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Insieme Per Trinity
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Insieme Per Trinity

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Cordell la notò arrossire leggermente prima che si girasse verso di lui per salutarlo.

“Ciao Trinity, sono Cordell Bray.” Le strinse la piccola mano, sorpreso che una donna così minuta avesse una stretta così forte. Indossava uno smalto rosa acceso che si intonava ai capelli, e il suo palmo era caldo e morbido contro la sua pelle. Non riuscì a resistere alla tentazione di prolungare un po' la stretta, così disse: “Benvenuta a Cavern County.”

Trinity gli rivolse un piccolo sorriso prima di ritirare la mano. “Grazie.”

“Siamo venuti qui per aiutarti con i bagagli, e per portarti a casa, ovviamente,” le disse Jarrod, guardandosi intorno.

“Oh, è molto gentile da parte vostra, ma ho soltanto questo,” rispose, riferendosi al borsone giallo che teneva stretto come se temesse di vederlo sparire. “Tutto il resto è andato.” Le lacrime le riempirono i grandi occhi verdi mentre lo diceva, e il cuore di Cordell si serrò con forza.

“Andiamo a casa e rilassiamoci, allora,” disse Sylvia in fretta, passando un braccio intorno alle spalle di Trinity e guidandola verso la macchina. “Scommetto che sei affamata, vero?”

Cordell rimase un po' indietro mentre Frank seguiva le due donne.

“Sembra che non mangi da un mese intero,” sussurrò Jarrod, avvicinandosi all'amico.

“Ssh.” Cordell roteò di nuovo gli occhi. Jarrod era un uomo gentile e alla mano, ma il tatto non era mai stato il suo punto forte.

“Sto solo dicendo,” disse Jarrod, alzando le mani in segno di resa, “che ho come l'impressione che volerà via se si alzerà un po' di vento.”

“Smettila,” mormorò Cordell. “Sai dannatamente bene che ha passato le pene dell'inferno. L'ultima cosa di cui ha bisogno sono i tuoi commenti intelligenti. E non pensare che non mi sia accorto di come l'hai guardata. È off limits, ricordi?”

“È anche molto bella. Non puoi dire di no,” borbottò Jarrod in tono cantilenante. “Ho visto il modo in cui tu l'hai guardata a bocca aperta, amico. Non venirmi a dire che non ti piace.”

“Non è questo il punto. Dacci un taglio e basta, d'accordo?” borbottò Cordell a denti stretti mentre si avvicinavano a loro volta alla macchina.

Jarrod sorrise.

Cordell sospirò.

“Smettila di preoccuparti per ogni cosa,” gli sussurrò Jarrod all'orecchio prima di fare il giro dell'auto.

Cordell non poté fare a meno di sorridere mentre prendeva posto dietro il volante. Niente sembrava turbare Jarrod. Era una delle tante cose che apprezzava del suo migliore amico.

“La stanza degli ospiti è già pronta per te,” disse Sylvia a Trinity mentre si dirigevano verso Pelican's Heath.

“È molto gentile da parte vostra ospitarmi,” rispose Trinity a bassa voce. Era seduta tra i suoi zii, che la facevano apparire ancora più esile nonostante non fossero imponenti loro stessi.

Cordell la guardò attraverso lo specchietto retrovisore. Sembrava sconcertata e lui si rese conto che probabilmente era ancora sotto shock per quello che era successo. “Ti piace cavalcare, Trinity?” chiese, cercando di mantenere la conversazione su toni leggeri.

“Sì, lo facevo spesso,” rispose lei. “Ma non lo faccio da un po'. Credo di essere arrugginita.” La sua voce sembrava un po' più sollevata e Cordell la vide arrossire leggermente attraverso lo specchietto.

“Beh, avrai un sacco di opportunità per ricominciare a farlo, a Pelican's Heath,” le disse Jarrod. “Anche se ti consiglio di restare in sella. Il modo di cavalcare di tuo zio non è quello che io raccomanderei alle persone.”

“Chissà quante volte ancora dovrò ripetere che non è stata colpa mia,” sbuffò Frank scherzosamente.

“Cosa? Stai per caso dando la colpa a quel povero cavallo?”

Cordell si voltò in tempo per vedere la falsa espressione di shock sul viso di Jarrod mentre l'amico si metteva le mani sulle guance.

Trinity ridacchiò. Fu un suono lieve ma era senza ombra di dubbio divertita.

