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Inviolata
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Inviolata

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Inviolata
Dakota Willink

Cadence libro uno

Un'estate. Un tocco… Dall'autrice di bestseller Dakota Willink, arriva il primo libro dell'opera in due parti Cadence- una storia romantica su una seconda opportunità che vi lascerà senza fiato.

Un'estate. Un tocco...

Cadence

Aiutare i miei genitori nella gestione del campeggio Riley era la mia priorità numero uno. Non avevo tempo per Fitz Quinn—non aveva importanza quanto fosse potente il suo sorrise. Era il figlio viziato di un politico facoltoso; uno stupendo creatore di problemi pieno di sé.

Però nell'attimo esatto in cui mi ha parlato mi è entrato in testa.

Il mio cuore mi ha avvertito ma io non l'ho ascoltato. C'era qualcosa di protettivo e di buono sotto la facciata del cattivo ragazzo  che mi faceva vibrare dentro. Prima che lo capissi stavo già cadendo velocemente e duramente.

Fitz

Non ero preparato a incontrare una ragazza come Cadence.

Era timida e innocente—e non era nulla di simile alle ragazze che di solito si affollavano alla mia porta.

Come potevo resistere ai suoi lunghi capelli biondi e ai suoi occhi color smeraldo?

Sapevo che non avrei dovuto desiderarla. Mio padre aveva già altri piani per me e una relazione con lei non sarebbe mai andata oltre l'estate.

Pensavo che i nostri baci rubati in riva fossero solo una storiella estiva.

Innamorarmi di lei non sarebbe mai dovuto accadere.

Ma è successo.

Ora l'orologio si sta avvicinando al momento in cui dovrò tornare all'inferno che mi aspetta a  Washington D.C.

Mentre settembre si avvicina io mi sto avvicinando sempre di più a perdere a perdere tutto quello che sono arrivato ad amare.

Inviolata

Indice

PARTE 1 (#u0eed29e4-17cf-523b-87e8-fbdfc8e6c982)

Prologo (#ucf60d29e-e6ef-5c4f-b458-21fe458c130b)

Capitolo 1 (#u94827dc3-8b40-5c1e-9aa1-8bf4707ad083)

Capitolo 2 (#u0f0ff431-7857-559a-a91e-9f09bb2b9c21)

Capitolo 3 (#u6eb1ac70-a47a-5d8f-8966-b1af5bea9f49)

Capitolo 4 (#ud7e96a4b-a51d-51d1-8dcb-53a097a91f58)

Capitolo 5 (#u554aa3d9-28d5-59fb-9524-9493f11bbe03)

Capitolo 6 (#ud556ae9c-6fc5-5a26-b77d-38f272098523)

Capitolo 7 (#u83a9ef68-9cac-5eca-92a4-15a055cd83aa)

Capitolo 8 (#u83c5f268-aa3c-58bf-97fe-0ce0d6b88a46)

Capitolo 9 (#u221ddf8d-4b4a-5ac6-b192-57cd1c1a85d9)

Capitolo 10 (#u59fd918c-68dc-5bb5-a22f-ccc72c11ddbc)

Capitolo 11 (#ud4ee3ace-9eb0-59ba-8fba-54a57614281f)

Capitolo 12 (#u1365fc65-377b-50ac-8046-61f21533a5af)

Capitolo 13 (#ub4c3eb88-7b53-5677-90de-07934d31ef1e)

Capitolo 14 (#ue4730b17-d58d-50f2-b9ed-3facf5d66ae0)

Capitolo 15 (#u724a0e4e-c276-5315-acab-8b941de03f7d)

Capitolo 16 (#u90265398-f20a-5b8e-a7b1-6c544dc21adb)

Capitolo 17 (#u8a0a17ae-249e-5450-bdb8-16a300fae660)

Capitolo 18 (#u65886f88-d2ec-577a-854f-644c330b8b7d)

Capitolo 19 (#ub40bfef6-0bb1-54ff-9a26-dbd9847f8a92)

Capitolo 20 (#u5abe8ab4-9bf4-58ee-82a0-b666d5326468)

Capitolo 21 (#u4259da1d-2b00-596c-ba56-63363193f982)

Capitolo 22 (#uf3bf8610-4542-570b-bcaf-da53a7270540)

