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Cose Pericolose
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Cose Pericolose

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Questa volta non cercò di fermare la scena che apparve nella sua mente mentre si appisolava. Dopotutto, aveva bisogno di decifrarla e non sarebbe svanita finché non lo avesse fatto...quindi perché combatterla? Sprofondò nell’oscurità del sonno, vedendo ancora la chiesa e gli occhi di Kane.

*****

Jewel camminava nella grande camera da letto di Steven. Aveva le braccia incrociate sul petto e aveva iniziato a mordersi le unghie, cosa che non faceva da quando era bambina.

“È colpa mia.” disse piano cercando di scacciare l’immagine del padre, crocifisso sull’altare della stessa chiesa che aveva frequentato per buona parte della sua vita. Quante volte aveva pregato proprio lì sotto dov’era morto? Sapeva che Anthony era perverso ma questo era da sadici.

Steven osservava la donna fare avanti e indietro e poteva persino vedere le sue labbra muoversi senza emettere suoni, mentre blaterava mentalmente. Alzò una mano e la posò delicatamente sul suo braccio nel tentativo di calmarla. “Jewel, niente di tutto questo è colpa tua.”

Lei strinse lo sguardo sulla mano e lo fissò. “Hai ragione. È semplicemente colpa tua quanto mia. E adesso che papà è morto, non devo più sposare Anthony e non devo sicuramente restare sposata con te.”

Jewel si allontanò da lui in modo che la sua mano cadesse. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era essere assolta dai propri peccati...lei era maledettamente colpevole. Aveva dato ad Anthony i chiodi per crocifiggere suo padre.

Steven non lo avrebbe ammesso ma le sue parole lo ferirono profondamente. Lui rispose nell’unico modo possibile a questo punto, visto che evidentemente lei non voleva sentire parole di incoraggiamento né di gentilezza.

“Pensi davvero che Anthony smetterà di cercarti solo perché ha ucciso tuo padre?” gridò Steven. Sapeva di avere ragione e che lei non lo avrebbe ascoltato.

“Ha ucciso mio padre... Stavo ballando con il diavolo perché volevo che lui fosse al sicuro. Se Anthony oserà avvicinarsi a me adesso, avrò la sua dannata testa.” Jewel si sentiva così strana. Era come se fosse perfettamente calma all’esterno, ma dentro tremava all’impazzata.

Aveva pianto per ore, ma la rabbia l’aveva fatta finalmente rinsavire. Aveva versato abbastanza lacrime. Adesso era il momento di riprendersi la propria vita. Aveva un piano per tendere una trappola ad Anthony e pregò che Steven avesse ragione...che Anthony sarebbe venuto da lei, perché sarebbe stata pronta.

“Non posso lasciarti andare.” la informò Steven. Se lei non avesse protetto se stessa, allora come suo compagno...avrebbe dovuto farlo lui. Vide gli occhi arrossati di lei girarsi verso i suoi.

“Allora non sei migliore di Anthony e ti odierò per il resto della mia vita.” disse con decisione. Voleva che Steven si arrabbiasse con lei, per buttarla fuori e lavarsene le mani. Se lo avesse fatto...allora forse Anthony non lo avrebbe ucciso allo stesso modo in cui aveva ucciso suo padre. Non voleva sentirsi in colpa per altre morti terribili, se non per quella di Anthony...avrebbe volentieri accettato la colpa per questo.

Steven la guardò per un minuto, poi aprì la porta e rimase lì. “Allora vai. Io mi sto offrendo per salvarti il culo e tu non vedi l’ora di andartene? Vai e vediamo cosa farai contro qualcosa che non hai la minima idea di come uccidere.” Steven sorrise perfidamente. “Proprio così sai, i film non sono altro che un mucchio di stronzate.”

“Immagino che tu lo sappia, invece!” urlò Jewel in risposta e fece qualche passo avanti. Perché lui stava ancora cercando di salvarla? Non capiva che sarebbe stato ucciso?

