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Storey
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Storey

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Si girò verso di lui e per una volta i suoi occhi erano diretti, persino divertiti. ‘Ci speri? Sei un ragazzo stupido.’

Lui non sapeva cosa rispondere e così scosse la testa e mosse qualche passo come se stesse cercando il taxi, poi si girò e la vide a controllare i messaggi sul cellulare. Non abbandonava mai la tecnologia. Si chiese se David li stesse guardando dalla finestra, e non appena lo pensò seppe che era vero. Si costrinse a non controllare.

Disse, ‘Cosa fa, David?’

Lei alzò lo sguardo dal telefono. ‘Mi chiedevo quando avresti fatto questa domanda. Sei ossessionato da che cosa fanno tutti, come si guadagnano da vivere. Non ti lasci mai andare, vero?’

Paul ci pensò per un attimo e non poteva negarlo. Ma si disse che era perché lui era curioso delle persone per natura, non era ficcanaso. Disse, ‘Potresti avere ragione, ma non hai risposto alla domanda.’

Lei disse, ‘È un funzionario pubblico del quartiere che sto esaminando per corruzione. Unione Europea, ottenere finanziamenti per la città da tutto quel bottino a Bruxelles. È una risposta sufficiente? Grazie a Dio, ecco il taxi. Mi sto congelando le tette qui.’

PAUL GUARDÒ IL taxi allontanarsi e quando ebbe girato l’angolo tornò su per il sentiero e bussò alla porta di David, chiedendosi cosa accidenti stesse facendo e se fossero affari suoi.

Quando David aprì la porta Paul avanzò di un passo, facendogli capire che voleva entrare, e l’altro indietreggiò leggermente. Paul entrò, senza sapere cosa avrebbe detto ma sicuro che qualcosa si sarebbe inventato.

David lo guardava, raddrizzando la schiena come per cercare di imporsi un po' sulla situazione, cercando di affermare se stesso.

Paul disse, ‘Sai, volevo scusarmi per lei. Mi ha chiesto di accompagnarla stasera ma non sapevo per cosa.’

David stava guardando attraverso i vetri della porta principale, come se potesse vedere profilarsi l’ombra di lei.

‘Dov’è lei? È andata via?’

Paul notò che indossava gli occhiali ora, che lo facevano sembrare un insegnante di geografia o un archivista. Non aveva più di trent’anni e Paul si chiese quando avesse trovato tempo per partecipare ai rally in Africa.

Disse a David che Araminta aveva preso un taxi, poi si diresse di nuovo verso il salotto, in cerca di qualsiasi indizio su cosa fosse successo dopo che gli era stato chiesto di lasciarli soli.

David disse, ‘Scusami — cos’è che volevi?’

‘Ho pensato che ti avesse trattato male. E quando voi due siete usciti e mi avete incontrato in corridoio sembrava che tu fossi stato investito da un camion. Non per essere troppo indelicato, ma ti ha scaricato?’

David lo guardò male e si sedette su una poltrona a fantasia floreale, poi si sporse in avanti non appena Paul gli si sedette di fronte, credendo che fosse meglio che anche lui si mettesse a suo agio se avessero parlato di verità spiacevoli.

David disse, ‘No, certo che non mi ha lasciato. Non che siano affari tuoi.’

‘Capisco.’

‘Lavori con lei, giusto?’

‘È un affare recente.’

‘Lo sai, quindi.’

‘Sai cosa?’

‘È per questo che è venuta qui a parlarmi. E suppongo che tu eri il supporto morale se ne avesse avuto bisogno.’

Paul non riusciva a capire quello che stava sentendo. Sapeva che qui stava il fulcro, il centro dell’imbroglio, ma ancora non capiva perché lo avesse portato con lei. Lui non poteva offrire supporto morale in nessun modo, visto che non era neanche sicuro che Araminta avesse una morale, tanto per cominciare.

Disse, ‘Cosa ti ha raccontato?’

‘Lo sai, del tumore.’ David colse l’espressione sul volto di Paul. ‘Oh, forse non lo sapevi. Che stupido, ormai mi è sfuggito.’

Paul pensò fosse meglio non dire niente, così guardò l’altro uomo con atteggiamento assente.

David continuò. ‘Beh, troppo tardi ormai. Ha una forma aggressiva di tumore al pancreas. Normalmente non avrebbe avuto molto tempo, ma è stata iscritta a un programma sperimentale che costa una fortuna ed è segretissimo.’

‘Cosa vuoi dire, segretissimo?’

