparsi per suo nipote. Era stato sfortunato, nulla di pi?. O il cavaliere era stato molto fortunato.
Quando si trattava di lance o di combattimenti, il caso aveva un ruolo importante. La punta della lancia si era conficcata in profondit? e non avevano potuto prendersi cura di lui prima di aver raggiunto il castello. A quel punto avevano visto che non aveva perso molto sangue, e che la ferita non era fatale. Gli avrebbe fatto male e poi sarebbe guarita.
"E quando avr? smesso di fargli male gli servir? di lezione".
Jimena rise.
"Una lancia nel culo" osserv? scherzosamente, "che grande maestra! E io che credevo che la cosa migliore per i figli fosse insegnar loro un mestiere".
Sorrise mostrando quella dentatura che si era conservata in perfetto stato per pi? di quarant'anni.
"Il furfante si alz? in piedi, ergendosi imponente accanto al suo cavallo morto. Con occhi accesi dal furore si scagli? su Jimeno e combatterono, combatterono fino alla morte! Cling, clang, facevano le spade…"
Il pubblico era incantato ad ascoltare la storia narrata da Guillеn, che agitava le mani e dava calci sul tavolo schivando stoccate invisibili.
"Ha la pelle da pastore ma ? nato bardo" disse Jimena, indicando suo marito con un cenno del capo. Il bargello non potе fare altro che annuire: gli sarebbe piaciuto combattere nel duello che Guillеn stava descrivendo.
Il pastore non era mai piaciuto a Jimeno. Era un uomo dall'aspetto strano e dagli occhi grigi ancor pi? strani. Dire che era poco piacente era essere generosi; con la faccia che aveva, non c'era da stupirsi che i suoi nipoti fossero i ragazzini pi? brutti del villaggio. Eppure, secondo Jimeno, sua sorella era una donna piuttosto attraente benchе massiccia, un po' come il bargello. Anche i loro genitori erano stati dei contadini robusti.
Invece Guillеn era piccolo di statura, pur avendo le spalle larghe. Piccolo, brutto e non troppo coraggioso. Per? era intelligente. E al suo fianco, a sua sorella non erano mai mancate le comodit?. Il pastore era riuscito a fare fortuna grazie al commercio e all'artigianato. Allevava agnelli, tosava le sue numerose pecore e Jimena, con l'aiuto di altre donne del paese, trasformava la lana in tessuto e poi in vesti che si vendevano a Luna o ad Ayerbe.
Jimeno non riusciva comunque ad apprezzare fino in fondo quel pastore arricchito, abbigliato come qualcuno che poteva permettersi di possedere diversi vestiti da usare nello stesso mese. Ma era il miglior marito che sua sorella potesse avere a Lacorvilla. E stava raccontando ai villici una storia di cui Jimeno era l'eroe. Si meritava un'opportunit?.
"E com'? andata, esattamente?" chiese sua sorella.
Jimeno scroll? le spalle.
"Come racconta tuo marito, no?"
Jimena brontol?.
"In questo villaggio raccontano molte cose, e non ? il caso di ascoltarne neanche la met?. L'ultimo pettegolezzo che ho sentito ? che Sancho e suo figlio si mangiano il carbone che non riescono a venderci" disse Jimena
"ma prima lo avvolgono in bucce di mela".
"Ah, perchе, mangiano mele?" disse il bargello, sarcastico.
Sua sorella stava per rispondere, ma Guillеn aveva finito di raccontare la storia e qualcuno aveva messo una mano sulla spalla a Jimeno, chiedendogli:
"Davvero gli avete conficcato una spada nel cuore?"
"Come?" Il bargello si gir? verso l'uomo, distratto. Si accorse che tutti lo stavano guardando e sent? un calore improvviso che nulla aveva a che vedere con la temperatura. "No, nello stomaco. In quella zona non ci sono ossa ed ? pi? facile che la lama penetri. La morte non sopraggiunge istantanea, ma ? un colpo fatale". Mim? con le mani il movimento della spada che penetra nella carne. "Fatale".
I villici assentirono in segno di approvazione. Un colpo fatale, dissero.