Steven chiuse gli occhi e poi guardò lontano. “Sì che lo so...non credi?” la schernì e poi la guardò di nuovo mentre Jewel cercava di superarlo. In preda al panico, Steven la afferrò intorno alla vita e la tirò più vicino “Maledizione, aspetta!” cedette.

Jewel cominciò a dimenarsi e lui la tirò più forte al petto. “Se vuoi incastrarlo d’accordo, ma non puoi farlo da sola. Lascia che ti aiutiamo.

Jewel si scostò piegandosi all’indietro per poterlo guardare. “Perché? Così potrai essere appeso anche tu ad una croce?” Avrebbe voluto urlare mentre la visione si faceva strada nella sua mente. “Non voglio che accada.”

Non era sicura di cosa provasse per Steven, ma il pensiero che morisse la faceva sentire come se fosse stata pugnalata al petto. “Se mi lasci andare adesso, lui non avrà motivo di venire a cercarti.” Strinse il retro della sua camicia con le sue piccole mani. “Sarai al sicuro...e vivo.”

“Verrà comunque a cercarmi.” la informò Steven, poi passò il dito sul segno di accoppiamento che le aveva lasciato. Sorrise dolcemente quando la sentì rabbrividire al suo tocco. “Come ho detto, questa è la vita reale. Se torni da lui e vede quel marchio di accoppiamento, verrà a cercarmi, a prescindere da quello che dirai o farai.”

Jewel si lasciò andare al caldo abbraccio che lui le stava offrendo e chiuse gli occhi. Sentì la propria rabbia svanire nella sicurezza delle sue braccia e voleva sbattere i piedi per la frustrazione. La tristezza per aver perso suo padre stava tornando ma non avrebbe pianto.

Steven avvolse Jewel in un abbraccio rassicurante. Non poteva biasimarla per il suo comportamento. Se Anthony avesse ucciso suo padre, allora nessuna forza in questo mondo o nell’altro avrebbe potuto fermarlo.

“Ascolta, senti questa.” gli chiese scostandosi un po’ da lei e sollevandole il viso. “Faremo una riunione domani mattina e ci saranno tutti. Ti aiuteremo a pensare a qualcosa di meglio che tornare da lui. In entrambi i casi, con noi avrai un esercito accanto a te. Senza di noi, sarai di fronte ad un esercito di lupi mannari e non importa cosa farai... Anthony ti avrà.” Le accarezzò la guancia mentre scrutava i suoi occhi “E io non voglio che Anthony ti abbia.”

Jewel abbassò la testa sul petto di Steven e fece un respiro profondo e rassicurante. Aveva ragione. Non voleva stare vicino a quel mostro dopo quello che aveva fatto. Premette l’orecchio al petto di Steven ascoltando il suo battito cardiaco forte e stabile. Quante volte l’aveva salvata dai vampiri, da Anthony, e adesso da se stessa?

“Posso restare stasera?” sussurrò Jewel sapendo che se l’avesse lasciata andare, l’orrore delle ultime ore sarebbe tornato a perseguitarla. Lo guardò e incontrò lo sguardo fisso di lui. Le sue labbra si aprirono con stupore quando un flusso di calore attraversò il centro del suo corpo.

Come faceva a calmare la sua rabbia e farla sentire eccitata contemporaneamente? Distolse subito lo sguardo non volendo che lui notasse la sua confusione.

Senza rispondere, Steven la prese in braccio, chiuse la porta con il piede e ritornò attraverso la stanza facendola sedere sul bordo del letto. Togliendole le scarpe, lui si tolse subito le sue e si stese insieme a lei. Sentì Jewel inspirare mentre lui la stringeva in modo da poter avvolgere il proprio corpo intorno a lei. Ci sarebbe voluto ancora tempo...ma sarebbe stato dannato se avesse lasciato andare Jewel tanto facilmente.

Capitolo 3

Kriss entrò nell’appartamento che condivideva con Tabatha e chiuse la porta dietro di sé. Aveva cercato Dean ovunque e non aveva trovato alcuna traccia di lui né del demone che stava inseguendo.