David si inumidì le labbra. ‘Mi ha detto di non dirlo a nessuno ma immagino che con te ormai il gatto sia fuori dal sacco. Dice che è stato elaborato dalla fusione tra una società privata e il Dipartimento della Difesa. Non chiedermi perché. Comunque, si tratta di tecnologia genetica e nessuno ne sa niente.’

Paul si rese conto che lo stava fissando ma non ne poteva fare a meno. Tanto per dire qualcosa, chiese, ‘Di che terapia si tratta?’

David scrollò le spalle, evasivo, forse pensando che aveva parlato troppo. Ma aggiunse, ‘So solo che è praticamente un segreto militare e lei starà via per sei mesi.’

‘Ti ha detto tutto questo stasera, nei dieci minuti in cui ero nella stanza accanto?’

‘Era come se avesse avuto un copione, non mi avrebbe lasciato interrompere, lo ha passato in rassegna dall’inizio alla fine. Mi ha mostrato un paio di documenti, sembravano piuttosto ufficiali.’

‘E le credi?’ Cercando di mantenere un tono non cinico.

David trascurò la domanda. Disse, ‘Peccato, davvero, perché l’avrei portata in visita da mia madre e mia sorella la settimana prossima. Sanno di lei, ma non si sono ancora incontrate. Avrei fatto loro una sorpresa.’

‘Dove vivono?’

‘A Kenilworth, non lontano. Dovrei andare a trovarle più spesso, ma sono piuttosto felici per conto loro. Non mi piace intromettermi.’

‘Dovresti passare più tempo con i tuoi genitori. Fidati, lo so.’

‘Non conosci mia mamma. Dopo che papà è morto si è arresa. Non penso che le piacciano molto gli uomini. Non dopo quello che le ha fatto mio padre. Non mi far domande, perché non te ne parlerò.’

Paul stava pensando che non voleva saperlo, essere coinvolto nel passato di qualcun altro. Stava ancora affrontando il proprio. Si alzò, dicendo, ‘Devo andare.’

Quindi anche David si alzò, chiedendo, ‘Credi che se la caverà?’

‘Dimmi — dicevi che la terapia costa una fortuna. Chi la pagherà?’

‘Non ne ha parlato.’

‘No?’

‘No, però non lavorerà per un po'. Il documento prevede la copertura solo per un paio di mesi, giustamente. Poi sarà al verde.’

Paul disse, ‘Da quanto la conosci?’

‘So dove vuoi andare a parare — sei un tipo sospettoso, non è vero? Lo sei stato sin dall’inizio. Non sono nato ieri, sai. Pensi che solo perché mi ha chiesto di prestarle dei soldi sia una sorta di cacciatrice d’oro.’

‘Già te ne ha chiesti?’

‘Solo per aiutare a cavarsela, dopo che avrà finito i suoi risparmi. Le ho offerto ospitalità qui, ma non ne vuole sapere. Penso che sia piuttosto timida, veramente, schiva. Non approfitterebbe di me. So che sembra dura, ma è una ragazza dolce in fondo.’

Paul si fermò. Poi disse, ‘Se fossi in te la frequenterei per un po' prima di prestarle qualcosa. Vedi come va.’

‘Qualche migliaio di tanto in tanto non mi farà andare in bancarotta. Guarda questo posto. Uno zio me lo ha lasciato in eredità. Tutto pagato, e ne avanza una parte. Me lo posso permettere.’

‘È questo che mi spaventa. Lascia che ti dia il mio numero.’

CAPITOLO OTTO

NONOSTANTE LA CASA fosse in buone condizioni, una delle camere da letto aveva bisogno di manutenzione. Così il giorno dopo Paul comprò una vernice color magnolia e ricoprì la carta da parati a fantasia che suo padre aveva messo quasi trent’anni prima.

Aveva passato un po' di tempo pensando a David e a quello che Araminta stesse facendo con lui. E si era anche chiesto dove si collocasse Cliff nella scena, se c’entrava. Pensò a Cliff e i suoi tre scagnozzi, seduti in giro tra pub e bar, inventandosi stratagemmi per guadagnare soldi facili, vendendo merce rubata nei mercatini dell’usato o nei negozi di cambio, in cerca di dritte. Si domandò quanto fossero pericolosi, se avesse dovuto dire qualcosa di loro a Rick, cercarli su un elenco di qualche genere, vedere se erano conosciuti dai poliziotti di Coventry. Da quel che aveva detto Cliff si stavano preparando per un colpo e Paul dubitava che quella particolare truffa coinvolgesse Araminta. Probabilmente era qualcosa di più diretto e con cui sporcarsi le mani.

