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Il luccichio nei suoi occhi le disse che sapeva perfettamente quello che Carla stava tentando di fare, ma non aveva alcuna intenzione di assecondarla.
La Signora Taylor lo superò e appoggiò il cesto con la spesa sul bancone di fronte a Carla. “Non è ora di tornare al lavoro, Matt Shearer? Alcuni di noi hanno un sacco di cose da fare, a differenza tua.”
Matt ridacchiò e si rimise il cappello, annuendo educatamente alle due donne. “Sì, signora!” Toccò la falda e annuì di nuovo prima di dirigersi verso la porta.
Carla sospirò di sollievo, desiderando essere altrettanto schietta con le persone, anche se doveva ammettere di stare già sentendo la sua mancanza, nonostante Matt se ne fosse appena andato.
“Devi essere diretta con loro.” La donna sembrò leggerle nel pensieri mentre Carla le faceva il conto.
“Sì, Signora Taylor. Cercherò di tenerlo a mente.”
“Ne avrai bisogno se hai intenzione di restare da queste parti. Alla gente di Pelican’s Heath piace parlare e spettegolare. Starebbero tutto il giorno a farsi i fatti degli altri, se potessero. E questo negozio è un buon punto di ritrovo. Vivi nei dintorni?”
“Non molto lontano da qui.” Carla cercò di sembrare indifferente mentre finiva di imbustare la spesa.
Notò che gli occhi della Signora Taylor si stringevano di nuovo mentre le consegnava il denaro. “Mmh. Sei un tipo riservato, non è vero?”
Carla arrossì. “No, certo che no.” Provò a ridere ma le uscì più come una risatina acuta mentre il nervosismo aveva la meglio. “Alloggio proprio fuori città, ecco tutto.”
“Mah.” La Signora Taylor era chiaramente poco convinta mentre prendeva la spesa, e Carla temeva di averla offesa.
Non ci fu tempo di aggiungere altro, però, perché un uomo entrò nel negozio proprio mentre la Signora Taylor si avvicinava alla porta. Si fermò di colpo quando la vide e Carla rimase senza fiato.
“Ciao.” Si trattava di un altro cowboy di bell’aspetto, che si toccò educatamente la falda del cappello mentre si dirigeva verso il bancone. “Ho decisamente scelto il giorno giusto per passare da qui.”
Carla si sentì arrossire. “Ciao, io sono Carla. Ho iniziato a lavorare oggi.”
Lui si tolse un guanto e le strinse la mano. Le sue dita erano lunghe e calde e le avvolgevano completamente la mano, che lei non aveva mai considerato piccola prima d’allora. “Aiden Fielding. Possiedo il ranch qui dietro.”
Carla era sicura di doversi mostrare un po’ più amichevole ma stava disperatamente cercando di non raccontare la propria storia a tutti gli sconosciuti che incontrava. C’era qualcosa in quelle persone che sembrava in grado di metterla totalmente a nudo.
“Sei di queste parti?”
Ci risiamo! Non importava quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una risposta che non risultasse scortese. “No. Tu?” Sperava che facendogli alcune domande avrebbe distolto la sua attenzione da lei.
“Sì, vivo qui da tutta la mia vita. Di dove sei?”
Speranza vana!
“Wyoming. È molto carino da queste parti. Capisco che tu non voglia andartene.”
“Non ho mai avuto molta scelta. I miei genitori erano i proprietari del ranch e una volta morti io e mio fratello ne abbiamo assunta la gestione. Inclinazione naturale, suppongo,” le rispose. “E tu? Viaggi molto?”
“Non proprio.”
“Hai intenzione di stabilirti qui, nella contea di Cavern County?”
“Non ho ancora deciso. Tuttavia spero di restare per un po’, soprattutto ora che ho questo lavoro.” Carla si mosse a disagio, consapevole che Frank Bellingham poteva stare ascoltando e non voleva dargli l’impressione sbagliata. Era appena stata assunta e non voleva che lui pensasse che avrebbe lasciato presto la città.
Il campanello sulla porta suonò di nuovo ed entrarono altri due uomini. “Beh, adesso ti lascio andare. Sono passato solo per comprare un paio di francobolli,” le disse Aiden.
Lei lo fissò con aria assente.
“Delores di solito li tiene nel registratore di cassa,” le spiegò.
“Oh, giusto.” Arrossendo, Carla aprì il registratore di cassa e glieli consegnò, guardando poi il suo bel sedere mentre usciva spavaldo dal negozio. Era un uomo affascinante e molto amichevole, ma in qualche modo non sembrava avere su di lei lo stesso effetto di Matt Shearer.
