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Raji: Libro Uno
Raji: Libro Uno
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Raji: Libro Uno

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“Il signor Kupslinker ha detto che posso pensarci fino alla fine dell’anno.”

“Beh, ti aiuterò a pensarci,” disse Quackenbush. “Ho preso due contadini montanari.” Si scaldò il fondoschiena, poi fece scivolare la mano dietro di sé per grattarsi. “A loro piace ficcare il naso nei miei affari, ma se qualcuno li tiene d’occhio, lavorano bene. Potremmo abbattere la recinzione che separa le nostre fattorie e unire il vostro pascolo al mio campo di grano. Probabilmente avremmo 60 acri di mais lì. Potrei far venire i miei ragazzi qui domani, per darti una manoe occuparsi delle cose della casa mentre sei a scuola.”

Fuse rimboccò la coperta a scacchi gialli e rossi sulle gambe del padre. Il signor Fusilier mosse la testa, e Fuse lo guardò. Suo padre sbatté le palpebre due volte in rapida successione. Dopo un attimo, lo fece di nuovo.

“Giochi a chest (petto)?” chiese Quackenbush, annuendo verso la scacchiera.

“Si dice chess (scacchi). E sì, ci gioco.”

“E con chi stai giocando a chest? Non con tuo padre.”

Fuse rispose prima di dover sentire di nuovo quella risata irritante. “Io…gioco per entrambi.”

“Vorrei fare una partita a dama. A dama potrei batterti.”

“Devo finire le faccende, signor Quackenbush.”

“Sì, credo sia meglio che torni a casa. Ho dato a quei due ubriaconi il giorno libero, e ora devo fare io tutto il lavoro.” Si incamminò verso la porta, ma quando afferrò la maniglia, si fermò. “Quasi dimenticavo. La mia vecchia signora mi ha detto che siete invitati alla cena di Natale. Abbiamo il tacchino, carne di cervo e tutti gli antipasti. Probabilmente il triplo del necessario.” Indicò il padre di Fuse. “Penso che il tuo papà possa venire, ma non so come tu possa portare quella sedia a rotelle lassù a casa mia. Suppongo che possa stare qui da solo per due o tre orette.” Fissò Fuse ma non ottenne risposta. “Non dimenticare figliolo, dovremo fare un accordo molto presto.”

Quackenbush aprì la porta e uscì sul portico anteriore. Fuse si affrettò ad afferrare la porta.

“È più freddo del culo di una strega su un manico di scopa.”

Quackenbush si abbottonò il cappotto controvento e si diresse verso la sua station wagon Durant. Sembrava nuova, con le fiancate in legno e i paraurti cromati lucidati a specchio.

Fuse sbatté la porta e andò alla finestra. Spostò la tenda e guardò per essere sicuro che Quackenbush se ne andasse. Quando la station wagon uscì dal vialetto di casa e si immise nella strada sterrata, Fuse andò in cucina, si mise il cappotto e corse fuori a cercare Rajiani.

Capitolo Nove

Fuse era seduto a fissare il camino. Aveva setacciato il fienile chiamando Rajiani. Se c’era, era ben nascosta. Aveva perfino attraversato il campo addentrandosi nel bosco, ma non l’aveva trovata. Mancava anche Ransom. Per qualche ragione, era una consolazione pensare a loro due insieme. Forse non era scappata per sempre.

Si spaventò per una bussata alla porta d’ingresso. “Oh, no,” sussurrò, “Quackenbush è tornato.”

Si diresse verso la porta.

Potrebbe essere Rajiani.

Quando la aprì, rimase sorpreso nel vedere la signora Smithers.Il suo primo pensiero fu che fosse successo qualcosa alla madre.

Devono aver mandato un telegramma all’infermiera, chiedendole di venire a dirmelo.

Un adolescente che lui non conosceva, era dietro di lei. Era più alto di Fuse di un uno o due centimetri, vita magra, spalle larghe, e lo stesso sorrisino della signora Smithers.

“Buongiorno, Vincent,” disse la signora Smithers. Lei reggeva un vaso coperto e il ragazzo un grande cesto di vimini. Lo teneva davanti a sé, come se fosse pesante.

Fuse fissò la signora Smithers per un attimo prima di ricordare le buone maniere. “Mi scusi,” disse, spaventato da quello che avrebbe detto in seguito. “Entrate, signora Smithers.” Si fece da parte e spalancò la porta. “Cosa c’è che non va?”

“Non c’è niente che non vada. Siamo venuti ad augurarvi Buon Natale.”

“Oh, è fantastico.Avevo paura che qualcosa…”Si bloccò. “Buon Natale anche a voi.” Lanciò un’occhiata al ragazzo.