“Non è quello che ho detto, e lo sai,” protestò Frank con un ghigno. Era chiaramente abituato alle prese in giro di Jarrod.

“A me sembrava proprio di sì. Tu cosa ne pensi, Trinity?” le domandò Jarrod, coinvolgendola nella conversazione.

“Non voglio immischiarmi,” rispose lei. “Io non c'ero.”

“Nessuno di noi c'era,” le spiegò Cordell, continuando a guardarla dallo specchietto. “In effetti, abbiamo i nostri sospetti che non ci fosse neppure un cavallo. Pensiamo che tuo zio Frank abbia bevuto un po' troppo del suo vino ai fiori di sambuco e sia semplicemente inciampato nei propri piedi.”

Jarrod scoppiò a ridere e Cordell fu contento di vedere anche Trinity ridacchiare. Il suo viso sembrava un po' più rilassato, adesso, ed era ancora più bella di prima.

“Sono solo stupidaggini, e lo sai bene,” protestò Frank, scuotendo la testa. Era sulla settantina, andava in giro sempre ben vestito e aveva un'aria autoritaria. Per fortuna aveva anche uno spiccato senso dell'umorismo.

“Dai, Frank, lo sai che i ragazzi ti stanno prendendo in giro,” lo calmò Sylvia con un sorriso. Poi si rivolse a Trinity. “Fanno sempre così, tesoro. Ti ci abituerai presto.”

Trinity sorrise, e Cordell notò che lo stava guardando attraverso lo specchietto retrovisore, poi arrossì e si voltò velocemente, capendo che era stata beccata. Cordell sorrise. Trinity era difficile da capire, i capelli e le unghie rosa davano l'impressione di una ragazza che trasudava sicurezza, anche se in quel momento non ne dimostrava affatto. Sperava che passare un po' di tempo a Cavern County l'avrebbe aiutata a riprendersi dallo shock che aveva avuto e tornare alla normalità, qualunque essa fosse.

“Eccoci arrivati,” disse Frank, quando Cordell fermò l'auto davanti alla grande casa dei coniugi. “Andiamo dentro, signorina. Devi essere sfinita.”

“No, sto bene zio Frank, davvero. Ho dormito sul treno,” rispose Trinity.

Jarrod aveva già aperto la portiera dell'auto per aiutare Sylvia e Trinity a scendere, così Cordell si diresse verso la casa, dove Frank stava aprendo la porta.

“Non mi piace per niente,” sussurrò l'uomo più anziano. “So che ha appena perso la propria casa, ma deve esserci dell'altro. Era così vivace e frizzante. Diavolo, è stato difficile farla smettere di parlare, l'ultima volta che è stata qui. Scoprirò cosa le è successo anche a costo di morire nell'impresa.” Il suo viso si irrigidì mentre parlava.

Cordell si accigliò ma, notando che le due donne li avevano quasi raggiunti, non disse nulla.

“Preparo il caffè,” disse Frank mentre entravano. Era una bella casa, con i soffitti alti e le stanze molto spaziose.

“Lascia che ti mostri camera tua,” disse Sylvia a Trinity con un sorriso. La condusse su per le scale mentre i tre uomini si dirigevano in cucina.

“Dove la tenevi nascosta?” chiese Jarrod, sedendosi sul bancone. Mentre dondolava le gambe a penzoloni, si arrotolò le maniche della camicia bianca di cotone, mettendo in mostra le braccia muscolose.

“Ve l'ho già detto. Vive in Nebraska,” rispose Frank burbero. “Quando era piccola veniva qui per le vacanze, ma da quando ha iniziato a lavorare l'abbiamo vista a malapena.”

“Di certo è diventata una donna meravigliosa,” osservò Jarrod.

Cordell si aspettava che Frank lo rimproverasse, invece l'uomo si accigliò, pensieroso. “Hai ragione.”

“Ma ha un fidanzato, giusto? Ho notato che indossa un anello con un cuore.”

Cordell fissò intensamente Jarrod, ricordando quello che Frank aveva detto loro prima che Trinity arrivasse. “Ecco, lascia che ti aiuti.” Prese le tazze dalla credenza e indicò uno sgabello dove Frank si lasciò cadere con un sospiro.

“Quell'anello era di sua madre. Probabilmente è l'unica cosa che le resta di lei.” Strinse le labbra. “Aveva un fidanzato, però. Presumo che stiano ancora insieme.”

