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10
I cancelli dell'Inferno rimasero chiusi. Sandwell saltò oltre il cofano della Fiat mentre passava, riuscendo a evitare di ferirsi. Quando si guardò alle spalle, vide la Cinquecento colpire il paraurti dell'auto della polizia, lasciare segni di frenata sull'asfalto e fermarsi. Scioccato e curioso di scoprire l'identità del guidatore, Sandwell si avvicinò e sbirciò dentro alla Fiat. Fu sorpreso di vedere una donna dietro al volante. La donna sembrò ignorare i due poliziotti.
"Americano! Per favore, sali in auto!â urlò, gesticolando. âVeloce! Sali in macchina!"
Sandwell non aspettò. Con un movimento si lanciò vicino a lei e la Fiat si precipitò all'indietro, di nuovo sulla strada lasciando alle loro spalle De Angelis e un poliziotto molto confuso.
I poliziotti non persero tempo e molto velocemente si misero all'inseguimento.
Alla massima velocità , con l'Alfa Romeo della polizia alle calcagna, la piccola Fiat sfrecciò attraverso le strade del centro di Roma. Salendo sui marciapiedi e superando le auto a destra e a sinistra, riuscirono ad aumentare la loro distanza dall'auto della polizia fino a quando raggiunsero un incrocio dove il semaforo divenne rosso. La donna spinse a tavoletta sull'acceleratore, tirò il freno a mano e fece una brusca svolta a sinistra portando di forza l'auto fuori dalla carreggiata. Manovrò con abilità tra due paletti e sbucò sulla parte più distante della strada lasciando alle loro spalle tutto il resto del traffico, Alfa Romeo compresa.
Sandwell diede un'occhiata al tachimetro: novantasei chilometri all'ora. Decisamente troppo per quelle strade!
L'Alfa Romeo non si vedeva da nessuna parte. Senza ridurre la velocità , superarono un altro incrocio, ignorando i semafori. Al bivio successivo, una rotonda, ridussero la velocità , si infilarono in una strada stretta che andava dritta in un garage e, all'improvviso, si fermarono.
Sandwell osò respirare di nuovo per la prima volta da quando era iniziato l'inseguimento.
"Qualunque sia il tuo nome, chiunque tu sia, grazie," urlò. "Forse non te ne se resa conto, ma mi hai salvato la vita."
"Lo so," disse la donna con una voce sensuale. "Ã la tua serata fortunata!"
Le sue lucide labbra rosse e i suoi orecchini appariscenti brillavano alla luce di una finestra illuminata, facendo venire uno strano pensiero a Sandwell. Era mezzanotte passata ed era stato raccolto su una strada pubblica da una donna sconosciuta.
"Mi dispiace," replicò arrossendo. "Se vuoi che io venga con te non posso. Prima di tutto, non ho denaro con me e nonâ"
"Ã il tipo di persona che fa cose del genere?" lo interruppe lei. "Non era questo che volevi dire?"
Vide le sua guance avvampare.
"Conosco il tuo problema, signorino. Non devi scusarti con me."
La sua risposta non lo mise per nulla a suo agio. Lei lo guardò con un misto tra compassione e colpa.
Improvvisamente, sorrise.
"Sembra che tu pensi che io sia una battona. Beh. Lascia che ti dica che hai torto. Ma non importa," alzò le spalle. âGli uomini, dopo tutto, sono così. Inoltre ti avevo già visto prima oggi.â
Sandwell pensò a qualcosa da dire ma non gli venne in mente nulla. Al bagliore rosso delle luci del cruscotto diede un'occhiata migliore a quello che stava indossando la sua salvatrice, un abito dall'aspetto molto costoso color antracite contornato con increspature rosso carminio, un tipo di abbigliamento molto ricercato per una prostituta.
"Okay," disse lei con un inglese dall'accento molto forte. "Abbiamo cinque, al massimo dieci, minuti prima che i poliziotti ci trovino, perciò dobbiamo tagliare corto. Ti ho salvato dalle grinfie dell'ufficiale di polizia più pazzo e pericoloso di Roma, ti sei trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, come puoi aver notato. Il furto con scasso in una chiesa in Italia ti può costare almeno dieci o venti anni. Nel tuo caso forse anche di più."
