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Raji: Libro Uno
Raji: Libro Uno
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Raji: Libro Uno

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Mentre usava la paglia per pulirsi le braccia, tremando dal freddo, guardò la stufa a cherosene di Stormy. Bruciava con un caldo bagliore, ma poiché Fuse era scalzo e senza maglietta, la stufa non gli era di grande aiuto.

Sentì la ragazza parlare dietro di lui, poi qualcosa gli coprì le spalle; era lavecchia giacca di tela di lei. Non era molto, ma gli diede un po’ di calore. Era grato per il gesto e desiderò conoscere la sua lingua per poterle dire quanto la apprezzasse.

“Grazie”, disse Fuse quando lei si inginocchiò accanto a lui.

Guardarono il piccolo cavallo che cercava di alzarsi in piedi. Aveva le zampe anteriori piegate sotto di sé, quando provò ad alzarsi con le zampe posteriori, vacillò e cadde di lato nella paglia.

Fuse e la ragazza si misero a ridere.

Stormy strofinò il naso sulla cavallina, incoraggiandola a riprovare. Lei lottò con le sue zampe e mosse i primi passi.

“Ha solo cinque minuti e già cammina”, disse Fuse. “Vedi la criniera bionda e il color crema? È un palomino, proprio come sua madre”.

Vide la ragazza sorridere mentre guardava il puledro oscillare e annusare la gamba della madre.

“Good job, (Ottimo lavoro)”disse.

“Gut jab.(Colpo alla pancia)”disse lei guardandolo.

“Good job.(Ottimo lavoro)” ripeté il ragazzo.

“God jab?(Dono di Dio?)”Disse allora la ragazza.

“Good job.(Ottimo lavoro)” insistette Fuse.

“God jab.(Dono di Dio)” Disse lei raggiungendo il puledro che stava iniziando a poppare. “God jab.”ripeté.

La porta della gabbia si aprì dietro di loro ed entrò Ransom. Si fece strada tra Fuse e la ragazza, poi guardò il puledro.

“Come ci si sente ad essere papà?”. Fuse mise il braccio attorno al cavallo.

Ransom avanzò, cercando di annusare il puledro, e Fuse lo fece passare. Stormy soffiò e mostrò i denti mettendosi tra Ransom e il suo cucciolo. Il cavallo allora fece un passo indietro, poi un altro. Aveva uno sguardo sorpreso mentre si avvicinava alla ragazza.

“Si, Ransom.” Fuse si massaggiò la gamba dove Stormy l'aveva morso. “È meglio lasciarli soli per un po’, a meno che tu non voglia perdere un orecchio”.

La ragazza circondò il collo di Ransom con le braccia, “God Jab” disse e indicò il puledro.

Ransom sfiorò e strofinò il muso sulla guancia della ragazza, facendola ridere.

“Dovremmo chiamare il puledro Santa, visto che è la vigilia di Natale”. Fuse era in piedi. “No, è un nome maschile. Lei è così carina; forse meglio chiamarla Monica”.

La ragazza raggrinzì la fronte.

“Vado in casa a prendere delle zollette di zucchero per Stormy. Torno subito” Alzò l'indice, sperando che lei capisse che se ne sarebbe andato solo per un minuto.

Fuse si fermò sulla porta del granaio, sorpreso di vedere enormi fiocchi di neve posarsi silenziosamente al suolo. C’erano già quasi due centimetri di altezza. Si strinse la giacca sul petto e corse verso la casa. Quando arrivò alla porta sul retro, pestò i piedi nudi sul portico e si scrollò la neve dalle spalle. Entrando in casa, si accorse che non faceva molto più caldo che fuori.

Accenderò il fuoco quando tornerò dal fienile.

Si mise gli stivali e prese il cappotto da un gancio dietro la porta.Vide che era rimasta mezza scatola di zollette di zucchero, così ne prese una manciata e si affrettò ad uscire, portando con sé la giacca della ragazza. Arrivò velocedentroil fienile.

“Ho preso il mio cappotto.” Arrivò alla porta della stalla. “Così puoi…”

Se n’era andata.

* * * * *

Il sole era già sorto quando Fuse accese il fuoco in cucina e mise su il caffè per suo padre. Rimase un attimo in piedi davanti al lavandino, fissando fuori dalla finestra e guardando la neve scendere. Più di 15 centimetri ricoprivano il terreno, nevicava così abbondantemente che riusciva a malapena a vedere il fienile.

Fuse aspettò che suo padre si svegliasse per aiutarlo a vestirsi e portarlo con la sedia a rotelle davanti al camino scoppiettante. Poi lo aiutò a bere il caffè prima di uscire a mungere le mucche, a dar da mangiare agli altri animali e a controllare Stormy e il suo nuovo puledro.

