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Il Gioco Di Casper
Il Gioco Di Casper
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Il Gioco Di Casper

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“Amber Puttana Cherry,” disse Wendy.

“Oh.” Leticia guardò Bell. “Ecco perché eri così irritabile la scorsa settimana.”

“Non ero irritabile.”

“Lunatico.”

“Neppure lunatico.”

Rimasero in silenzio per un po’ mentre sedevano in sala d’aspetto.

“E ora?” chiese Wendy.

“Rimarrò qui finché non si sveglia,” disse Bell.

“E il bar?” chiese Leticia. “E gli enigmi?”

“Blinker può occuparsi egregiamente del bar. Tu ti occuperai degli enigmi.”

“Intendi dire andare al bar, consegnare le buste e vedere chi vince?”

“Sì.”

“Sai quanto odio quel posto?”

“Pensavo che lo amassi. Dovrai anche tenere d’occhio i progetti edili in corso.”

“Lo avrei fatto comunque,” sbottò Leticia.

“Potrei occuparmi io delle buste,” disse Wendy, “ma in questo caso non posso partecipare.”

“E il caffè?” chiese Leticia.

“Wanda è una grande manager,” disse Bell. “Difficilmente ha bisogno di me. Se succede qualcosa, mi manderà un messaggio.”

“Quale caffè?” chiese Wendy.

* * * * *

Alle 3 del pomeriggio seguente, Bell era seduto a sonnecchiare sulla sedia per i visitatori di Gigi.

“Che…ca…cavolo?”

Bell saltò su dalla sedia e premette il pulsante per chiamare l’infermiera.

“Ehi, piccola.” Le tolse i capelli dalla fronte.

Gigi aprì gli occhi con fatica. “Dove…?”

“All’ospedale,” disse Bell. “Stai tranquilla.”

L’infermiera entrò di corsa, diede un’occhiata ai monitor, poi misurò la pressione a Gigi. “È bello che sia tornata tra noi, signorina Draper.”

“Non posso…” Si leccò le labbra.

“Hai sete?” Bell prese una tazza con una cannuccia dal comodino.

Succhiò dalla cannuccia che le aveva messo tra le labbra. “La testa…mi fa male.”

Bell guardò la benda su un lato della sua testa. “Può darle qualcosa…” he guardò la targhetta, “Infermiera Watkins?”

“Le sto iniettando del fentanyl proprio ora. Ci vorrà solo un minuto perché faccia effetto.”

Gigi strizzò gli occhi. “Un camion?”

“No,” disse Bell. “Sei caduta dallo sgabello.”

Rimase zitta per un momento. “Bugiardo.” Alzò una mano per fregarsi il naso.

Bell le prese la mano. “Lascialo stare. È un sondino per l’alimentazione.”

Gigi guardò l’ago nel suo braccio, poi guardò l’altro. “Rotto?”

“Sì.”

Corrugò la fronte, come se stesse cercando di concentrarsi su qualcosa. “Da quando?”

“Solo un giorno o poco più.”

“Sono ancora arrabbiata con te.”

Bell sorrise. “Va bene.” Prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni. “Mando un messaggio a Wendy. Ha detto di scriverle nel momento stesso in cui ti saresti svegliata.” Dopo aver mandato il messaggio a Wendy e uno a Leticia, mise appoggiò il telefono sul comodino.

“Sta meglio?” L’infermiera infilò l’estremità dello stetoscopio sotto il colletto dell’abito da ospedale di Gigi.

Gigi annuì. “Grazie.”

“Il cuore fa un bel suono. Vado a cercare la dottoressa.”

“Aspetti.”

L’infermiera tornò indietro.

“Devo fare pipì.”

“Okay.” L’infermiera prese una padella da un armadio. “Lei deve aspettare fuori, signor Casper.”

“Oh, okay.”

Capitolo Undici

Schrodinger’s Box a Little Italy, vicinissimo a Mulberry Street, era un locale buio e rumoroso, puzzolente si birra scadente e vomito.

Wendy catturò moltissima attenzione. Alcuni degli uomini la salutarono per nome mentre cercavano di toccarle il sedere.

“Separiamoci,” disse Bell oltre il frastuono. “Vediamo cosa riusciamo a scoprire.”

“Va bene. Ci vediamo in fondo al bar tra un’ora.”

Bell era alto un metro e novanta, con una corporatura atletica. Ricevette molti sorrisi e ammiccamenti dalle donne, ma lui osservava gli uomini, preferibilmente ubriachi e loquaci. Forse avrebbe potuto beccare qualcuno che si vantava di aver picchiato una donna.

Dopo un po’, Wendy trovòBell al bar. “Non ho trovato nulla. Tu hai sentito dire qualcosa?”

Bell scosse la testa.

Un ubriaco andò a sbattere contro Bell. Tenendosi un braccio, guardò he Wendy, cercando di vedere la sua espressione mentre l’uomo barcollava. “Aspettavi me?”

Il suo discorso era così fiacco che sembrava, “Mi sono già bagnato la gola, vedi?”


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