banner banner banner
Cose Pericolose
Cose Pericolose
Оценить:
Рейтинг: 0

Полная версия:

Cose Pericolose

скачать книгу бесплатно

“È solo un’ipotesi.” rispose Zachary. “È riuscito ad intrappolare uno dei due caduti che stavamo seguendo e a quanto pare un altro era lì da molto tempo. Visto che loro sono considerati un livello sette, allora suppongo che qualsiasi cosa abbastanza potente da intrappolarne uno sia al loro pari.”

Angelica stava cercando nel suo database. Più della metà di esso era stato preso illegalmente dal caveau del Vaticano, ma nessuno poteva confutare i suoi risultati. Il fatto che un demone di livello sette potesse trovarsi a Los Angeles era più che un motivo per svegliare non soltanto lei, ma anche tutti gli altri membri del PIT.

Ogni demone era classificato in una categoria da uno a dieci, con il livello dieci equivalente a Satana in persona. Lei avrebbe odiato chiunque possedesse abbastanza magia da liberare un demone di livello sette...ci sarebbe voluto il tuono di Dio per tirarlo fuori.

“Non c’è nulla su un demone di nome Misery nella zona di Los Angeles.” disse dopo qualche minuto. “Fammi collegare il disco rigido esterno e darò un’occhiata a quei file.”

Sentì Zachary parlare con qualcuno e pensò che fosse Trevor finché non sentì un’altra voce unirsi alla conversazione.

“Con chi stai parlando?” gli chiese incuriosita.

“Il nuovo membro della nostra squadra, Chad.” rispose Zachary. “È un poliziotto del posto che sa troppe cose, quindi lo abbiamo arruolato per proteggere le persone, e per persone intendo gli altri idioti con cui lavora.”

Angelica sorrise “Probabilmente sono peggio là fuori.”

“Non credo.” disse Zachary.

“Okay.” disse Angelica. “Ce l’ho, fammi dare un’occhiata e vediamo cos’ho qui.”

“Quindi non lo sai?” chiese Zachary sorpreso.

Angelica sospirò “Tu sai come sono fatta. A volte mi dimenticherei la testa se non ce l’avessi attaccata. Sono riuscita ad esaminare solo una parte di questa roba.”

“Già, l’hai scaricata in fretta.” disse Zachary e sospirò. “Bei tempi.”

Angelica accedette al disco rigido, digitò una parola nel prompt di ricerca e premette il tasto ‘enter’.

“Immagino che tu non abbia fatto il bravo.” chiese Angelica appoggiandosi al divano mentre il computer continuava la sua ricerca.

“Cavolo, no.” Zachary rise. “Non puoi portarmi da nessuna parte, ricordi?”

Angelica trasalì, ricordando quando solo un paio di mesi prima erano andati a un gran gala mentre inseguivano un lupo mannaro di quattro anni, che si era perso e non era molto contento. Alla fine della serata, Zachary era rimasto senza pantaloni perché il lupo mannaro si era trasformato mentre faceva i capricci e glieli aveva strappati.

La parte più divertente fu che Zackary non disse niente, se li tolse e andò in giro in mutande, giacca da smoking e camicia. Angelica non sapeva se essere imbarazzata o ridere a crepapelle. Vedere le sue gambe con i calzini alti fino al ginocchio e le scarpe eleganti l’aveva quasi uccisa quando parecchie donne si affollarono intorno a lui desiderose di ballare.

Il suo computer portatile emise un segnale acustico e lei si sporse in avanti per vedere cosa avesse trovato la ricerca.

“Trovato qualcosa?” chiese Zachary.

Angelica aprì alcuni dei file che contenevano la parola Misery e iniziò a leggere. La sigaretta le scivolò dalle dita mentre leggeva e finì sul suo piede.

“Ahia, dannazione!” imprecò e rimosse in fretta la sigaretta, spegnendola subito.

“Tutto bene?” Zackary si accigliò preoccupato e fece cenno con la mano quando Trevor voleva sapere cosa stesse succedendo.

Angelica rilesse le informazioni per essere sicura. “Prendo il prossimo volo.” lo informò prima di allontanare il telefono dall’orecchio. Riagganciò a Zachary che faceva domande e guardò di nuovo lo schermo. Non era quello che aveva letto a renderla così sicura che fosse pericoloso...era il fatto che il capo del PIT avesse in qualche modo bloccato il file.

Se Storm aveva dei segreti...allora lei voleva sapere il perché.

Capitolo 2

Anthony camminava ininterrottamente sul pavimento di marmo del suo studio. Si passò una mano tra i capelli scuri per la frustrazione e la rabbia. Sapeva di aver perso le staffe quando aveva ucciso Arthur, e adesso aveva anche perso la scusa per legare Jewel a sé come sua compagna...ma questo non lo avrebbe fermato.