Una cosa certa della loro specie era che se volevano nascondersi, sapevano svanire senza lasciare tracce su dove fossero. Era riuscito a sentire il demone ovunque, anche se non l’aveva mai visto. Questo finché non fu liberato e capì che aveva sempre sentito la sua presenza. Poteva ancora sentire l’intento malevolo di quella personalità oscura anche nella sua casa...il che non faceva bene al suo stomaco.

Camminando nell’appartamento buio, Kriss si diresse verso la camera da letto di Tabatha e sorrise al viso innocente addormentato nel letto. Era rannicchiata come un gattino attorno al suo pupazzo preferito...un cucciolo di Yorkshire con la lingua da fuori. Quel peluche era l’unico ricordo che aveva della propria infanzia. Qualche anno prima, aveva finalmente ceduto e gli aveva raccontato la storia di Scrappy e di come il cane fosse scomparso quando era andata in vacanza con i suoi genitori l’ultima volta.

Kriss sospirò e si mise nel letto accanto a lei, avvolgendola come una coperta di sicurezza. Non appena lo fece, Tabatha si scostò da lui.

“Hai trovato Dean?” chiese piano.

*****

Kane era riuscito ad allontanarsi, contento che Warren avesse tenuto occupato Michael abbastanza a lungo per poterlo fare. Qualsiasi cosa Michael e Dean avessero fatto per guarire ciò che Misery gli aveva fatto, gli aveva provocato la madre di tutte le scariche di adrenalina. Adesso era nervoso e non gli sarebbe stato d’aiuto stare seduto nell’ufficio di Warren, a ricordare il demone succhia-anime che lo avrebbe spaventato per un po’ nei suoi incubi futuri.

Alzò lo sguardo verso la travolgente oscurità del cielo e capì che le prime luci dell’alba non erano lontane. Volendo allontanarsi dal cuore della città, si muoveva per le strade così in fretta che se qualcuno avesse guardato, non lo avrebbe notato. Il lato negativo era che adesso era a chilometri di distanza dalla casa di Michael.

Voleva vedere Scrappy e rannicchiarsi con il cane sul divano con una bella bottiglia di vino, un’esagerata ciotola di popcorn e...un film catastrofico? Kane scosse la testa...a che diavolo stava pensando? Scrappy avrebbe probabilmente scelto il film, cosa che poteva essere negativa o meno, al momento. Entrambi amavano i film in cui ci sono animali parlanti.

Kane rallentò e si guardò intorno quando capì che qualcosa lo aveva attirato in quella direzione. All’inizio pensò che fosse Misery ad averlo attirato lì. Scosse nuovamente la testa e scartò l’idea quando l’immagine di Tabatha in chiesa gli balenò nella mente. Poteva sentire la sua presenza e, per la prima volta quella sera, Kane dimenticò i mostri che fornicavano sotto il suo letto e saltellavano nel suo armadio.

Tabatha era la sua anima gemella e, ora che aveva preso il suo sangue, il legame si era ampliato. L’unica ragione per cui non l’aveva notato la settimana scorsa era perché il caduto... Kriss...l’aveva portata lontano da lui, misero bastardo. Stava cominciando a chiedersi se soffrisse di ansia di separazione.

Percorrendo quella zona della città, arrivò a casa di lei in pochi minuti. Atterrando in silenzio sul tetto della casa di un vicino, si fermò per guardarla attraverso la finestra della camera da letto. La sua vista acuta riconobbe i capelli che ricadevano sul cuscino e le sue labbra leggermente aperte mentre respirava profondamente. Non aveva mai conosciuto la pace come in quel momento... …semplicemente guardandola dormire.

Kane si chiese come apparisse agli occhi di lei. Somigliava agli altri mostri che lei aveva incontrato o sognato? Lei aveva capito quanto fossero profondi i suoi sentimenti?