Sandwell ne fu scioccato.
"Non ero lì per rubare, volevo parlare con qualcuno."
"Lo so. Non fare lo sciocco ignorante. Sei uno straniero. Usa il cervello."
Sandwell iniziò a pensare.
"Ã per questo motivo che mi hai salvato?"
"No. Stavi per essere arrestato e rinchiuso ed è questo che volevo evitare. Ma per essere chiara, non sono così interessata a te ma a quello che stai portando con te. Lo stava per riportare nel posto a cui credevi appartenesse, giusto? Un grave errore, che mi costretta a intervenire."
Sandwell pensò di stare impazzendo. Gli sembrò di essere finito in un'altra trappola. Questa donna non solo sapeva chi era ma anche cosa stava trasportando.
"Okay," sospirò sfinito. "Chi è ?"
"Chi è cosa? Cosa intendi con chi?"
"Il signor sapientino. La mente malata che si è preso la briga di trovarmi e di costringermi a giocare a questo gioco. Molto intelligente. Come ha fatto? Intercettando i dati dal mio cellulare? Dove è?"
"Non so di cosa tu stia parlando."
Per un attimo fu sul punto di perdere la pazienza. "Devi conoscerlo bene altrimenti non saresti stata così veloce a salvarmi. Certo, tu sei solo un'altra giocatrice che ha scoperto che io sono quello che stanno inseguendo tutti. Congratulazioni! Ora cercherai di rubarmi quello che sto trasportando. Fuoco?"
Un debole sorriso comparve sulla bocca della donna.
"Solo fuochino. Ha ragione, sono una giocatrice, sì. Per quanto riguarda l'oggetto sapevo già della sua esistenza. Tu sei semplicemente una pedina in tutto questo. Ma non lo siamo tutti?â
Il suo tentativo di smascherare la sua rapitrice si stava rivelando difficile.
"Perciò, sai chi c'è dietro a tutto questo."
"Sì, ma non è quello che pensavi. Ti darò un suggerimento, non preoccuparti di cercare di capire immediatamente quello che ti è successo. C'è di più che io so e tu no, è chiaro?"
All'improvviso Sandwell si ricordò, la donna nel teatro. Indossava gli stessi vestiti e aveva gli stessi lineamenti per quanto riuscisse a vedere.
Questo è folle.
"Dovremmo andare," disse lei con calma. âSembra tutto tranquillo fuori."
Nel momento in cui uscirono dal garage una motocicletta dei Carabinieri li affiancò. Il guidatore in uniforme rimase vicino a loro, sbirciando all'interno dell'auto. Sandwell lo vide prendere la pistola.
11
Con una notevole prontezza di riflessi la sua accompagnatrice pigiò sul pedale dell'acceleratore e, contemporaneamente, sterzò con violenza, colpendo la motocicletta. Il poliziotto perse l'equilibrio, facendo sì che il suo veicolo ruotasse sul suo asse, andando a sbattere contro un'auto parcheggiata e costringendolo a fermarsi.
Rapidamente passarono attraverso una zona trafficata, abbattendo una fila di paletti e si infilarono a tutta velocità nella strada successiva sulla sinistra, evitando il semaforo rosso.
Guardando dietro Sandwell vide che il poliziotto in moto aveva ricominciato l'inseguimento. Con una mano sul manubrio della moto e con l'altra sulla sua arma, si riavvicinò di nuovo alle loro spalle. La donna premette sul pedale dell'acceleratore e l'auto scattò in avanti.
Circa duecento metri più avanti, la strada cominciava una lunga curva sulla destra, con una strada molto più stretta che andava perpendicolarmente sulla destra. La donna esitò ma all'ultimo secondo girò il volante e l'auto si infilò a tutta velocità nella stradina. Il carabiniere girò nella strada a meno di quindici metri dietro di loro mentre lei si dirigeva alla massima velocità verso l'uscita.
Troppo tardi notò poco più avanti a loro un piccolo camioncino con una tela cerata che svolazzava in tutte le direzioni e ostruiva il passaggio. Pigiò sui freni con forza ma all'improvviso l'angelo di Sandwell vide uno spiraglio e si infilò con la Fiat nella corsia opposta, superando il camioncino. Visto che arrivavano delle auto in senso opposto, il poliziotto fu costretto a frenare con forza per evitare di finire sotto al camion.
