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Il Mare Della Tranquillità 2.0
Il Mare Della Tranquillità 2.0
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Il Mare Della Tranquillità 2.0

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Labatuti sorrise.

"Abbiamo il Wi-Fi?" Chiese Faccini.

"Non per i primitivi", rispose Monica.

"Beh, almeno non devo togliermi le scarpe per mandare messaggi".

"Silenzio!" La signorina Valencia si alzò e camminò su e giù dietro la sua scrivania. "Cosa devo fare con questa gente?" mormorò.

Le teste degli studenti si voltarono all'unisono a guardarla, tranne quella di Faccini, che cominciava ad appisolarsi.

Ci dovrà pur essere qualcosa per mettere in moto il loro cervello.

Arrivata alla finestra, si girò e tornò alla lavagna. "Va bene, vediamo chi riesce a cercare su Google nel minor tempo possibile". Prese il gesso. "Qual è il più grande problema dell'umanità?"

La stanza calò nel silenzio, si sentiva solo il leggero ticchettio dei pollici sui telefoni.

"Porca miseria!" disse McFadden.

"Siamo nella merda", disse Betty Contradiaz.

"Come si scrive 'Google'?” Chiese Faccini.

"È e-l-g-o-o-g, in primitivo". Billy Waboose fece l'occhiolino alla classe.

"Grazie".

Monica ridacchiò.

"Ei", disse Waboose, "ho trovato un lettino abbronzante per ventitré dollari e novantacinque su eBay".

"Non è male", disse Faccini. "Fammi vedere".

"Mi sa che devi aggiungerci due zeri", disse Monica.

"Oh."

"Problemi monumentali", disse la signorina Valencia, "non sogni adolescenziali".

"Credevo avesse detto i più grandi problemi dell’umanità". Disse Faccini.

Il telefono della signorina Valencia vibrò.

Gli diede un’occhiata. Cosa ti ci vuole per fartelo entrare in quella grassa testa, Jasper? Digitò qualcosa. Abbiamo chiuso, basta, è finita.

"Riscaldamento globale", disse Betty Contradiaz.

La signorina Valencia alzò lo sguardo dal suo telefono. "E quindi?".

"Ci sono più di sessantacinque milioni di rifugiati", disse Waboose.

"Sì", disse l'insegnante, "e perché sono rifugiati?".

"Ho una soluzione per il problema dei rifugiati", disse Faccini.

"Qual è?" Chiese la signorina Valencia.

"Mandare loro delle valige, così possono andarsene da lì".

Questo suscitò qualche risata.

Adora si batté la fronte, poi andò alla finestra. Cercò di aprirla, ma era bloccata. La colpì con il palmo della mano, ma ancora niente.

Waboose si alzò e andò alla finestra. Guardò la signorina Valencia, poi sollevò il chiavistello e spinse la finestra con un dito.

Adora si schiarì la gola. "Grazie." Fece un respiro profondo, poi tossì mentre Waboose tornava al suo banco tra gli applausi. Guardò fuori per vedere se fosse abbastanza alto da permetterle di suicidarsi.

Non con una caduta di un metro sulle begonie.

Vide uno stormo di pettirossi atterrare sull'erba distruggendo il mondo degli insetti.

Ah, la bella vita. Volare tutto il giorno e mangiare insetti.

Fece un passo indietro. "Ok, chi ha detto ‘riscaldamento globale’?"

Gli studenti si guardarono a vicenda. Alcuni scossero la testa. Altri sembravano confusi dalla domanda.

Monica indicò Betty Contradiaz. "È stata lei".

"No, non è vero".

"Sì, Betty", disse l'insegnante. "E cosa mi dici del riscaldamento globale?"

Betty cliccò febbrilmente sul suo telefono.

"Non va bene", disse Monica in un forte sussurro diretto a Betty.

"Non va bene", disse Betty.

"E perché?" Adora si guardò intorno nella stanza. "Nessuno?"

"Io penso che potrebbe essere una buona cosa", disse Waboose.

"Perché?"

"Niente più inverno".

"Sì", disse Faccini. "Io ci sto".

"Ok", disse l'insegnante. "Se qui facesse così caldo da avere l'estate perenne, cosa succederebbe alle persone all'equatore?".

"Farebbe un caldo infernale", disse Monica.

"Non potrebbero viverci?" Chiese Waboose.

"Esattamente", disse l'insegnante.

"Allora è meglio che quei rifugiati facciano spedire le loro valige a quelli che vivono all’equatore".