“Allora dove diavolo è?” sbottò Jarrod furioso. “Dovrebbe essere con lei in questo momento, non lasciarla sola ad affrontare tutto questo. Che razza di uomo è?”

Frank scosse la testa. “Non l'ho mai incontrato.”

“Forse è una parte del problema,” commentò Cordell. “Penso che dovremmo procedere con cautela per un po', almeno fino a quando non conosceremo meglio la situazione.” Lanciò a Jarrod uno sguardo che diceva: spero che tu abbia recepito il messaggio, prima di riprendere a preparare il caffè.

Poteva sentire Jarrod fissargli la nuca e sapeva che il suo amico aveva ricevuto il messaggio forte e chiaro, anche se Cordell sapeva che non sarebbe stato troppo felice di obbedire. Nonostante fosse uno dei più grandi donnaioli di Cavern County, Jarrod aveva un cuore d'oro. Cordell riusciva a vedere quanto gli piacesse Trinity – a chi non sarebbe piaciuta? – ma entrambi sapevano di dover procedere con calma per non turbarla. L'aspetto sbalorditivo di Jarrod non mancava mai di far cadere le donne ai suoi piedi, tuttavia, nel caso di Trinity, quella era l'ultima cosa che le serviva. La poveretta sembrava già abbastanza debole.

Aveva notato che Jarrod aveva ascoltato attentamente Frank quando gli aveva detto che avrebbe avuto bisogno di una mano, quel giorno, e aveva immaginato che l'uomo non si riferisse solo all'aiuto fisico. Il pover'uomo era impallidito quando aveva spiegato loro che sua nipote aveva da poco perso la propria casa per colpa di un tubo del gas esploso proprio fuori dal suo condominio. La sorella di Sylvia, la madre di Trinity, era morta qualche anno prima e il padre non si faceva vedere da un bel po'. Frank e Sylvia erano molto preoccupati per la nipote e avevano insistito affinché stesse da loro per un po' di tempo. Erano determinati a prendersi cura di lei, che lo volesse o no. Era abbastanza indipendente, a quanto pareva, quindi era stata un po' reticente ad accettare la loro proposta.

Era difficile immaginare Trinity come autosufficiente e capace di adattarsi a tutto. Il suo viso era sottile e pallido, e la sua figura minuta la faceva sembrare fragile e debole. Indossava un paio di jeans e una maglietta bianca, mentre ai piedi calzava delle Converse. Se non fosse stato per i capelli rosa, avrebbe tranquillamente potuto mimetizzarsi nella folla. Tuttavia, la sua passione per il rosa acceso gli fece pensare che in Trinity Ellis ci fosse più di quanto suggerisse il suo aspetto fisico.

Mentre la caffettiera gorgogliava, Cordell si voltò per guardare Frank, che sembrava perso nei propri pensieri, mentre stava seduto al bancone fissando il vuoto. “Quanto tempo resterà qui?” chiese.

Frank sussultò, come se fosse appena stato trascinato fuori da un luogo lontano mille miglia. “Fino a quando riusciamo a farla restare,” mormorò, a bassa voce.

Jarrod si accigliò. “Hai detto che lavora da casa. Ha qualcosa per cui dovrebbe tornare in Nebraska?”

“Non lo so. Suppongo dipenda da questo suo fidanzato,” replicò Frank. “Se è una cosa seria, potrebbe voler tornare da lui il prima possibile.” Strinse le labbra, pensieroso. “Dipende da come si sentirà stando lontana da lui.”

Cordell sentì un sussulto allo stomaco al pensiero che il suo ragazzo l'avesse abbandonata in un momento come quello. “Non può essere un granché se non sta con lei quando ha bisogno di lui,” mormorò.

“Non è forse vero?” intervenne Jarrod con un sogghigno.

“Andiamo, ragazzi. Non conosciamo l'intera storia. Non saltiamo subito alle conclusioni, va bene? Potrebbe avere una valida ragione per non essere qui con lei.” Frank sollevò una mano per calmarli mentre si alzava.

“Non riesco a pensare a niente che possa essere considerato una valida ragione per non stare con la tua fidanzata quando ha bisogno di te,” protestò Jarrod. “Qualsiasi ragazzo degno di questo nome farebbe i salti mortali pur di stare con Trinity in un momento come questo. Quella ragazza ha bisogno di conforto, di essere accudita. Chiunque sia questo fidanzato, vorrei prenderlo a pugni per averla lasciata da sola. Non merita una ragazza come Trinity. Non mi interessa quali scuse abbia, non sono valide. Che razza di uomo lascia sola la sua fidanzata subito dopo che la sua casa è andata a fuoco?”

