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Mentre prendeva il telefono da una tasca interna della giacca, notò signorina Diplomazia guardargli le mani, poi il cellulare e infine gli occhi. Selezionò un numero dalla rubrica e spostò lo strumento al suo orecchio. Dopo un momento qualcuno gli rispose.
“Ciao, Miriam.” Sorrise a signorina Diplomazia. “Sono già arrivati gli Henderson e i Melenkov?” Aspettò risposta. “Quando arriveranno offri loro dei martini e falli sentire a loro agio. Arriverò appena possibile. Ho avuto un imprevisto. Fai le solite scuse per il mio ritardo.” Dopo aver ascoltato Miriam dirgli che non sapeva che altre giustificazioni trovargli le rispose, “Sì, lo so che hanno già sentito tutte le mie scuse per essere in ritardo. Sei un tesoro, però questo lo sapevi già.” Tutte e tre le donne lo guardarono attentamente. “Andrà bene, ci vediamo più tardi.”
Spense il telefono e lo mise via, prendendo la sua ventiquattrore.
“Da questa parte, signorine.”
Quando raggiunsero il parcheggio, Tosh premette un tasto sul suo mazzo di chiavi. Si accesero le luci nella sua lunga e lucida decappottabile blu notte. Schiacciò di nuovo unpulsante e la macchina cinguettò due volte mentre le due portiere si aprivano. Non c’era mai il pericolo di colpire un’altra macchina; possedeva tre spazi adiacenti.
Andò dal latto del passeggero e piegò in avanti la sedia per permettere a due di loro di sedersi dietro. Dopo che si accomodarono si rese conto di aver perso traccia di chi fosse chi. La terza salì davanti dopo che egli fece tornare a suo posto il sedile. Non aveva la minima idea di come avessero deciso chi si sarebbe seduta davanti, ma non ebbero alcuna discussione o confusione a riguardo.
Tosh mise la valigetta nel bagagliaio e si sedette al volante, poggiando il cappellino sulla console tra i sedili. Premette un bottone sul cruscotto, e il motore di otto cilindri prese vita con un rombo.Rombo che scemò poi in un potente ronzio.
Collegò il cellulare al Bluetooth dell’auto elo appoggiò sulla console al centro.
Quindi si immerse nel pesante traffico e girò a ovest verso il sole che stava tramontando, qualcuno da dietro chiese, “Può abbassare il tettuccio?”
“Se riuscite a sopportareil vento.” Aggiustò lo specchietto retrovisore per capire chi avesse parlato.
“Possiamo farlo,” le due da dietro risposero nello stesso momento. La sorella seduta davanti rimase in silenzio.
“Va bene.” Si mise il capellino azzurro. “Ve la siete cercata voi.” Cliccò su un pulsante mentre si fermò al rosso del semaforo.
Quando il tettuccio dell’auto si sollevò e si ripiegò nel portabagagli, la donna sedutagli di fianco chiese, “Che macchina è?”
Guardò in modo stortol’incisione nell’acero del cruscotto di un uccello in volo e il morbido cuoio dei sedili, braccioli, e panelli delle portiere.
Il semaforo divenne verde mentre il tettuccio si sistemò al suo posto e Tosh premette l’acceleratore.
“Una Jaguar” rispose. Salve, signorina Impudenza.
Il suo cellulare squillò e il numero apparì sul display della macchina. Era uno dei direttori del consiglio di amministrazione della Echo Forests. Lo indirizzò al suo telefono di casa, dove Miriam avrebbe risposto.
La signorina Impudenza lo fissò poi si girò ad osservare il traffico.
Dopo un paio di minuti si fermò davanti La Fontaine, al limite del distretto finanziario di New York. Dopo che scesero sul marciapiede, Tosh buttò il suo capellino sul sedile del passeggero e un parcheggiatore portò via l’auto.
Decorato nello stile di uno Château francese, il ristorante serviva uomini e donne facoltosi che conducevano i loro affari davanti a cibo eccellente, vino costoso e servizio raffinato. Delicate sfumature di ambra e giada risplendevano attraverso i paralumi di Tiffany. Le morbide note della Sonata per pianoforte n. 14 di Beethoven si fondevano alla perfezione con la soffice luce e le silenziose conversazioni.
Il maître avvistò Tosh alla porta e fece un cenno con la mano a lui e alle sue ospiti oltre la lunga linea di clienti che stava aspettando un tavolo.
Tosh seguì le tre donne e vide come la gente osservava il trio. Apparivano seccati dalle quattro persone che superavano la fila, ma non riuscivano comunque a staccare gli occhi dalle tre donne identiche.
