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Dopo La Caduta
Dopo La Caduta
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Dopo La Caduta

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Naomi prese il braccio di Lash. Lui guardò per un istante i suoi occhi lucidi e si sciolse subito. Non aveva avuto intenzione di prendersela con lei. “Mi dispiace. Mi perdoni?”

Lei annuì.

Seduto al suo fianco, le mise un braccio intorno alle spalle e riportò l’attenzione su Raphael.

“Come sai, Jeremiel è il tuo fratello maggiore. Come era usanza a quei tempi, il primogenito aveva dei diritti superiori a tutti gli altri della famiglia. Con il suo diritto di primogenito, doveva sposarsi prima di Lahash, e lì è entrata in gioco la tua famiglia” disse guardando Naomi.

Lei si mise una mano sul petto. “La mia famiglia?”

“Naomi.” Raphael le si avvicinò e le prese la mano. “La famiglia della tua vita precedente viene dalla Città di Ai. Tuo padre possedeva una locanda ed era un uomo d’affari di successo. Era uno dei leader più stimati della città.” Le lasciò la mano e guardò verso Jeremy e Lash. “Voi due siete nati da una madre umana e da un padre angelico.”

“Rebecca” disse Lash.

Raphael annuì, e si intristì al suono di quel nome.

“Quindi siamo Nephilim” disse Jeremy, tornando a sedersi.

“Cosa?” sussultò Naomi. “Ma i Nephilim non sono giganti cattivi?”

“Alcune delle storie che sono state raccontate nel corso degli anni non sono totalmente accurate” disse Raphael. “Così come ci sono persone malvagie, ci sono stati Nephilim che hanno approfittato del proprio retaggio. Per quanto riguarda i miei figli, ho insegnato loro l’umiltà e il rispetto per coloro che li circondano. E, a quei tempi, non sapevano di essere per metà angeli.”

“Pensavo che tutti i Nephilim fossero stati eliminati” disse Naomi.

Raphael sorrise. “Conosci bene le Scritture.”

“Catechismo tutti i mercoledì. Ho bigiato una volta, ma Chuy ha subito fatto la spia con Welita. Non sono più riuscita a sedermi per una settimana.” Naomi sospirò con un sorriso stampato in faccia, ricordando.

Raphael fece un respiro profondo come per prepararsi a dire qualcosa di difficile. “Fra gli umani, i Nephilim si distinguevano per la propria bellezza e la propria forza. Molta gente in città li adorava come se fossero degli dei. Jeremiel”—lanciò uno sguardo circospetto a Lash—“era il preferito di tutti, umani e Nephilim, per le sue capacità e la sua forza. Molte famiglie avrebbero voluto far sposare le proprie figlie con lui, inclusa la tua, Naomi.”

“Ha senso” mormorò Lash.

Naomi gli accarezzò una gamba. “Fa parte del passato. Io sono qui con te adesso.”

Sollevando lo sguardo, Lash le passò le dita sulla guancia. “È vero, lo sei.” Si girò verso Raphael e vide nuovamente una strana espressione sul viso di Jeremy. La ignorò, non volendo fare agitare nuovamente Naomi.

“Non è che tu non avessi capacità o forza, figlio mio. Temo di essere stato anch’io ad aver indirizzato l’attenzione delle persone su Jeremiel e lontano da te. Dal giorno in cui vi siete incontrati, era chiaro che Naomi voleva solo te. Ed io”—deglutì—“io ho fatto tutto ciò che potevo per tenertela lontana.”

Guardò Lash con il tormento negli occhi. “Questo è un ricordo che vorrei tanto poter cancellare. Credimi se ti dico, Lahash, che non passa giorno in cui non mi penta delle mie azioni.”

“Ma perché avresti fatto una cosa del genere?” chiese Naomi, con voce rauca per il dolore. “Perché avresti dovuto voler ferire tuo figlio in questo modo?”

Raphael guardò Jeremy e poi si girò verso di lei. “Perché io . . . io preferivo Jeremiel.” Fece una pausa, gli occhi fissi sul pavimento, enunciando le parole lentamente, con cautela. “E lui preferiva . . . te.”

Lash scattò in piedi e gridò a Jeremy. “Fuori di qui!”

“Ma dai, Lash” disse Jeremy a voce bassa, guardandolo fisso. “È stato tanto tempo fa.”

Lash fece un passo minaccioso verso di lui e guardò verso il basso l’angelo dorato che minacciava di portargli via tutti quelli che amava. L’aveva fatto in passato. Cosa gli avrebbe impedito di farlo ancora? “Ti sei comportato stranamente da quando hai messo piede in questa casa. Qual è il motivo?”

Jeremy deglutì. “Non ci siamo esattamente lasciati in buoni rapporti l’ultima volta che ci siamo visti. Non sapevo cosa aspettarmi.”

Mentre parlava guardava Lash con intensità, come se si stesse sforzando di convincerlo.

Lash studiò il suo viso, cercando di leggergli dentro. Jeremy aveva la sua tipica faccia da poker. Maledizione! Sta nascondendo qualcosa.