Un rumore improvviso fuori dalla porta li fece voltare tutti.

“Uno che è morto,” replicò Trinity.

Capitolo Due

Trinity deglutì mentre l'atmosfera pesante minacciava di soffocarla. Tutti la stavano fissando e lei riusciva a sentire la loro vergogna e il loro orrore. Era tentata di correre fuori da quella casa e liberare le lacrime che le bruciavano la gola, singhiozzando e imprecando per quanto crudele era stato il destino con lei, ma non lo fece. Trinity era forte. Doveva esserlo. Inoltre, zia Sylvia era proprio dietro di lei.

“È già pronto quel caffè?” chiese, costringendo le gambe a muoversi mentre si dirigeva verso il bancone. Zia Sylvia le posò una mano sulla schiena. Trinity sapeva che l'anziana signora probabilmente stava cercando di aiutarla, ma il contatto fisico era l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.

Cordell la guardava a bocca aperta, il suo bel viso era teso e a disagio. I folti baffi che gli coprivano il labbro superiore si contrassero mentre chiudeva rapidamente la bocca e sembrava faticare a trovare le parole giuste da dire. “Sì, certo.” Si voltò verso la caffettiera e cominciò a versare il caffè. “Mi dispiace davvero per…”

“Va tutto bene,” lo interruppe lei, alzando una mano per impedirgli di scusarsi. Sapeva che sarebbe crollata se lui fosse stato gentile con lei. “Ci sono dei biscotti in quel barattolo?” Fece un cenno verso il contenitore sul bancone e Cordell lo afferrò rapidamente per passarglielo.

“Trinity, dolcezza, non lo sapevamo. Voglio dire, hai detto che il tuo appartamento è stato distrutto da quell'esplosione, ma non che…” Lo zio Frank sembrava devastato e Trinity non poté fare a meno di sentirsi dispiaciuta per lui.

“Va tutto bene, davvero,” disse con la massima disinvoltura che riuscì a tirare fuori, prendendo un biscotto con le gocce di cioccolato. “Era nell'appartamento quando è andato in fiamme.” Il nodo che le si era formato in gola minacciava di soffocarla, e sapeva che mangiare qualcosa in quel momento era una pessima idea. Tuttavia, non avrebbe pianto davanti a tutti. In nessun modo. Tirò su col naso, salendo sullo sgabello accanto a suo zio. Le sue gambe penzolavano, non raggiungendo del tutto la stecca orizzontale più in basso, figuriamoci il pavimento.

“Perché non ce lo hai detto?” Zia Sylvia circondò le spalle di Trinity con le braccia, soffocandola con il suo profumo alla lavanda.

Trinity sapeva che sua zia aveva buone intenzioni, ma la sua gentilezza rischiava di sciogliere la corazza che stava cercando con tanta veemenza di mantenere intatta.

“Va tutto bene,” ripeté, schiarendosi la gola mentre cercava gentilmente di spingere via le braccia di sua zia. “Non dovete preoccuparvi per me.”

Notò l'espressione ferita negli occhi di sua zia, e rapidamente distolse lo sguardo. Sfortunatamente, i suoi occhi caddero automaticamente sul bel ragazzo che stava preparando il caffè e che la stava guardando con un leggero cipiglio. Trinity non aveva davvero bisogno anche della disapprovazione di Cordell.

“Sono rimasti alcuni biscotti in quel barattolo?” Jarrod era seduto dall'altra parte del bancone e si chinò per raggiungere il contenitore che si trovava proprio di fronte a Trinity.

Grata per la distrazione, lei allungò rapidamente la mano per passargliela, proprio mentre lui faceva lo stesso. I loro corpi quasi si toccarono e Trinity fu improvvisamente circondata dall'odore fresco della sua acqua di colonia e dal calore del suo corpo. Chiudendo gli occhi per assaporare il momento, fu sorpresa di sentirsi improvvisamente in pace, nonostante la tensione e l'imbarazzo dell'intera situazione. Fece un respiro profondo, lasciando che il suo odore la riempisse e le raggiungesse l'anima.