Il maître li condusse intorno ad una fontana scolpita in travertino al centro del salone principale. L’acqua scorreva sulle superfici patinate, cadendo nella piscina. Un insieme di cigni koi tricolori nuotava pigramente su una luccicante superficie di monete di rame ed argento.
La terzina non prestò alcuna attenzione alle persone che si fermavano a metà pasto per osservarle.
Il maître li condusse in uno spazioso separé con soffici sedute in pelle e braccioli che si aprivano a tendina. Porse poi loro i menù e fecce un cenno con la testa ad un cameriere vicino, che immediatamente si avvicinò al tavolo. Dopo aver augurato loro bon appétit, il maître si affrettò a tornare all’entrata del ristorante.
“Buona sera, signor Scarborough.” Il cameriere sorrise ad ognuno di loro mentre accendeva la candela al centro del tavolo. “Gradireste dei drink stasera?” Appoggiò sul tavolo un cestino con caldi croissant e un fresco piatto con medaglioni di burro. I medaglioni erano arrangiati a modo di perfette spirali di petali di rosa, su un letto di croccante crescione.
“Signorine?” domandò Tosh, passando lo sguardo dall’una all’altra. Era seduto da un lato del tavolo ovale, con le tre sedutegli di fronte.
“Zinfandel,” disse quella a sinistra.
Tosh e il cameriere guardarono quella a fianco.
“Zinfandel,” rispose quella al centro.
L’uomo aspettò risposta dalla terza, un sorrisetto sulla sua faccia.
“Avete la Budweiser?” chiese lei.
Tosh nascose il suo sorriso dietro il menu.
“Umm… sì, certo,” rispose il cameriere.
“Allora prendo quella.”
“Tè ghiacciato per lei, signor Scarborough?”
“Sì, Herman. Grazie.”
Le donne si guardarono tra loro. Una aggrottò la fronte, mentre un’altra si allungò a prendere il tovagliolo, facendo cadere una forchetta nel grembo.
Il cameriere stette per un momento, guardando le tre donne. Alla fine, aggiunse, “Molto bene, signore,” prima di inchinarsi lievemente alla terzina ed allontanarsi.
“Allora,” Tosh lasciò cadere il menù sul tavolo, “perché dovrei assumere voi signorine?”
“Abbiamo una laurea nella gestione aziendale” rispose quella a sinistra.
Voleva chiedere loro se tutte e tre avessero studiato per una sola laurea ma ci ripensò. Signorina Impudenza non l’avrebbe trovato divertente.
Si saranno sistemate nello stesso modo in cui si erano fatte trovare nel corridoio fuori dal suo ufficio? Guardò quella che aveva ordinato la Budweiser. Ella sorrise.
No, questa deve essere signorina Diplomazia.
Gettando lo sguardo dall’una all’altra, Tosh non riusciva comunque a trovare qualcosa per distinguerle. Il loro abbigliamento e le acconciature erano coordinati, ed i loro visi erano gradevoli ed identici, con precisione matematica. Con l’eccezione di signorina Diplomazia, che sembrava essere l’unica in grado di sorridere, le loro labbra presentavano identiche curve. Si ricordò poi dell’anello che aveva visto al dito di signorina Impudenza e diede un’occhiata alle loro mani.Era sparito! Stava sulla sua mano destra prima, ne era sicuro, e poteva vedere tutte e tre le mani destre.
Che strano. Che signorina Impudenza si stia prendendo gioco di me?
“Esperienza lavorativa?” chiese a quella in mezzo.
“Ci siamo laureate solamente la scorsa settimana,” rispose quella a sinistra. “Dalla NYC.”
Tosh brontolò e si mosse sulla sedia. “Oh.” Fece scorrere le dita sul lato della testa. I suoi capelli marroni erano stati tagliati di recente, ed era ben rasato, anche se per quest’ora della sera, i baffi potevano già notarsi al di sopra del suo labbro superiore.
Una di loro continuò prima che lui potesse esprimere le sue preoccupazioni. “A chi dovrebbero fare rapporto i tre nuovi manager?”
Quella dovrebbe essere signorina Impudenza alla sinistra. Sospirò prime di rispondere, “A me.”
È inverosimile che assuma tre persone senza esperienza nella gestione. Neanche se avessero avuto delle lauree avanzate. Un neolaureato non esperto potrebbe coprire una delle tre posizioni. Gli altri manager ed io potremmo formarlo, ma tre persone senza esperienza? No, è fuori questione.