Si chiedeva della ragazza mentre stava alla finestra della cucina. Era là fuori da qualche parte, nella neve, e ora senza nemmeno una giacca.

Da dove viene e perché non capisce l'inglese?

Forse se fosse rimasto lontano dal fienile, lei sarebbe tornata nella stalla di Stormy, dove faceva caldo.

Venti minuti dopo, Fuse teneva un cucchiaio di caffè zuccherato sulle labbra del padre. "L'infermiera Smithers oggi non verrà, papà".

Suo padre sorseggiò il caffè e si leccò le labbra.

Il fuoco scoppiettava nel camino, e la stufa della cucina bruciava con il carico di legna che ci aveva messo dentro. Presto l'intera casa sarebbe stata calda e accogliente.

“È la vigilia di Natale. La signora Smithers ha la sua famiglia di cui occuparsi”.

Fuse guardò i quattro regali di Natale sul divano – due per suo padre e due per sua madre. Aveva comprato un vestito e un portafoglio di pelle per il padre, e una lunga sciarpa gialla e una spilla Cammeo per la madre.

“Questo è il primo anno senza albero di Natale.” Si rivolse al padre. “Ti ricordi quella volta che abbiamo abbattuto quel pino di oltre tre metri e mezzo, dall’altra parte del grande stagno? Abbiamo dovuto tagliare altri sessanta centimetridalla base prima di poterlo mettere in quell’angolo laggiù, vicino alle scale.” Immerse nuovamente il cucchiaino nel caffè. “Quello è stato il miglior albero di sempre.”

Il signor Kupslinker, della banca, dava i soldi a Fuse ogni volta che ne aveva bisogno. Non per palle da tennis o cose del genere, ma per la spesa, il materiale scolastico e altri beni di prima necessità, come i libri. I soldi del latte venduto aiutavano un po’; pagare la bolletta della luce e comprare il mangime per gli animali. A parte questo, non aveva alcuna entrata. Il signor Kupslinker disse che secondo lui i regali di Natale erano decisamente una necessità.

Fuse sapeva che i soldi della banca dovevano essere restituiti, ma non sapeva quando, o come.

Ripensò al lunedì precedente, quando andò in banca a chiedere al signor Kupslinker dieci dollari per comprare i regali per i suoi genitori. Il banchiere gli aveva chiesto di suo padre, poi gli aveva dato un suggerimento.

“Forse dovresti pensare di affittare la fattoria a qualcuno che possa lavorarci”.

“Leasing?” Aveva chiesto Fuse.

“Sì, mancano solo quattro mesi alla semina primaverile. Se tuo padre non si sarà ripreso per allora, la fattoria potrebbe andare avanti un altro anno senza guadagnare nulla”. Il banchiere si era tolto gli occhiali e aveva preso un fazzoletto di seta bianca dal taschino del suo abito gessato. Con il fazzoletto aveva pulito una delle lenti di vetro. “In realtà”, aveva messo gli occhiali controluce, “sprofonderete ancora di più nei debiti”.

Arare il terreno e piantare duecento acri era il lavoro più difficile dell'intero anno. Anche se Fuse avesse lasciato la scuola, non avrebbe potuto farlo da solo.

“Puoi prestarmi abbastanza soldi per assumere due braccianti?”

“Vincent, sai che pago il dottor Mathews e l'infermiera Smithers ogni mese”. Si era messo gli occhiali e aveva ripiegato con cura il fazzoletto. “Ti ho già anticipato più soldi di quanti avrei dovuto. Se il nostro consiglio di amministrazione scoprisse che ho prestato dei soldi senza garanzie, potrei perdere il lavoro”.

“Sono spiacente, Mr. Kupslinker. Questo non lo sapevo.” Fuse non aveva pensato alla possibilità che suo padre restasse disabile a lungo. Se fosse rimasto altri quattro mesi senza entrate, non sarebbe mai migliorata la situazione.

“Avere qualcuno che gestisca la fattoria è una buona opzione.” Il sorriso del signor Kupslinkeraveva rivelato due file di piccoli denti pari. Sembrava che fossero stati limati.

Fuse non sapeva cosa dire. Non si era mai occupato di nulla era suo padre che gestiva l’agricoltura.

“Puoi dare la fattoria in affitto a lungo termine. Consegnare la terra ad un…” Il banchiere si era fermato per schiarirsi la gola. “Ad un contadino competente, qualcuno di cui ci fidiamo, che può portare a termine il lavoro”.

