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I Cowboy Di Carla
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I Cowboy Di Carla

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Quando arrivò a casa era più calmo ma ancora infelice.

Se solo fossi arrivato qualche minuto prima l’avrei portata fuori con Dyson, l’avrei resa nostra cosicché nessuno potesse provarci con lei. Ora quello stronzo le starà addosso e saremo fortunati anche solo se ci guarderà!

* * * *

Carla non aveva smesso di pensare a Matt durante la notte e la mattina successiva si svegliò con un enorme sorriso sul viso. I suoi pensieri si diressero verso di lui mentre si lavava, assaporando il lusso dell’acqua calda, e immaginava come sarebbe stato condividere la doccia con quell’uomo meraviglioso. Le sue mani erano grandi e calde e avrebbero fatto cose incredibili al suo corpo, ne era certa. Mentre la fiamma nel suo stomaco si trasformava in un fuoco violento, cercò di calmare i pensieri e concentrarsi sulla giornata che l’attendeva.

Maggie era di ottimo umore quando le preparò un’altra ricca colazione che Carla divorò avidamente. “Prepari la migliore colazione del mondo,” le disse Carla tra un boccone e l’altro.

Maggie rise. “Non ho mai conosciuto una donna che mangiasse tanto quanto te appena sveglia. La maggior parte delle persone vuole solo un caffè forte e un boccone o due di pane tostato. È davvero bello preparare del cibo vero una volta tanto.”

“Puoi cucinare per me tutte le volte che vuoi,” rispose Carla con un ampio sorriso, “soprattutto ora che ho un lavoro. Devo mantenermi in forze.”

“Non mi ero resa conto che stessi cercando un lavoro.” Maggie smise di pulire i tavoli e si voltò per guardarla interrogativamente. Era una bella ragazza, probabilmente un paio di anni più grande di Carla. Sembrava sinceramente incuriosita, quindi Carla le raccontò del modo in cui si era imbattuta nel lavoro all’emporio.

“Oggi cammini di nuovo fino a Pelican’s Heath?” domandò Maggie alla fine del racconto, mentre portava via i piatti.

Carla si strinse nelle spalle. “Non c’è un altro modo per arrivarci.”

“C’è una strada secondaria che passa proprio attraverso la vecchia autorimessa. È più veloce rispetto ad attraversare Almondine, ma devi stare attenta se decidi di passare da lì. Alcuni giovani guidano come pazzi su quella strada.”

Carla la ringraziò e uscì dalla tavola calda, diretta al lavoro. La strada che Maggie le aveva indicato era facile da trovare e Carla vide subito che avrebbe potuto portarla a destinazione molto più velocemente, addirittura dimezzando il tragitto. Le cose sembravano finalmente andare nel modo giusto. Dopo aver lavorato alla farmacia per i coniugi Roberts, aveva accettato un paio di lavori come barista. Le piaceva il lato sociale e il continuo susseguirsi di clienti, ma le lunghe ore in piedi le avevano rovinato le gambe, rendendole gonfie e doloranti, soprattutto perché aveva lavorato in tre diversi bar contemporaneamente e aveva dovuto correre da una parte all’altra della città per arrivare in orario. Era contenta del lavoro all’emporio, perché lì poteva indossare scarpe da ginnastica o stivali invece dei tacchi alti a cui era abituata.

Maggie aveva avuto ragione riguardo il traffico lungo la strada secondaria, e Carla fu costretta a saltare sul costone erboso di fianco alla carreggiata più di una volta per evitare di essere colpita. Immaginò che fosse l’orario in cui tutti stavano correndo per non fare tardi al lavoro, e sorrise pensando a quanto fosse più rilassata adesso la sua vita.