"Credo che lo abbiamo finalmente seminato," urlò Sandwell, vedendo che la motocicletta era intrappolata tra il camion e il traffico.
Si avvicinarono a un incrocio trafficato duecento metri più avanti dove alcune persone stavano attraversando la strada. Sandwell si aspettava che rallentasse, ma lei proseguì alla massima velocità , e i pedoni si sparpagliarono come uno stormo di piccioni spaventati.
"Attenta!"
L'urlo di Sandwell sembrò non avere alcun effetto su di lei, perciò afferrò il volante e riuscì ad allontanare l'auto da un pedone che, grazie a lui, riuscì ad attraversare incolume la strada.
"Ehi! Stai attenta a dove vai! Vuoi uccidere qualcuno?"
Con l'ampia strada davanti a loro Sandwell sapeva che, se i poliziotti fossero apparsi di nuovo, sarebbero stati un facile bersaglio, Ma non c'era nessuno nello specchietto retrovisore. Sembrava fossero in salvo.
"Puoi guidare un po' più attentamente ora?" la pregò. "Lo hai seminato."
In quello stesso momento udirono uno sparo provenire dalla sinistra e all'improvviso la macchina cominciò a ondeggiare. Sandwell piantò con forza i talloni sul pavimento dei veicolo.
"Il poliziotto. à tornato!" Urlò, vedendo il motociclista arrivare verso di loro da una strada laterale.
"Doveva conoscere una scorciatoia!" urlò la donna di rimando.
Di nuovo risuonò uno sparo. L'auto iniziò a zigzagare, colpì il cordolo di un marciapiede e ci salì sopra.
"Credo che abbia colpito un pneumatico!" urlò ancora lei. âTieniti!"
Non c'era nulla che lei potesse fare per evitare un disastro. Non più controllabile l'auto colpì una grossa recinzione in acciaio, fermandosi. La donna riuscì a uscire dai rottami, seguita da Sandwell.
"Laggiù," urlò lei. "Conosco un posto dove possiamo essere al sicuro. Vieni con me!"
Sapendo che restare vicino all'auto sarebbe stato un suicidio, Sandwell iniziò a correre. Due isolati e quasi duecento metri più avanti dovette fermarsi, completamente senza fiato. Cercò a destra e a sinistra la donna che era stata davanti a lui di pochi metri ma sembrava fosse scomparsa. Non vedendone alcuna traccia decise di nascondersi dietro a una fila di auto parcheggiate.
"Di qua!"
Era la donna che lo chiamava. La sua voce proveniva da una profonda nicchia su un muro che lui aveva superato senza notarla. Senza emettere alcun suono, la donna aprì il cancello in ferro battuto dietro a cui stava, permettendo a Sandwell di scivolare attraverso l'apertura.
"Cosa è questo, dove siamo?" chiese.
"Sei in uno dei posti più sicuri di tutta Roma," bisbigliò lei. "Nessuno ci troverà mai qui."
Con cautela Sandwell la seguì, ignaro di quello che lo aspettava all'interno.
Lei lo condusse in basso lungo una rampa di scale verso quella che sembrava una grotta, illuminata da una dozzina di lampadine. Più di qualsiasi altra cosa, sapendo che era di nuovo sotto terra, Sandwell desiderò di tornare subito indietro, in superficie. Mentre discendevano ancora, l'aria cominciò a diventare più umida. Si sentì come se qualcuno gli avesse gettato una spugna in faccia.
"Dove mi sta portando?"
âVerso una via di fuga. Non preoccuparti. Sei nelle catacombe più famose di Roma, le catacombe di San Lorenzo, dette anche di âCiriaca.â In questo luogo i primi Cristiani sono stati martirizzati. Oggi è parte integrale di uno degli itinerari turistici attraverso Roma."
Vide l'espressione allarmata sul suo volto.
"Tranne questa parte, quindi per favore smettila di sembrare terrorizzato. La sezione dove siamo ora è stata scoperta solo recentemente e non è aperta al pubblico. E non accadrà mai perché è proprietà privata."