“Che cosa non mi stai dicendo?”

“Per favore, Lash. Questo non ha più importanza.” Le mani morbide di Naomi gli toccarono il braccio teso e lo girarono perché la guardasse. “Nel corso dei lunghi anni in cui hai conosciuto Jeremy, per quanto tu possa ricordare, ha mai provato a portarti via qualcosa?”

“Sì. Ti ha lasciata morire, quando avrebbe potuto salvarti.”

“Questo è un altro discorso. Il suo incarico era portarmi qui. Quando l’ho incontrato per la prima volta, mi hai detto che era un tuo amico. E, se ricordi, io volevo colpirlo con un cric.”

Lash sorrise. “Bei tempi.”

Naomi lo guardò con aspettativa.

Lui sospirò. “Oh, va bene. No, Jeremy non mi ha mai portato via niente.”

“E?”

“Ed è sempre stato onesto con me.”

“Quindi, per quale motivo ti aspetti qualcosa di diverso adesso?”

Quello che diceva aveva assolutamente senso, e questo non gli piaceva. Ricordi o meno, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che Jeremy la volesse ancora. Guardò dritto negli occhi azzurri di Naomi, incorniciati da spesse ciglia nere. Era talmente bella. Come poteva prendersela se un altro uomo o angelo la desiderava?

“Hai ragione. Mi sa che sono un po’ troppo paranoico.”

Naomi gli diede un bacio sulla guancia e poi si rivolse a Raphael. “Non ricordo niente di tutto questo, e quei pochi flash di memoria che sono affiorati sono sempre stati di Lash, e ora capisco perché. Amo lui e niente, nessuno, potrà mai portar via il mio amore per lui. È per questo che ci vogliamo unire ufficialmente al più presto, appena saranno terminati i preparativi.”

Il viso di Raphael si illuminò. “Che notizia meravigliosa!”

“Ne sei felice?” chiese Lash.

“Certamente. Non sono la stessa persona che Lucifero ti ha mostrato nelle visioni. Forse ho dovuto perdere te e Jeremiel per rendermi conto di aver sbagliato a quei tempi. Puoi perdonarmi per il passato, per la mia incapacità di essere stato un buon padre per te?”

Lash guardò gli occhi supplichevoli di Raphael. In tutto il tempo durante il quale l’aveva conosciuto, perlomeno le volte che poteva ricordare, era stato sempre dalla sua parte, a guidarlo, ad aiutarlo. Anche quando lui aveva fatto di tutto per allontanarlo da sé, lui non se ne era mai andato. E adesso capiva perché. Raphael stava facendo del suo meglio per recuperare, per essere un padre migliore. “Sì . . . padre.”

Il viso di Raphael si rischiarò. “Sono orgoglioso di voi—di entrambi.”

Si alzò e prese Lash fra le braccia. Lash guardò Naomi, sorpreso. Lei li osservava con gli occhi lucidi.

“Abbraccialo anche tu” scandì con le labbra.

Lui annuì e poggiò una mano sulla schiena di Raphael stringendo leggermente. Sentì un calore attraversargli il corpo e una sensazione di pace che non provava da molto tempo.

“Devo venire con te a parlare con Michael” gli disse Raphael quando si staccarono. “Dopo tanto tempo, ho di nuovo la mia famiglia. Questa è un’occasione felice. Sei d’accordo, Jeremiel?”

Jeremy si alzò e si avvicinò a Lash, tendendogli la mano. “Congratulazioni. Auguro a entrambi una immensa felicità.”

Lash guardò la mano e poi il viso di Jeremy. L’unica cosa che vide nei suoi occhi era sincerità. Sembrava davvero felice per lui.

Gli strinse la mano e, per un momento, sentì che forse, magari, aveva ritrovato il suo vecchio amico.

E poi vide Jeremy che si girava verso Naomi. Riusciva a malapena a guardarla in faccia mentre le faceva le congratulazioni sottovoce e la chiamava sorella.

5

“Sei sicuro?” Naomi, vicina al ruscello, si guardò intorno per essere certa che nessuno li vedesse salire sul ponte. Il cuore le batteva per l’eccitazione all’idea di rivedere Welita e Chuy, sebbene avesse sperato che Lash l’avrebbe lasciata venire da sola. Se l’avessero trovata a disobbedire agli ordini di Gabrielle, avrebbero potuto lasciar correre, visto che lei era nuova. Ma se avessero beccato Lash, lui avrebbe potuto finire nei guai per averla aiutata.

“Assolutamente.” La prese per mano portandola al centro del ponte. “Io farò la guardia.”

Naomi si morse il labbro. Le mancavano pochi secondi prima di vedere Welita dopo tante settimane. Perché aveva improvvisamente paura di guardare?

“Cosa c’è che non va?”

Lo guardò nei suoi begli occhi nocciola. Come poteva avere paura con lui al suo fianco? Si stava comportando da stupida. “Niente. Farò in fretta.”

