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Rallenta
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Rallenta

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Capitolo 6: Galene, a 0.7 volte la normale velocità umana

Galene si svegliò e schizzò in bagno. Ciò che lei considerò 'schizzare' veniva visto dagli altri come 'prendersi il proprio tempo'.

Solamente quaranta minuti più tardi stava aspettando la metro per andare a lavorare.

Si diede un buffetto sulla fronte da seduta sul seggiolino. "È la Musa!" La donna accanto a lei la fissò. "Mi scusi" disse con fare imbarazzato.

Come aveva potuto non riconoscere un androide? Dopo tutto erano tutte prodotte e gestite dalla Ermes, ma il ruolo di Galene era troppo di basso livello per tali dinamiche. Inoltre i nerd che lavoravano nel dipartimento incaricato di esercitare il controllo del programma Musa riuscivano a gestire i propri problemi tecnici autonomamente. Era raro che qualcuno del settore informatico si recasse in quella sezione, solitamente chiamavano e gestivano le loro cose con la collaborazione del dipartimento di Gal.

Tutti però sapevano delle Muse. I ragazzi valutavano persino i ginoidi come fossero state ragazze da calendario.

Ovviamente le ginoidi non erano fatte per essere sexy. Le avrebbe rese una distrazione, non rispettando minimante il loro scopo. Assomigliavano più a...la ragazza della porta accanto.

In realtà erano un po' come Galene.

Si diede un pizzicotto alle guance quando se ne rese conto.

Il treno arrivò, e si diresse a lavoro.

Al reparto informatico, sotto alla torre di vetro e metallo, si trovava la sua scrivania. I ragazzi la salutarono quando entrò, in ritardo come sempre. Il capo le rivolse un'occhiata come a dire 'Sei in ritardo, ancora', ma lei rispose con un'occhiata che esprimeva un, 'Ehi Signore, sono rimasta tardi ieri sera, lasciami in pace', quindi bevve un po' del suo caffè e l'uomo la guardò come a dire, 'Okay Gal, ma non far sì che diventi un'abitudine'.

Quindi tutto andava bene.

Galene trovava divertente che nei vecchi film che le piaceva vedere, le persone timbrassero il cartellino per lavorare. La Ermes era una Compagnia di tecnologia, quindi l'edificio registrava la presenza dei dipendenti nel momento in cui vi accedevano.

Gal era una delle tre donne del dipartimento. Non è che non ci fossero molte donne che lavoravano nel settore informatico, solo che avevano le capacità per ottenere dei lavori che rendevano più soldi. L'impiego di Galene era invece un lavoraccio. Tirare dei cavi ed abbassarsi sotto le scrivanie? Era praticamente tutto ciò che la sua carriera le riservava, in ginocchio, mentre dei manager diffidenti le guardavano il sedere con disinvoltura.

Gal sospirò e si fece un frappè all'angolo cottura. Fece un disastro e non pulì. Non era peggiore di ciò che avevano già fatto i ragazzi, ma non era di sicuro qualcosa di più composto.

George era presente, alto e potente e importante. Che malaka. Gli venivano affidati tutte le segnalazioni rilevanti e veniva richiesto dai pezzi grossi. 'No, abbiamo bisogno che sia George a sistemare, nessun altro è in grado di gestire questo problema!'

Che ammasso di-

Galene succhiò il frappè dalla cannuccia e vide che George le fece l'occhiolino.

Sgranò gli occhi e voltò verso la sua scrivania, dandogli le spalle. Aveva flirtato inavvertitamente con lui succhiando la cannuccia del suo frappè?

E soprattutto, George aveva reagito?

Galene mandò un breve messaggio a Nat in cerca della sua saggezza. La sua amica viveva per il gossip e le occhiate furtive. Gal lo trovava noioso.

Trovava noiose molte cose.

I ragazzi erano noiosi. Il suo lavoro, seppur necessario, era molto noioso. Il suo appartamento era noioso. La sua vita era noiosa. Gli studi che aveva intrapreso per laurearsi erano noiosi. Restare aggiornata sulle novità in merito ai computer era noioso.

Noioso. Noioso. Noioso.

Diede un'occhiata all'orologio nel suo campo visivo. Aveva programmato di farsi installare gli occhi forniti di Realtà Aumentata in modo da controllare l'orario in ogni momento a lavoro, e poter fare il conto alla rovescia del sacro pentalepto. Si trattava della finestra temporale sacra ed inespugnabile da nessun capo o segnalazione d'assistenza o emergenza; rappresentava un frangente devoluto unicamente alla preparazione per la giornata mentre si sorseggiava il caffè.

Cinque gloriosi minuti.

Prese un sorso del proprio caffè ad occhi chiusi.

Il pentalepto raggiunse lo zero.

"Gal!" esclamò il suo capo dal proprio ufficio.

Il computer della donna lampeggiò. Galene rivolse al suo capo l'espressione alla 'sono troppo stanca per curarmene'. Accettò la segnalazione e si impose di alzarsi e cominciare a lavorare.