Fece per rimettersi in piedi, pronto ad andare da lei, quando la sentì gridare nella sua mente. Il suono proveniva dai suoi sogni ma il suono mentale lo fece fermare, poiché gli ricordava il modo in cui lei aveva gridato da bambina tanti anni fa. Fino ad oggi, non aveva fatto che causarle dolore...facendola sanguinare per colpa sua.

Kane si voltò per andarsene quando vide la porta della camera da letto di Tabatha aprirsi. I suoi muscoli si prepararono ad attaccare l’intruso quando vide il caduto, Kriss, entrare nella camera da letto e strisciare nel letto con lei. Kane vide che il caduto era sconvolto, ma sentì la rabbia dentro di sé quando Kriss mise un braccio intorno a lei, tenendola stretta come un’amante.

Lui sentì la propria pace svanire e la rabbia lo riempiva mentre osservava. Concentrandosi al massimo, il suo udito potenziato iniziò a captare la conversazione sussurrata. Si accigliò per un attimo quando si rese conto che il suo potere era più forte di prima. Era sorpreso e si accigliò ancora di più quando sentì i battiti dei loro cuori anche a quella distanza.

“Dean non vuole che io lo trovi.” Kriss sospirò chiedendosi se Dean stesse inseguendo il demone o il caduto che era stato lì con lui. Avrebbe voluto che Dean aspettasse. C’era qualcosa nell’aura dell’altro caduto di cui Kriss non si fidava completamente. Sperava segretamente che Dean non sarebbe riuscito a trovare nessuno dei due.

“Mi chiedo cosa sia successo.” sussurrò Tabby. “Da quello che Envy e Devon hanno detto, Dean era stato intrappolato lì quasi tutto il giorno.” Non poté fare a meno di immaginare Kane, sapendo che era stato anche lui lì con il demone ed era sopravvissuto a malapena.

“Glielo chiederò di sicuro appena lo trovo.” rispose Kriss, incapace di tenere la preoccupazione lontana dalla propria voce.

“Dean ti ama...non starà via a lungo.” Tabatha chiuse gli occhi sperando di avere ragione per il bene di Kriss.

“Dormi adesso.” sussurrò Kriss, sperando che lei avesse ragione che Dean sarebbe tornato presto. Non aveva visto com’era l’altro caduto perché si era mosso troppo in fretta, ma lo aveva sentito per un attimo prima che l’aura del demone lo sovrastasse. Se una sensazione fugace lo stava perseguitando, allora poteva immaginare in che cosa si stesse imbattendo Dean.

I caduti erano talmente rari da togliersi il fiato quando erano vicini tra loro. La maggior parte delle persone pensava che fossero i leggendari angeli caduti che erano stati lanciati sulla terra per proteggerli...ma spesso le leggende sono solo una mezza verità, modellata dalle parole di uomini che bramano un eroe o talvolta un nemico.

I caduti erano arrivati sulla terra da un’altra dimensione...come i demoni. Le leggende chiamavano quella dimensione ‘Paradiso’, ma si sbagliavano.

I miti dicevano che loro distruggono i demoni...ancora una volta, era solo una mezza verità. La Bibbia diceva che i caduti si erano accoppiati con le belle donne della terra ed erano stati puniti per questo...e questa era la cosa più vicina alla verità che i profeti avessero mai detto.

Il motivo per cui i restanti caduti si astennero dall’accoppiarsi con le donne della terra...era perché il risultato di quegli accoppiamenti era la nascita di un demone. Erano i caduti a creare i demoni.

Quando il primo caduto apparve erano in tanti, ma quando i demoni nacquero ed iniziarono a distruggere ciò che i caduti amavano, si scontrarono con i propri figli e combatterono. Ci furono molte perdite da entrambi i lati e la connessione tra le dimensioni si stava spezzando lentamente.

Alcuni dei primi caduti erano scomparsi, e si pensava che fossero stati uccisi dai demoni che loro stessi avevano generato. La maggior parte dei sopravvissuti scelse di tornare a casa per non essere tentati dalla seduzione delle donne umane. Sono stati loro ad inviare i giovani guerrieri in questo mondo per proteggerlo...per proteggere gli esseri umani dai mostri.