Fuse era contrario a permettere a qualcun altro di lavorare alla fattoria, perché assomigliava troppo ad una mezzadria, e sapeva che suo padre non avrebbe mai acconsentito a una cosa del genere. Aveva lavorato alla fattoria per quasi dieci anni, assumendo aiutanti quando ne aveva bisogno, fino a quando non era caduto dal mulino a vento e si era infortunato alla colonna vertebrale ad ottobre. Aveva cercato di prendere una chiave inglese, sostituendo una bronzina sull'asse, quando un'improvvisa folata di vento aveva fatto girare la banderuola di coda, facendolo cadere dalla piattaforma.

Il dottor Mathews aveva detto a Fuse che non si poteva fare più nulla. Il braccio rotto era già guarito, ma la ferita alla schiena sarebbe dovuta guarire da sola. L'infermiera Smithers eseguiva una terapia fisica per mantenere in funzione i suoi muscoli, ma solo il tempo e il riposo avrebbero riparato il midollo spinale. Fino ad allora, suo padre era paralizzato dal collo in giù.

“Non credo che papà vorrebbe che la fattoria venisse affittata”, aveva detto Fuse al banchiere.

“Beh, in questo caso, non posso essere ritenuto responsabile di ciò che accadrà quando il consiglio scoprirà che ho anticipato un bel po’ di soldi alla tua fattoria. C'è la possibilità che venga pignorata, e magari messa all'asta”.

Pignoramento. Allora dove andremmo io e papà? Vorrei che la mamma fosse qui.

Aveva sempre preso lei tutte le decisioni riguardo ai soldi di famiglia.

“Conosci Buford Quackenbush, vero, Vincent?”

Fuse aveva annuito.

“La sua fattoria confina con la vostra a nord. Ha un sacco di aiutanti, e penso che se ci rivolgessimo a lui con il giusto tipo di accordo, potrebbe essere disposto a rilevare la tua proprietà e a lavorare insieme in entrambe le fattorie”.

“Devo pensarci, Signor Kupslinker.”

“Potrei far preparare i documenti questo pomeriggio, e dato che tuo padre non è legalmente competente e tua madre è fuori Paese, potresti firmare per lui.”

Fuse non sapeva se fosse legale o meno, comunque gli serviva un po’ di tempo per riflettere.

“N-non so cosa fare”.

“A volte bisogna fidarsidel giudizio di una persona più anziana in queste situazioni. Una persona che si occupa di affari da diversi anni. Conosci la mia reputazione, figliolo, e sai che non ho esitato in passato ad aiutarti”.

“Sì, signore. Lo so.”

“Adesso, vai a casa e pensaci su. Ma dobbiamo fare qualcosa entro la fine dell’anno. Manca solo una settimana. Se tua madre non sarà ancora tornata…Beh…” Aveva allargato le mani in un gesto impotente.

Fuse si era alzato per andarsene e il signor Kupslinker lo aveva raggiunto per stringergli la mano. Non gli aveva mai stretto la mano prima. La sua mano era morbida e umida.Aveva ricordato a Fuse la pelle del collo di un maiale quando lo allontanava dalla mangiatoia per permettere ai più piccoli di mangiare.

Il fuoco scoppiettò, interrompendo il ricordo di Fuse. Aprì lo sportello per mettere un altro tronco sul fuoco.

“Mi prenderò cura degli animali prima di preparare la colazione, papà”.

Diede a suo padre l'ultimo sorso di caffè e guardò verso l'angolo della stanza, vicino alle scale.

“Credo che la mamma non sarà a casa per Natale”.

Capitolo Cinque

Cleopatra e Alexander non prestarono attenzione a Fuse quando aprì la porta della loro stalla. La coppia di cavalli da tiro percheron, mangiando, oscillavano la coda mozzata. I loro abbeveratoi di legno di quercia erano posizionati alle estremità opposte dell'enorme stalla, ma ciò nonostante le loro code quasi si sfioravano.

“Bene, Alexander”, disse Fuse, stringendosi accanto all'animale daventi quintali. “Vedo che qualcuno ti ha già dato l'avena stamattina”.

Il cavallo maculato grigio e marrone alzò la testa e si fece da parte mentre sgranocchiava il grano con le potenti mascelle. Il suono ricordava a Fuse la ruota di un carro sulla ghiaia di una stradina di campagna.

Cleopatra era un po’ più alta di Alexander. Con quasi diciotto mani, aveva un metro e mezzo al garrese.La punta della testa della giumenta era a più di due metri e mezzo da terra. Era di un nero massiccio, tranne la gamba anteriore destra, che era bianca dal ginocchio in giù. Il suo sfumato manto invernale splendeva di una brillante lucentezza. I due cavalli erano abbastanza forti da tirare una trebbiatrice a quattordici lame con Fuse in piedi sulla piattaforma, che guidava con le redini.

