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Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì
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Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì

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– Sei con Peter? Perché non siete tornati a casa? – chiese prima di aspettare la prima risposta.

– Sì, Peter è qui con me – rispose l'Esattore mentre pensava a come rispondere alla seconda domanda —. Peter ha pensato che ad Alexis sarebbe piaciuto godersi questa bella giornata dopo l'appuntamento dal dentista, quindi stiamo facendo una passeggiata.

– Non fate tardi. Di' a Peter che l'aspetto per mangiare.

– Sarà fatto, Vivian. Ciao. – E riagganciò prima che a Vivian venisse in mente qualche domanda inopportuna per ampliare le poche informazioni che aveva su dove si trovava la sua famiglia.

Vivian guardò l'ora, poteva ancora approfittare del tempo prima di andare a casa, per cui decise di fare la telefonata che aveva in sospeso, doveva riscuotere un altro favore.

La scena dell'incidente le venne in mente come un fulmine, cosa che la fermò prima che componesse il numero. E allora ricordò che l'aveva visto e Vivian si chiese cosa stava facendo lui lì. Il suo istinto di sopravvivenza le rinfacciò di essersi fidata troppo. Tamburellò energicamente con la penna sul tavolo, prima di alzarsi dalla poltrona e uscire decisa dal suo ufficio.

La segretaria alzò lo sguardo sentendo dei tacchi passare come una meteora e andare verso l'ascensore. Poi continuò con il suo lavoro visto che Vivian non si girò per darle qualcosa da fare o almeno per dirle se e quando avesse intenzione di tornare in ufficio durante il resto della giornata.

Vivian andò in garage e si diresse verso il suo box dove teneva la sua Toyota, che usava solo in certe occasioni: quando non era richiesto il servizio di un autista, quando la destinazione era un segreto.

Le vie della città si susseguivano velocemente mentre Vivian si stava dirigendo verso la sua meta. Nonostante il pericolo di avere un incidente, tale velocità fece sì che il suo viaggio finisse presto.

Vivian scese dalla macchina, era all'aeroporto. Prese una valigetta che teneva sempre pronta nel bagagliaio per qualsiasi evenienza. Attraversò l'aeroporto fino ad arrivare a una porta con su scritto "Vietato entrare" e che la condusse lì dov'erano parcheggiati gli aerei. A passo deciso si diresse verso un piccolo aereo leggero di fianco a un hangar, dove un uomo di mezza età stava aspettando facendo dei brevi giri.

– Sam, andiamo in fretta. Non ho molto tempo.

Il pilota e la passeggera salirono sull'aereo, che decollò qualche minuto dopo senza il minimo contrattempo.

Quindici minuti dopo atterrò con destrezza e Vivian scese in fretta dall'aereo.

– Aspettami qui con l'aereo pronto per poter partire appena torno – gli disse Vivian.

Il pilota annuì con la testa e si mise a guardarsi le unghie, unghie mal curate e sporche a furia di maneggiare il motore dell'aereo, poiché, oltre a esserne il pilota, era anche il meccanico dell'aereo che Vivian utilizzava per i suoi viaggi a lunga distanza.

Vivian fece una telefonata.

– Sono qui. Adesso vengo a trovarti.

Un taxi l'avvicinò alla sua meta successiva in più tempo del previsto, cosa che spinse Vivian a dare un'occhiata nervosa all'orologio e a rimproverare l'allegro tassista, che le rispose:

– Che fretta hai, bellezza?

Vivian lo guardò severamente, ma nel suo intimo le piaceva che le facessero i complimenti. Peter non glieli faceva mai e lei, sebbene fosse una grande imprenditrice, era anche una donna. A dire il vero, a volte sentiva la mancanza di comportarsi come una femmina e non tanto come una fredda donna d'affari. Così un sorriso emerse tra le nebbie della serietà per illuminare brevemente il suo viso.


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