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Le Follie Di Olivia
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Le Follie Di Olivia

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“Non importa comunque. Non è questo il punto.” Olivia gesticolò in segno di rifiuto. “Anche se fosse bello e ben educato, non si potrebbe negare il fatto che abbia passato gli ultimi quindici anni ignorando la fidanzata. Né la mia famiglia né io abbiamo mai ricevuto notizie da lui o dai suoi. Mi sono considerata libera.”

“Forse aveva una buona ragione?” disse Juliet, con gli occhi blu che emanavano ottimismo.

“Sapete entrambe che non desidero sposare nessuno…mai. E ora”, Olivia sospirò a fondo, “ora sono di nuovo imprigionata. Non lo sopporto. E non lo farò. Dovete aiutarmi.”

Emma strinse le mani di Olivia nelle sue e le rivolse un sorriso rassicurante. “Allora lo faremo, almeno per quanto possiamo.”

“Oh, lo so. Andiamo alla fiera.” Juliet rivolse loro un sorriso compiaciuto, saltando su dalla sedia. “Mi hanno detto che c’è una donna che legge il futuro. Potete incontrarla e forse vi dirà cosa dovreste fare.”

Olivia si alzò di scatto all’idea e sorrise all’amica. “Almeno potrà darmi qualche consiglio.”

Juliet aveva sempre creduto in quelle cose, mentre Emma le considerava solo sciocchezze. Olivia non aveva chiare opinioni riguardo all’ignoto, ma credeva che alcune persone avessero ricevuto in dono intuizioni e capacità.

Credeva che l’indovina potesse dirle qualcosa di utile, o perlomeno si riservava di esprimere un giudizio dopo avere visto la donna. Che male poteva esserci?

“Forse”, Olivia lasciò la mano di Juliet con un sospiro, “anche se è ancora più probabile che non mi procuri altro che un po’ di divertimento.”

Juliet guardò Emma di sbieco per un attimo, poi scosse la testa. “Non dovete essere sempre così seria.”

“Sapete bene come mi sento riguardo a queste cose. Semplicemente non voglio illudere Olivia.” Emma si alzò. “Ci incamminiamo, quindi?”

Anche Juliet si alzò, poi prese sottobraccio Olivia e le si avvicinò. “Ignoratela, non c’è nulla di sbagliato nella speranza.”

Olivia fece un sorrisetto, non volendo guastare l’eccitazione di Juliet, anche se sapeva bene che il consiglio di Emma era valido. Prese a braccetto Emma e le strinse lievemente il braccio. “In qualsiasi modo vada a finire, vi ringrazio entrambe.”

Mentre si allontanavano dal salotto, il cuore di Olivia batteva forte, un misto di anticipazione ed eccitazione che le stringeva lo stomaco. Anche se l’indovina non le avesse detto niente di buono- cioè niente di utile- Olivia sarebbe sfuggita al futuro che le veniva imposto.

Doveva farlo. Non avrebbe accettato nessun altro risultato.

L’area della fiera era molto affollata dalla piccola aristocrazia locale così come dalla gente comune. Il cuore di Olivia batteva veramente libero, mentre lei e le sue amiche si facevano strada attraverso la folla, alla ricerca del carro dell’indovina. Non dovettero andare lontano prima di trovarlo. Olivia provò un attimo di esitazione trovandosi davanti il carro a colori vivaci, con le amiche al suo fianco. E se l’indovina non le avesse detto niente di buono? Olivia avrebbe potuto dimenticare le sue parole ed andare avanti? O le sarebbero risuonate nella mente nonostante gli sforzi? Forse era meglio non sapere.

Una donna dai capelli scuri e dagli occhi marroni indagatori apparve sulla soglia. “Non esitate, bambina”, disse facendosi da parte per lasciarle entrare.

Juliet diede una gomitata ad Olivia per farla muovere. Lei fece qualche passo incerto, poi salì gli scalini che portavano nel carro. Juliet ed Emma la seguirono da vicino.

“Sedetevi”. L’indovina indicò una panca di un verde brillante.

Juliet fece un cenno incoraggiante ad Olivia, mentre Emma fece un lieve sorrisetto.

Olivia andò verso la panca e si accomodò. Emma e Juliet si sedettero vicino a lei, stringendosi ai lati per starci tutte.

L’indovina si accomodò su una panca davanti a loro. In mezzo c’era un tavolino, con un mazzo di carte vicino alla donna. “Io sono Madame Zeta, e voi?” Sorrise, sollevando la guancia coperta di lentiggini.

“Olivia.” Si schiarì la voce e disse, “Lady Olivia Montague.” Si guardò intorno osservando l’interno a colori vivaci del carro. Non aveva mai visto niente di simile, anche se lo trovava in qualche modo invitante. La tensione nei muscoli svanì, mentre rivolgeva di nuovo l’attenzione a Madame Zeta.