Avrebbe voluto che la situazione rimanesse tranquilla...ma quando Arthur aveva nominato il padre di Anthony, il lupo mannaro in lui prese il sopravvento. Adesso sarebbe stato costretto ad usare un altro tipo di coercizione sulla sua sposa in fuga. L’unico problema era che doveva prima trovarla.

Qualcuno bussò alla porta ed Anthony smise di camminare facendo placare i capelli e gli indumenti. Lui era l’alfa, e ciò richiedeva una certa dose di decoro.

“Avanti.” esclamò con voce fredda.

La porta si aprì e uno dei suoi lupi entrò, chiudendo la porta dietro di sé.

“Cos’hai trovato?” chiese Anthony.

Il membro del branco sembrava molto nervoso e si schiarì la voce. “Sono rimasto nascosto come hai ordinato, per vedere se il sacerdote tornasse in chiesa. Non ero lì da molto quando si è scatenato l’inferno nella chiesa e nel cimitero sul retro. Le persone correvano a destra e a sinistra, la maggior parte di esse sbucava dal nulla.” Fece una pausa e deglutì nervosamente prima di aggiungere “Allora ho notato che Jewel era con loro.”

“E allora dov’è?” chiese Anthony, accorciando la distanza tra loro con rapidi passi. “Perché non l’hai portata con te?”

Il lupo indietreggiò con il panico negli occhi, consapevole che dare cattive notizie al loro alfa non era mai piacevole. “Non ho potuto.” Lui tremava.

La mano di Anthony scattò bruscamente e afferrò il subordinato per la gola, sollevandolo in aria. “Sei un lupo mannaro. Perché non l’hai presa?”

“Era circondata da mannari...erano troppi.” spiegò il lupo, sollevando le mani per cercare di alleviare la pressione intorno alla gola.

La mano di Anthony si strinse e gli occhi divennero di un colore dorato spaventoso. Alla fine suo fratello era tornato dall’Italia, ne era sicuro. “Ti ho insegnato o no a combattere da solo con un altro branco? Mio fratello non sarebbe stato al tuo livello.” Era una bugia. Il lupo sarebbe finito da qualche parte in un fosso se avesse osato combattere con Andreas Valachi.

“Nn-non erano ll-lupi.” Il lupo balbettava mentre cercava di respirare.

Anthony rivolse la propria attenzione all’uomo che stava strangolando e ritrasse la mano, visto che l’aveva quasi ucciso. “Chi erano?” chiese con una furia repressa a stento nella voce.

Il lupo era inginocchiato sul pavimento cercando di riprendere fiato. Si resse sulle mani e le ginocchia prima di poggiare la fronte sul freddo pavimento di marmo. Scoprì la propria nuca, mostrando sottomissione al suo superiore e augurandosi di scappare appena possibile.

“Felini... Ho sentito odore di felini.” disse dopo alcuni secondi. “Puma e giaguari... erano in tanti.” Alzò la testa e vide gli occhi di Anthony stringersi minacciosamente. Rapidamente aggiunse “C’era un puma che la seguiva ad ogni passo. Il luogo anche pieno di vampiri. Parte della chiesa è esplosa, poi è arrivata un’auto della polizia.”

Anthony se ne stava lì a cercare di dominare la propria rabbia crescente. Tuttavia, più se ne stava lì, più si incazzava. Il suo piano per recuperare la sua compagna fuggitiva era andato storto più volte per le sue azioni o per quelle dei suoi subordinati incapaci.

Fece segno alle sue guardie personali più vicine. “Portatelo giù nei sotterranei dove potrà meditare sul proprio fallimento.”

Il lupo si inginocchiò con un’espressione supplicante sul viso. Aveva sentito storie sui sotterranei e su cosa contenessero. Alcuni licantropi sopravvissuti alla tortura avevano ancora le cicatrici sul corpo per dimostrarlo. Mormorava pietosamente quando fu preso per le braccia dalle guardie e fu messo in piedi.

Le guardie non lo guardavano in faccia né dicevano niente di confortante o denigratorio. Se avessero fatto a modo loro, lo avrebbero lasciato scappare. Per loro, la signorina Jewel aveva tutte le ragioni per allontanarsi dal loro alfa. Era infelice e, nonostante i migliori tentativi di Anthony, non l’avrebbe mai amato. Vivere così, sfruttando la disgrazia altrui, non era nello stile di vita dei lupi...ma della mafia.

Un tempo, proteggevano l’umanità dal male che minacciava di impadronirsi del mondo. Adesso, ad eccezione di alcune tribù situate negli Stati Uniti e all’estero, loro erano i cattivi. Non c’era da meravigliarsi che gli umani realizzassero film in cui li raffiguravano come cani rabbiosi portatori di morte e distruzione.

