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Storey
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Storey

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‘Fatti desiderare ancora, cara. Gli uomini sono tutti uguali,’ rivolgendosi a Paul, ‘no? Ci dai un po’ e vogliamo di più. Stiamo parlando del ragazzo di Minty, in caso te lo stessi chiedendo. Vedi, non sei l’unico pesce nell’oceano.’

Paul si alzò spingendo indietro la sua sedia, dicendo ad Araminta, ‘Ho bisogno di andare in bagno. Accompagnami alla porta.’

‘Bel modo per rimorchiare, ma non ce n’è bisogno, ci vediamo in giro.’

Gli passò davanti senza guardare e lui percepì di sfuggita il suo profumo. Si girò e la seguì urtando i tavolini a cui sedevano uomini con le loro mogli e ragazze, che si fermarono a guardare lei, poi lui.

Le prese il braccio, e disse, ‘Minty.’

Lei si girò, un’ombra nei suoi occhi. ‘Non toccarmi.’

Lui lasciò la presa. ‘Che succede? Perché ti trovi allo stesso posto di quel branco di sfigati?’

‘Non sono affari tuoi.’ Addolcì leggermente lo sguardo. ‘Mi dispiace che fossero qui quando sei arrivato.’

‘Che cosa vuole? Perché ti gira intorno?’

Lei lo freddò. ‘Probabilmente per la stessa ragione per cui lo stai facendo tu.’

Poi si girò e se ne andò. Paul la guardò spingersi fuori nell’aria fredda, poi scosse la testa e si diresse verso il bagno. Pensò che era appena finito in un film di cui non capiva la trama e dove i personaggi non avevano senso.

Più tardi capì che questo era il momento in cui avrebbe dovuto allontanarsi dal pub in macchina il più velocemente possibile.

STAVA CHIUDENDOSI LA cerniera quando Tarzan e Gary entrarono — l’uomo alto, più alto di quello che Paul avesse pensato, abbassandosi sotto alla cornice della porta prima di poggiarvisi di schiena, Gary gettando uno sguardo sullo spazio piastrellato intorno a sé, fischiettando, controllando il bagno.

Paul fece scorrere dell’acqua tra le mani e prese un fazzoletto di carta, chiedendosi cosa avrebbero fatto. Niente di serio, non in un pub affollato, probabilmente solo una conversazione per tastare il terreno. Lo aveva fatto anche lui quand’era più giovane, di imparare i trucchi del mestiere sotto supervisione.

Disse a Gary, ‘Lui Tarzan, tu Jane?’

Gary si voltò a guardare Tarzan — vedi, che ti avevo detto? Poi puntò il dito contro Paul.

‘La tua bocca ti mette nei guai, non è vero? Non riesce a trattenersi. Stavamo dicendo, io e Tarzan, dicevamo che la tua boccaccia sarà la tua morte, un giorno. Dico bene, Tarz?’

Tarzan annuì, incrociando le braccia per enfasi, con un’energia lenta, quasi letargica. Paul immaginò che avesse forza, ma nessuno stile. Sarebbe stato facile da neutralizzare mantenendosi lontano dalla sua portata.

Gary era più basso di Paul, un uomo asciutto con la pelle grigia e un’agitazione costante in fondo agli occhi. Uno non si fiderebbe di lui per coprirsi le spalle e probabilmente lo vorrebbe sempre davanti a sé.

Paul disse, ‘Questo posto puzza. Possiamo continuare la conversazione fuori di qui?’

‘Questa non è una conversazione,’ disse Gary. ‘È una … come si dice, una dimostrazione.’

‘Di cosa?’

‘Di come stanno le cose. Tra noi e te. Se hai intenzione di intrattenerti con Minty, ci sono delle regole.’

Tarzan disse, ‘E regolamenti.’

‘Mi stai dicendo che ho bisogno del tuo permesso per parlare con qualcuno? Pensi che succederà? Neanche mi piace tanto. Non mi piacciono le bionde.’