Jerome Pearson era rapidamente diventato un lontano ricordo e si maledisse di nuovo per essersi infatuata di lui, la prima volta che lo aveva visto. Aveva pensato che fosse affascinante, ma ora che aveva incontrato Matt Shearer si rendeva conto che il suo ex era brutto come un bulldog che mastica una vespa. Matt era un uomo vero, uno che lavorava per guadagnarsi da vivere, a differenza di Jerome che invece passava le sue giornate senza fare niente. Ora sapeva anche perché: se rubava tutto il tempo non aveva bisogno di trovarsi un lavoro! Carla non riusciva a superare il fatto che avesse derubato il Signor Roberts. Quell’uomo era suo amico e Jerome lo sapeva meglio di chiunque altro. Il cuore di Carla si era spezzato quando Betty, la sua anziana moglie, era morta di infarto, e Jerome l’aveva perfino accompagnata al funerale!

“Buongiorno.” La Signora Taylor le passò accanto mentre percorreva la strada principale di Pelican’s Heath, che era già piuttosto trafficata. “Mia figlia fa una svendita nel suo negozio di abbigliamento. È proprio laggiù,” la informò l’anziana signora puntando l’indice verso l’altra parte della strada.

“Grazie, ci farò un salto più tardi,” promise Carla, chiedendosi se la donna stesse giudicando implicitamente il suo abbigliamento. Guardò giù, verso le proprie scarpe da ginnastica malconce, i jeans scoloriti e il top di cotone dai colori vivaci. Si era sentita bene con se stessa mentre si preparava quel mattino e si era messa perfino un po’ di trucco, ma ora si chiedeva se avesse fatto abbastanza. Non le erano rimasti molti soldi e non sarebbe stata pagata per il lavoro all’emporio prima della fine della settimana. E a quel punto avrebbe dovuto pagare la stanza per la settimana successiva e il cibo.

Sospirò, mentre l’eccitazione che l’aveva pervasa fino a poco prima scompariva rapidamente.

Riuscì a sorridere a tutti quelli che incontrava mentre si dirigeva verso il negozio, e sulla porta fu accolta da Delores.

“Buongiorno. Non sono in ritardo, vero?” Carla si sentì arrossire mentre la donna si accigliava.

“Certo che no, cara. Stavo giusto per fare un salto a comprare dei bagel freschi per accompagnare il nostro caffè. Non so te ma io sono affamata.” Delores le sorrise e fece una risatina cospiratoria.

“Bene, menomale.” Carla sospirò di sollievo ed entrò all’interno del negozio.

“Buongiorno.” Frank era in piedi dietro il bancone, mentre due donne stavano brontolando sul prezzo delle patate nella corsia di sinistra.

“Buongiorno, Frank. Delores ti ha lasciato a difendere il fortino?”

Lui ghignò. “Solo fino al tuo arrivo. Sei in anticipo, comunque.”

Carla guardò l’orologio appeso al muro e fu contenta di vedere che mancavano solo venticinque minuti alle nove. Vide tutti i quotidiani sul bancone e si rese conto che Frank e Delores avevano iniziato a lavorare ben prima di lei.

Ecco perché Delores era affamata!

Prese il posto di Frank con un sorriso.

“Oh, quasi dimenticavo… qualcuno è venuto a cercarti qui, ieri sera,” disse Frank, facendo capolino dal retrobottega.

Carla sentì il cuore battere come impazzito e lo stomaco contrarsi. Si sentì male all’improvviso e tremò di paura mentre lo fissava, senza avere il coraggio di chiedergli chi avesse chiesto di lei.

Capitolo Quattro

Frank aggrottò la fronte e le prese velocemente le mani mentre studiava il suo viso. “Era solo Matt Shearer. Il giovane allevatore. Non è un problema che sia interessato a te, vero?”

Carla rilasciò il respiro che non si era accorta di stare trattenendo e sentì tutto il corpo rilassarsi. Ovvio che non si tratti di Jerome: perché diavolo dovrebbe pensare di venire a cercarmi fin qui? Si maledì per la propria stupidità e si lasciò sfuggire una piccola risatina di sollievo.

“Oh… Matt… no, non è un problema,” riuscì a dire.

“Era deluso di averti mancata. A proposito, dove alloggi? Ieri mi sono dimenticato di chiedertelo, quindi non ho potuto dirglielo,” continuò Frank, apparendo leggermente più tranquillo.