Capitolo 23 (#ud929a862-c1d5-5e2a-807c-0a9f6a76ba85)

Capitolo 24 (#ud8808706-aa27-53b9-8bce-5f67ba537d31)

Capitolo 25 (#uf3d8fb81-9dd6-5ebd-8758-03f809e85309)

Definita (#u09be6339-2e9b-5530-a8be-7a6a3ae4f009)

L’autore (#u3bdfbffd-48f9-5f66-9e27-7f05f89266c8)

PARTE 1

“Neppure il future più luminoso può compensare il fatto che nessuna strada può riportare a quello da cui proveniamo–all’innocenza della fanciullezza o alla prima volta che ci innamoriamo.”

Jo Nesbo

Prologo

Washington D.C.

16 anni fa

La pioggia fendeva il cielo notturno, il vento forte faceva sì che le gocce di pioggia colpissero le finestre con una violenza rabbiosa. Il temporale era una forza della natura, potente a sufficienza da potersi paragonare alla sofferenza che stava attraversando il mio corpo. Urlai per il dolore. Il mio urlo fu più forte del tuono che rombava all’esterno.

Voci attorno a me, il loro suono solo un’eco lontano nella mia mente. Non sapevo se fosse perché non ero in grado di sentirle o se semplicemente non volevo farlo. L’odore dell’antisettico era pungente nell’aria, ma io a malapena lo sentivo. Riuscivo a concentrarmi solo sul dolore. Il dolore nel mio cuore. Nel mio corpo. Non ero in grado di decidere dove mi facesse più male. Sapevo solamente che tutto proveniva dal fuoco che mi stava sferzando tutto il corpo.

Piansi di nuovo quando un ennesimo calore insopportabile irruppe dentro di me, il dolore era così forte che pensai potesse spezzarmi in due. Mi travolse un inesplicabile desiderio di fuggire. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non sapevo se sarei stata in grado di resistere molto più a lungo. Le lacrime offuscarono la mia vista annebbiando le forme in tutta la luminosa stanza bianca come una barriera a tutte le domande che attraversavano la mia mente.

Quando finirà? E quando sarà tutto finito? Sarò in grado di vivere ogni giorno affrontando il ricordo di qualcosa che non ho mai potuto avere?

Le domande mi terrorizzavano ed erano le stesse che mi erano ritornate per la maggior parte dell’anno. Non sapevo se volevo farlo. Non sapevo se ero in grado di farlo. Volevo credere di essere in grado di sopravvivere, ma non ero sicura di avere la forza sufficiente per farcela. Da qualche parte nella mia mente sapevo che il dolore fisico era solo temporaneo. Ma sapevo anche che il dolore nel mio cuore non sarebbe svanito mai.

I coltelli che mi laceravano la schiena e l’addome sembrarono diminuire, concedendomi un momento per ricordare il giorno in cui avevo scoperto il mio destino. Avevo cercato di fuggire. Quella notte era simile a questa con una pioggia battente e lampi che illuminavano il nero cielo della notte.

Ero tornata a casa e avevo impacchettato in fretta e furia le mie cose non ponendo molta attenzione a quello che stavo facendo. Ricordavo quando avevo fatto fatica a smorzare il rumore dei miei singhiozzi mentre gettavo in una valigia il contenuto del mio comò, pregando di ricordarmi di prendere le cose essenziali in quel mio stato sconvolto. C’era stato uno scricchiolio nelle assi del pavimento della vecchia casa vittoriana in cui vivevo. Il rumore mi aveva spaventato.

Alzando lo sguardo dalla valigia avevo visto mia madre, in piedi sulla soglia della mia camera da letto. Colsi quanto fossero comprensivi e gentili i suoi occhi. Quando mi parlò rimasi quasi distrutta dal suono, la sua voce che mi rassicurava nel momento più buio e difficile.

“So perché stai cercando di andartene, Cadence,” aveva detto. “Non devi fuggire. Affronteremo tutto questo insieme come una famiglia. Vieni qui. Asciugati quelle lacrime. C’è un bel temporale là fuori. Dal rumore sembra che San Pietro stia facendo una bella partita a bowling con gli angeli. Che ne dici di sedersi in veranda e godersi lo spettacolo?”