Gary rise e si voltò indietro di nuovo verso Tarzan.

‘Non ti preoccupare, non è bionda naturale, non è vero?’

Tarzan disse, ‘Non proprio. Non fino in fondo.’ facendo ridere di nuovo Gary, entrambi condividendo una specie di scherzo per iniziati.

Paul disse, ‘Abbiamo finito qui?’

‘No,’ disse Gary, ‘non abbiamo finito. Per chi lavori?’

‘Che vuoi dire?’

‘Lavori nelle assicurazioni. Per chi lavori?’

Paul incontrò gli occhi di Gary e li fissò. ‘Non sono affari tuoi.’

‘Sì, immaginavo che lo avresti detto. Fatto è che Cliff vuole sapere se sei chi dici di essere.’

‘Se no?’

‘Non so, non mi ha detto niente.’

‘Che differenza gli fa? La società per cui lavoro è a Londra.’

‘Quindi niente di male se ce lo dici, no?’ Si girò di lato e guardò Paul con sguardo congetturale. ‘Il fatto è che credo che abbia qualcosa in serbo per te.’

‘La risposta è no.’

‘Sì, immaginavamo che avresti detto anche questo. È per questo che abbiamo una specie di incoraggiamento per te.’

QUANDO LO PORTARONO di nuovo fuori nel bar Cliff era al telefono e li fermò con una mano alzata prima che si sedessero. Gary prese il braccio di Paul e lo strattonò liberamente, ma lui rimase in piedi finché Cliff non ebbe finito, cercando e poi premendo il pulsante di fine chiamata con il dito indice.

Ora Paul stava ascoltando mentre Gary diceva a Cliff cos’era successo nel bagno, che Paul non avrebbe detto per chi lavorava e non era interessato a quello che Cliff aveva in serbo per lui. Cliff annuiva ascoltando, storcendo la bocca, prendendola come se lo tenesse seriamente in considerazione. Poi indicò la sedia su cui Paul era seduto prima e Tarzan lo prese per le spalle e ce lo spinse sopra.

Paul si domandò cosa pensarono di questo comportamento le altre persone nel bar — forse non lo notarono, o erano abituati a Cliff e i suoi uomini e non ci fecero caso. Forse era il tipo di pub in cui era consuetudine, dove venivano rotte bottiglie e le intimidazioni avvenivano ogni giorno.

A Paul stava bene. Aveva trascorso un po’ di tempo a sud del fiume a Londra e aveva incontrato gente con cui non attraverseresti la strada per sputarci sopra. Una volta finì per trovarsi in una rissa nonostante indossasse la sua uniforme e fosse in servizio con due uomini della centrale: l’uomo che stavano cercando, Terry ‘Pit Bull’ James, sapeva che sarebbe finito dentro, ma voleva lo stesso fare abbassare la cresta a qualche poliziotto. Così Paul aveva imparato a preparare i pugni velocemente e duramente, a non aspettare di vedere dove portava la conversazione e se il delinquente si sarebbe calmato. Se aspettavi, eri già colpito. Perché, non lo sapeva allora, avrebbe passato tre settimane a risposo dal lavoro con un timpano danneggiato che non era ancora guarito.

Cliff diceva, ‘Non sei uno da assicurazioni, questo lo so, ma non so chi sei. Guardati, seduto là, a fissarmi, chiedendoti cosa significa tutto questo.’

‘So di cosa si tratta.’

‘Lo sai? Allora dimmi. Ti darò un voto da uno a dieci.’

‘Tu e questa banda siete annoiati. Non state guadagnando denaro — o a malapena — e pensate di avere trovato qualcuno da prendere di mira, qualcuno che vi intrattiene. Pensate che stia cercando di infilarmi nelle mutande di Araminta, per questo credete di avere una sorta di presa su di me. Del tipo che se faccio quello che volete, solo così potrò starle intorno come i Funboy Three.’