“Questo è mio figlio, William.”

“Ciao, William.” La voce di Fusecolse una nota di allegria e sollievo nel sapere che non si trattava di una visita ufficiale.

“Buongiorno, signor Vincent.” William indossava una tuta nuova e una camicia azzurra inamidata sotto il cappotto di velluto a coste. Il colletto della sua camicia era abbottonato.

“Signor Vincent?” Fuse chiuse la porta. “Non sono un signore. La maggior parte dei bambini mi chiama Fuse.”

Il ragazzo guardò la madre, poi di nuovo Fuse, visibilmente insicuro su come rispondere. Spostò il cesto nell’altra mano.

“Dove vai a scuola?” chiese Fuse.

“Alla Booker T. Washington.”

“So dov’è,” disse Fuse. “È la scuola per Negri, quella oltre la vecchia sgranatrice di cotone. In che classe sei?”

“In prima superiore.” William alzò il mento. “Ho preso una ‘A’ in scienze la settimana scorsa.”

“Davvero? Amo le lezioni di scienze.”

La signora Smithers si rivolse al padre di Fuse. “Buongiorno, signor Fusilier.” Gli diede una pacca sulla spalla. “Come si sente oggi?” Guardò Fuse. “Possiamo mettere il tacchino in cucina, Vincent?”

“Tacchino? Certo.” Fuse fece strada verso la cucina. “Non sapevo che sarebbe venuta oggi, signora Smithers.”

“Beh, neanche noi, fino a stamattina.” Appoggiò la pentola smaltata di bianco sul tavolo della cucina e fece cenno a William di posare il cesto accanto ad essa. “Ho pensato a te e a tuo padre che mangiavate uova e pancetta per la cena di Natale e ho deciso che io e William saremmo venuti a condividere il nostro cibo con voi.” Sollevò il coperchio della pentola per dare la possibilità a Fuse di dare un’occhiata al tacchino. “Se per te va bene, ecco qui.”

“La mamma ha cucinato le patate dolci”, disse William togliendo il panno ricamato che copriva il cesto. “Anche salsa di piselli e pane di mais.”

“Wow. È meraviglioso, ma che mi dice della sua famiglia signora Smithers? Lei e William non volete cenare con loro oggi?”

“Questa è la mia famiglia, Vincent. William ed io. Suo padre è stato ucciso in Francia, a Verdun. Era un corriere di muli per l’esercito americano. Tutti glialtri nostri parenti sisono trasferiti a nord, a Detroit. Sai quanto mi piaccia cucinare, e ne abbiamo in abbondanza.”

Fuse non sapeva cosa dire a proposito del padre di William. Non poteva immaginare la vita senza suo padre.

“Mi dispiace per tuo padre,” disse. “Sai, tua madre si prende cura del mio.”

“Si.” William era impegnato a prendere le pentole e i piatti da dentro la cesta coperta.

“Papà adorerà tutto questo cibo,” disse Fusementre la signora Smithers regolava il coperchio di vetro della ciotola del condimento

“William,” disse lei. “Vai a prendere le altre cose dal furgone.”

“C’è dell’altro?” chiese Fuse.

“Abbiamo panini, mirtilli rossi,” disse William. “Purè di patate e…” Guardò sua madre.

“Salsa Gravy e crema di mais,” disse la signora Smithers con un ampio sorriso.

“Ti aiuto.” Quando Fuse prese il cappotto appeso dietro la porta sul retro, vide gli stivali di Rajiani. “Oh, no. È uscita a piedi nudi sulla neve.”

“Chi?” La signora Smithers raggiunse lo sportello del forno per aprirlo. “Tua madre è tornata a casa?”

“No, Rajiani. È una ragazza che ho trovato addormentata nel fienile due giorni fa.”

“Come ha fatto ad entrare nel vostro fienile?”

“Non lo so. Non parla inglese. Posso solo dire che viene dall’India e credo che la sua lingua sia l’hindi.”

“India?! Com’è arrivata fino a qui, in Virginia?”

“Questo è quello che vorrei sapere. Ed è nervosa, come se avesse paura di essere catturata da qualcuno. Buford Quackenbush era qui poco fa. Quando ha bussato, lei è corsa fuori dalla porta sul retro senza nemmeno prendere il cappotto e gli stivali.”

“Si gelerà là fuori. E cosa ci faceva quiquel Quackenbush?”

“Lo conosce?” chiese Fuse.

“Spazzatura bianca, ecco cosa so di lui. Non è altro che uno spilorcio e un contrabbandiere.” Sbatté la pentola del tacchino sul fornello. “Mi dispiace, Vincent. Sarà anche un amico di famiglia, ma per me è solo pura spazzatura bianca.”

