banner banner banner
Abigail Strega Per Caso
Abigail Strega Per Caso
Оценить:
Рейтинг: 0

Полная версия:

Abigail Strega Per Caso

скачать книгу бесплатно


«Già, il mio dovere qui l’ho compiuto. Ora mi riposerò un poco e poi andrò dove ci sarà ancora bisogno del mio aiuto.»

«Ken resterà qui al suo posto?»

«Sì, si farà passare per mio nipote quindi potrai rivolgerti a lui ogni volta che vorrai. Ma ora vai, i tuoi genitori ti staranno aspettando.»

«Addio, signora Carter.»

«Addio, Abigail.»

Ken accompagnò Abigail alla porta e le disse:

«Mi raccomando, non dire a nessuno che i guanti sono magici, altrimenti cercheranno di rubarteli.»

«Stai tranquillo, Ken, sarà il nostro segreto.»

«Va bene, ci vediamo domani pomeriggio per un’altra lezione.»

Si salutarono e Abigail si avviò verso casa canticchiando.

Il giorno dopo, a scuola, sentì le sue compagne più pettegole dire che la strega se n’era andata lasciando a casa sua un nipote che non era poi tanto male. Sapendo che Abigail era l’unica a frequentare quella casa, quando la videro arrivare le chiesero se aveva conosciuto anche il nipote della signora.

«L’ho conosciuto ieri quando è arrivato.» rispose Abigail «Si chiama Ken.»

«Ken? Bel nome.»disse Wanda «E che tipo è?»

«Molto simpatico e spiritoso.»

«Ce lo faresti conoscere?» chiesero le altre in coro.

«Vedrò cosa posso fare. Vedete, lui sa com’era considerata sua zia qui in paese quindi non so se avrà la voglia di conoscere proprio le persone che ne sparlavano di più.»

«Faremo di tutto per farci perdonare, vero ragazze?»

Le altre annuirono.

«Va bene, oggi pomeriggio gliene parlerò e domani a scuola vi farò sapere cosa ha deciso.»

«Grazie, Abigail.»

La campanella suonò e le ragazze si avviarono in classe.

Nel pomeriggio Abigail riferì a Ken quanto le avevano detto le sue compagne di scuola e lui rispose:

«Beh, se vogliono conoscermi potresti invitarle qui.»

«Anche se sparlavano della signora Carter?»

«Hai ragione, dovremo dar loro una lezione prima.»

«Un bell’incantesimo, per esempio?» propose Abigail.

«Alt! Ferma lì. Prima regola: niente incantesimi contro le persone, nemmeno per scherzo. Io pensavo invece che questa casa ha bisogno di una ripulita, quindi, puoi spargere la voce tra le tue compagne che cerco qualcuno che mi aiuti nel sistemare la casa.»

«Con la magia potrei ripulire la casa in un attimo, ma mi piace di più vedere quelle tre pettegole lavorare.»

«Non preoccuparti, vedrai che ti occorrerà anche la tua magia domani. Il fatto per cui cerco di limitarti nell’uso dei poteri dei guanti è perché potrebbero essere individuati da Rachel.»

«Rachel? Chi è questa Rachel?»

«Rachel è una strega e viaggia sempre in compagnia del suo orco Rudolph. Vogliono impossessarsi dei guanti per distruggerli.»

«Una strega e il suo orco? Che aspetto hanno?»

«Rachel è in grado di assumere qualsiasi aspetto, ma il suo reale è quello di una ventenne con capelli neri lunghi e lisci e occhi azzurri, e forse riuscirebbe di più come top model, perché come strega è piuttosto maldestra e qualche volta finisce per combinare pasticci. Del resto si è diplomata da poco all’Istituto Professionale Stregonesco e l’esame l’ha passato col minimo dei voti.»

«E l’orco, come si chiama, Rudolph?»

«Beh, lui è il risultato dell’esame di Rachel: l’esame consiste appunto nel creare un orco, ma non le è venuto molto bene, al di fuori dell’aspetto tipico dell’orco.»

«Cioè, spiegati meglio.»

«Volevo dire... di solito gli orchi assomigliano a degli scimmioni deformi, notevolmente brutti e stupidi, mentre Rudolph...»

«...è venuto bello e intelligente. E’ così?»