Galene appoggiò la schiena all'interno dell'ascensore. Odiava il design raffinato della stessa, a causa di cui non era possibile issarsi a niente quando ci si voleva isolare. Avrebbe fatto così male inserire delle superfici con una normale quantità di coefficiente di frizione? Per esempio il legno. Un cuscino sarebbe stato anche meglio. Seppur con difficoltà, riuscì a restare in piedi. Era solamente a metà giornata.

Appena uscì dall'ascensore il suo telefono squillò. "Sì?"

"Gal, sono Mike. La tua cliente fissa del terzo piano deve parlarti" disse velocemente. Accidenti. "Passamela".

"Ehi dolcezza, sì, il mio computer è ancora in palla! Potresti venire a sistemarlo? Ho così tanti documenti da preparare per una riunione e il manager mi sta col fiato sul collo". Christy, la sua cliente fissa. C'era sempre qualcosa con il suo computer. Ma non era colpa sua! Mai!

"Certo, dimmi".

"Accendo il computer ma fa solo dei bip e nient'altro".

"Quanti bip?"

"Quanti- non lo so!"

"Accendilo e conta i bip".

Una pausa, e un movimento. "Tre bip. Aspetta. Sì, tre. Sicuro".

"Okay, Christy, dai un calcio ben assestato al computer, non allo schermo, distruggilo", disse Galene con calma mentre si diresse a piedi da dove era stata mandata la segnalazione con carattere d'urgenza.

"Che cosa? No, non posso farlo. Non c'è un tasto da schiacciare o qualcosa del genere? Sai, sulla tastiera. Come lo chiamate voi? Oh, mi ricordo! Una scorciatoia da tastiera!" disse con orgoglio.

"Ascolta Christy, sono quaranta piani sotto di te e ho tre segnalazioni da risolvere prima di potermi anche solo avvicinare al tuo ufficio. Quindi, o dai a quel computer un bel calcio o mi aspetti per circa trentacinque minuti". Gal trattenne il telefono con la spalla e mostrò la segnalazione alla receptionist che la fece passare.

"E se si rompesse?" si lamentò Christy.

"Christy, è solo la RAM. Si è mossa e non è collegata correttamente alla scheda madre. Qualcuno deve aver mosso il computer nel pulire o qualcosa del genere. Dagli un calcio e si sistemerà, quindi si avvierà. Oppure aprilo con un cacciavite e spingi la RAM".

Silenzio. "Oh, che diamine..." Poi il rumore di un colpo. "Funziona! Grazie mille!" esclamò Christy al telefono.

"Figurati" disse Gal diretta a sistemare un altro computer. Preferibilmente senza doverlo prendere a calci.

Capitolo 7: Gregoris, a 2.4 volte la normale velocità umana

Femminista. Potente. Cacciatrice.

Greg pensò ad Artemide. Si era immerso in ogni dettaglio di lei durante le settimane precedenti, cercando di entrarle in testa.

Ma lui chi era per comprendere una donna, soprattutto una come lei?

Greg non era nemmeno riuscito a capire la sua ex, molti anni prima. Era frustrato e teso. Forse aveva acconsentito troppo velocemente a quel progetto. Forse sarebbe dovuto ritornare alla Ermes e spiegare la situazione. Semplicemente non riusciva a capirla!

Melpomene gli toccò il collo, accarezzandogli la pelle con le dita. Si sentì un po' più calmo, ma non molto. "Sfortunatamente non credo che oggi tu sia concentrato, Greg" dichiarò lei parlando velocemente.

"Sì. Hai ragione. È, ah...non è una buona giornata".

"Hai dormito abbastanza?"

"Sì, sei ore piene. Mi sento riposato, non è quello. È il progetto". Greg spostò degli oggetti sulla sua scrivania lontano da sé.

"È quindi ora di una distrazione?" disse Melpomene con fare malefico.

Greg sbuffò. "Certo. D'accordo. Tanto non risolverei niente comunque oggi".

"Bionda? Rossa? O il solito?" domandò Mel prendendo il telefono.

"Chissenefrega. Bionda. No! Mora. Sì, qualcosa di normale. Niente chirurgia estetica. E giovane, venti e qualcosa anni. Non so perché" mormorò velocemente.

Mel inarcò un sopracciglio, ma semplicemente accettò. "Arriva subito", poi ordinò una ragazza al telefono.

Capitolo 8: Galene, a 0.7 volte la normale velocità umana

"Adesso non posso parlare, sono a casa del tizio" mormorò sussurrando al telefono.

"L'attico? Com'è? Dammi dei dettagli" ordinò Nat dall'altra parte della linea.

"È...costoso. Molto di stile, moderno. Ci sono molte cose da nerd, dei gadget. Vecchi dispositivi elettronici, ma cari. Ha anche una Musa, sai, quelle che vengono assegnate alle persone più importanti con problemi creativi. Adesso è dietro di me, sta spolverando".

"Stai sistemando il suo computer?" disse Nat, l'allusione era chiara nel suo tono.

