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Abigail Strega Per Caso
Abigail Strega Per Caso
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Abigail Strega Per Caso

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Abigail Strega Per Caso
Sandro Dell'Orto

Una comune ragazzina gallese riceve un regalo che le farà conoscere un sacco di personaggi che non sapeva che esistessero davvero.

Abigail è una ragazzina gallese come tante che, in occasione del suo dodicesimo compleanno, riceve un regalo che le dona dei poteri magici. In compagnia di un folletto, che le insegnerà ad usare i suoi poteri, di una giovane strega imbranata e un orco un po' fuori dagli schemi va in cerca del libro perduto di Atlantide, incontrando altri personaggi che la aiuteranno o la ostacoleranno.

ABIGAIL

STREGA PER CASO

Un romanzo di

Sandro Dell'Orto

A Stefano

PREFAZIONE

L'idea di scrivere la storia di Abigail come immaginerete mi è venuta quando ho conosciuto Harry Potter (no, non ho conosciuto lui personalmente anche perché è un personaggio di fantasia come lo è Abigail, però non mi sarebbe dispiaciuto conoscere l'autrice J.K. Rowling).

Ho cominciato a scrivere la storia intorno al 2004 ed inizialmente l'avevo strutturata in tre racconti dal titolo "Abigail, la storia comincia", "Il ritorno di Wilfreda" e "La minaccia di Atlantide", ognuno ambientato in un anno diverso: infatti all'inizio compie 12 anni e nel terzo ha 14 anni. Verso la metà del 2005 avevo già completato i primi due racconti ed ero a un buon punto per il terzo quando mi si è bruciato l'hard disk del computer. Purtroppo non avevo pensato di fare i backup come sono abituato a fare ora, quindi ho praticamente perso tutto quello che avevo scritto fino a quel momento. Ho provato a portare l'hard disk in un negozio che diceva di poter recuperare i files danneggiati ma mi hanno recuperato poco o niente, in compenso mi han fatto pagare una cifra esagerata. Per fortuna quando ho cambiato il pc, ho conservato l'hard disk e nel 2013 ho provato di nuovo a portarlo in un centro assistenza informatica, che nel frattempo aveva aperto vicino a casa mia, dove sono finalmente riuscito a recuperare l'80% dei files tra cui tutto quello che avevo scritto. Solo che ormai mi sembrava un po' obsoleto così ho deciso di rimetterci mano e unificare tutti i racconti facendolo diventare un vero romanzo. Inoltre volevo farvi notare una curiosità: mentre nei libri di Harry Potter le formule magiche sono in latino, io invece le ho messe in gaelico, tranne i monosillabi usati da Abigail e Rachel durante la loro battaglia che sono inventati di sana pianta anche se potrebbero sembrare cinesi o coreani. Detto questo vi auguro buona lettura e buon divertimento.

PROLOGO

Intorno all'anno mille, una vecchia stava percorrendo un sentiero sui Balcani quando venne sorpresa da una tormenta di neve; lei allungò il passo, perché sapeva che lì vicino c'era una caverna in cui avrebbe potuto trovare rifugio finché non fosse passata. Raggiunse la caverna, vi entrò fin dove la luce esterna poteva filtrare e si sedette su un masso in attesa che il tempo cambiasse; una strana inquietudine però la tormentava quando si voltava verso il fondo buio della caverna, i sensi le dicevano che non era sola: qualcuno o qualcosa si nascondeva nell'oscurità. Si alzò e fece per inoltrarsi nella caverna, almeno finché dove i suoi occhi potevano distinguere ciò che la circondava, quando una voce maschile molto profonda venne dal fondo della caverna.

«Fermati. Non voglio farti del male.»

«Mi scusi. Mi sono rifugiata qui per via della tempesta, ma appena smette me ne vado.»

«Mi capisci?» chiese la voce con un tono stupito.

« Certo che la capisco, signore, parliamo la stessa lingua a quanto pare.»

«Non credo proprio, a meno che tu non sia una strega: se fossi stata un semplice essere umano avresti sentito solo dei ruggiti al posto delle parole.»

«Dei ruggiti, signore? Non capisco. Comunque sì, pratico le arti magiche, quindi posso definirmi una strega come dice lei, signore.»

«Signore, ah ah ah. » rise la voce misteriosa «Sei la prima a chiamarmi così e, probabilmente, anche l'ultima. »

«Cosa vuole dire? Chi è lei?»

« Vuoi proprio saperlo? Promettimi che non fuggirai appena mi vedrai e io ti farò un dono.»

«Va bene, glielo prometto, del resto con la tempesta che c'è là fuori morirei di sicuro.»

«Bene, ora accenderò un fuoco così potrai vedermi e anche riscaldarti. Voltati, ti dirò io quando sarò pronto.»

Lei si voltò verso l'ingresso della caverna, osservando la neve che cadeva fitta mentre alle sue spalle una lingua di fuoco raggiunse una catasta di legna accendendola e illuminando la grotta.