Anthony seguì le sue guardie fino ai sotterranei e sorrise quando il giovane lupo mannaro piagnucolò a bassa voce. I sotterranei della villa erano stati trasformati in una grande camera di tortura che si estendeva per parecchi metri quadrati. Le catene pendevano dalla parete opposta con le manette attaccate all’estremità per tenere qualcuno in piedi contro la fredda parete di pietra.

A destra c’era un tavolo pieno di fruste e frustini di varie dimensioni. Da un calderone sul fuoco che bruciava fuoriuscivano alcuni ferri per marchiare a fuoco, che Anthony aveva usato raramente. Infine, sulla parete proprio di fronte a questa, c’erano una serie di celle con alcuni occupanti.

Alcuni licantropi si mossero tra le ombre, preparando altri strumenti per un ospite speciale che Anthony aveva avuto la fortuna di catturare un paio di settimane prima. Essi si fermarono e guardarono incuriositi quando il loro alfa entrò nella camera con le sue guardie e un nuovo lupo da punire.

Anthony rimase indietro mentre le sue guardie ammanettarono il lupo alla parete e poi furono subito allontanate quando ebbero finito.

“Cosa vuole che facciamo, signor Anthony?” chiese il licantropo più anziano.

“Voglio che tu sia sicuro di dargli una lezione, Boris.” rispose Anthony. “Non mi ha riportato la mia sposa e deve imparare che il fallimento non è tollerato.”

Boris guardò il ragazzo e sospirò dentro di sé. “È solo un ragazzo.”

“Allora imparerà in fretta.” La voce di Anthony era priva di emozione.

Boris sollevò una mano segnata e fece cenno ad altri due licantropi. Essi si avvicinarono e strapparono il retro della camicia del giovane lupo. Boris sollevò una delle fruste, il ‘gatto a nove code’, e la schioccò in aria. Il lupo ammanettato sussultò, facendo sorridere Anthony.

Boris si posizionò circa due metri dietro il giovane e schioccò la frusta in avanti. Il giovane lupo urlò al colpo della frusta sulla propria schiena. Le urla continuavano mentre Boris continuava a colpire la pelle che prima era intatta. Alla fine si fermò e un altro lupo mannaro si fece avanti con una grande ciotola di sale. Altre grida agonizzanti seguirono quando il sale fu gettato sulle ferite sanguinanti.

Il giovane lupo si abbandonò contro il muro credendo che la tortura fosse finita, solo per urlare di nuovo quando i colpi ripresero...solo che questa volta si unirono altre due fruste.

Anthony alzò la mano destra in modo da poterlo vedere meglio e si accigliò quando vide che avrebbe dovuto tagliarsi le unghie. Alzando le spalle, si allontanò dal pestaggio e si avvicinò alla cella più lontana all’estremità opposta del seminterrato. Sul suo volto apparve un sorriso quando le catene pesanti sferragliarono.

L’uomo all’interno si alzò improvvisamente in piedi e si dimenava contro le catene cercando di raggiungere Anthony.

Il cattivo umore di Anthony svanì improvvisamente vedendo l’orgoglioso maschio lì dentro. Il suo sorriso si allargò mentre pensava ad un modo per riportare Jewel tra le sue braccia e lontana dai puma in cui aveva cercato di rifugiarsi.

“Sono felice di averti sparato solo un colpo, Micah... Potresti ancora essermi utile.”

*****

Tabatha si guardava intorno nell’appartamento che condivideva con Kriss e tremava. Di solito non era un problema stare da sola, ma per molte ragioni, stasera non ci riusciva. Guardava fuori dalla finestra ogni volta che sentiva un rumore, pensando che Kriss fosse tornato. Pensava di stare bene quando Envy e Devon l’avevano lasciata a casa mentre andavano da Chad, ma adesso capiva quanto avesse bisogno di compagnia.

Envy le aveva chiesto se volesse andare con loro, nel caso in cui avesse avuto bisogno di rinforzi per gestire suo fratello Chad. Ma Tabby aveva pensato che forse Kriss sarebbe tornato a casa presto e voleva chiedergli cosa era successo, per cui aveva rifiutato...adesso se ne pentiva.

Pensare a Kriss la portò a pensare a Dean e a come aveva agito in chiesa. Poteva ancora vedere lo sguardo sul suo viso quando aveva visto Kane.

Tabatha scosse la testa quando l’immagine di Kane le venne in mente, in un vano tentativo di non pensare a lui. Vedere che stava morendo aveva scavato qualcosa di profondo nel suo cuore e nella sua anima. Non capiva perché, ma il pensiero che morisse la fece rannicchiare.

“Datti una calmata.” sussurrò per rompere il silenzio. “Ti serve una distrazione.”

Prendendo il telefono, decise di chiamare Jason al lavoro per farsi aggiornare e vedere se era successo qualcosa di insolito da quando Kriss l’aveva portata in Florida.