I 360 acri di terra della fattoria dei Fusilieravevano due ruscelli che scorrevano fitti tra i boschi di betulle gialle e imponenti querce rosse. La legna per scaldare e cucinare proveniva da lì. 40 ettari servivano da pascolo per mucche e cavalli, due stagni ne occupavano altri 4, i restanti200erano terreno fertile per la coltivazione.

Nelle giornate migliori, il padre di Fuse poteva arare 15 acri con Alexander e Cleopatra che tiravano l’aratro Ferguson a tre file. Senza ipercheron, sarebbe quasi impossibile per i Fusilier lavorare. Potrebbero farlo con un trattore Henry Ford, ma non potrebbero permettersi il prezzo di trecentocinquantacinque dollari del macchinario e nemmeno il carburante necessario per farlo funzionare. L’alimentazione per i cavalli – fieno, avena e mais – può crescere dalla terra, ma la benzina no.

Fuse diede un colpetto sul fianco di Alexandere andò a controllare Cleopatra.

“Spostati, tesoro.”

Le diede una pacca sul sedere infilandosi tra lei e il lato della stalla.Il grosso animale obbedì e si fece da parte. Sebbene potesse facilmente schiacciare Fuse con un semplice spostamento del peso, fece come le era stato detto senza esitazione.

“Ha dato da mangiare anche a te,” Fuse sussurrò mentre grattava a Cleopatra il collo piegato.

La cavalla ruotò l’orecchio sinistro verso il suono della sua voce, ma continuò a sgranocchiare l'avena.

Fuse alzò lo sguardo verso le robuste travi di quercia. Assi tagliate grezze coprivano il lato superiore delle travi, costituendo il pavimento del fienile.

Chissà se…

Ransom entrò nella stalla, passò sotto la pancia di Cleopatra e spinse Fuse, cercando di raggiungere l'avena, ma la mangiatoia era troppo alta. Cleopatra sfiorò e annusò la cima della testa del cavallino. Ransom fece per morderla. Cleopatra alzò la testa e fece un passo indietro, urtando Alexander, che si voltò per vedere cosa stesse succedendo.

Ransom sbuffò e trotterellò verso l’altra mangiatoia. Non riuscendo ad entrare neanche in quella, si abbassò sotto Alexander e lasciò la stalla.

I due percheron erano gli animali più grandi e più forti della fattoria, ma il loro temperamento era pari a dei cuccioli di collie; amichevoli, gentili, e sempre pronti a eseguire gli ordini del loro padrone.

“Voi due solitamente mi lasciate abbastanza letame da riempire una carriola intera, ma vedo che la ragazza ha fatto anche questo. Mi chiedo dove l'abbia scaricato.”

Aprì la porta laterale e la agganciò al muro della stalla in modo che i cavalli potessero andare al pascolo per muoversi e respirare aria fresca. Non ci sarebbe stato nulla da brucare con lo strato di neve a terra, ma si sarebbero goduti il sole. All'imbrunire sarebbero tornati al fienile da soli. “Tutto ciò di cui avete bisogno sono due secchi di mais, un po’ di fieno fresco e 30 litri d’acqua. Così sarete a posto per tutto il giorno”.

Ci sono voluti molto grano e fieno per mantenere i due cavalli da tiro durante i mesi invernali, ma avevano compensato durante la semina primaverile, la coltivazione estiva e il raccolto autunnale. I due avevano lavorato sodo dalle prime luci dell'alba fino a dopo il tramonto per tutta la stagione della crescita. Avevano avuto un’ora di pausa per il grano e l’acqua a mezzogiorno, per poi tornare subito all’aratura e alla coltivazione.

Fuse andò sul retro della stalla e scoprì che la ragazza aveva gettato la paglia sporca della stalla dei cavalli sul mucchio di letame accumulato. L’aria era fredda, ma il calore del mucchio di rifiuti in decomposizione aveva sciolto la neve in superficie.

Dovrò portare quella roba al campo di mais il prima possibile.

Studiò per un attimo l’enorme mucchio, calcolando quanti carri sarebbero serviti per portare a termine il lavoro.

Otto viaggi, in teoria.

Una volta steso e arato, il letame avrà fatto da ottimo fertilizzante.

Fissò il terreno vicino al mucchio. La ragazza aveva sgomberato la neve e aveva messo lo sterco di mucca in fila sul terreno ghiacciato.