«Ecco, ora puoi voltarti.»

La donna iniziò a voltarsi piano e quando vide quello che il fuoco stava rivelando i suoi occhi si riempirono di stupore e di terrore allo stesso tempo, perché quello che stava vedendo era...

«Sei... sei un drago!»

«Proprio così, per l'esattezza l'ultimo drago.»

«Che significa?»

«Io sono l'ultimo della mia specie. » sospirò il drago «Con la mia morte, la mia razza scomparirà per sempre. Per gli uomini saremo solo una leggenda, penseranno che non siamo mai esistiti.»

«Ma troveranno le vostre ossa in futuro...»

«No, quando moriamo di noi non resta nulla. Il fuoco, che è la nostra arma, è anche la nostra maledizione: ogni volta che lo usiamo ci consuma da dentro e quando sentiamo che la fine è vicina ci nascondiamo da qualche parte e aspettiamo la vampata finale che ci ridurrà in cenere in pochi minuti, comprese ossa zanne e artigli. Per questo gli uomini del futuro non crederanno alla nostra esistenza e ci descriveranno come esseri mitici e leggendari che si trovano solo nelle favole che racconteranno ai loro figli.»

«Posso fare qualcosa per aiutare a non dimenticare?»

«Sì, questo è il dono che voglio farti. Hai un contenitore nella tua bisaccia?»

«Penso di avere un barattolo di vetro, sì, eccolo. Cosa devo fare?»

«Stammi a sentire, il mio tempo sta finendo, non interrompermi e non chiedermi nulla: ora con i miei artigli mi strapperò un lembo di pelle, raccoglilo e raccogli il sangue che sgorgherà dalla ferita nel tuo barattolo. Quando sarai a casa tua, prendi la mia pelle, bagnala con qualche goccia del mio sangue per ammorbidirla e crea un oggetto qualsiasi, quello che preferisci, questo oggetto avrà dei poteri magici e ogni cento anni dovrà essere donato a un essere umano meritevole.»

Detto questo, il drago iniziò a incidere la propria pelle con un artiglio staccandone un pezzo mentre la donna raccoglieva il sangue che ne usciva nel barattolo; quando il drago ebbe finito l'operazione, la donna raccolse il lembo di pelle verde e lo mise nella bisaccia insieme al barattolo che nel frattempo aveva chiuso. Intanto, la ferita del drago avevo smesso di sanguinare e dalla carne nera si accendevano tizzoni incandescenti.

«Ora vai. » disse il drago «Il mio tempo è arrivato, se rimani nella caverna brucerai con me. La tempesta è passata, torna a casa e fa come ti ho detto. Addio. »

La donna raccolse la bisaccia e il suo bastone e uscì dalla caverna, il tempo stava migliorando, quando ebbe fatto pochi passi, una vampata di fuoco proruppe dalla grotta seguita da una nuvola di fumo grigio: l'ultimo dei draghi se n'era andato per sempre e con lui la sua stirpe.

1 – Un magico regalo

C’era una volta, anzi, c’è ancora o meglio, potrebbe esserci, perché questa è una storia che si svolge ai nostri giorni o nel prossimo futuro in una cittadina del Galles, della quale vorrei risparmiarvi il nome perché è abbastanza impronunciabile, ma se volete provare ad annodarvi la lingua eccovi il nome: Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch, giuro che esiste come esistono Londra o Parigi, con protagonista una ragazzina di dodici anni chiamata Abigail. Abigail era un tipo molto sveglio per la sua età, con capelli rossi e ricci e fantastici occhi verdi, e ogni giorno, dopo la scuola, andava a fare compagnia ad una vecchia signora che le malelingue del paese dicevano essere una strega. Ma Abigail non badava a queste chiacchiere perché la sua mamma le aveva insegnato che non si possono giudicare le persone senza prima conoscerle.

Questa storia comincia proprio il giorno in cui Abigail compie dodici anni, ma non per questo rinuncia a fare visita alla vecchia signora. Quel giorno, però, Abigail la trovò a letto e perciò le chiese:

«Non si sente bene, signora Carter?»

«Non preoccuparti, Abigail, sono solo un po’ stanca e il dottore mi ha detto che ho bisogno di riposo e di una bella vacanza.»

«E quando intende partire?»

«Domattina presto. Ma dimmi, Abigail, se ricordo bene oggi è il tuo compleanno, vero?»

«Sì, signora Carter, compio dodici anni.»

«Prima di partire voglio farti un regalo molto speciale, si trova in quel cassetto: è una scatola rossa, prendila e vieni a sederti accanto a me.»

Abigail fece come le aveva detto la signora, aprì il cassetto e n’estrasse una scatola rossa con un fiocco dorato, quindi andò a sedersi accanto al letto della signora con la scatola in mano e le chiese:

«E’ davvero per me?»

«E per chi altri? Sei l’unica amica che ho in questo paese.»

