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Morrigan
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Morrigan

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Provai una fitta di dolore nel petto.

Qualcosa in quella storia non mi convinceva.

Avrei voluto scoprire di più, ma temevo che Sonia mi avesse già raccontato tutto quello che sapeva.

Se davvero Gabriel era pentito per ciò che aveva fatto, riaprire quella ferita non era la cosa migliore da fare.

Soprattutto in quel momento.

Il cuore di cristallo rosso che portavo al collo si accese. Questa volta non fu un bagliore, fu una vera e propria esplosione di rosso acceso.

Il mondo cominciò a rallentare fino a fermarsi.

Il paesaggio sfocato attorno a me diventò più definito. Finalmente potevo vedere i picchi montuosi che, alla mia sinistra, delimitavano il confine fra i due Regni.

Il grande fiume – che mi dissero chiamarsi Dilimpo - se ne stava tranquillamente adagiato in mezzo ai prati pieni di margherite.

Non le avevo notate in corsa, ma ora tutto era fermo, immobile. Anche i cavalli, con le criniere nere al vento bloccate all’indietro.

I capelli argentati di Sara sembravano congelati, come una nube di ghiaccio, e la treccia di Sonia, portata in avanti, mi ricordava un serpente nel momento dell’attacco.

“Sofia, cerca la verità. Solo così saprai dare una risposta alle tue domande”.

Qualcosa cominciò a materializzarsi di fronte a me. Era una donna, simile a un ologramma di quelli che di solito si vedono nei film di fantascienza. Potevo vedere al di là del suo corpo, però riuscivo benissimo a distinguerla.

Indossava un vestito lungo e bianco, semplice e con un diadema a forma di croce celtica posto al centro, proprio sotto il seno, per tenere chiuso il tutto. I suoi capelli erano di un nero intenso e sembravano essere animati da una forza misteriiosa. Guardai meglio e vidi che erano formati da uno stormo di corvi che le svolazzavano attorno silenziosamente.

‹‹Morrigan››, riuscii a dire.

Mi sentivo la bocca secca. La Dea in persona era venuta a farmi visita e mi stava parlando.

Chissà se si era manifestata anche alle mie sorelle.

Avrei chiesto più tardi.

‹‹Sì Sofia, sono io. Vogliono ucciderci. Scopri chi vuole compiere questo sacrilegio e scaglia su di loro la nostra vendetta››.

Al suono di queste ultime parole, i corvi si misero a danzare e a gracchiare.

I cra cra che emisero mi fecero accapponare la pelle.

‹‹Mia Dea, come posso fare? Sono confusa e… terrorizzata››.

Lo ero eccome.

‹‹Le tue sorelle ti insegneranno a utilizzare i tuoi poteri nel modo giusto. Quando sarai pronta, uniranno i loro e li consegneranno nelle tue mani. La luce della luna i suoi raggi le dona, il calore del fuoco la forza le dona. La Grande Dea in battaglia ritorna e il suo capo con una corona di spine adorna. Questo è ciò che la sibilla ha detto. Le sue parole sono vere, ascolta sempre ciò che ha da dirti››.

‹‹Certo, ma…››.

‹‹Figlia mia, non c’è tempo. I tuoi poteri sono nascosti dentro di te da sempre. La consapevolezza di ciò in cui credi veramente ti farà superare qualsiasi cosa››.

Non feci in tempo a chiedere o dire nulla.

La Dea alzò le mani al cielo, come se volesse afferrare qualcosa. I corvi la avvolsero in una nube nera e si dissolse nel nulla.

Il mondo attorno a me tornò a muoversi e mi colse talmente di sorpresa che persi la presa su Sonia e scivolai dal cavallo.

Ero convinta che mi sarei rotta l’osso del collo con l’impatto.

Con mia grande sorpresa sentii qualcosa di caldo e morbido. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ero ancora troppo spaventata e non avevo nemmeno la forza di muovere un muscolo. Avevo paura che se l’avessi fatto poi me ne sarei pentita amaramente.

Stava diventanto un’abitudine andare incontro alla morte.

‹‹Stai bene? Sofia, apri gli occhi. Ti prego, apri gli occhi, respira!››.

Respira!

Solo allora mi accorsi di aver trattenuto il fiato.

Presi un respiro profondo e aprii gli occhi.

Fui accolta per la seconda volta dal viso di Gabriel. I suoi occhi neri erano visibilmente terrorizzati.

Rimasi a guardarlo come se fosse la prima volta che lo vedevo e notai diverse cose. La fronte coperta da riccioli neri che arrivavano a coprire le sopracciglia folte e dritte, il naso piccolo e leggermente schiacciato, la bocca carnosa e uno sguardo intenso.

Troppo intenso.

Avrei potuto perdermici dentro.

Ti sta ingannando, vuole controllare la tua mente.

La vocina pungente mi parlò di nuovo.

Ma da dove proveniva?

Erano i miei pensieri?

Mi risvegliai da quella specie di stato di trance in cui ero caduta.

‹‹Sofia, parlami! Stai bene?›› Gabriel quasi urlò.