C’era una sola regola...non potevano accoppiarsi con le donne di questo mondo altrimenti le avrebbero uccise. Un bambino della razza pura era stato collocato su ogni punto energetico della terra e solo alcuni di loro erano sopravvissuti così a lungo. Le leggende dicevano che erano immortali...ma si sbagliavano.

I caduti non erano immortali, vivevano solo per lunghi periodi di tempo...i millenni avrebbero attraversato la loro vita. Essi potrebbero anche essere uccisi da umani e demoni allo stesso modo...anche se, per un essere umano, fare una cosa del genere sarebbe estremamente difficile.

Syn conosceva le vere leggende e le aveva tramandate ai suoi ‘figli’. Ricordandosi di quelle lezioni, Kane ora capiva quanto Kriss amasse Tabatha...abbastanza da non renderla sua compagna...e abbastanza da non lasciarlo fare a qualcuno che lui pensava fosse più che un demone. Sembrava di non essere l’unico ad avere segreti oscuri. L’angolo delle labbra di Kane accennò ad un sorriso consapevole mentre si girò e si allontanò.

*****

Envy e Devon stavano aspettando al bar quando le prime persone cominciarono ad arrivare per la riunione. Lei e Kat erano impegnate a parlare e cercare di aggiornarsi su tutto ciò che era successo, mentre Devon e Quinn si limitavano a fissarle con un sopracciglio alzato.

“In che lingua stanno parlando?” chiese Devon.

“Non ha un nome.” dichiarò Quinn. “È un rituale che le donne fanno abbastanza spesso. All’inizio è innocuo e poi, prima che te ne accorgi, ti ritrovi a fare shopping e sei bloccato fuori dai camerini a mantenere la loro borsa.”

“E sei anche bloccato a mantenere la borsa mentre loro entrano in negozi da donna e acquistano lingerie che non ti sarà permesso vedere fino al tuo anniversario.” intervenne Nick con un sorriso.

Warren batté una mano sulla spalla di Nick. “Fidati fratellino, sarai felice di mantenere quelle borse quando sarà il momento.”

Un paio di braccia si avvolsero al collo di Warren da dietro e il viso di Michael fece capolino. “Significa che mi porti a fare shopping?”

“Ma certo.” disse Warren con un sorriso. “Ti porterò in quel negozio di bondage che ti piace tanto.”

L’espressione di Michael divenne sognante. “Oh sì, fruste, catene, staffe, frustini...pelle.”

“Ma che...?” Nick si alzò improvvisamente e si allontanò da loro facendo sorridere Devon.

“Omofobo.” mormorò Devon.

“Sta’ zitto!” Nick brontolò “O sono dei bravi bugiardi o è tutto fastidiosamente vero.”

La porta si aprì e Steven entrò con Alicia e Jewel. Alicia aveva aperto il proprio armadio e aveva trovato un bell’abitino viola da far indossare a Jewel finché non avesse comprato altri vestiti. Fortunatamente, erano quasi della stessa taglia e altezza quindi Jewel sarebbe stata a posto per ora. Alicia aveva anche detto a Steven che finché non avrebbe potuto trovarle altri vestiti, Jewel era la benvenuta a rovistare nel suo armadio quanto voleva.

Steven si avvicinò subito a Quinn e Devon, che erano seduti con Nick ad un tavolo proprio di fronte alla postazione di Kat.

“Non siamo in ritardo, allora.” disse Steven sorridendo dentro di sé quando vide Jewel sorridere ad Alicia. Si rese conto di non aver mai visto il suo sorriso fino ad ora e subito si rattristò quando esso svanì dalle sue labbra.

Warren si guardò intorno “In realtà credo che ci siamo tutti.”

“Non tutti.” disse Envy. “Aspettiamo ancora Chad.”

In quell’esatto momento le porte si aprirono e Chad entrò con Trevor e Zachary al seguito.

“Che diavolo ci fa qui?” chiese Devon alzandosi in piedi.