«La ringrazio tanto, signora Carter, ma non era necessario che lei si disturbasse.»

«Nessun disturbo. Aspettavo da tempo qualcuno che fosse degno di riceverlo. Ma adesso aprilo, su.»

Abigail cominciò a sciogliere il fiocco e a levare la carta rossa che ricopriva un cofanetto. Aprì anche quest’ultimo e vide che conteneva un paio di guanti di pelle verdi.

«Sono dei guanti.» disse Abigail.

«Sì, ma sono speciali: sono guanti magici.»

«Magici? Ma allora è vero quel che si dice in paese che lei è... una strega?»

«No, non sono una strega, sono una fata, per essere precisi.»

«Ma le fate di solito sono giovani e belle...»

«Che ci vuoi fare? Il tempo passa anche per noi purtroppo, forse un po’ più lentamente, ma passa.»

Suonò il campanello e la signora Carter continuò:

«Questo dev’essere Ken, lo avevo invitato a venire qua per farti imparare ad usare i poteri dei guanti.»

«Chi è questo Ken?»

«Un folletto, un po’ strano ma simpatico. Vai ad aprire, su.»

Abigail andò ad aprire e si trovò davanti un ragazzo biondo, dall’apparente età di circa 18 anni che indossava un giubbotto di pelle nera, jeans, scarpe da tennis e l’orecchino.

«Ciao.» disse il ragazzo «Io sono Ken, Daisy mi ha detto di venire perché devo istruire qualcuno sull’uso dei poteri magici.»

«Daisy? Forse intende la signora Carter?»

«Già, qui è conosciuta così. E tu devi essere Abigail, la mia allieva, vero?»

«Vedo che sa già tutto. Si accomodi, prego.»

«E piantala di darmi del lei, mi fai sentire vecchio. In fondo ho solo 479 anni.»

«Io invece ne compio dodici oggi.»

«Tanti auguri. Si dice così anche da voi, vero?»

«Grazie. Ma ora vieni, lei ti sta aspettando e anch’io sono curiosa di saperne di più su questi guanti e come si usano.»

Lo accompagnò nella stanza della signora che intanto si era alzata accomodandosi ad un tavolino dove aveva portato anche il cofanetto coi guanti e li invitò a sedere con lei. Abigail e Ken si accomodarono.

«Bene. Poiché ci siamo tutti tocca a te, Abigail, chiedere tutte le informazioni che desideri sapere.»

«Prima di parlare dei guanti vorrei chiedere qualcosa a Ken.»

«Che cosa vuoi sapere, Abigail?» chiese Ken.

«Quando lei mi ha detto che eri un folletto, mi aspettavo di vederti vestito di verde con un berretto a sonagli e alto all’incirca 20 centimetri.»

«Conciato così ci vado in giro solo a Carnevale. A me piace stare al passo coi tempi. Sono giovane e moderno, io. E poi ad essere alti solo 20 centimetri rischi di farti spiaccicare dalle auto e questa non è una prospettiva che mi attrae.»

«Avrai tutto il tempo per soddisfare la tua curiosità su Ken, lui starà con te finché non avrai imparato ad usare bene i tuoi poteri.»

«Ha ragione, signora Carter, da dove devo cominciare?»

«Perché non cominci con l’indossare i guanti?» ribatté Ken.

Abigail indossò i guanti, li rimirò e poi disse:

«Come sono morbidi. E ora cosa devo fare? »

«Il potere più facile è la lettura del pensiero.» disse Ken.

«E come si fa?» chiese ancora Abigail.

«Devi solo tenere per mano la persona alla quale vuoi leggere il pensiero, così capirai le sue intenzioni.»

«Posso fare una prova con Ken?»

«Naturalmente, sono qui apposta.»

Abigail strinse la mano di Ken nella sua, dopo un po’ disse:

«Pensi che io sarò la tua migliore allieva.»

«Brava, ho pensato proprio così. Ma ora andiamo avanti.»

«Cos’altro posso fare?»

«In pratica tutto quello che vuoi, ma devi stare molto attenta perché non devi usare i tuoi poteri per soddisfare desideri egoistici: la magia dei guanti funziona solo se è usata per fare del bene, se la usi per soddisfare i tuoi capricci o per fare del male a qualcuno essi perderanno i loro poteri e diventeranno guanti normali.»

«Ha la mia parola, signora Carter, li userò solo quando sarà necessario. A casa non ho problemi coi miei genitori, quindi ricorrerò alla magia solo in caso d’emergenza o pericolo.»

«Sapevo che potevo fidarmi di te. Sei una cara ragazza, Abigail.»

«Grazie, signora, ma faccio solo il mio dovere verso il prossimo.»

Il pomeriggio passò in fretta tra una spiegazione e l’altra e per Abigail si era fatta l’ora di tornare a casa e disse:

«Ora devo andare. Non la rivedrò più, allora, signora Carter?»