Il resto del pomeriggio passò velocemente perché il negozio fu molto affollato. A Carla piaceva il suo nuovo lavoro, e scoprì che le piaceva anche incontrare i cittadini, la maggior parte dei quali erano davvero amichevoli. Alcuni dei clienti più in là con gli anni sembravano un po’ sospettosi, il che era perfettamente naturale, pensò, visto che era un’estranea in quella che pareva una cittadina a grandezza famigliare.
Si rimproverò più di una volta per sentirsi delusa che Matt non fosse tornato. Era sorpresa di quanto lui l’avesse colpita, considerando che si erano appena conosciuti. Imprecando mentalmente per essere così debole, si convinse che il suo mancato ritorno al negozio fosse una cosa positiva, perché Matt sembrava in grado di estorcerle tutte le informazioni che invece avrebbe dovuto tenere nascoste. Il suo piano originale di fornire un nome e un passato falsi era andato in fumo non appena le si era rivolto con quegli splendidi occhi color smeraldo. Non riuscirei mai ad essere un agente segreto!
“Hai fatto un ottimo lavoro, oggi.” Delores le sorrise raggiante. Erano quasi le sei ma Carla si sentiva come se avesse appena iniziato a lavorare.
“È addirittura riuscita a convincere Matt Shearer a comprare qualcosa quando si è fermato per salutarla,” sogghignò Frank, facendo capolino dalla porta del retrobottega.
Carla arrossì.
Delores sorrise. “Pensi che ti piacerà qui?”
“Oh, credo proprio di sì. Sono tutti così cordiali.”
“Ne sono felice. Puoi tornare domani alle nove?”
“Certo.” Carla annuì.
“Sei a posto per tornare a casa? È lontana?” chiese Frank.
“Non ci sono problemi. Non è lontana.” Si fermò appena in tempo prima di dire loro dove alloggiava… non che fosse un grande segreto ma pensava che più si fosse tenuta lontana da quelle persone e più sarebbe stata al sicuro. “Ci vediamo domani mattina. Grazie ancora per avermi assunta.”
Si salutarono e lei lasciò il negozio. Anche se fuori c’era ancora luce, la strada era quasi deserta. Carla non era sicura che fosse un bene oppure no. Senza nessuno con cui parlare perlomeno non era costretta ad avere una conversazione e parlare così di se stessa, ma al contempo si sentiva un po’ sola mentre camminava lungo la via e poi fuori dalla città. Per fortuna aveva un buon senso dell’orientamento e trovò la strada del ritorno senza grandi problemi. Fece una smorfia quando, mentre attraversava Almondine, arrivò nei pressi della banca. La evitò facendo il giro un po’ più lungo e si sentì sollevata quando finalmente arrivò a casa.
La donna paffuta della tavola calda di fronte al Melrose Motel stava pulendo i tavolini da caffè e sorrise quando Carla si avvicinò.
“Non è troppo tardi per la cena, vero?” Si guardò nervosamente intorno, occhieggiando i tavoli vuoti e immaginando che la donna sperasse di chiudere presto.
“No, siediti pure, ti porto un menu. Io sono Maggie, comunque.”
“Grazie. Io sono Carla. Alloggerò al Melrose per un po’.”
“Lo so,” le disse Maggie mentre le consegnava il foglietto di carta.
Carla sospirò con un sorriso. Certo che lo sa… tutti sanno tutto di tutti qui intorno!
“Hai intenzione di restare qui a lungo?” chiese Maggie.
“Lo spero. Ho appena trovato un lavoro a Pelican’s Heath.” Carla pensava che non ci fosse niente di male nel farlo sapere a Maggie, e sperava che potessero diventare amiche. La cameriera non sembrava molto più grande di lei ed era molto simpatica.
“Sono davvero felice per te, dolcezza. Che cosa stai facendo?”
Carla le raccontò tutto della giornata appena trascorsa e Maggie prese un caffè con lei mentre cenava. Tanto per cambiare, era bello avere compagnia e, a parte i clienti dell’emporio, quel giorno non aveva incontrato altre persone.
Una volta finito di mangiare, tornò al motel e salì lentamente le scale fino alla sua stanza. Esausta ma felice, si lasciò cadere sul letto. Non c’era la TV in camera ma non le dava fastidio. Rimase stesa a rilassarsi un po’, poi si mise a sedere.
Dov’è il mio diario?