«A dir la verità, proprio bello bello non è, ma intelligente sì, è calvo, ed assomiglia più ad un essere umano che ad un orco tradizionale, però è un vero mostro di cultura tanto che ha conseguito ben quattro lauree! Di solito si fa assumere come insegnante, soprattutto di letteratura, in qualche scuola del posto dove Rachel pensa di aver individuato i guanti. Purtroppo Rachel possiede la capacità di individuare le onde magiche emesse da loro anche a parecchi chilometri di distanza. Più il loro utilizzo è prolungato, più è facile per lei individuarli. E’ come quando la polizia tiene sotto controllo il telefono per individuare da dove viene una chiamata.»

«Adesso ho capito: devo usare i poteri dei guanti poco alla volta, magie brevi e non prolungate.»

«Brava. Anche se prima o poi potrebbe capitare un’emergenza che ti costringerà ad una magia prolungata.»

«Per esempio?»

«Esempio: se vedi qualcuno che sta precipitando lo dovrai salvare frenandolo e facendolo arrivare a terra incolume, in quel caso dovrai usare i poteri finché il malcapitato non sia salvo. Mettiamo che sia caduto dal sedicesimo piano di un grattacielo, tu lo dovrai sorreggere con la magia fin quando non sia atterrato.»

«Qui in paese non ci sono grattacieli.»

«Lo so, come esempio è un po’ fuori luogo qui, ma l’imprevisto è sempre in agguato.»

A proposito di Rachel e Rudolph, li troviamo a bordo di un’auto guidata da Rudolph a pochi chilometri dal paese di Abigail intenti in una delle loro solite discussioni.

«Certo che come orco tu sei proprio un fallimento.» disse Rachel.

«Il fallimento è stato tuo: sei tu che mi hai creato. E poi a me piacciono i bambini.»

«Anche agli altri orchi piacciono i bambini, nel senso però che se li mangiano e non che insegnano loro a non fidarsi degli sconosciuti. Adesso fermati che ho voglia di guidare io.»

«Va bene, ma allacciati la cintura di sicurezza perché quest’auto ha l’airbag e se non hai la cintura allacciata può romperti l’osso del collo.»

«Se è per quello, io sono una strega e posso riaggiustarmi le ossa come e quando voglio: la magia di guarigione è l’unica che mi riesce sempre.»

«Allora non ti conviene mettere su uno studio ortopedico?»

«Ma che stai dicendo? La magia di guarigione la uso solo per me stessa, non m’importa degli altri: una vera strega dev’essere egoista.»

«Ok, fa come vuoi.»

Rudolph ferma la macchina per effettuare il cambio di guida, Rachel si siede al volante e ripartono in direzione proprio del paese di Abigail.

A scuola, Abigail disse alle sue compagne che Ken acconsentiva a conoscerle a patto che loro gli avrebbero dato una mano a pulire la casa e le ragazze acconsentirono. Così quel pomeriggio Abigail si recò da Ken in compagnia di Wanda, Kathryn e Deanna; quando arrivarono Ken mostrò loro quello che dovevano fare e quindi se ne andò in cucina con Abigail.

«Intanto che le tue compagne lavorano, che ne dici di preparare una torta per tutti?»

«Una torta? Ma come...»

«Con la magia, no? Nella credenza c’è un libro di ricette: crea prima gli ingredienti e poi li unisci con la magia, vedrai che verrà fuori una bella torta.»

«Non potrei creare direttamente la torta già bell’e fatta?»

«Potresti, ma non avrebbe alcun sapore e sarebbe immangiabile: devi immaginare che il libro di ricette sia un libro di incantesimi e le ricette le formule magiche.»

«Va bene, Ken.»

Abigail prese il libro dalla credenza, scelse una ricetta che le sembrava promettente, s’infilò i guanti e cominciò a creare gli ingredienti per la torta.

Destino volle che proprio in quel momento l’auto con a bordo Rachel e Rudolph entrò in paese.

Rachel frenò di colpo.

«Che ti succede, Rachel?» chiese Rudolph.

«Sono qui.» rispose Rachel.

«Lo so che sei qui, anch’io sono qui.»

«Ti metti a fare anche lo spiritoso, adesso? Sto parlando dei guanti magici; qualcuno li ha usati, anche se per pochi minuti.»

«Ne sei sicura?»

