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“Diciotto,” disse la rossa.
“Eh?” Gigi si sedette di nuovo al suo posto.
“Diciotto triangoli. Giusto, Bell?” chiese la rossa.
Bell sorrise e annuì.
“Okay, ci sto. Quant’è la posta?”
“Non sei ancora stata invitata,” disse Wendy.
“E inoltre,” disse Gigi, “giocare ti costerà mille dollari.”
“Mil—” Deglutì. “Va bene.” Aprì la sua borsetta gioiello nera.
“Un attimo,” disse Bell. “Come si chiama?” Iniziò a digitare qualcosa sul telefonino.
“Amber Cherry.”
Entrambe le altre donne risero.
Amber si strofinò il naso col dito medio.
Bell mandò un messaggio. “È per il Ringmaster. Gestisce lui il gioco.”
“Il Ringmaster?” chiese Amber.
“È professore alla New York University,” disse Gigi. “Dove, tra l’altro, sto studiando.”
“Per cosa? Per fare l’estetista?”
“Non sei capace neppure di dire trucco, figuriamoci una parola di otto lettere.”
“Nove lettere. Fai sembrare tutte le stupide bionde un Einstein drogato.”
“Bene,” disse Bell dopo aver guardato il cellulare. “Può partecipare.”
“Oh, santo cielo,” disse Gigi.
“Sì!” disse Amber. “Ecco la mia quota per domain sera.”
“Penso che sia una buona circostanza, Gigi,” disse Wendy. “Altri mille dollari da vincere per una di noi due.”
“Non dia i soldi a me.” Bell spinse via la mano di Amber. “Li dia a Blinkeral bar.”
Dopo che Amber se ne fu andata per andare a cercare Blinker, Wendy disse, “Ha risolto l’enigma dei triangoli molto in fretta.”
“Lo so.”Gigi sospirò. “Vieni, mettiamoci al lavoro.”
* * * * *
Erano quasi le 2di notte, orario di chiusura.
“Com’è andata stasera?” chiese aBlinker.
“Una delle nostre serate migliori. Abbiamo fatto ventottomila dollari.”
“Wow.” Bell aiutò il suo barista a lavare l’ultimo bicchiere da cocktail. “Figo. E il cinque per cento è…?”
“Millequattrocento bigliettoni per Leticia.”
“E altrettanti per te.” Porse a Blinker una flûte da champagne da asciugare.
Blinker ghignò. “Già.”
Dopo che ebbero finito con i bicchieri, Blinker chiuse il registratore di cassa e stampò il totale.
“Abbiamo avuto una buona serata anche al bar,” disse Blinker. “Ottomila cinquecento dollari in bevande, e la cucina ha fatto tredicimila dollari.”
“È stata una buona serata in generale. Domani, voglio che tu dia cento dollari a tutto il personale. Fagli sapere quanto apprezziamo il loro lavoro.”
“Sarò davvero felice di farlo.”
“Quindi, tieni abbastanza denaro per il personale, millequattrocento dollari per te, e altri millequattrocento per me da dare a Leticia, poi metti via quello che avanza.”
Blinker digitò alcuni numeri sulla calcolatrice. “La maggior parte delle entrate della cucina e del bar vengono da carte di credito, ma abbiamo comunque sessantasei mila dollari in contanti.”
Erano le 2 e 10 quando finirono di contare i soldi.
Il telefono di Bell squillò.
“Sì?”
“Siamo fuori, signor Bell.”
“Bene. Arrivo subito. Com’è la strada?”
“Carina e silenziosa. Quanto stasera?”
“Sessantasei mila.”
“Okay. Io compilerò il modulo.”
Bell chiuse la telefonata. “I Brink sono alla porta. Chiudiamo e andiamocene.”
“Ti seguo,” disse Blinker.
Fuori, Bell guardò da un lato all’altro della strada. Molte persone sapevano che chiudeva il bar alle due e se n’erano andate con una borsa piena di soldi. Una situazione che lo rendeva sempre nervoso.
“Salve, signor Casper,” disse uno dei ragazzi Brink. “E Blinker.” Il suo amico era sulla porta posteriore del loro furgone blindato.
“Ehi, Tommy.” Bell gli porse un sacchetto di soldi e ricevette in cambio una ricevuta.