Scriveva sul diario ogni sera, non importava dove fosse o cosa stesse facendo. Era qualcosa che faceva fin da quando era bambina. Rovistò nella borsa e poi controllò tutta la stanza. Le si ghiacciò il sangue mentre pensava a cosa c’era scritto sopra. Se qualcuno lo trova… Quel pensiero le fece tornare in mente i soldi e la cassetta di sicurezza, e ricordò con un sospiro di sollievo di aver riposto il diario in quella borsa. Adesso era chiuso al sicuro dove nessuno poteva leggerlo.
Carla si spogliò, soppesando l’idea di tornare ad Almondine per andare a prenderlo di prima mattina, ma si rese subito conto che non poteva a causa del lavoro. Non importa, probabilmente è più al sicuro dov’è ora, visto quello che c’è scritto sopra.
Quel diario conteneva ogni pensiero che aveva avuto negli ultimi tempi e ogni preoccupazione. Annotava sempre tutto alla fine della giornata, e talvolta anche durante, quindi conteneva tutti i suoi sospetti su Jerome Pearson e sui suoi compari, e anche a quale ora era tornato a casa il giorno della rapina. Quando si erano messi insieme, lei pensava di amarlo, ma negli ultimi tempi molte delle cose che aveva detto e il modo in cui si era comportato non erano stati per niente piacevoli. Carla aveva anche annotato frammenti di conversazione che aveva ascoltato in modo da cercare di decifrarli al mattino quando era meno stanca e quindi più lucida. Tuttavia, non aveva compreso appieno quello che stava accadendo fino alla sera in cui era tornato a casa dopo la rapina alla farmacia. Era stato in quel momento che tutto era andato al proprio posto. Aveva scritto sul diario i suoi pensieri e i sentimenti che provava dopo aver scoperto la verità, quando aveva deciso che voleva restituire i soldi al Signor Roberts. Riflettendoci, pensò che era meglio conservare l’agenda dov’era, soprattutto perché se l’avesse tolta dalla cassaforte avrebbe dovuto lasciarla lì ogni giorno, incustodita, mentre degli estranei pulivano la stanza.
Si lavò velocemente, poi si mise a letto, trovando sul comodino un blocchetto per gli appunti del motel. Lo usò per annotare i dettagli della giornata e i suoi pensieri. Non appena la sua mente virò verso Matt Shearer, percepì di nuovo quella sensazione nello stomaco e sospirò piano, scrivendo anche il modo in cui l’aveva fatta sentire.
Infilò i fogli appena scritti nella tasca della borsa e si sdraiò, mentre due sensuali occhi verdi invadevano i suoi sogni.
Capitolo Tre
Matt Shearer arrivò all’emporio poco dopo le sei e fu deluso di scoprire che Carla se n’era già andata. Aveva sperato di arrivare un po’ prima ma quel dannato recinto che stava riparando era più danneggiato di quanto avesse pensato. L’intera proprietà aveva un disperato bisogno di manutenzione ma sarebbe costata soldi che in quel momento non aveva.
“Se n’è andata pochi minuti fa,” gli disse Delores, “non può essere arrivata molto lontano.”
“Dove alloggia?”
“Non credo che l’abbia detto.” Delores scosse la testa. Era una bella donna e i suoi riccioli argentati dondolavano mentre parlava. “Frank, sai dove alloggia Carla?”
Frank uscì dal retro, scuotendo anche lui la testa. “Non mi sembrava carino chiederlo.”
“Sei senza speranza!” Delores alzò gli occhi al cielo.
“Non ci sono molti posti, qui intorno,” disse Matt mentre si girava per andarsene.
“Hai controllato alla tavola calda? Potrebbe essere andata a cena,” propose Frank.
Matt agitò la mano in segno di ringraziamento e andò a controllare. Dopo la tavola calda, provò in tutti i negozi dei dintorni e in alcuni appartamenti dove a volte venivano offerti pernottamento e colazione. Nessuno l’aveva vista. Non c’era un hotel a Pelican’s Heath, quindi presto avrebbe esaurito le opzioni. Doveva aver trovato una camera in una zona più lontana ma Matt non sapeva in quale direzione dirigersi.
Con un sospiro di disappunto, entrò nel bar e ordinò una birra ghiacciata.
“Sembra che tu abbia perso un dollaro e trovato al suo posto un penny.”
Matt alzò lo sguardo e vide suo fratello dirigersi verso di lui.
“Ehi, Dyson. Non ho perso un dollaro… ma una ragazza.”
Il barista portò loro i drink e Matt tracannò il suo.