"Sì" mormorò Galene. "Sto aspettando che venga scaricato un aggiornamento. Allora, riguardo all'altra cosa che ti ho accennato stama-"

Galene smise di parlare e coprì il telefono. Inclinò la testa quando udì dei rumori da un'altra stanza.

"Ehi! Mi senti?" si lamentò Nat.

"Credo che qualcuno stia già sistemando il suo computer".

"Aspetta, sono confusa. Stiamo parlando di George o Greg?"

"Greg. Qualcuno sta..." Galene si fermò. Udì dei gemiti provenire da un'altra stanza. Chiari suoni di qualcuno che stava facendo l'amore. La ragazza stava esagerando. Galene direzionò il telefono verso la stanza.

"Dio sì, oh, ce l'hai così grande, diosìdiosìdiodì. Ah, ah, AH!" la ragazza urlò dal piacere.

Galene non poté non sorridere. Rivolse un'occhiata alla Musa, la quale stava facendo finta di non prestarle attenzione. Cara, non sei ancora così umana.

"Lo state facendo adesso?" domandò Nat incredula.

"No, non essere sciocca. Sto lavorando" sussurrò Gal.

"Anche lei!" Nat scoppiò a ridere. Gal sorrise e si morse il labbro. "Okay, bella". Si inclinò in avanti. "Ehi, devo andare".

Completò l'aggiornamento che le aveva richiesto la Musa e sistemò la postazione di lavoro di Greg.

Una ragazza dai capelli spettinati salutò con la mano mentre se ne andò. Mel la scortò alla porta. Galene s'immobilizzò. Avrebbe potuto giurare che la ragazza era carina, ma in pratica era un suo clone. Abbastanza bassa, mora, curve nella media, vestiti normali, niente di troppo volgare, bel viso ma niente che avrebbe fatto impugnare la macchina fotografica ad un fotografo. Un bel 200 mi piace ai selfie in cui si mostra la scollatura. Niente di più.

Gal si grattò il viso con l'angolo del computer portatile.

Greg uscì dalla stanza indossando dei vestiti casual di colore grigio. Si diresse ciecamente alla postazione di lavoro, ma si fermò bruscamente quando vide Gal. "Ehi! Io...non sapevo fosse qui".

Mel intervenne, "ho pensato di ottimizzare i tempi sistemando quel problema dell'aggiornamento, quello dell'analisi dei dati da parte dell'IA".

Greg si grattò la nuca, "Sì. Bella pensata. Giusto". Non guardò Gal negli occhi. "Posso offrirle qualcosa? Caffè? Tè? Un drink?" ridacchiò. "Non lo dirò al suo capo se lei non lo dirà al mio".

Gal strinse lo sguardo su di lui. "Non sono la stessa persona?"

"Sì" ammise preparando il caffè nella cucina accanto.

"E l'androide non regista tutto ciò che diciamo e facciamo qui?" aggiunse Gal.

"Chi, Mel? Nah. Le Muse lavorano sempre con progetti top-secret, i loro ricordi sono criptati a quattro livelli e non vengono mai toccati dagli umani. Ma immagino che lei sappia queste cose meglio di me" disse Greg dalla cucina.

"Sono ancora nuova" spiegò Gal.

Greg la raggiunse con un vassoio sul quale era stato posato del caffè greco fumante, degli zuccherini e del latte. Lo posò accanto a lei sulla sua postazione di lavoro. "Quanto nuova?"

"Un anno" disse Gal facendosi il caffè. "Grazie" aggiunse prendendone un sorso.

"Un anno" le fece eco Greg. Era agitato? Imbarazzato per ciò che la ragazza avrebbe potuto sentire? Galene non ne era certa, ma sicuramente l'uomo stava temporeggiando per trovare il tempo per pensare.

"Lei non beve caffè?" punzecchiò Galene accennando accanto a sé con il capo.

"Chi? Mel?"

"No" disse Gal con fare paziente. "L'altra ragazza. Quella che è appena uscita".

"Oh" rispose Greg, guardandosi attorno con fare agitato. "Beh, non l'ha voluto", fece spallucce.

"Gliel'ha chiesto?" disse Gal, le labbra le tremavano poiché stava cercando di non sorridere.

L'uomo fece schioccare la lingua. "Beh...onestamente no", mormorò Greg. Guardava ovunque tranne che nella direzione di Galene.

"Forse se gliel'avesse chiesto si sarebbe unita a noi. Solo minuti fa l'adorava" lo prese in giro.

Greg non riusciva a restare fermo. Cercò le parole adatte, e Gal si godette il momento. "Okay, ascolta" esordì poi, "è efficiente. Chiamo una ragazza, lei mi raggiunge, io...allevio la tensione, e lei se ne va. È una transazione pulita e onesta. Niente flirtare, nessuna perdita di tempo, e nessuna frustrazione".

Gal si morse il labbro. Non era per niente irritata. Dopo tutto, la calma era il suo nome. Però le piaceva dargli fastidio, quindi rimase in silenzio per un po'. Sul suo volto vedeva il mutare delle sue espressioni, faceva fatica a trovare delle scuse.