Aveva visto Araminta occuparsi del suo proprio imbroglio, disporre David a consegnarle dei soldi per aiutarla mentre sarebbe stata apparentemente disoccupata. Ma si chiese se fosse tutto lì. Forse c’era un’altra parte. David era un po' serioso e magari non mondano, viveva da solo in una casa incompiuta lasciatagli da un parente. Forse era vittima di una donna attraente che lo teneva sulle spine, che non avrebbe stabilito una relazione seria ma avrebbe sempre mostrato una promessa di gratificazione per lui. Riusciva a vedere Araminta farlo, trascinandolo nello stesso modo con cui aveva trasportato lui inizialmente. Consapevole della sua influenza, senza ammorbidirsi, aspettandosi di essere obbedita. Aveva conosciuto donne del genere già, e aveva rischiato di ricaderci con lei, prima che avesse notato il proprio comportamento — sorriso sterile, accettazione di offese occasionali — e fece sì di allontanarsi.

O magari Cliff aveva combinato la storia tra lei e David e faceva tutto parte di un piano più grande, che coinvolgeva tutti loro. Forse si erano spinti fin lì — truffare uno scapolo solitario per ottenere i suoi risparmi. Nel pub Cliff aveva chiesto come stava David, perciò ovviamente lo conosceva, o per lo meno si sentiva a suo agio a chiederglielo. Paul riusciva a immaginare Cliff lavorarsi David nello stesso modo con cui aveva cercato di fare con lui: dicendo che conosceva qualcuno che gli sarebbe piaciuto, una ragazza attraente, una donna in carriera, qualcuno con cui avrai delle affinità … Ma quello non poteva essere esatto, no, perché lei aveva detto che David lavorava per il consiglio comunale del quartiere, e lei scriveva qualcosa sul consiglio, sulla corruzione — sì, quello sarebbe stato il suo biglietto d’ingresso: una chiamata al suo ufficio — si dice che sei una persona onesta, David, e posso fidarmi di te. Allora dimmi dei maneggi che accadono a porte chiuse nella sede del consiglio …

Stava ancora pensando ad Araminta quando il telefono squillò, e non fu sorpreso quando la sua voce percorse la linea.

‘Cos’hai detto a David ieri?’

‘Gran bel modo di iniziare una conversazione,’ disse.

‘Non scherzare con me, Paul. Cosa gli hai detto? Sei tornato indietro e hai parlato con lui, non è vero?’ Disse furiosa.

‘Non ti puoi lamentare se ho voluto parlare con lui, il tuo modo frettoloso di portarmi via. Cosa sarei dovuto essere, un accompagnatore per farlo ingelosire? Posso capire perché mi hai scelto, ma non mi hai dato l’opportunità di brillare.’

‘Che cazzo stai dicendo?’ disse lei, spingendo con le parole, ansiosa di sfogarsi. ‘Mi ha chiamato questa mattina, dicendo … dicendo che non avrebbe fatto quello che gli avevo chiesto.’

‘Prestarti denaro?’

‘Non sono affarii tuoi. Lo hai turbato, non è vero? Cosa gli hai detto?’

‘Niente. Una specie di consiglio amichevole. Dopo che gli hai detto del tumore ho pensato che ne avesse bisogno.’

Ora lei rimase in silenzio e lui sapeva che si stava preparando, stava passando al setaccio le potenziali vie da percorrere, pensando a ciò che sapeva di lui e cosa poteva funzionare.

Con la voce meno sicura di sé, disse, ‘Ti ho portato là perché pensavo che fossi un amico.’ Ok, quindi questa è la direzione, pensò. ‘Sapevo che quello che dovevo dirgli gli avrebbe fatto molto male, potevo avere bisogno di un po' … un po' di sostegno.’

‘Capisco la tua posizione … gli dirai qualcosa di talmente sconvolgente che potrebbe avere bisogno di qualcuno con cui confortarsi, così porti un completo estraneo. Cosa potrà mai andare storto?’

‘Non lo conosci. Ha bisogno di supporto, qualcuno di cui fidarsi. Tu sei affidabile.’

‘Questa è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.’

‘Affanculo.’

‘E la cosa del tumore è vera?’

Silenziosa di nuovo, e Paul poteva vederla, il telefono sulla guancia mentre elaborava quello che avrebbe potuto dire.

Ma riuscì ancora a sorprenderlo: ‘Incontriamoci questa sera. Il Litten Tree, in cima a Hertford Street, al Bull Yard. Ne parleremo dopo.’