«Sì, non posso sbagliarmi. La sensazione era troppo forte, devono essere vicinissimi.»

«Allora ci conviene fermarci in questo paese.»

«D’accordo. Cerchiamo un albergo.»

Intanto le compagne di Abigail avevano finito i mestieri e si stavano chiedendo dove fossero finiti Ken e Abigail quando li videro entrare con una magnifica torta.

«Ecco qua, una torta per sancire la nostra amicizia. Che ne dite, ragazze?» chiese Ken.

«Diciamo che è magnifica, sia la torta, sia l’amicizia.» risposero in coro e si avventarono come falchi sulla torta.

Il giorno dopo, a scuola, mentre Abigail era in classe ad aspettare che iniziassero le lezioni, quando suonò la campanella invece del professor Brown entrò il preside accompagnato da un’altra persona.

«Buongiorno, ragazzi.» cominciò il preside «Purtroppo il signor Brown si è ammalato e per un po’ di tempo vi farà supplenza il professor Rudolph.»

Appena sentì quel nome Abigail ebbe un sobbalzo e il suo sguardo incrociò per un attimo quello di Rudolph, ma poi riuscì a ricomporsi. Durante la lezione, Abigail e Rudolph si lanciavano di tanto in tanto occhiate furtive per distogliere lo sguardo appena uno dei due si accorgeva di essere osservato.

«Ti dico che quella ragazzina sa qualcosa.» disse Rudolph a Rachel.

«Ne sei sicuro? Cosa te lo fa pensare?»

«Quando il preside mi ha presentato alla classe, lei ha avuto una reazione come se mi conoscesse o avesse già sentito parlare di me, e durante la lezione avevo il suo sguardo sempre addosso.»

«Potresti anche aver fatto colpo su di lei.»

«Andiamo, Rachel, è una ragazzina di 12 anni e io ho l’aspetto di un umano di mezza età e nemmeno tanto attraente.»

«Però tu sei anche un orco.»

«Cosa vorresti dire con questo?»

«Che qualche volta potresti comportarti come un vero orco.»

«E come sarebbe un vero orco? Un troglodita analfabeta dall’aspetto neandertaliano, oppure sono io un vero orco? Ti ricordo che la commissione d’esame ti ha promosso con il beneficio del dubbio.»

« …e così è stata promossa col beneficio del dubbio.» concluse Ken.

«Cosa vorresti dire?» chiese Abigail.

«Che la commissione era indecisa se la creazione di Rudolph era da considerarsi un errore oppure poteva essere vista come un miglioramento o un'evoluzione della razza degli orchi.»

Ken stava informando Abigail su quanto sapeva di Rachel e Rudolph. Lei gli aveva detto che quella mattina il preside aveva presentato un certo professor Rudolph e glielo aveva descritto. Ken aveva confermato che si trattava proprio di lui, quindi anche Rachel doveva essere in paese e questo complicava le cose, perché una simile vicinanza le avrebbe permesso di individuare i guanti anche se usati pochissimo e Abigail doveva continuare il suo addestramento; ma l’addestramento comprendeva anche piccole magie che però avrebbero portato Rachel dritto da loro. E Abigail non era ancora pronta per uno scontro magico diretto.

Il giorno dopo, a scuola, Abigail ebbe un’altra sorpresa: il sedicente professor Rudolph arrivò in classe in compagnia di una ragazzina dai lunghi capelli neri e bellissimi occhi azzurri e disse:

«Ragazzi, lei è mia figlia Rachel, starà con noi finché sarò il vostro supplente.»

La ragazzina andò a sedersi in un banco della fila accanto a quella dove stava seduta Abigail.

Nel pomeriggio, Abigail riferì a Ken quanto era successo quella mattina.

«Se prima c’era il dubbio che potesse essere solo un caso di omonimia, ora abbiamo la certezza che si tratta proprio di loro.»

«Già,» disse Abigail «a parte il fatto che utilizzino i loro veri nomi mi ha incuriosito il fatto che Rachel ha sempre indossato dei guanti neri di pelle, sono magici anche quelli?»

«No, la verità è che lei, come ogni strega che si comporta male, ha delle mani brutte e se ne vergogna. In quanto al fatto che usino i loro veri nomi è solo perché qui non sono conosciuti come nel nostro mondo magico.»

«Che si fa adesso con loro?»