Capitolo Tre
Tosh ne rimase leggermente deluso. Da qualche parte nella sua mente, aveva già pensato al loro primo giorno di lavoro e al modo in cui avrebbe faticato a separare signorina Impudenza dalle signorine Diplomazia e Prudenza. Si chiese, per esempio, se nel momento in cui ne avesse incontrata una nella cucina dell’ufficio, avrebbe aspettato che lei gli sorridesse, lo guardasse male oppure abbassasse gli occhi verso la sua tazza di caffè prima di dire: “Buongiorno, signorina Così-e-Colà? Ah, beh... alcune fantasie sono fatte per restare tali.
Non poteva di certo annunciare all’improvviso che la serata era finita e portarle a casa. Dato che non avevano ancora ordinato la cena, loro quattro sarebbero stati insieme per almeno un’ora, forse di più. Non che fosse cosa spiacevole, un’ora con tre belle donne. Era una prospettiva che andava accettata, non rifiutata. Decise di usare il tempo con saggezza e parlare della sua nuova compagnia: potrebbe aiutarlo ad ordinare i suoi pensieri ed organizzarsi per il primo giorno di lavoro. Aveva solo dieci giorni per sistemare tutto.
Pensare alle prospettive della nuova impresa gli sollevò il morale e il suo naturale ottimismo si ripresentò. Quando Tosh aveva solo nove anni, aveva sentito Quinn– un vecchio amico di suo padre – dire a un conoscente: “Quel Tosh è il tipo di bambino che partirà alla ricerca di Moby Dick con una canna da pesca a mosca e prenderà la salsa tartara insieme a lui.” Sì, era ottimista riguardo al futuro. Forse, una volta organizzata la società, avrebbe potuto pensare al crearsi una famiglia. Ventotto anni, e non aveva neanche una donna. Non aveva avuto relazioni serie dai tempi dell’università.
Un movimento catturò la sua attenzione. La sorella alla sua destra, signorina Diplomazia, si grattò il lobo dell’orecchio. Quando la guardò, lei gli sorrise.
Perché non può signorina Impudenza essere un pochino più gradevole?
“Ci saranno tre dipartimenti nella compagnia,” cominciò Tosh mentre prendeva il cestino del pane e lo offriva a signorina Diplomazia.
Scoperchiò i caldi cornetti, ne prese uno e porse il cestino a sua sorella nel mezzo, signorina Impudenza, che ruppe un cornetto a metà e prese il suo coltello da burro. Lo guardò nel frattanto che imburrava il suo pane.
“Ogni dipartimento avrà sei persone, tra cui un manager, un grafico, editori e personale informatico. Per un totale di venti impiegati.”
Arrivarono i drink e il cameriere mise la Budweiser davanti a signorina Impudenza dopo aver posizionato i bicchieri di vino davanti alle altre sorelle. Nessuno parlò. Aspettarono finché non se ne andò, poi signorina Impudenza porse la birra a signorina Diplomazia, la quale le passò il vino rosso.
“Sono solo diciotto posti di lavoro.” Signorina Impudenza sorseggiò il suo vino. “Quali sono gli altri due?” Mangiò un pezzettino di pane.
“Beh, mi piacerebbe avere una segretaria.” Tosh mescolò mezza bustina di Sweet’N Low nel suo tè. “Ricoprirà anche il ruolo della receptionist.”
“Allora è la signora Applegate la ventesima persona?” Fu signorina Prudenza a parlare.
“No. La signora Applegate è una consulente aziendale che lavora solo temporaneamente per me, finché non avremo il personale completo. Se ne andrà dopo trenta giorni.”
Signorina Diplomazia sorrise. “Chi sarà il ventesimo impiegato?”
“Aspettate un secondo.” Signorina Impudenza si sporse in avanti.
Tosh la guardò, come fecero anche le sue sorelle.
Qual è il suo problema adesso?
“Si tratta di una start-up?” Le sue aspre parole fecero tremolare la fiamma della candela, quasi spegnendola.
Tosh annuì. “Credevo ne foste a conoscenza.”
Quando pubblicò l’annuncio online, non aveva menzionato che la sua azienda era nuova, perché i candidati qualificati avrebbero potuto non offrirsi per il lavoro. Ovviamente lei non poteva sapere che si trattava di una start-up, ma ora voleva solo ribaltare l’equilibrio.
“No, non lo sapevamo.” Guardò per un momento il bicchiere di vino nella sua mano. “Penso che abbiamo fatto un errore.”
Le altre due sembravano essere d’accordo; non dissero nulla né tantomeno annuirono, stavano solo guardando Tosh, aspettando che o lui o loro sorella facesse la mossa successiva.
“Un errore?” Tosh si sporse in avanti, cercando di vedere qualsiasi cosa nei suoi occhi che potesse essere interpretata come dolce.
“Non vogliamo lavorare per una nuova società che potrebbe non essere operativa a lungo.”
