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Night Light
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Night Light

3

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Night Light

Li aveva cacciati via lentamente negli anni e quando c’era un problema, spuntava sempre qualcosa e si allontanavano o sparivano. Mafia irlandese, italiana, russa, membri dell’IRA, ex KGB, Yakuza, e addirittura chiacchierati membri dei leggendari Illuminati... Steven se ne sbatteva. Erano fatti tutti dalla stessa pasta, per quanto lo riguardava. Ma a volte non fa male averne un paio dalla propria parte.

“Chiamala e dille di non venire stasera.” Spinse il telefono verso il vecchio ed incrociò le braccia in attesa, per assicurarsi che il prete facesse come gli aveva chiesto.

Le labbra del vecchio si assottigliarono. Se avesse chiamato a casa sua e avesse risposto suo padre, Jewel sarebbe finita in guai seri e magari stesa in qualche vicolo. Essere un prete probabilmente non lo avrebbe salvato. “Lei non verrà.” disse esitando, poi ripeté più deciso mentre guardava l’orologio appeso al muro. “Altrimenti sarebbe già qui.”

Steven sentiva che la delusione nel non vederla e il sollievo nel sapere che fosse al sicuro da qualche parte si scontravano nel suo petto. Avendo bisogno di una distrazione, si alzò e rimise la sedia nel modo in cui l’aveva trovata. “Tornerò per avvisarti quando avremo finito.”

“Aspetta!” disse il sacerdote quando Steven aprì la porta. “Se dovessi vederla...”

“La manderò dritta da te.” promise Steven e se ne andò.

Chiudendo la porta, Steven scosse la testa e si avviò lungo il corridoio. Questo piano era pulito e doveva recuperare Nick prima che qualcosa andasse storto. Scendendo al piano di sotto, si guardò intorno ma non vedeva Nick da nessuna parte.

“D’accordo, dove diavolo sei finito?” mormorò Steven e cominciò a guardare dietro le porte chiuse.

Vide la porta del seminterrato socchiusa e si sarebbe preso a schiaffi quando si rese conto delle intenzioni di Nick. “Luoghi bui, sotterraneo... Bah!”

Assicurandosi di fare parecchio rumore, Steven scese le scale e arricciò il naso per l’umidità. “Cavolo, che puzza qua sotto.”

Si avvicinò ad un’altra porta aperta ed entrò. Nick era in piedi davanti alla caldaia con il portello spalancato e rimestava qualcosa nel fuoco con una spranga di ferro.

“Trovato qualcosa?” chiese Steven.

In risposta, Nick estrasse il ferro dal fuoco infilato nella cavità oculare dei resti bruciati di un teschio. “Possiamo dire con certezza che alcuni umani sulla lista degli scomparsi non verranno ritrovati presto.”

“Penso che questa chiesa sia il luogo in cui di solito alcuni mafiosi locali sbrigano i loro affari.” dichiarò Steven.

“In una chiesa cattolica?” chiese Nick. “Non è rimasto niente di sacro?”

Steven strinse le spalle. “Un po’ come il detto, non c’è niente di sicuro, tranne la morte e le tasse.”

Nick lasciò cadere il teschio di nuovo nella caldaia e chiuse il portello. “O nel nostro caso, tranne la pelliccia e i gatti.”

I due uomini sorrisero divertiti prima che Steven tornasse lucido. “Okay, siamo seri.”

Si separarono, ognuno ispezionando un lato diverso della grande sala, finché Steven non vide qualcosa dietro uno dei cassonetti della spazzatura pieni di assi di legno. “Ehi Nick, dammi una mano.”

Nick si avvicinò ed aiutò Steven a spostare il cassonetto quel tanto che bastava per dare un’occhiata, il che non fu difficile. Una piccola, angusta galleria era stata scavata nella pietra direttamente nel terreno. Era buio pesto e i due felini facevano difficoltà a vedere all’interno.

“Tanto vale controllare.” dichiarò Nick e fece per infilarsi nell’apertura.

Steven allungò la mano, afferrò il braccio di Nick e scosse la testa. “No, torniamo indietro e diciamo a Warren e Quinn cosa abbiamo trovato. Un puma è scomparso e, a mio parere, è un puma di troppo. Non voglio aggiungere anche un giaguaro alla lista.”

“Ah però.” Nick sorrise e avvolse le braccia attorno ad uno scioccato Steven. “Tu...” tirò su col naso in modo esagerato e continuò con voce esitante. “Ci tieni davvero.”