‘Fatto interessante: mio padre conosceva il padre di Terry Hall negli anni Sessanta, lo sapevi? Non l’ho mai conosciuto di persona. Ad ogni modo, ti do otto su dieci, non male per un principiante.’

‘Ho dimenticato le orge da ubriachi e i tentativi di suicidio?’

‘Buffo che tu lo dica. Sono quasi morto una volta. Incidente d’auto. Un idiota oltrepassò la linea bianca e si schiantò dritto su di me, sulla Sewell Highway, appena passato il pub Devon, lo conosci? Mi ruppe un bel po’ di ossa e mi danneggiò il fegato, ma a parte questo niente di troppo grave. Occasionalmente soffro di mal di testa. Comunque, quando ero steso tutto rattrappito nella macchina pensai di morire. Mi chiesi se l’ambulanza sarebbe arrivata là in tempo o se avrei semplicemente esalato l’ultimo respiro. Non avevo male o roba così, probabilmente ero in stato di shock. Ma la morte mi interessa da allora, cosa si prova quando te ne vai veramente. È doloroso, ti tieni stretto con entrambe le mani, o è semplicemente come andare a dormire e non sentire più niente? Il risultato finale è che non mi spaventa più. Non voglio morire, ma sono pronto a correre rischi. Avevo l’abitudine di chiacchierare con alcuni dei detenuti quando ero dentro, tanto per giocarci, vedere fin dove potevo spingermi prima che si rivoltassero. Non l’hanno mai fatto. Devono avere visto che non mi facevano paura, così mi lasciarono in pace.’

‘Sei un oratore interessante.’

‘Ho i miei momenti, no? Comunque, la mia domanda per te, amico mio, è se sei interessato a guadagnare un po' di contanti. Un po' di quattrini extra.’

Ora ci stiamo arrivando, pensò Paul. Tutta la storia verteva su Cliff che se la rigirava in modo da potere testare il terreno prima di uscire allo scoperto.

Cliff disse, ‘Non dici nulla. Non sento suoni uscire dalla tua bocca. E non sono telepatico. Quindi che ne dici?’

‘Cosa vuoi che ti dica?’ La fece breve, lasciando fare a Cliff.

‘Non devi fare niente. Esprimere un tuo giudizio professionale. Dare un’occhiata a qualcosa e dare un parere. Un parere da assicuratore.’

‘Se sono un assicuratore.’

‘Ecco. Si tratterebbe di una specie di test, no?’

‘Verrei pagato?’

‘L’ho detto, no? La cifra è da stabilire.’

Paul diede un’occhiata a Tarzan e a Gary, che ora lo fissavano con il loro sguardo vuoto. Si accorse che Dutch era assente da quando lui era uscito dal bagno—non ne aveva sentito la mancanza.

Cliff prese il telefono.

‘Dovrò dedurre che il tuo silenzio è un sì. Quindi ora puoi anche levarti di torno. Ho diverse cose da fare.’

L’attenzione nella stanza improvvisamente si spostò, come se Paul non fosse più lì. Tarzan e Gary iniziarono a parlare tra loro e Cliff a scorrere i messaggi sul suo cellulare, i suoi occhi vigili su di essi con la velocità di un allibratore a calcolare le probabilità.

Paul si alzò e uscì, chiedendosi se nemmeno si sarebbero accorti che, come Dutch, anche lui se ne era andato.

CAPITOLO CINQUE

AVEVA MANGIATO UNA banana per pranzo e stava per addentare un kiwi quando Cliff telefonò, sembrando irritato come sempre, la sua voce che diventava energica e severa nel chiederle quanto tempo ancora avrebbe protratto la cosa con David prima che iniziasse a fruttare.