La mente di Carla iniziò a correre. Non c’era possibilità di evitare la domanda diretta del suo datore di lavoro. Si sentiva abbastanza al sicuro lì, quindi non era una gran cosa rivelarglielo. “Al Melrose. Lo conosci?”

Frank sembrava sorpreso. “Sì, lo conosco, è il motel della città vicina. Ma si trova a più di un miglio di distanza. Vieni fino a qui in auto?”

Carla scosse la testa, i riccioli scuri che le sfioravano il viso.

“Hai detto il Melrose? Il Melrose Motel? Stai lì?”

Carla si voltò, vedendo che le due donne avevano finito di lamentarsi delle patate e adesso erano in piedi vicino al bancone, intente ad ascoltare la conversazione. Non c’era modo di negare dove stesse alloggiando, quindi si limitò ad annuire educatamente. “Sì.”

“Io gestisco un bed and breakfast in città. Perché non rimani qui? È molto più pulito di quel motel e ho un posto libero,” disse una di loro.

Carla sentì il panico invaderla per la seconda volta quella mattina. Non voleva offendere la signora ma non aveva alcuna voglia di trasferirsi in città, dove tutti sarebbero venuti a conoscenza dei suoi affari privati.

Era già abbastanza brutto che sapessero qualcosa di lei.

“La ringrazio, ci penserò su,” promise, incrociando le dita dietro la schiena.

Delores arrivò in quel momento con la colazione e le due clienti si voltarono per salutarla. Carla passò rapidamente alla cassa i pochi prodotti che avevano scelto e li aveva già imbustati quando tornarono a guardarla.

“Ooh, hanno un odore delizioso,” sospirò Carla quando Delores le passò accanto con la colazione.

Delores le rivolse un ampio sorriso. “Ne ho presi un paio anche per te. Appena avrai finito li mangeremo.”

“Non vedo l’ora!” esclamò Carla, sperando che le due donne davanti a lei capissero il suggerimento e se ne andassero. “Grazie mille,” disse poi, prendendo i soldi. Contò il resto dopo averlo preso dalla cassa per evitare di dover continuare a parlare del luogo in cui albergava, e glielo consegnò con un sorriso, prima di voltarsi e infilarsi nel retrobottega.

Le due signore uscirono dal negozio borbottando e Carla sospirò.

“La Signora Hodges stava facendo di nuovo pubblicità al proprio B&B?” chiese Delores con un sorriso mentre porgeva a Carla un grosso bagel.

“Temo proprio di sì. Spero di non averla offesa.”

“Ci vuole ben altro per scalfirla,” la rassicurò Frank, allungandole una tazza di caffè. “Quella donna ha la pelle più dura di un rinoceronte. Se una persona fa tanto di dire che ha qualcuno in arrivo, insiste per poterlo ospitare.”

Carla gli sorrise e prese un boccone della colazione.

“Grazie mille, è stato molto gentile da parte tua prenderla anche per me,” disse a Delores.

“Sciocchezze. Fai con calma, tanto da qui sentirai il campanello se entra qualcuno.” La corpulenta signora si sedette al piccolo tavolino da caffè e addentò il proprio cibo, mentre Frank si portava dietro il suo nel magazzino.

“Ora, raccontami tutto di te,” la esortò Delores senza giri di parole. “Cosa ti porta a Pelican’s Heath? Dove alloggi? Ieri sera mi hanno chiesto dov’eri andata e non riuscivo a credere di non avertelo chiesto.”

Carla ridacchiò. “Alloggio al Melrose Motel, appena fuori città,” spiegò. “Nonostante quello che ha detto la Signora Hodges, è molto carino e le persone sono davvero amichevoli.”

“Cosa? Trevor Melrose amichevole? È l’uomo più miserabile che abbia mai conosciuto!” esclamò Delores.