“Immagino che siate qui per farvi rivelare la sorte?”

Olivia esitò per un attimo. Annuì, poi frugò nella borsetta e tirò fuori tre scellini. “Si, per favore.”

La donna dalla pelle color del miele attraversò la stanza e Olivia lasciò cadere le monete nel suo palmo.

Madame Zeta si voltò, facendo cadere gli spiccioli in una piccola scatola vicino a lei. “Molto bene.” Poi le si avvicinò di nuovo. “Porgetemi la mano.”

Anche se il polso di Oliva accelerò, non esitò a girare la mano e a metterla in quella di Madame Zeta. C'era qualcosa in quella donna che la metteva a suo agio. Era forse il suo sguardo caloroso o l’intelligenza che rivelava? O forse i sorrisi gentili dell’indovina?

Madame Zeta esaminò il palmo di Olivia, poi fece passare un dito scuro sulle linee della pelle di Olivia. Le provocò un lieve solletico, ma Olivia rimase ferma e tranquilla.

“La vostra strada è molto ben delineata, ma non al punto di non potere essere alterata.” Madame Zeta continuava a fissare il palmo di Olivia mentre parlava. “Abbiamo tutti un cammino da percorrere. Il cammino della vita. Qualsiasi cosa succeda, ci mantiene saldi.”

Olivia si mordicchiò il labbro inferiore, aspettando che la donna dicesse di più.

“State affrontando un crocevia.” Madame Zeta fissò Olivia negli occhi.

Olivia deglutì nonostante la gola secca. “Sì.”

“E’ una questione di cuore”, disse Madame Zeta, con uno sguardo d’intesa.

Olivia non poté fare altro che annuire e continuare a fissare quella donna intrigante.

Madame Zeta avvolse la mano di Olivia tra le proprie dita e la strinse lievemente. “L’amore arriverà sulle ali della follia. La scelta che farete influenzerà il vostro destino, bambina mia. Non prendete decisioni affrettate.”

Olivia la guardò, cercando di decifrare il significato delle parole della donna, ma per lei erano semplicemente senza senso. Emanò un respiro profondo e chiese, “Cosa significa? Cosa devo fare?”

Madame Zeta lasciò la mano ed Olivia fu assalita da un gelo improvviso. “Questo dovete deciderlo voi.”

“Ma…”

Madame Zeta scosse la testa, alzandosi. “Nessun altro può compiere il vostro cammino, bambina.”

Olivia continuava a guardarla, mentre mille domande le risuonavano in testa. Sicuramente la donna poteva dirle di più. Poteva darle qualche linea guida. “Per favore”, chiese Olivia con un tono più disperato di quanto intendesse.

“Non posso predire di più, bimba.”

Emma si alzò e afferrò Olivia per il braccio, stringendolo lievemente. “Andiamo.”

“Certamente.” Juliet balzò in piedi con un ampio sorriso.

Olivia si alzò per raggiungerle, quindi lasciò il carro con il cuore pesante. Le parole di Madame Zeta erano un enigma e lei non sapeva proprio come risolverlo, ma doveva farlo comunque.

Capitolo 2

William Breckneridge, Duca di Thorne, oziava vicino ad una porta finestra nella biblioteca del Marchese di Pemberton, aspettando di incontrare il lord. Tenendo lo sguardo fisso verso la porta, si sistemò il cravattino.

Cosa diamine stava trattenendo quell’uomo? William era stato fatto entrare nella biblioteca al suo arrivo ed aspettava con ansia l’udienza. Erano passati più di venti minuti e lui detestava aspettare.

William si alzò e rivolse gli occhi fuori dalla finestra, chiedendosi per quanto tempo Pemberton lo avrebbe tenuto in sospeso. Si strofinò la mano sulla mascella, riflettendo.

Dopo un’assenza di quindici anni, William non riteneva di potere lamentarsi se il marchese metteva troppo tempo a presentarsi. La pazienza è una virtù, ricordò a se stesso. Un cliché, ma pur sempre vero.

Traendo un sospiro, William rivolse i propri pensieri al motivo per cui era lì. Non poteva fare a meno di meravigliarsi del fatto di essere venuto a cercare la sua sposa, alla fine. Certamente, aveva sempre saputo che si sarebbe sposato. In quanto duca, era suo dovere farlo. Ma non aveva avuto fretta di realizzarlo. Piuttosto era risentito perché la sua vita era stata programmata.

Ma ora tutto era cambiato. William aveva bisogno di reclamare la futura moglie con tutta la fretta necessaria e sperava solo che Pemberton la pensasse come lui. Che quell’uomo gli concedesse sua figlia ed onorasse i loro accordi senza problemi. William avrebbe potuto biasimarlo, se avesse rifiutato?