Bell attese finché la porta del furgone fu chiusa e bloccata. “Ci vediamo domain notte.”
“Certo, signor Casper.”
Capitolo Sei
La mattina successiva, Bell e Leticia erano seduti al tavolo della cucina della casa. Lei stava contando i propri soldi.
“Penso che sia il meglio che abbiamo fatto finora.”
“Spero che terrai i soldi in un posto sicuro.”
“Ho una cassetta di sicurezza in banca.” Leticia impilò il denaro, mettendo tutti i presidenti con la faccia rivolta dallo stesso lato.
“Brava ragazza. Nessuno deve sapere…” La guardò mentre beveva il caffè.
“Quanto o dove è nascosto,” finì la frase al suo posto.
Lui sorrise.
“Ho trovato un bel terreno libero a Massapequa,” disse, “giù a Long Island. In vendita dal proprietario. Chiedono duecentomila dollari.”
“Okay. Quanto è grande?”
“Circa ottocentoquaranta metri quadri. Chiedono un terreno di almeno settecentoquaranta metri quadri.”
“Bene. Destinazione?”
“Solo residenziale.”
“Ci manca circa un mese per finire il progetto Kessler,” disse Bell, “quindi è ora di iniziare il prossimo.”
“Andrò a parlare con il proprietario,” disse Leticia, “e vedrò se, ricevendo un po’ di soldi di nascosto, abbassi il pezzo.”
Bell mise giù la tazzina e prese la forchetta per tagliare la sua omelette. “Penso che tu stia imparando questo mestiere.”
“Ho avuto un bravo insegnante.”
La cuoca portò via la tazzina di Bell per riempirla di caffè appena fatto. Quando tornò, Bell disse, “Grazie, Betty.”
“È un piacere. È pronta per la colazione, signorina Leticia?”
“Ci sono dei pancake?”
“Saranno pronti tra cinque minuti.” Betty portò via la tazzina mezza vuota di Leticia e tornò in cucina per riempirla.
“Hai qualcuno in mente per questo nuovo progetto?” chiese Leticia.
“No, non ancora. Parlerò con Parker domani.”
* * * * *
“Cosa stai facendo, Andy Panda?” chiese Bell mentre entrava nel cantiere.
“Costruisco una casa.” Il bambino si sedette nella sporcizia, infilando un chiodo su un rottame.
Bell si inginocchiò accanto al bimbo di cinque anni. “Sono certo che costruirai una casa bellissima.”
Andy annuì mentre batteva col suo Martello giocattolo sul chiodo. “Puoi passarmi l’altra tavola, signor Bell?”
“Quella grande laggiù?” Bell prese una tavola triangolare che era stata tagliata da una trave due per sei.
“Certo, è quella giusta.”
“Come sta, signora Daniels?” disse Bell all’anziana signora che sedeva su una poltrona lì vicino, che teneva d’occhio il bambino scalmanato.
“Sto bene, signor Casper. E lei come sta?”
“Bene, grazie.” Tornò a rivolgersi ad Andy. “Dov’è tua madre?” Bell gli tenne fermo il ciocco di legno perché lui potesse colpirlo con il martello.
“È dal signor Jim.”
Bell si schermò gli occhi contro il sole per vedere parecchi operai sul tetto, che poggiavano il rivestimento provvisorio. Uno di loro camminava lungo il ripido pendio del tetto con una pistola sparachiodi, colpendo il legno con i chiodi in rapida successione mentre gli altri mettevano in posa una lastra di compensato.
Quello con la pistola sparachiodi indossava una salopette larga e un casco giallo, ma la lunga coda riccia la identificava come donna.
“Bonnie!” urlò Bell.
La donna guardò verso il basso per vedere chi la chiamava.
“Bell Casper!” Lo salutò con la mano. “Sei tu?”
“Sì!” Ricambiò il saluto.
Bonnie porse la pistola sparachiodi a uno degli operai. “Vengo giù.”
Camminò sul tetto inclinato come un operaio esperto, poi scese dalla scala. Una volta a terra, si tolse i guanti in cuoio da lavoro e li porse a Bell.
“Dovrebbe essere asciutto entro mercoledì o giovedì, se il tempo regge.”
“Davvero?” chiese Bell.
“Sì, siamo in ritardo, ma stiamo recuperando.”
“E vedo che hai imparato qualche nozione di carpenteria.”