Carla ridacchiò di nuovo. “È un tipo a posto. Sembra scortese ma in realtà è gentile. È anche Maggie della tavola calda è adorabile. Prepara le colazioni migliori del mondo.” Si pentì subito di averlo detto, perché Delores avrebbe capito che aveva già mangiato. Erano passate un paio d’ore ed era di nuovo affamata, ma non voleva che il suo nuovo capo pensasse che fosse avida.

“Se lo dici tu, cara,” rispose con un sospiro, poi le fece l’occhiolino.

Non avrebbe dovuto preoccuparsi. Delores ovviamente non pensava male di lei, e dentro di sé si pentì di aver creduto che le avrebbe detto qualcosa di scortese.

“Vado io, tu finisci pure la tua colazione,” le disse Delores quando sentirono suonare il campanellino sopra la porta. Poi si alzò e tornò nel negozio.

Carla mangiò con gusto il bagel caldo, bevendo anche il caffè. Pensò che Delores fosse stata davvero gentile a farle finire la colazione, i suoi datori di lavoro erano sicuramente una coppia adorabile.

“Hai finito?” chiese Frank uscendo dal magazzino.

Carla annuì, bevendo l’ultimo sorso di caffè. “Proprio adesso.”

“Pensi di potermi aiutare per un attimo? Però è qualcosa di complicato, non voglio che ti faccia male.”

Carla fu in piedi prima ancora che lui finisse di parlare. Frank la accompagnò nel piccolo magazzino pieno zeppo di merce non deperibile di ogni tipo.

“Ho bisogno di prendere alcune di quelle lampadine sullo scaffale là in alto,” indicò Frank. “Ti dispiacerebbe tenere ferma la scala per me?”

“Certo che no. Vuoi che salga al posto tuo?” si offrì Carla.

“No, va bene così. Mi sentirei solo più tranquillo sapendo che qualcuno tiene ferma la scala.”

Carla annuì e afferrò la scala mentre l’uomo saliva. Vide che le sue mani tremavano un po’ mentre si arrampicava sui gradini, vacillando lievemente, ma poi alzò le braccia e prese la scatola dallo scaffale più in alto. Sembrava leggero come una piuma.

“Grazie. Sapevo che era una buona idea avere due mani in più ad aiutarci,” le disse, quando fu tornato accanto a lei sul pavimento.

Carla si sentì la benvenuta e fu felice di essere di qualche aiuto a quelle persone così gentili. “Ora è meglio se torno nel negozio e aiuto Delores. Penso di aver sentito di nuovo il suono del campanello,” disse, mentre si faceva strada verso il retrobottega.

“Eccoti qui, ti stavo cercando,” la salutò Delores con un sorriso raggiante.

“Ero nel magazzino con Frank. Mi ha chiesto di tenergli la scala,” spiegò Carla, un po’ confusa. Era preoccupata che il suo capo credesse che stava battendo la fiacca, ma Delores stava sorridendo troppo sinceramente per pensare a questo.

“Va bene. È che un certo giovanotto è passato per chiedere di te. Sono venuta a cercarti ma ho immaginato che fossi occupata. Ha detto che si sarebbe rifatto vivo più tardi,” Delores le fece l’occhiolino e Carla arrossì.

“Buongiorno, potreste aiutarmi a prendere un po’ di riso?” Un uomo anziano si avvicinò al bancone, proprio mentre Carla stava per domandare a Delores chi fosse quel “certo giovanotto”. Sperava in qualcuno di specifico, ma voleva esserne sicura. Però quello non era il momento per chiederlo, pensò mentre andava a prendere un pacco di riso da uno degli scaffali più bassi dall’altra parte del negozio.

“Grazie mille. Io non riesco a piegarmi così tanto, come vedi,” disse il cliente quando Carla tornò, scoprendo che nel frattempo Delores se n’era andata.

Dopodiché, il lavoro divenne frenetico, con i clienti che entravano per ogni genere di cosa. Carla era contenta di aver preso mentalmente nota di dove era riposta tutta la merce o si sarebbe ritrovata in alto mare in mezzo a tutti quei prodotti. Quando la situazione si calmò un po’, Delores aveva la testa infilata nei libri contabili e Carla non pensava fosse giusto interromperla solo per chiedere chi era il “giovanotto” che aveva chiesto di lei quella mattina.