Una risatina le fece aprire velocemente gli occhi e si ritrovò a fissare Jarrod. L'uomo aveva i capelli scuri e un sorriso che gli allargava le labbra, donandogli un aspetto rilassato e quasi fanciullesco. Le piccole rughe ai lati degli occhi marrone scuro indicavano che fosse abituato a ridere. Trinity arrossì e il suo stomaco si strinse dal desiderio di avvicinarsi ancora di più a quell'uomo che aveva appena conosciuto.

Fece per togliere la mano dalla sua, ma Jarrod glielo impedì. Anche se le piaceva molto la sensazione delle loro dita intrecciate, era un po' sorpresa dalla sua riluttanza a liberarla. Lo guardò e lo sorprese a farle l'occhiolino prima di lasciarla finalmente andare. Scosse la testa per l'imbarazzo. Era senza ombra di dubbio un seduttore. Doveva ammettere che era bellissimo, ma lei non stava cercando un altro ragazzo. Inoltre, Jarrod era gay, no? Lui e Cordell sembravano molto vicini e vivevano insieme. Deve essere questo il motivo, no?

“Allora, quali sono i tuoi programmi per domani?” chiese Cordell, facendola sobbalzare mentre improvvisamente si ricordava che lei e Jarrod non erano soli nella stanza.

“Beh…” Rimase senza parole, probabilmente per la prima volta nella vita.

“Pensavo che potremmo andare ad Almondine, a fare un po' di shopping,” replicò zia Sylvia prima di bere un sorso di caffè. Trinity aveva visto la donna osservare quanti pochi vestiti le fossero rimasti. Probabilmente era preoccupata per lei. Trinity esitò prima di rispondere. Era seduta dall'altro lato del bancone rispetto allo zio Frank e Cordell scivolò sullo sgabello lì accanto, sistemandosi proprio di fronte a lei.

“C'è qualcos'altro che ti piacerebbe fare, dolcezza?” chiese lo zio Frank.

Trinity scrollò le spalle. “È passato un po' di tempo dall'ultima volta che sono stata qui, zio. Non mi dispiacerebbe dare un'occhiata in giro. Vorrei vedere quanto è cambiato questo posto negli ultimi due anni.”

“Un bel po', direi,” disse zia Sylvia con un sorriso.

“Oh, Pelican's Heath non è cambiata così tanto,” replicò il marito, arricciando le labbra. “Forse ha uno o due negozi in più, ma nient'altro.”

“Abbiamo persino un salone di bellezza,” annunciò con orgoglio zia Sylvia.

Trinity si rianimò al pensiero. “Davvero?”

Jarrod ridacchiò. “Non eccitarti troppo,” le disse. “Quello che tua zia vuole dire è che la parrucchiera ha deciso di occuparsi anche delle unghie delle clienti.”

“È tutto quello che serve,” rispose Trinity con un debole sorriso. Si sentì scaldare dall'interno mentre fissava il bel cowboy.

Sentendosi un po' più rilassata, addentò il suo biscotto. Era delizioso. Zia Sylvia aveva ragione sul fatto che non mangiasse da un po'. Non aveva voglia di mangiare da settimane, da prima di quel terribile incidente, in effetti. Era sorprendente quanto fosse affamata adesso. Doveva essere merito dell'aria di campagna.

“La cena sarà pronta tra poco.” Zia Sylvia le aveva letto nel pensiero, oppure aveva notato come aveva divorato quel biscotto. In ogni caso, Trinity le era grata.

“C'è un gruppo che suona in città, sabato,” disse Cordell. “Ti piace la musica country, Trinity?”

Lei lo guardò, un po' sorpresa. “Sì,” rispose con cautela.

“Ehi, ottima idea. Puoi venire con noi. È solo un piccolo concerto al bar in fondo alla strada, ma è la prima volta per Pelican's Heath. Non ci sono mai stati eventi del genere, quindi tutti non fanno che parlarne.” Jarrod si animava sempre di più mentre parlava. “Cosa ne pensi, Trinity? Ti va di uscire con noi?”

“Capiamo se è troppo presto per te,” intervenne Cordell, mentre lui e lo zio Frank si scambiavano una rapida occhiata.

Trinity sospirò. Di solito il pensiero di una notte trascorsa a bere e ballare sulle note di una band che si esibiva dal vivo l'avrebbe resa felice, ma adesso non era davvero il momento.

“Posso pensarci?”

“Certo.” Jarrod annuì.

“Beh, ora faremmo meglio ad andare, comunque.” Cordell si alzò, fissando intensamente Jarrod.