Il telefono squillò tre volte prima che ci fosse una risposta.

“Guardia Forestale, sono l’agente Fox.” disse una voce sexy.

“Ehi Jason, sono Tabby.” Sorrise per la prima volta da quando era entrata in casa.

“Tabby?” gridò Jason e lei sentì qualcosa rovesciarsi, probabilmente la sedia perché era solito dondolarsi su due piedi. “Dove diavolo sei stata?”

“Diciamo che Kriss ha rapito me ed Envy e ci ha portate in Florida per qualche giorno.” rispose Tabby. “Sono appena tornata a casa e ho pensato di chiamare per vedere cosa mi sono persa.”

Jason sospirò “Oltre alle normali cose strane, non ti sei persa granché. L’unica cosa emozionante accaduta è che l’altra sera abbiamo ricevuto una chiamata da un pazzo.”

Tabby sorrise e si sedette sul divano. “Racconta!”

“Jacob e io ce ne stavamo seduti, era una serata noiosa, e il telefono squillò. Ho risposto e questo tizio diceva di aver visto un giaguaro che inseguiva un puma in centro, con un cellulare legato a una zampa.”

Tabatha non poté farne a meno e cominciò a ridere. Se fosse stata al posto di Jason un paio di settimane fa, avrebbe pensato la stessa cosa. “Accidenti.” esclamò lei.

“Dillo a me.” disse Jason ridendo. “Jacob e io abbiamo scommesso se troveranno o no dei messaggini quando prenderanno la bestiola.”

“Sei sicuro di non aver bevuto una delle specialità di Kat?” chiese lei ridendo.

“Io non bevo in servizio!” esclamò Jason e Tabatha sentì la risata di Jacob in sottofondo. “Allora, quando tornerai al lavoro?”

Tabatha strinse le spalle “Non lo so ancora. Mi serve qualche altro giorno e ho delle ferie da consumare.”

“Fantastico, anche se ci manchi però. Non è la stessa cosa senza un bel viso che illumina tutto. Ho solo Jacob adesso, e non è un granché da guardare.”

“Mi mancate anche voi, ragazzi.” disse Tabatha, e lo pensava davvero. “Ci rivediamo tra un paio di giorni.”

Jason rimase in silenzio per un istante e Tabatha istintivamente capì cosa stava per dirle. “Come sta Envy?”

“Anche lei sta bene. Come me, aveva solo bisogno di staccare per qualche giorno.” Si morse il labbro inferiore quando ci furono diversi secondi di silenzio.

“È vero?” chiese Jason.

“È vero cosa?” chiese Tabatha, facendo la finta tonta.

“Envy esce davvero Devon Santos?” Le nocche di Jason divennero bianche mentre stringeva il telefono un po’ più forte.

Tabatha sospirò, sapeva che questo avrebbe ferito molto Jason, ma in parte era anche colpa sua. Un ragazzo così carino non dovrebbe mai fissarsi con una ragazza che lo vede come un migliore amico e un fratello.

“Sì, è vero.” disse piano Tabatha. “So che non voleva ferirti. Ti vuole bene...lo sai.”

Jason respirò piano e Tabatha si sentì dispiaciuta per lui. Aveva corteggiato Envy da così tanto tempo che era l’unica ragazza che avesse mai guardato. Adesso lei era fuori dalla sua portata ma Tabatha non glielo avrebbe detto. Quello era compito di Envy.

“So che non voleva.” disse Jason dopo un minuto. “Immagino che avrei dovuto sospettarlo quando non si è nemmeno accorta che flirtavo con lei.”

“Se n’è accorta, Jason.” disse Tabatha. “Ha solo pensato che avrebbe creato tensioni nella vostra amicizia.”

Jason mormorò “Già, probabilmente è così, ma non puoi biasimare un ragazzo per aver sognato, giusto?”

“Io posso biasimarti per tante cose.” Tabatha sentì Jacob parlare in sottofondo.

“Sta’ zitto.” Jason ringhiò scherzosamente e Tabatha lo sentì abbassare i piedi della sedia nella giusta posizione. “Tabatha, ti chiamo più tardi. Il bambino ha deciso di iniziare una battaglia di palle di carta.”

Tabatha ridacchiò e annuì con la testa “D’accordo, ci sentiamo dopo.”

Riattaccò e si sedette per un attimo prima di riagganciare il telefono sulla base. Guardando di nuovo l’appartamento, non sembrava tanto solitario adesso. Jason avrebbe avuto bisogno della sua amicizia ora più che mai e sentirsi utile la aiutò a riprendersi.

Alzandosi e allungando le braccia sopra la testa, attraversò il corridoio diretta nella sua camera. Si spogliò e si infilò un paio di pantaloncini da uomo e una canotta prima di affondare nella fresca e familiare morbidezza del suo letto.