Quando Janice era più giovane era solita lasciare il posto di lavoro se qualcuno alzava la voce con lei — era qualcosa che non sopportava, avendone a sufficienza a casa con suo padre. Era un bullo con la gente del posto a Dalkeith, lavorava nei cantieri con in mano una pala dal manico corto, la portava a casa da sua madre con le tre figlie, le minacciava alzando la pala al primo segno di disaccordo.

Una mattina, un’esuberante diciassettenne non più disposta a subire si alzò presto, chiamò un taxi, poi portò la pala nel cortile sul retro e ci fece un bel falò. Prima che suo padre scendesse le scale urlando in maglietta e pantaloncini, lei aveva già sbattuto la porta d’ingresso e detto all’autista di portarla alla stazione Waverley di Edimburgo, dove comprò un biglietto di sola andata per Londra, domandandosi cosa avrebbe fatto con settecento sterline che aveva messo da parte lavorando da Greggs due giorni a settimana, più i duecento che aveva rubato dal barattolo per il tè in cui suo padre teneva i soldi per bere.

Stette da sua zia Glinnie per due settimane finché non trovò un lavoro in un ufficio legale a Twickenham, poi prese un appartamento in affitto sopra ad una compagnia assicurativa mentre lavorava al suo progetto. L’avvocato stava salendo la china e voleva qualcuno perspicace che lavorasse alla reception. Come chiunque altro lei sapeva scrivere al computer perché lo usava dai tempi della scuola, e ci mise poco a convincere quell’uomo di una certa età.

Ormai sapeva di essere scaltra e non si faceva problemi a mentire alle persone, così mentre accoglieva clienti e dattiloscriveva testamenti durante il giorno, di notte iniziò a lavorare online, a quel tempo truffe in internet tanto per cominciare, usando nomi e foto false su siti di incontri, sostenendo di essersi innamorata di una serie di tizi di mezza età via email e mettendosi d’accordo per incontrarli … a condizione che mandassero i soldi per il viaggio, prima.

Più tardi comprò una lista di email su CD da un lettone in un locale, e spedì migliaia di email offrendo pagamenti alle persone che volevano lavorare da casa nei crediti assicurativi. Tutto ciò che dovevano fare era mandare un assegno per coprire il costo del congegno laser che avrebbe verificato il numero di richiesta cliente, e sarebbero stati pagati ad ogni cento esaminati. Gli assegni finivano in una casella postale da cui lei prelevava due volte a settimana e depositava in un conto sotto falso nome.

Ormai aveva imparato da autodidatta come creare siti web rudimentali con Dreamweaver, impostare Naturograin.com, usare immagini di integratori di vitamine che trovava online per offrire un eccezionale prodotto per la prevenzione del cancro a un prezzo stracciato se acquistavi entro l’ora successiva. Il denaro iniziò a entrare da tutto il mondo e cambiò il suo monolocale per qualcosa di più spazioso, nel contempo rimodernando il suo guardaroba e comprandosi la sua prima macchina, un maggiolino giallo.

Dopo qualche anno si era lasciata l’avvocato alle spalle e gestiva una mezza dozzina di siti web vendendo prodotti falsi, e chiedendosi cosa fare dopo.

E dopo fu il momento in cui qualcuno le disse che gli sbirri stavano iniziando ad interessarsi a lei.

Era sempre stata fortunata e una sera incontrò Robbie, un uomo intrigante che era un poliziotto ma anche un appassionato di tecnologia, impiegato in un nuovo distretto istituito per indagare esattamente il tipo di truffe che lei portava avanti. Inizialmente lui non sapeva come lei si guadagnasse da vivere, ma dopo essersi frequentati per tre mesi lei se ne fregò e glielo disse — a quel tempo era troppo preso per rinunciare a vederla. Un mese più tardi le accennò che i nomi dei suoi siti web erano comparsi in un rapporto e stava per essere tenuta ‘sotto osservazione’.