Forzai la mia mente a concentrarsi sul momento presente e fissai la donna che era in piedi vicino al mio corpo indebolito. Mia madre. La mia unica roccia sempre presente. Lacrime riempirono i suoi occhi e sentii crescere la mia tristezza. Era consumata dalla perdita e dal rimpianto. Non avevo mai voluto deluderla. Anche se le mi assicurava che non l’avevo fatto, non ero mai stata in grado di nascondere il mantello di vergogna che indossavo ogni giorno.

Un tuono rimbombò nuovamente all’esterno facendo tremare le finestre. Il mio cuore si strinse. San Pietro oggi non stava giocando a bowling con gli angeli. No. Questa temporale era una dimostrazione della collera di Dio. Nonostante l’apparenza forte di mia madre, sapevo che l’avevo distrutta. Questo dolore era la mia punizione.

Incassai la testa tra le spalle e mi agitai di nuovo quando mi lacerò un nuovo tipo di dolore. Le fiamme feroci erano tornate, più vive e forti di prima. Il mio corpo scosso dai singhiozzi cominciò a tremare e ad agitarsi fino a quando sentii che non potevo resistere più a lungo. Alzai di nuovo lo sguardo verso la donna che significava tutto per me. I suoi occhi, un verde vivace che si accoppiavano ai miei, erano pieni di preoccupazione. Ma erano anche pieni di forza. Cercai di raccogliere ogni suo sussurro di incoraggiamento che mi dava, avendo bisogno di sentire le sue parole attraverso il dolore. Forse era egoistico. Non meritavo di attingere alla sua forza, ma non sapevo se sarei stata in grado di continuare senza di essa.

La mano di mia madre mi accarezzò la testa ripetutamente calmando le mie lacrime. E fu allora che lo sentii. Il suono fu come la musica più bella di un calliope, una melodia potente che fece scomparire tutto il dolore e il tormento.

E improvvisamente… fui libera.

1

Abingdon, Virginia

17 ANNI PRIMA

Fitz

Osservavo dal finestrino il paesaggio che passava davanti ai miei occhi. Un campo dopo l’altro. Un fienile dopo l’altro. Sembravano essere passate ore da quando avevano lasciato l’interstatale. L’ultimo negozio era stato almeno quindici chilometri prima–se si poteva chiamare negozio. Era più che altro un piccolo minimarket in rovina con un paio di vecchie pompe di benzina all’esterno. Qualsiasi segnale di civiltà sembrava progressivamente scomparire e a ogni chilometro che passava il grande formaggio diventava sempre più caldo. Ah, già, ecco dove ero. In un grande autobus color giallo formaggio.

Mi arrabbiai con me stesso, ancora furioso con mio padre per aver scelto quel grosso rottame come mezzo di trasporto verso quel posto dimenticato da Dio. Faceva anche più caldo delle fiamme dell’inferno in quel maledetto coso. Secondo l’autista, l’aria condizionata era rotta.

Mio padre mi stava trattando come se fossi tornato alle elementari, non come qualcuno che aveva appena terminato il quarto anno alla Georgetown University. Non mi era stato permesso di portare la mia auto qui e neppure di noleggiarne una. Quelle erano le sue regole. Si trattava sempre delle sue regole–e bisognava avere compassione di chiunque cercasse di sfidarlo. Compreso me.

“Ehi Fitz! Guarda lì!”

Girai lo sguardo nella direzione del mio amico, Devon Wilkshire, il mio socio nel crimine che lo aveva messo in quel casino insieme a me. Era stato stravaccato sul sedile di fronte al mio per gran parte del viaggio. Ora era in piedi e stava guardando fuori dai finestrino sudicio.

“Cosa? Altre mucche?” risposi irritato.

Devon rise e colpì il finestrino con il dito.

“Seriamente, guarda,” insistette.

Diedi un’occhiata sopra la sua spalla proprio mentre il grosso formaggio si fermava. L’insegna del campeggio Riley era visibile, un grosso pezzo di legno con lettere dorate. Simboli di varie arti performative e creative decoravano l’insegna–note musicali, pennelli, scarpette da ballo, maschere teatrali.

Proprio fottutamente meraviglioso.