E quella donna?

Certamente Lady Olivia non avrebbe posto obiezioni, perché quale donna non sognava il proprio matrimonio? Probabilmente aveva trascorso la maggior parte della vita sperando che lui arrivasse ed aspettando di potere chiamarsi duchessa. Dopotutto, loro due erano stati promessi fin da bambini. Le loro vite erano state programmate e presentate loro su un vassoio d’argento.

William aveva detestato per molto tempo il fatto di dover prendere quella ragazza scialba in moglie, ed aveva fatto di tutto per opporre resistenza e rimandare. Strano che ora si trovasse ad essere grato per l’accordo.

Aveva perso i genitori e, con tre sorelle delle quali occuparsi, aveva disperatamente bisogno dei consigli di una donna. Una moglie bell’e pronta avrebbe soddisfatto le sue necessità. Salvarlo da ciò che lo attendeva.

Sentì un brivido di repulsione attraversargli il corpo. Non riusciva ad immaginarsi mentre accompagnava le sue sorelle ad innumerevoli balli, serate, concerti, ecc. Si sentiva incapace di controllarle e guidarle.

Avrebbe preferito l’inferno.

Tuttavia, le sue preoccupazioni non iniziavano e terminavano con gli aspetti mondani dell’entrata in società delle sorelle. No, erano molto più profonde. Le sue sorelle avevano bisogno di una figura materna per guidarle e controllare che avessero tutto il necessario per delle giovani aristocratiche. Qualcuno che le mantenesse sulla retta via. Una lady da prendere come esempio. Una che si preoccupasse di loro.

L’immagine di una giovane lady attirò l’attenzione di William, che attraversò la stanza per avere un miglior punto di osservazione. Alla parete, in una grande cornice dorata, era appeso il ritratto di Lady Olivia. Doveva avere circa dieci anni, ed era proprio come la ricordava. Allampanata, con le trecce ed un corpo lungo e piatto.

Sperava disperatamente che avesse messo su qualche curva.

Ad ogni modo, Lady Olivia sarebbe servita ai suoi scopi, come qualsiasi nobildonna.

E la cosa più importante era che non avrebbe perso tempo a corteggiarla- non aveva bisogno di farle la corte- sarebbe stata una questione rapida e semplice. Avrebbe fatto il proprio dovere, poi avrebbe portato la moglie a casa per badare alle sue sorelle e dirigere la residenza. In cambio, Lady Olivia avrebbe ottenuto il titolo di duchessa ed il controllo delle sue proprietà. Dopo avergli assicurato un erede, avrebbe avuto tutta la libertà possibile.

“Vostra Grazia.” Lord Pemberton entrò nella stanza e fece un inchino.

William ricambiò il saluto, incoraggiato dal sorriso cordiale che si rifletteva sul volto di Pemberton. Sembrava che il suo futuro suocero non gli tenesse il broncio.

William sorrise all’altro uomo, prima di dire, “Immagino che sappiate perché sono venuto.”

“Certamente. La vostra lettera è arrivata sana e salva e noi non vedevamo l’ora che le nostre famiglie si unissero.” Pemberton si avvicinò alla scrivania e fece un cenno verso una sedia di velluto di fronte ad essa. “Prego, accomodatevi.”

William si sedette, poi accettò un bicchiere di brandy. “Lady Olivia ci raggiungerà?”

“Ah, sì. Mia moglie è andata a prenderla.” Pemberton frugò tra alcuni documenti sulla scrivania. “Nel frattempo desideravate controllare il contratto di matrimonio?”

“Non ne ho bisogno.” William aveva letto quella benedetta cosa migliaia di volte dalla sua stipulazione. Prima della morte dei genitori, loro gli avevano spesso ricordato il suo dovere e lo avevano spronato a pensare al matrimonio. Provò una fitta di rimpianto. Avrebbe dovuto rendere onore ai loro desideri quando erano ancora in vita. Aggiunse, “Conosco bene i suoi contenuti e non vedo ragione di alterarne i termini.”

“Ho delle obiezioni.” Una voce femminile squillò da qualche parte dietro di lui e William si voltò per vedere una bellezza dai capelli neri, in piedi vicino ad una donna più anziana ma altrettanto attraente. Si alzò per salutarle.

“Olivia”, Pemberton la ammonì mentre lui si alzava.

William alzò una mano per fermarlo. “E’ tutto a posto.”

“Assurdità.” Lady Pemberton attraversò la biblioteca, per fermarsi al fianco del marito. “Vogliate scusare le cattive maniere di nostra figlia. Vi assicuro che è stata educata a comportarsi come ci si aspetta da una lady, Vostra Grazia.”