Il suo cuore sussultò quando poco dopo la porta del negozio si aprì improvvisamente ed entrò un uomo con un cappello da cowboy e due brillanti, e familiari, occhi verdi.

“Buongiorno,” disse allegramente. Fece il giro della corsia di sinistra e iniziò ad esaminare gli scaffali.

Carla sentì il cuore sprofondare. Aveva sognato quell’uomo tutta la notte, pensava a lui da quando si era svegliata e adesso lui a malapena le parlava! Sembrava bellissimo, proprio come lei ricordava, e notò che quel giorno si era fatto la barba. Le piaceva quell’aspetto pulito tanto quanto la barba incolta.

Lui non la guardò più, continuando semplicemente a selezionare i prodotti come se lei neppure fosse lì. Si sentiva delusa e ferita. Cominciava a sentirsi anche un po’ seccata per quell’improvviso cambio di atteggiamento.

Cosa ho fatto di sbagliato? Perché non mi guarda neppure?

Mentre cercava la risposta, il campanello suonò di nuovo.

“Buongiorno, bellezza.” Aiden Fielding si avvicinò con aria spavalda al bancone, porgendole un piccolo mazzo di fiori. “Questi sono per te.”

Carla sorrise. Amava i fiori ma non ne aveva mai ricevuto neppure uno da Jerome. Aiden era un bell’uomo e aveva un chiaro luccichio d’interesse negli occhi mentre le sorrideva. Sebbene fosse delusa dal modo in cui Matt si era comportato, era davvero toccata dal gesto di Aiden.

“Grazie. Sono adorabili,” disse, prendendo il mazzolino dalle sue dita.

“Proprio come te.”

Carla arrossì. Era profondamente lusingata, anche se un pensiero assillante nella mente le faceva presente che avrebbe tanto voluto ricevere tutte quelle attenzioni da Matt.

“Vieni a cena con me stasera?”

Carla era senza parole. “Beh… io…” Guardò oltre gli scaffali e vide il meraviglioso uomo che riempiva i suoi pensieri intento a fissarla. Per una frazione di secondo pensò che Matt stesse per dire qualcosa, poi però distolse lo sguardo. Bene. Se è così che vuoi giocare… “Mi piacerebbe molto,” disse, rivolgendo ad Aiden il suo miglior sorriso.

“Ottimo. Ti passo a prendere io. A che ora finisci?”

“Alle sei.”

“Sarò qui,” le promise. “A proposito, dove alloggi? Nessuno sembrava saperlo ieri sera.”

Carla lo guardò a bocca aperta per un attimo. Era sicura che Frank avesse detto che era stato Matt a chiedere di lei la sera precedente. Doveva essersi confuso. Dopotutto erano entrambi cowboy e affascinanti, per quanto poco si somigliassero Frank poteva averli scambiati.

“Al Melrose Motel,” rispose lei.

Aiden annuì. “Bene. Allora ci vediamo più tardi, bellezza.”

Carla non poté reprimere un sorriso di fronte al suo viso felice. Aiden aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era alto poco più di un metro e ottanta, come Matt, e aveva la sua stessa struttura imponente, quella che a lei piaceva da impazzire.

Pensava che a quel punto Aiden se ne sarebbe andato ma lui la stupì sporgendosi oltre il bancone e dandole un leggero bacio sulle labbra. “Per arrivare a stasera,” mormorò, con gli occhi pieni di promesse.

Il campanello suonò per l’ennesima volta ma Carla non alzò lo sguardo. Era troppo occupata a guardare il bel viso di fronte a lei. La bocca di Aiden era dolce e Carla si leccò le labbra per prolungare il suo sapore. L’uomo le fece l’occhiolino mentre si voltava e se ne andava. Carla appoggiò i fiori sulla panca dietro il bancone con un sorriso. Quando si voltò per servire il cliente successivo, il sorriso le morì sul viso.