Sandwell colse l'occasione per cercare di scoprire di più.
"Ottimo. In tal caso questo è un posto perfetto perché tu mi dica chi sei. Per quanto tempo mi hai seguito e perché? Vorrei anche sapere come fai a sapere quello che sto trasportando. Avanti, dimmi!"
Alla luce di una singola lampadina scoperta, si rese conto che la sua rapitrice era decisamente attraente. Con un gesto elegante si sciolse i suoi lunghi capelli neri e li gettò oltre le spalle.
"Il mio nome è Raffaella Fabbri," disse, porgendogli la mano. "Ho cominciato a seguirti da questo pomeriggio. So che la polizia ti sta inseguendo. Posso vederlo?"
Indicò il rigonfiamento sotto alla sua giacca.
"Non ancora," replicò lui. âPrima voglio che tu risponda alle mie domande."
12
Finalmente fu in grado di osservare per bene il suo volto. La sua origine mediterranea era chiara nei suoi occhi marrone scuro, nelle sue sopracciglia molto scure e nel naso perfettamente dritto. Gli zigomi alti e le sue labbra grandi e carnose erano contornati da piccole rughe d'espressione. In effetti era decisamente meravigliosa.
"Okay, calma," disse lei. "Prima tu o chiamo la polizia."
"Sandwell."
"Mi scusi, scherzavo. Sandwell è il tuo nome di battesimo?"
"No. Chiamami William."
"William? Quindi nella mia lingua il tuo nome è Guglielmo. Sei americano? Non credo visto gli sciocchi abiti che indossi, scusami. Forse inglese?"
Sandwell comprese la sua allusione. La sua giacca in tweed e i pantaloni di velluto a coste erano più spesso associati a uno studioso britannico che a un turista americano.
"Americano. Diciamo che sono un turista. In realtà sono di passaggio."
"Hm. Turista non è una professione. Cosa fai nella vita?"
"Insegno. In una università ."
"Bene. Cosa stai facendo qui? In questa città , in questo periodo, intendo. Non sei qui per il G20, vero? La maggior parte di questi pezzi grossi vanno in giro di notte alla ricerca di divertimento. Non importa. Eri decisamente nel quartiere sbagliato."
Per sua sfortuna non era stato a conoscenza di questo e non aveva neppure registrato il fatto che il G20 fosse imminente.
"Come ti ho detto, sono un turista. Non un diplomatico" disse, guardandosi attorno. "Sono qui solo per una notte. Pensavo di godermi l'opera, ma questa volta non è accaduto. Tu sembri essere l'unico modo sicuro per arrivare alla mia stanza d'albergo. Grazie di nuovo. Quando risponderai alle mie domande?"
Il suo volto rimase impassibile come se lo studiasse. Sembrò cercare di capire quanto lui fosse coinvolto in tutto questo.
"Aspetta! Un'altra domanda. Insegnante ha detto? Non sei per caso un gesuita, vero?"
"No, non un Gesuita," la corresse, sembrando sorpreso. "Perché pensavi che lo fossi?"
I gesuiti, o la Società di Gesù, ricordò, erano un ordine di sacerdoti cattolici fondato dall'ex soldato spagnolo Ignazio di Loyola a metà del sedicesimo secolo. Si diceva che l'Ordine avesse un'influenza importante in Vaticano.
"Niente. Ho solo chiesto. A parte il fatto che parli come un insegnante e sembra il preside di una scuola gesuita. Chiunque tu sia, sembra che siamo dipendenti l'uno dall'altra. Per il momento non posso fare altro che fidarmi, ma lascia che ti avvisi: nessun comportamento da macho o palpeggiamento. Se mi metti una mano addosso, te ne pentirai per il resto della vita."
Per un momento Sandwell rimase senza parole.
"Scusami? Credo che tu stia sbagliando persona. La tua affermazione, essere dipendenti l'uno dall'altra, cosa intendi? Non è già stato abbastanza per oggi? Sono stato quasi investito da uno scooter, arrestato, rapito da te e ancora non so di che cosa si tratti. Mi devi almeno una spiegazione."