Si recò al punto da cui sapeva di poter vedere meglio la casa di Welita. Passò la mano sul parapetto. Il cuore le batteva per l’aspettativa.

Falla finita, si disse. Smettila di fare tante storie. Hai già controllato Welita un sacco di volte.

Facendo un respiro profondo si sporse in avanti. L’acqua era immobile. Era come guardare attraverso un vetro. Per un momento non vide niente, se non l’acqua limpida. Poi, lentamente, la ben nota casetta bianca apparve.

Il cuore cominciò a batterle contro il petto. C’era qualcosa che non andava. C’era qualcosa di sbagliato.

Il cortile, una volta verde e ben tenuto, era pieno di erbacce alte fino al ginocchio. Le aiuole che Welita curava meticolosamente, e che erano per lei motivo di gioia e orgoglio, erano ricoperte da erba selvatica e insudiciate da lattine vuote di birra.

Serrò gli occhi. Questa non poteva essere la casa di Welita. Fece un respiro profondo, cercando di calmarsi. Niente panico.

Sicuramente stava guardando nella direzione sbagliata. Doveva stare più attenta.

Quando riaprì lentamente gli occhi, rivide la piccola casa bianca nello stesso posto. Gemette.

Era la casa di Welita.

Davanti al portico c’erano vetri infranti, e la zanzariera sbatteva nel vento. La cosa peggiore era che ogni singola finestra era in frantumi.

Cosa era successo? Welita e Chuy non avrebbero mai lasciato la casa in quello stato; l’unica spiegazione era che fosse stata abbandonata.

“No!” Urlò con dolore buttandosi contro la ringhiera, sporgendosi il più possibile. Questa casa era la gioia e l’orgoglio di Welita. Non l’avrebbe mai lasciata. Suo padre era cresciuto in quella casa. Doveva essere successo qualcosa—qualcosa di così tremendo da non dare a Welita altra scelta se non quella di andarsene.

La paura le si conficcò in gola quando pensò all’unica cosa che avrebbe potuto convincere la nonna testarda ad abbandonare la propria dimora.

No! Impossibile! Welita non era morta. Una cosa del genere non era possibile. Welita era in perfetta salute quando l’aveva guardata poche settimane prima. Doveva essere qualcos’altro. Doveva essere così.

Freneticamente, corse lungo il ponte, cercando di guardare meglio le case del vicinato, alla ricerca disperata di un indizio, qualunque cosa che potesse spiegare cosa fosse successo a Welita e Chuy.

“Cosa succede?” Lash le si avvicinò.

“Welita se n’è andata” singhiozzò Naomi.

Guardò le case vicine a quella di Welita. Anche queste avevano la stessa aria desolata. Sembrava che l’intero quartiere fosse stato abbandonato. “Se ne sono andati tutti!”

“Cosa? Sei sicura?” Lash si affacciò al parapetto e guardò l’acqua.

“Io-io non capisco. Sono passate solo poche settimane dall’ultima volta che l’ho vista. Tutto sembrava normale. I bambini del vicinato giocavano a basket. Tutto era uguale a quando me ne sono andata.”

“È passata qualche settimana” mormorò lui.

“Esatto, un intero quartiere non può trasformarsi in un deserto in un paio di settimane, non credi? Voglio dire, guarda l’erba. Arriva quasi al ginocchio!”

Lui strinse il naso con le dita e digrignò i denti. “Qualche settimana” ripeté.

“Perché continui a ripeterlo?”

Lui fece un gemito e batté la mano sulla ringhiera. “Merda!”

“Cosa? Cosa vuoi dire?”

Lash cominciò a percorrere la lunghezza del ponte, passandosi le mani fra i capelli e imprecando sottovoce.

“Non pensavo che potesse succedere qualcosa del genere” mormorò mettendo la testa fra le mani. “Stupido, stupido, stupido!”

“Lash, per favore, spiegami. Tu sai qualcosa.” La sua voce aumentava di tono ad ogni parola. Lo prese per le spalle quando non le rispose, scuotendolo. “Parla!”

Lui la guardò con occhi tormentati. “Sono state poche settimane . . . per te.”

Lei sbatté gli occhi, confusa. “Per me? Cosa vuol dire, per me?”

“Beh, per noi, in effetti.” Girò la testa, incapace di guardarla in faccia. “Non posso credere di non avertelo detto.”

Naomi gli mise una mano sotto al mento e diresse il suo viso verso di sé. “Detto cosa?”

Lui inspirò con forza e trattenne il respiro prima di espirare di botto. “Il tempo è diverso qui da noi rispetto alla Terra.”

“Cosa vuol dire? Il tempo è diverso? In che senso diverso?”

Sentì il cuore crollare nello stomaco. Oh, Signore! Forse sono tutti morti.

Le si offuscò la vista e si sentì cadere.

“Naomi!” gridò Lash prendendola al volo.

“Quanto tempo?” La sua voce era bassa, piena di paura.

“Sei sconvolta. Torniamo a casa. Mi dispiace così tanto aver dimenticato di dirtelo. Ti spiegherò tutto e poi cercheremo di capire—”