"Carino, signor Faccini", disse Adora. "Ma avremmo altri cinquanta milioni di rifugiati".

"Perché non fermiamo il riscaldamento globale?" Chiese Betty.

"Bella domanda, Signorina Contradiaz. Qualcuno ha una soluzione?".

Nessuno rispose, ma alcuni scossero la testa.

"Ecco un altro enorme problema", disse Monica.

"Quale?" Chiese l'insegnante.

"Il livello del mare aumenterà da sette a tredici centimetri entro il 2050", lesse dal suo telefono.

"È più o meno quando sarai promossa a manager da McDonalds", disse Waboose.

"Pff, se riesce a far carriera da McDonalds", disse Faccini. "Hanno degli standard, sai".

"Torniamo in carreggiata, gente", disse Adora. "Abbiamo il riscaldamento globale, l'innalzamento del livello del mare e decine di milioni di rifugiati".

"Sì", disse Waboose, "e questo solo al nostro confine meridionale".

"E quei puzzolenti dei canadesi?" Disse Betty. "Potrebbero invaderci in qualsiasi momento".

"Il Canada sta per invaderci, eh?" Chiese Faccini. "Seriamente, Contradiaz, credo che rimarrai al liceo finché l'acqua del mare non ti arriverà alle caviglie".

"Ogni volta", La signorina Valencia gettò il suo telefono sulla scrivania, "cominciamo a discutere di un problema reale, e qualcuno deve iniziare con le battute. Qualcuno di voi riesce a rimanere serio?"

Diverse mani si alzarono.

"Sì, Monica".

"Io sono piuttosto seria agli allenamenti delle cheerleader".

"E io sono piuttosto serio quando guardo gli allenamenti delle cheerleader".

La signorina Valencia prese il suo telefono, prese la sua borsa e andò verso la porta. Si voltò verso la sua classe. Con un profondo sospiro, disse "Ragazzi, arrangiatevi". Afferrò la maniglia della porta. "Io me ne vado."

La porta sbatté dietro di lei, lasciando la stanza in silenzio.

Cinque minuti dopo, era seduta su una dura panchina fuori dall'ufficio del preside.

Capitolo Quattro

Adora passò venti minuti con il preside Baumgartner. Quando era entrata nel suo ufficio, era pronta a dare le dimissioni.

"Signorina Valencia," il signor Baumgartner si appoggiò alla sua sedia girevole e fece roteare una penna a sfera tra le dita, "se si dimette solo perché ha lasciato che un gruppo di ragazzini chiassosi la facesse scappare, avrà difficoltà a trovare un altro posto di lavoro come insegnante".

"Questo lo so."

"Ha studiato per insegnare. Ha davvero intenzione di buttare tutto al vento per lavorare in un deposito di legname?".

"È stato duro con me quanto con gli studenti".

"Sono pagato per esserlo. Mi creda, non è facile".

"Allora perché lo fa?" Lei prese un fazzoletto dalla scatola che lui aveva spinto sulla scrivania.

"Perché volevo vedere di che pasta è fatta".

"Beh, lo sta vedendo".

"No. Non è così". Aprì un cassetto e tirò fuori un modulo. "È meglio di così, e io riuscirò a dimostrarlo".

"Ah, sì?"

Le passò il modulo. "È una richiesta per un periodo sabbatico di due settimane".

"A cosa servirà?" Lei prese il modulo, scorrendo le domande.

"Le darà il tempo di ripensarci senza essere penalizzata sul suo curriculum di insegnante".

"E i miei studenti?"

"Non si preoccupi. Qualcuno si prenderà cura di loro".

* * * * *

La mattina seguente, un giovane alto entrò in classe. Guardò i venticinque studenti con gli occhi puntati addosso.

Monica Dakowski lasciò cadere il suo quaderno sul pavimento. "Mi scusi." Tenne gli occhi sull'uomo chinandosi per cercare il suo quaderno.

Lui si tolse la giacca, la gettò sulla sedia, si lisciò i capelli ricci, poi arrotolò le maniche corte della sua maglietta blu aderente. I suoi bicipiti erano grandi come le cosce di una cheerleader.

Faccini attirò l'attenzione di Betty Contradiaz e fece il gesto di ficcarsi un dito in gola.

Lei lo guardò, poi si concentrò sull'uomo muscoloso.

L'uomo non se ne accorse; era troppo impegnato ad ammirare il suo bicipite destro. Si chinò come per baciare il muscolo rigonfio.