“Non è nostro amico.”

“Questo è un bene. Ora, che mi dici di questa ragazza?” La signora Smithers usò l’orlo del suo cappotto per afferrare la maniglia della porta del forno per aprirla.

“Non so nulla di lei, solo che ha paura di tutti.”

“Faresti meglio ad andare a prenderla.”

“Ci ho provato. Ma dopo che Quackenbush se n’è andato, ho passato un’ora a cercarla, senza fortuna.”

“Oh, giorni celesti! Una ragazza che si nasconde in quel modo.” Fece scivolare la teglia nel forno e chiuse lo sportello in ghisa. “Tu e William portate dentro il resto del cibo, poi accendete il fuoco. Il tacchino è cotto abbastanza bene, ma lo lasciamo riscaldare un po’. Come hai detto che si chiama?”

“Rajiani.”

“Rajiani. Porto il suo cappotto e gli stivali nel fienile e vediamo se riesco a convincerla ad entrare in casa.”

“C’è una stufa a cherosene nella stalla diStormy, nel retro del fienile. Spero che sia entrata dopo che sono tornato in casa. Ma non cercare di toccarla, non le piace che qualcuno le si avvicini troppo.”

“Hai detto che è una ragazza, ma intendi una bambina? Quanti anni ha?”

“Circa tredici, credo.” Quando Fuse disse la sua età, notò una reazione da parte di William. Sembrava volesse chiedere qualcosa sulla ragazza, ma poi chiuse la bocca e rimase in silenzio.

“Va bene.” La signora Smithers prese il cappotto e gli stivali di Rajiani e uscì dalla porta sul retro. “Vediamo cosa fa questa tredicenne fuori in una mattina fredda come questa.”

I due ragazzi uscirono dalla porta principale per recuperare il resto del cibo.

“Che bel camioncino,” disse Fuse.

“È un Diamond T,” disse William. “Del 1920. L’ho guidato fin qui.”

“Hai guidato in autostrada?”

“Beh, usciti dalla città la mamma mi ha lasciato guidare un po’.”

“Noi abbiamo unFord Modello T nel fienile,” disse Fuse. “Vorrei poterla guidare fino al negozio di mangimi, ma potrei finire nei guai.”

“Io non guido mai in città.”

“Giochi a scacchi?” chiese Fuse.

William scosse la testa prendendouna cassa di legno per le uova dal retro del camioncino. “Troppo difficile per me.”

Fuse prese la seconda cassa e si diressero in casa. “Nah, non è difficile. Sembra così all’inizio per via dei diversi tipi di pezzi. Se vuoi ti insegno a giocare.”

“Non saprei. Tu giochia biglie?”

“Ring Taw e Three Hole, sono i due giochi che mi piacciono.”

“Si, Ring Taw. So giocarci bene. Ho già vinto centoventi biglie dai bambini a scuola giocando a Ring Taw.”

“Non gioco a biglie da molto tempo, ma quando la neve si scioglierà e non ci sarà più fango, possiamo giocarci qui fuori in giardino.”

“Le biglie sono meglio degli scacchi.” William spostò la sua cesta delle uova per poter aprire la porta d’ingresso. “L’India è da qualche parte vicino la Cina, giusto?”

“Si,” disse Fuse. “Dall’altra parte del mondo.”

“Come pensi sia arrivata qui?”

“Dev’essere venuta con una nave, ma siamo lontani dall’oceano.”

“Le piacciono le ragazze, signor Fuse?”

“C’è una ragazza nella mia scuola, si chiama Monica Cuddlestone. È più grande di me, ma bella come una farfalla.”

“Cosa le ha detto?”

“Non le ho detto niente. Come si parla alle ragazze?”

“Questo è quello che mi piacerebbe sapere, signor Fuse.”

Guardò William. “Non parla con loro,” fece una pausa e aggiunse, “signor William?”

William rise. “Nessuno mi ha mai chiamato signore.”

“Nemmeno a me.”

“Ci parlavo con le ragazze.” William entrò in cucina davanti a Fuse. “Quand’ero piccolo ed erano bambine come me, ma ora hanno un aspetto un po’ diverso. Sai, non sono più magre comepali della luce, e mi indicano e si parlano a bassa voce tutto il tempo. Poi cominciano a ridere con la mano davanti alla bocca. Cosa possiamo fare?”

“Monica è uguale.” Fuse guardò la porta sul retro e abbassò la voce. “Mi ha dato del secchione l’altro giorno a lezione di matematica.”