Alzai gli occhi al cielo e un nodo di rabbia mi si formò nelle viscere. Datemi un pallone da basket e sarò nel mio elemento naturale. Non mi definirei uno sportivo. In effetti, non avevo giocato molto dopo la scuola superiore, ma ero in grado di capire qualsiasi sport meglio di queste cazzate creative. Le detestavo e mio padre lo sapeva; al momento, però, mi teneva per le palle. I prossimi tre mesi sarebbero stati una vera schifezza.

“Cazzo, Sherlock. Il campeggio è la nostra destinazione prevista,” sbottai sarcasticamente.

“No, idiota,” ribatté Devon. “Non il campeggio. Le ragazze. Sono dappertutto.”

Sollevando un sopracciglio, lasciai che la curiosità avesse il sopravvento e mi alzai per attraversare il corridoio e dare un’occhiata più da vicino. Sicuramente c’erano ragazze. E anche molte. A quanto sembrava, erano appena scese da un autobus parcheggiato davanti al nostro.

Diedi un’occhiata ai passeggeri del mio autobus. Un mucchio di ragazzi sfigati e sudati che sembravano avere l’età per frequentare le superiori erano lì senza far nulla. Alcuni stavano stringendo ingombranti custodie di strumenti musicali, i loro volti pieni di eccitazione dopo che si erano resi conto che eravamo arrivati. Altri erano persi nei loro Game Boy Advance, una console per giochi che non mi era mai realmente piaciuta e non sembravano neppure essersi accorti che l‘autobus aveva smesso di muoversi. C’erano alcuni seduti nel fondo che sembravano avere l’età per essere degli universitari. Molto probabilmente erano qui per lavorare nel campeggio, proprio come me e Devon.

In ogni caso, vedendo tutti quei maschi attorno a me, non potei fare a meno di desiderare di aver fatto il viaggio verso il campeggio su quell’altro autobus.

Tornando a guardare di nuovo fuori dal finestrino, scossi la testa e lasciai andare un fischio. Se dovevo essere bloccato lì, potevo almeno cercare di trarne il meglio. Potevo divertirmi un po’ in quel buco dopo tutto, ma avrei dovuto essere cauto. Ero piuttosto sicuro che mio padre avrebbe ricevuto regolarmente delle relazioni. Era proprio il suo stile. Sarebbe stato nel mio interesse cercare di farmi notare il meno possibile dai responsabili del campeggio.

“Sembrano un po’ giovani,” osservai.

“Non tutte. Guarda lì,” disse Devon e indicò alla destra della folla che stava aumentando di numero. Effettivamente si era formato un altro gruppo di ragazze, chiaramente vecchie abbastanza per me e Devon.

“Ce ne sono parecchie. Scommetto che sono qui per insegnare o per qualche altra stronzata del genere. Forse questa punizione non sarà così male dopo tutto,” scherzai.

“Poco ma sicuro! Credo che cercherò di trovarmi una suonatrice di flauto,” disse Devon solennemente.

“Una suonatrice di flauto? Perché?”

Devon sogghignò e mi diede un colpettino sulla spalla.

“Perché ci sarà una banda del campeggio. Voglio vedere se queste fanciulle che suonano sono veramente come quelle del film che abbiamo visto l’anno scorso. Sai la battuta. Quella volta, con la banda del campeggio...”

Feci una risatina per il suo riferimento ad American Pie anche se dubitavo fortemente che qualcuna delle ragazze lì sarebbe stata simile a quella del film. Persino dalla mia posizione nell’autobus, le ragazze che sembravano avere la nostra età avevano un aspetto un po’ troppo castigato con il loro abbigliamento lussuoso e l’atteggiamento altezzoso. Nonostante questo, restituii il sorriso e pensai alle mie possibilità mentre continuavo a esaminare il gruppo di ragazze. La maggior parte di loro non erano male, alcune più carine delle altre. Avremmo dovuto stare attenti. Dividere le istruttrici dalle studentesse poteva non essere facile fino a quando non avremmo capito meglio il posto. L’ultima cosa di cui io e Devon avevamo bisogno era di finire nei guai per aver scopato per errore con una minorenne. Avevamo già abbastanza casini.

“Guarda, amico. Qualunque cosa tu faccia, assicurati solo che lei abbia l’età giusta,” dissi a Devon.

“Già, non scherziamo. Non ho nessuna voglia di trovarmi in altri casini.”