“Una qualunque o una ragazza in particolare?”
“Una in particolare. Molto particolare, a dire il vero.” Matt non poté respingere il sorrisetto che gli si aprì sul viso nel pensare a Carla.
“Qualcuno che conosco?” Suo fratello gli lanciò uno sguardo di traverso mentre entrambi bevevano un sorso delle loro birre.
“Non penso. È nuova in città. Si chiama Carla Burchfield. Ha trovato lavoro nel negozio di Delores.”
Le sopracciglia di Dyson si sollevarono. “Non l’ho ancora incontrata. Beh, oggi non sono stato molto nei paraggi.”
“Spero tu abbia ottenuto un sacco di soldi per quei bovini, Dyson, perché c’è un sacco di lavoro da fare, giù alla proprietà.” Matt gli lanciò un’occhiata speranzosa ma rimase deluso dall’espressione del fratello.
“A giudicare da come stanno le cose, nessuno ha soldi da spendere. Ho fatto quello che potevo ma temo che gli affari di oggi non ci renderanno ricchi.” Dyson scosse tristemente la testa.
Videro Aiden Fielding avvicinarsi al bancone. “Ehi, ragazzi, come va?”
“Ciao, Aiden. Come sempre. Matt ha perso una donna, però, ne hai vista qualcuna in giro?” Dyson gli strizzò l’occhio mentre prendeva in giro il fratello.
“Credo che abbia bisogno di farsi controllare la vista, perché qui ce ne sono un bel po’.” Aiden ridacchiò, guardandosi intorno nella stanza.
“Molto divertente,” sbuffò Matt. “Oggi ho incontrato una donna stupenda e non so dove sia andata. Hai visto un viso nuovo in città? È davvero carina: lunghi capelli scuri e ondulati, occhi grandi e sensuali e una bocca fatta apposta per essere baciata.” Notò che Aiden si agitava un po’, come se fosse a disagio, prima di rispondere.
“Per caso lavora all’emporio?” si informo l’uomo.
Matt sentì il cuore battere forte. “Sì, è lei! Hai idea di dove sia? Volevo incontrarla dopo il turno di lavoro ma l’ho mancata.”
“Penso che dovresti cogliere il suggerimento, amico. Scommetto che non è un caso che se ne sia andata subito.” Dyson sogghignò.
“Ah-ah, molto divertente. Non sapeva che sarei passato. Ho pensato di farle una sorpresa. Portarla fuori a cena o qualcosa del genere,” protestò Matt.
“Quindi non avevate un appuntamento o una cosa simile, allora?” Aiden sembrava un po’ più felice.
“Beh, lo sarebbe stato se fossi arrivato prima.” Matt si sentiva piuttosto sulla difensiva visto il comportamento dell’amico. “Sai dove alloggia?”
Aiden scosse la testa mentre beveva la sua birra. “Se lo sapessi non sarei qui in questo momento.”
Matt sentì il calore risalirgli lungo il corpo e lo fissò di traverso. “L’ho vista prima io. Vorrei chiederle di uscire.” Parlò a denti stretti e ribollì quando Aiden si raddrizzò e lo guardò dritto negli occhi.
“Io voglio chiederle di uscire.” La sua voce era calma, e fece infuriare Matt ancora di più.
“Avanti, ragazzi, non litigate,” ridacchiò Dyson. “Fate la pace, su.”
“Digli di lasciare in pace la mia ragazza, allora.” I denti di Matt erano ancora serrati, così come i suoi pugni.
“La tua ragazza? Mi sembra di ricordare che tu non le abbia chiesto esplicitamente di uscire, e comunque sei arrivato in ritardo per portarla fuori. Non mi sembra molto promettente.” L’atteggiamento sarcastico di Aiden fece saltare l’ultimo nervo di Matt, che sbatté la bottiglia di birra sul bancone, pronto a litigare.
“Non qui,” gli ringhiò Dyson all’orecchio.
Matt annuì, mordendosi rabbiosamente le labbra. “Vado a prendere un po’ d’aria,” sibilò, voltandosi e uscendo dal bar.
Riusciva a sentire la risata rauca di Aiden Fielding ma non si voltò.
Il sangue di Matt ribolliva mentre percorreva la strada fin dove aveva lasciato il pick-up. Lo fissò pensieroso per un minuto, poi decise che una passeggiata era un’idea migliore. Si diresse verso il ranch, con lo stato d’animo felice che lo aveva pervaso durante il viaggio d’andata ormai lontano mille miglia, mentre tremava dalla rabbia e imprecava.