Sissignore, ? cos? che si fa.
Jimeno ricevette altre pacche sulle spalle e parecchi ringraziamenti. Alcuni si informarono sulla salute di suo figlio o sulla gravidanza di Arlena.
Sapendo che presto avrebbe dovuto chiedere loro un favore, cerc? di essere tanto cortese quanto le sue rozze maniere da soldato gli consentirono. Normalmente non era una persona benvoluta, ma quando il villaggio si sentiva minacciato nessuno sembrava lamentarsi di avere un bargello che sapeva impugnare la spada.
Non sapeva molto bene come presentare la situazione. Sapeva cosa voleva da loro, ma non come chiederglielo. Per fortuna, sua sorella fece una domanda grazie alla quale ebbe l'occasione di prendere l'iniziativa.
"Alcuni di noi hanno sentito dire che il brigante non era solo" inizi? Jimena,
"cosa ne sapete voi? Ce ne sono altri, sulla montagna?"
Guillеn gli tese la mano perchе salisse anche lui sul tavolo e Jimeno la accett?. Poi il pastore scese lasciandolo solo. Il bargello fu costretto a tenere la testa china per non sbattere sul soffitto. In paese non costruivano case per giganti. Arricci? il naso sentendo con maggior forza l'odore della gente nella taverna. Era come se dopo essere salito su quel tavolo, l'odore raggiungesse il suo naso pi? facilmente. Era molto sgradevole, era l'odore di chi ha paura e ha bisogno di essere tranquillizzato. Da lass? vide il volto
annerito di Sancho il Nero. Si scambiarono muti sguardi d'odio. Il bargello sguain? la spada.
Come aveva immaginato, quel gesto attir? l'attenzione dei presenti.
Appoggi? la punta sul tavolo e strinse le dita intorno all'impugnatura, una sensazione familiare che lo fece sentire come un gigante guerriero davanti a quella moltitudine. Battе con il piede sul tavolo per ben quattro volte per attirare l'attenzione di quelli che stavano ancora parlando tra loro. Dovette anche gridare a quelli che non stavano zitti. Voleva dimostrare che l'uomo che bussava alle loro porte per riscuotere le gabelle era qualcosa di pi?.
Jimeno, il bargello, vegliava su di loro.
“Cittadini di Lacorvilla!” cominci?. “Ieri ho ucciso un brigante, s?. E non credo che fosse solo, no". Un mormorio di preoccupazione corse tra i presenti. Jimeno battе di nuovo sul tavolo chiedendo di fare silenzio.
"Qualche giorno fa, Guillеn mi disse che gli era sparita una pecora ma non gli diedi troppa importanza. Sono cose che succedono, lo sappiamo tutti.
Ma alla seconda e alla terza pecora mancanti cominciai ad avere qualche sospetto. Un ladro di bestiame non oserebbe rubare pochi capi alla volta in giorni cos? ravvicinati. Doveva trattarsi per forza di pi? uomini".
"Gli albari!" grid? qualcuno. Un coro di voci preoccupate gli fece eco.
Jimeno imprec?. Lo sapevano gi?. Cerc? Sancho tra la folla, certo che fosse stato lui a far girare la voce tra i compaesani senza chiedergli il permesso. Strinse con forza il pomo della spada e decise di continuare, ormai non aveva pi? senso tirare in lungo.
"Nel momento in cui cominciai a sospettare che ci fossero dei banditi sulle nostre terre mi diressi verso il monte della Carbonera per dare un'occhiata in un certo posto adatto all'insediamento di un accampamento. Sapete bene di cosa parlo: il pozzo di San Giovanni. Portai mio figlio con me ed esplorammo quella zona. Sapete gi? quello che ? successo dopo" e fece una pausa teatrale. "Gli albari sono qui. Non agitatevi, state tranquilli! So cosa fare, adesso" aggiunse, mentre i presenti esprimevano i loro dubbi.
"Ho gi? avuto a che fare con briganti come questi. Sembrano invincibili ma sono solo dei vigliacchi. Chi si nasconde in montagna in pieno inverno lo fa