Quella notte preparò i suoi tre computer portatili e un paio di valige di vestiti e prese un taxi per la stazione di Euston, dove salì sul primo treno verso nord. Coventry era la prima fermata e il bigliettaio l’aiutò a scaricare le sue cose sul binario, e lei ricominciò, questa volta come Araminta Smith, giornalista.

L’unica cosa che le dispiacque fu abbandonare il suo maggiolino giallo.

ORA CLIFF SI stava agitando per un progetto a lungo termine a cui lei stava lavorando da mesi, accusandola di avere dei ripensamenti, di non voler prendere una decisione. Con il telefono vicino all’orecchio, riusciva a immaginare la fronte corrugata di lui stringersi serrata, le sue labbra assottigliarsi, i suoi occhi freddi con le rughe di contorno sempre più scure, mentre le diceva di darsi una mossa e fare funzionare le cose.

Lei disse, ‘Non è ancora il momento giusto, è sotto pressione a lavoro, ci sono ispettori in ufficio — guarda, perché non lasci questa parte a me mentre tu te ne vai a ciondolare in giro con i tre moschettieri? Se ho bisogno di consigli ti chiederò.’

‘Non ho dimenticato quello che mi hai detto la prima volta, quanto pensavi che fossi speciale, che grande team saremmo stati. Tutto quello che dovevo fare era aiutare a sistemarti, darti delle credenziali così questo consigliere comunale avrebbe acquistato all’ingrosso. Ti sei dimenticata tutto ora? I piccoli favori?’

‘Va bene, hai fatto la tua parte, lasciami fare la mia. Ha abboccato. Non lo sa, ma l’amo è già nella sua bocca.’

‘Dunque te ne sei andata e torni con questo armadio d’uomo, Storey, che storia è questa?

‘Ha del potenziale, non trovi? Non te ne sei accorto?’

‘È furbo, non è sincero. Crede di prenderci in giro ma ho in serbo qualcosa per lui.’

‘Ecco,’ disse lei. ‘Non mi sbagliavo. Semplicemente tienilo d’occhio.’

‘Oh, lo osservo eccome. Lo terrò d’occhio davvero da vicino. Quindi quand’è che David avrà il suo primo assaggio?’

‘Presto, un paio di giorni. Sto ancora preparando il terreno. Continua a non fidarsi di me. Ci vediamo presto.’

‘Non chiudermi il telefono in faccia. Non ho finito.’

‘È un tuo problema, Cliff, tu non hai mai finito. Parli fino a sfinirmi — parli con tutti fino allo sfinimento. Vorrei avere avuto un centesimo per ogni parola che è uscita dalla tua bocca.’

‘Un giorno ti pentirai di non avermi dato più attenzione. Sei troppo impulsiva, non rifletti mai sulle cose. Ti metti in dei casini da cui non riesci a uscire.’

‘È vita vera, Cliff,’ sentendo la sua rabbia salire, ‘non uno spettacolo televisivo.’

‘Che diavolo vuol dire? Dai i numeri?’

‘Significa che non me ne andrò a sedere in giro aspettando che le buone opportunità mi vengano incontro. Mio padre era un rompipalle, ma almeno ci provava, sapeva quello che voleva. Non se ne stava seduto a guardare le altre persone prendersi quello che lui non poteva avere. Lo faceva per se stesso. Era troppo stupido per farlo bene, ma almeno ci provava.’

‘Pensi troppo a te stessa, ragazza. Sei una truffatrice in cerca di un affare, tutto qui. Non ti montare troppo la testa.’

‘Se non lo faccio io, chi altro lo fa?’

Buttò giù il telefono prima che lui avesse il tempo di obiettare. E non voleva l’opinione negativa di Cliff su di lei a girarle in testa proprio ora.

Il problema era che Cliff l’aveva portata a ripensare a Paul Storey.

E se da un lato non fu contraria a ciò inizialmente, ancora non era sicura se lui rappresentasse un po' di divertimento o un segno. E questo le dava fastidio.