‹‹Sì sì, sto bene››, dissi alzandomi più in fretta che potevo. Era troppo vicino e la sua vicinanza mi metteva a disagio, mi spaventava.

Gabriel mi bloccò per un polso e mi fece voltare verso di lui. ‹‹Cos’è successo?››

‹‹Lasciami stare››, dissi staccando il braccio dalla sua presa, ‹‹Non è successo niente, andiamo››.

Non potevo certo dire di aver visto la Dea.

O almeno, non con Gabriel lì.

Non ero sicura della sua innocenza, anzi, ero quasi completamente convinta del contrario.

‹‹Sofia, cos’è successo? Dimmelo! Mefisto potrebbe usare qualche trucchetto per manipolare la tua mente. Devo saperlo. Devono saperlo anche loro››, e indicò le mie sorelle a cavallo, dietro di me.

‹‹Non è stato Mefisto, ma non ti racconterò cos’è successo. Non posso. Io non…io non mi fido››.

La sincerità prima di tutto, di solito funziona.

O no.

Se dici la verità succedono due cose: o capiscono perché hai agito in una determinata maniera e ti perdonano o non capiscono e decidono di farti la guerra.

Gabriel decise di farmi la guerra.

La rabbia che ribolliva nel suo sguardo mi fece spaventare.

Un fremito percorse il suo corpo.

Poco prima i suoi occhi erano dolci, pieni di preoccupazione, ma in quel momento mettevano i brividi.

Erano completamente neri.

Lo stomaco mi si bloccò in gola.

Che avrei potuto fare se mi avesse attaccato?

Non conoscevo i miei poteri.

Una nuvola di polvere si alzò attorno a Gabriel, come un piccolo tornado. La terra tremò sotto i miei piedi e con un balzo si lanciò verso di me.

Un lampo nero in mezzo a tutto quel verde.

Portai le mani sopra gli occhi, pronta all’impatto.

Aspettai qualche secondo.

Non successe nulla.

Aprii un varco fra il medio e l’anulare e spiai cosa stava accadendo.

Di fianco a me, appoggiato al cavallo con i piedi e le braccia incrociate, vidi Gabriel.

Era tornato normale e ora stava sogghignando come un gatto quando gioca con la sua preda.

Mi sentii piccola piccola e molto indifesa.

Gabriel con soli due passi si mise di fronte a me. Mi stava osservando dall’alto al basso con quel sorriso sarcastico stampato in faccia.

‹‹Questa volta ti ho risparmiato, la prossima volta non sarai così fortunata››.

Mi aveva appena minacciata?

Sì.

Una prova a tuo favore. Vuole ucciderti, sta solo cercando l’occasione giusta.

Quella vocina mi stava facendo saltare i nervi.

Scrollai le spalle per liberarmi da tutti i problemi che affollavano la mia povera testa dolorante e ritornai in sella al cavallo.

‹‹Mai far arrabbiare un angelo della morte››, mi avvisò Sonia.

Ormai era troppo tardi.

‹‹Non posso più tornare indietro e non ho paura di lui››, o almeno era quello che volevo credere.

Di paura ne avevo, e tanta. Prima però dovevo seguire quello che mi era stato detto dalla Dea. Avrei cercato di conoscere i miei poteri e, quando mi sarei sentita pronta, avrei combattuto contro chi mi voleva morta.

Anche contro Gabriel, se il destino avesse deciso così.

9

PREMONIZIONI

Dopo un lungo viaggio, finalmente arrivammo a casa.

Una folla di esseri magici ci accolse, esultando per il nostro ritorno e lanciando fiori.

Scendemmo da cavallo e proseguimmo a piedi.

Gabriel aveva detto che era meglio metterli al sicuro nel loro nascondiglio e si dileguò senza dire una parola.

Meglio così, ero ancora spaventata da quello che era successo prima.

Qualcosa brillò di fronte a me e mi riportò con i piedi per terra.

Era una piccola fata.

Indossava un vestito rosso che le fasciava il minuscolo corpo e ricadeva leggero e a campana sopra le sottili gambe. Un paio d’ali, che presumevo fossero rosse dal colore della polvere che le cadeva attorno, facevano un movimento talmente veloce da essere impercettibile e tenevano sospeso a mezz’aria il corpicino della ragazza.

I capelli biondi le arrivavano fino ai piedi e svolazzavano di qua e di là a ogni minimo movimento. Portava in testa una graziosa corona di fiori colorati, tutti intrecciati tra loro, e in mano teneva una margherita grande quasi quanto lei.

‹‹Gloria e Onore a voi, somma Dea. Io sono Twinkle e a nome di tutto il popolo fatato, la prego di accettare il nostro umile dono››. E allungò il fiore verso di me. ‹‹Questa non è una semplice margherita, in realtà contiene polvere fatata. Sono certa che ti sarà molto utile in futuro per poter scoprire quali sono i tuoi nemici››.

‹‹Le servirà eccome, allora››, disse Sonia trattenendo un sorriso.

Non risposi.