“Chad è un poliziotto.” gli ricordò Envy. “Sa già cosa succede e ha visto la scena finale di quello che è accaduto al cimitero. È dentro, che lo voglia o no. Inoltre..” continuò “..potrà tenere i poliziotti lontani per un po’.”

“Non mi riferivo a tuo fratello.” La voce di Devon era ad un livello pericoloso.

Kat annuì, vedendo che Envy si accingeva ad accogliere erroneamente anche Trevor. Volendo evitare che si scatenasse una furiosa lotta all’ultimo sangue, si allontanò dal bar mettendosi tra loro.

“Anche Trevor può restare.” disse lei fermamente e incrociò le braccia sul petto. “Dopotutto...sa fare gioco di squadra.” Kat finì con un occhiolino verso l’uomo biondo che le fece un cenno di saluto.

Quinn si alzò dalla sedia e si avvicinò a Kat, mettendole un braccio intorno alla vita per avvicinarla. “Devo tenerti d’occhio...vero?” mormorò scherzosamente, ma lo sguardo nei suoi occhi raccontava una storia diversa.

“Possiamo procedere?” chiese Kane dall’ombra.

Tutti tranne Michael sussultarono sentendo la voce. Era così silenzioso che nessuno si accorse che fosse lì.

“Concordo.” dichiarò Warren. “Credo che sappiamo tutti perché siamo qui.” Guardò Chad che fece cenno di aver capito, prima di guardare Trevor e Zachary. “Prima di parlare di quello che è successo al cimitero, ho una domanda per Trevor.”

Trevor strinse gli occhi “E sarebbe?”

“Cosa diavolo sei?” chiese Devon interrompendo Warren.

“Sono un mutante proprio come la maggior parte delle persone qui presenti.” rispose Trevor.

Kane sbuffò nell’ombra facendo girare tutti.

“Sai qualcosa di lui?” chiese Envy. Non sembrava che lei avrebbe creduto a una parola di Trevor...aveva già dimostrato di essere un grande bugiardo.

“Potrei, ma dovrete essere molto gentili con me se volete saperlo.” disse Kane con voce divertita. Avrebbe attribuito la propria irritabilità all’essersi alzato dal lato sbagliato del letto, ma cavolo...lui non aveva dormito.

Devon si alzò e sollevò Kane in aria per il bavero della giacca. “Penso che abbiamo smesso di essere gentili.” ringhiò il giaguaro.

Kane sorrise in risposta “Oh, questo non va bene. Ho già detto al mio cucciolo quanto fossi gentile e lui era felice di incontrare un nuovo compagno di giochi.” Entrambi sapevano chi avrebbe perso se avessero deciso di azzuffarsi...e non era il gattino.

“Il tuo cucciolo?” chiese Jewel, i suoi occhi si illuminarono all’idea di qualcosa di carino e coccoloso. Il labbro si contrasse al pensiero di un cane tra tutti i felini nella sala.

“È un’enorme palla di pelo.” brontolò Michael.

Warren si strinse il setto nasale e Quinn dovette lottare per non ridere del suo cognato giaguaro.

“Devon, metti giù Kane e porta il tuo culo su una sedia.” reclamò Warren. “Finiremo la discussione su Trevor più tardi.”

Nick, Devon e Kat guardarono Warren con gli occhi spalancati. Chi non conosceva Warren, non poteva capire. Lui era entusiasta all’idea di un nuovo mutante nella zona e voleva sapere di più su quella razza ignota.

Devon mise giù Kane e tornò a sedersi accanto a Warren. Le porte si aprirono e Kriss entrò a braccetto con Tabatha. Devon fece un leggero sorriso mentre guardava il vampiro biondo. Forse lui non era in grado di tenere Kane al proprio posto, ma l’uomo che era appena entrato sì, e sapeva che a Kriss non piaceva il vampiro rieducato.

“Siamo in ritardo?” chiese Tabatha, felice di averla spuntata nella discussione con Kriss per venire alla riunione. A volte Kriss era solo un po’ iperprotettivo...un po’ troppo.