“Le ho già perdonato il passo falso.” William fece un inchino a Lady Olivia. “Mia signora.”

“Vostra Grazia.” Lo sbirciò con i suoi fieri occhi colore dell’ambra, prima di inchinarsi.

William la fissava, a metà tra il divertito e l’irritato. Cosa era successo alla ragazza insignificante che ricordava? A quella ragazza timida, con le braccia e le gambe troppo lunghe per il suo corpo esile?

La donna che lo fissava assomigliava ben poco alla ragazza alla quale era stato promesso. Sicuramente il suo carattere era diverso. Cercò di blandirla con un sorriso disinvolto, ma lei si

accigliò ancora di più. Il suo malcontento era evidente per tutti.

William fece un passo verso di lei. “Prego, esprimete le vostre obiezioni.”

La marchesa impallidì, alzando gli occhi mentre si voltava a guardare sua figlia. “Non ne ha.” Lady Pemberton avvolse le spalle di Olivia con il braccio. “Non è vero?”

Anche se era una domanda, dal modo in cui Lady Pemberton guardava sua figlia a William non sembrava veramente tale. Come conferma, Lady Olivia incrociò il suo sguardo e disse, “In verità, ne ho.”

La marchesa divenne una maschera di porcellana, neppure un’ombra di colore le rimase in viso, ma Lady Olivia non le prestò attenzione, continuando ad esprimere le proprie obiezioni. “Non ho alcun desiderio di sposare una sconosciuto.”

Il padre girò intorno alla scrivania, con le guance in fiamme. “Il duca non è un estraneo. Vi conoscete dall’infanzia e siete fidanzati da allora.”

“Consentitemi di non essere d’accordo. No ho ricevuto nemmeno una lettera negli ultimi quindici anni. Non conosco affatto il duca.” Lady Olivia strinse le labbra e guardò William di sbieco. “E non ho alcun desiderio di sposarlo.”

William si avvicinò ad Olivia e disse, “Ha ragione.”

Lord e Lady Pemberton si girarono verso di lui a bocca aperta. Il primo a riprendersi fu Lord Pemberton. Posò una mano sul braccio della moglie, ma mantenne gli occhi fissi su William, mentre diceva, “Sicuramente non intendete…”

“Quindi avremo un’ intera vita per correggere la mia svista”, aggiunse William interrompendo il marchese. Rivolse nuovamente l’attenzione verso Lady Olivia, offrendole quello che sperava fosse un sorriso rassicurante. “Intendo onorare i desideri dei miei genitori. Ho ottenuto una licenza speciale, così potremo sposarci rapidamente. In seguito, potremo passare tutto il tempo che vorrete a conoscerci meglio.”

Olivia alzò gli occhi, mentre le pagliuzze color rame si oscuravano. “Desiderate sposarmi subito?”

“Certamente”, rispose William.

Lady Olivia indietreggiò e rivolse a suo padre gli occhi pieni di panico. “Sicuramente, aspettare che sia letto l’annuncio non è chiedere troppo.”

“Mia cara”, suo padre le si avvicinò e le prese le mani. “Siete fidanzati e alla fine vi sposerete, che differenza fa se la cerimonia avviene stasera o tra tre settimane?”

“Moltissima differenza.” Rivolse a William uno sguardo implorante. “Per favore. Possiamo aspettare l’annuncio?”

“Se è quello che desiderate, lo rispetterò.”

William sorprese se stesso più che chiunque altro con quelle parole. Non sapeva perché avesse acconsentito, ma qualcosa nel modo in cui lei lo aveva implorato, gli aveva colpito il cuore.

Non voleva affatto renderla infelice, quello non era mai stato il suo scopo. In effetti, sperava che nel tempo avrebbero provato affetto l’uno per l’altra. In ogni caso, desiderava essere un buon marito. Forse non l’aveva scelta, ma non l’avrebbe fatta soffrire per quello.

Se aspettare la lettura dell’annuncio la faceva stare meglio, allora era quello che avrebbero fatto. Nel frattempo, William si sarebbe sforzato di conquistarla.

Capitolo 3

Olivia avrebbe voluto prendersi a calci, o ancora meglio, prendere a calci lui. Lo aveva veramente implorato? Si sentì le guance in fiamme, sapendo di averlo fatto veramente. Ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimandare il matrimonio. Almeno adesso avrebbe avuto tre settimane per trovare una scappatoia.

Il duca di Thorpe le si avvicinò, guardandola negli occhi. “Se dobbiamo usare il tempo ottenuto nell’attesa che vengano fatti gli annunci per conoscerci meglio, non vedo alcuna ragione di posticipare il risultato sperato. Volete unirvi a me per una passeggiata in giardino?” Sua Grazia le offrì il braccio.