“Il sessantasette percento di tutte le nuove aziende fallisce entro il primo anno,” citò signorina Prudenza, apparentemente cercando di essere d’aiuto.
“In realtà avremmo voluto lavorare per un’azienda più grande, una che sarà operativa per un po’.” Aggiunse signorina Impudenza.
Il polso di Tosh accelerò, ma cercò di reprimere la sua crescente rabbia. Voleva dare l’immagine di un uomo d’affari attraente ed abile, ma a volte appariva solamente come un dilettante imbranato.
Perché è così dannatamente irritante?
“Beh, odio deluderla, signorina Impudenza...” La parola gli scappò via prima che potesse fermarsi.
“Bravant,” disse. “Ma c’era andato vicino.”
“Signorina Bravant, certo.” Dopo aver sbagliato il suo nome, tentò di raffreddare la sua faccia arrossata con un lungo sorso di tè freddo.
Compostezza. Calma.
Mise con decisione il bicchiere sul tavolo. “Pianifico che l’Andalusia Publishing sia attiva per molto tempo dopo che voi arriviate a dondolarvi nella vecchiaia.” Era vicino a scoppiare, però continuò lo stesso. “Inoltre, non ho bisogno di tre neolaureate senza esperienza a spiegarmi i rischi dell’avviare una nuova società.” Alla faccia del decoro e della moderazione.
Un silenzio mortale scese nell’aria per alcuni secondi.
“Chi sarà il ventesimo impiegato?”
Tosh lanciò un’occhiata a signorina Diplomazia, a destra. Lei sorrise e sorseggiò la sua Budweiser.
Prese un profondo respiro ed espirò lentamente. “Quel lavoro sarà del mio vicepresidente. Lui–” Tosh fece una pausa ma non si prese la briga di aggiungere le parole ‘o lei,’“dovrà eseguire le operazioni giornaliere. Non intendo essere in ufficio tutti i giorni. E per vostra informazione”, si girò verso signorina Impudenza-Bravant, “ho intenzione di coprire quella posizione lasciando che i tre manager vi competano. Quindi, quando promuoverò uno dei manager come vicepresidente, quello assumerà un sostituto per il suo vecchio dipartimento. Sono sicuro vi abbiano insegnato nel corso di economia aziendale che l’attrito interdipartimentale faccia bene alla salute generale del personale dirigente. Voglio che il migliore arrivi in cima. Quelli che non riescono a reggere la pressione possono abbandonare tutto e saranno sostituiti da persone in grado di farlo. Con tutto il rispetto,” spostò lo sguardo dall’una dall’altra, “non credo che voi tre possiate competere tra voi per una qualsiasi delle posizioni.”
Fortunatamente, Herman, il cameriere, scelse quel particolare momento per prendere gli ordini. Guardò da una faccia impassibile all’altra, mantenendo un’espressione fiduciosa. Quando nessuno gli prestò attenzione, disse: “Penso sia meglio che torni più tardi.”
“No, Herman.” Signorina Impudenza-Bravant lanciò un’occhiataccia a Tosh. “Siamo pronti ad ordinare.” Afferrò il suo menu e lo aprì. Dopo una rapida occhiata ai piatti, disse: “Prenderò il filetto di vitello mignon, con funghi spugnola ripieni di granchio.” Lasciò cadere il menu sul tavolo, incrociò le braccia e fissò Tosh con il suo sguardo gelido. “Cottura media,” aggiunse prima che Herman potesse chiederlo.
Perché non cervelli di maiale in salamoia e bulbi oculari bolliti? Tosh rifletté mentre reggeva lo sguardo della donna. Oppure insetti morti e amanti spenti, come preferiscono tutte le normali vedove nere?
Signorina Prudenza ordinò l’arrosto di anatra, con un condimento di arance e fichi, poi lasciò cadere il menu sul tavolo ed incrociò le braccia.
Tosh scrutò la lista degli antipasti e notò che stavano ordinando i piatti più costosi: settantanove dollari per il filetto e sessantotto per l’arrosto di anatra. Dopo un momento, si rese conto che signorina Diplomazia non aveva ancora ordinato. Vide le altre due sorelle guardarla, in attesa del suo ordine.
Fatemi indovinare, granchio reale dell’Alaska o aragosta alla termidoro?
“Com’è il pollo fritto?” Signorina Diplomazia chiese a Herman.
“Delizioso. Fritto in un croccante marrone dorato, e fornito con due verdure a scelta.”
Tosh guardò lei, e poi signorina Impudenza.
“Va bene, prendo quello,” disse signorina Diplomazia, “con patate al forno e taccole.” Chiuse il suo menù. “E una Coca-Cola.”