‘Vedo se riesco. Ho una discreta mole di lavoro, qui.’

‘Vieni e basta. Alle otto.’

CAPITOLO NOVE

RICK OSSERVAVA KIRKLAND allineare una buca, solita routine, tenendo il putter come un pendolo, come se avesse fatto una differenza al suo colpo deplorevole. Guarda la posa accucciata e con le ginocchia flesse sulla palla, come Jack Nicklaus, ma ogni volta che porta indietro il putter per dare il colpo, si disallinea e salta la buca. Rick lo aveva visto accadere molto spesso, ma gli piaceva troppo vincere per dire a Kirkland quale fosse il suo problema.

Il venerdì pomeriggio era il suo momento per il circolo di golf, per fare fruttare le sue milletrecento sterline di tessera a dosi settimanali. C’erano voluti tre anni per trovare gli sponsor, ma ora ce l’aveva fatta e cercava di approfittare dell’iscrizione ogni volta che poteva, senza lasciarsi crescere l’erba sotto i piedi. Il venerdì era il giorno migliore ma cercava di giocare nei tornei del fine settimana se poteva, abbassando il suo handicap.

Il campo si chiamava Shooters Hill, a Greenwich, un paio di miglia da Canary Wharf, da non credere. Vedute sulle colline gentili del Kent a nord, raggianti come ora al sole delicato della sera. Visto il suo lavoro pensò che era uno scherzo che fosse membro proprio di questo circolo, ma gli andava bene, e se poteva procurare un ingresso anche a Kirkland, tanto meglio.

Il tiro di Kirkland scivolò oltre la buca. Ecco qui — non impara mai. Rick mentì a denti stretti.

‘C’eri quasi, amico, quasi. Buca difficile.’

Kirkland fece un putt visto che era nella linea di Rick, poi prese la sua palla dalla buca, piegando un ginocchio e puntando l’altra sua gamba dietro per mantenersi in equilibrio, come una cicogna. Era nuovo nel distretto e Rick lo aveva preso sotto la sua ala, ma non aveva intenzione di viziarlo. Se eri nel distretto già avevi quello che ti serviva e sapevi come cavartela da solo.

La buca successiva era un breve circuito par tre, Rick a tirare per primo … quando il suo telefono squillò.

Kirkland alzò le mani, Non ci credo, Rick guardò lo schermo e alzò il dito indice: Devo proprio rispondere.

Disse al telefono, ‘Ok, stronzo, perché non mi hai detto che te ne stavi andando? E dove diavolo sei, ad ogni modo?’

La voce di Storey pacata come sempre, quel modo che aveva di rimanere a distanza da te pur stando seduto nella sedia accanto. Sapeva rimanere distaccato. Questo lo rendeva bravo nel suo lavoro.

Quando ne aveva uno.

Storey disse, ‘Non volevo parlare, tu sai cosa avresti detto.’

‘Hai ragione, anche se dubito che avrei detto molto — più probabile che ti avrei picchiato fino a lasciarti senza sensi. Una cosa veloce, visto che non hai molto buon senso, per cominciare.’

‘Una mia decisione, Rick. Non potevo rimanere e poi non potevo restare in città. Inoltre, mio padre è morto. Avevo cose da fare.’

Questo sistemò Rick ma non per molto. Capiva la famiglia, ma pensava che Storey poteva ormai averlo superato, avendo passato un po' di tempo fuori come gli suggerirono gli psichiatri, per poi rientrare, rimontare in sella, come dissero loro.

Disse, ‘Storey, sei uno stronzo. Quello che ti è successo poteva succedere a chiunque. Stavi eseguendo degli ordini, e inoltre sei stato assolto.’

‘Non sarei dovuto essere nella posizione di avere bisogno di assoluzione. È stata colpa mia.’

Rick era con lui quella notte e poteva ancora vedere il corpo a terra, gli altri colleghi in piedi tutti intorno a guardarlo, tutti loro pensando Poveraccio, Storey, saranno casini per questo.

Non conta quanto ti eserciti, le cose possono sempre andare male.

Non importa. Pensava a quello che gli aveva detto Thomas, Riporta indietro Storey, abbiamo bisogno di lui, era uno dei migliori, sguardo fermo, buon respiro. Fare un salto al vecchio indirizzo di Storey non lo aveva condotto da nessuna parte se non a una ramanzina dalla sua vicina, quella ragazza sudaticcia che, pensava, sapeva più di quello che diceva. Probabilmente le piaceva Storey. Piaceva spesso alle donne.