Steven allontanò freneticamente Nick, mandando il giaguaro contro il muro. “Deficiente.” mormorò mentre Nick rideva. “Andiamocene di qua.”

Arrivando in cima alle scale, Steven era convinto che Nick avesse perso la testa da qualche parte lungo il tragitto. Nella chiesa c’era un silenzio di tomba e Steven guardò verso il corridoio che portava nell’ufficio al piano di sopra, dove il prete stava aspettando.

“Aspetta un attimo qui.” disse Steven. “Devo parlare con il prete.”

Nick strinse le spalle e si appoggiò ad uno dei banchi in attesa.

“Ciao, Steven.” Una voce spuntò dal nulla.

Nick saltò e Steven gridò sorpreso prima di inciampare nei suoi stessi passi e cadere. Nick sbatté le palpebre quando un uomo con i capelli scuri uscì dalle ombre ridendo all’impazzata verso Steven.

“Dannazione, Dean!” urlò Steven mentre si alzava da terra. “Piantala di cercare di spaventarmi a morte.”

Dean sorrise e si appoggiò ad uno dei pilastri accanto ai banchi e incrociò le braccia sul petto. “Per tua sfortuna non ho bisogno di fare tentativi.”

“Fanculo!” ringhiò Steven. “Vado parlare con il prete, torno subito.”

“Assicurati di restituire la tunica da corista che hai preso in prestito.” Dean lo prese in giro. “Mi dispiacerebbe vedere un povero ragazzo che non può vestirsi per andare in chiesa.”

Steven si bloccò quando Dean pronunciò quelle parole e si voltò per fissare il caduto.

“Tunica da corista?” chiese Nick e sollevò le sopracciglia quasi fino all’attaccatura dei capelli. “Tu hai indossato una tunica da corista?”

“Mi ero trasformato, era un’emergenza. Ho dovuto farlo per evitare che la ragazza venisse dissanguata da una maledetto vampiro.” si difese Steven.

“Già.” cinguettò Dean. “La stessa ragazza che ti ha visto mentre ti facevano il culo.”

“Come se qualcuno non ti avesse mai fatto il culo.” ribatté Steven.

Dean si fermò e pensò per un attimo. “No, mai successo, però mi hanno inculato.”

“Daaah.” ruggì Steven, alzando le braccia e dirigendosi verso un’altra stanza.

Nick guardò Dean. “Hai idea di dove sia nascosta la tunica?”

“Sotto il suo letto.” rispose Dean.

Nick sorrise. “Materiale perfetto per un ricatto, grazie.”

“Figurati! Mi piace vederlo agitato... e poi è convinto che voglio costantemente prenderlo a calci in culo o una roba del genere.”

“Sadico.” disse Nick con una risatina.

“Sono un caduto.” disse Dean. “Non abbiamo granché per divertirci.”

Steven si avvicinò alla porta dell’ufficio del prete e alzò la mano per bussare quando sentì delle voci dall’altro lato. Riconobbe che una apparteneva al prete, l’altra era di una donna. Abbassando la mano, premette l’orecchio sulla porta per ascoltare.

Jewel camminava avanti e indietro cercando di restare concentrata, ma era difficile. La prima cosa che le era venuta in mente entrando nell’ufficio fu quando era stata attaccata dai vampiri e aveva visto un uomo nudo o un mutante... o qualunque cosa fosse. Aveva passato gli ultimi cinque minuti a rispondere alle domande del prete riguardo l’altra sera, ma in questo momento aveva problemi peggiori.

“Non dovresti girare di nascosto di notte.” disse il prete. “È pericoloso. E se tuo padre o il tuo fidanzato ti scoprono?”

Jewel andò dritta alla scrivania e praticamente sbatté il palmo su di essa. “No, sono loro che lo rendono pericoloso... costringendomi a sgattaiolare fuori dalla mia finestra, a sfuggire alle guardie armate che mi tengono prigioniera e a cercare di sgattaiolare di nuovo dentro senza essere scoperta.”

“Tuo padre sta solo cercando di proteggerti.” Lui cercò di calmarla, ma sapeva che quello che lei diceva era vero. Suo padre andava a confessarsi ogni settimana... per lavare via il sangue dalle sue mani e dalla sua coscienza.

“No, sta cercando di costringermi a sposare il suo socio in affari per ripagare un debito! Un debito con cui non ho niente a che fare. Non c’è una legge contro la schiavitù in questo paese?”

“Ma quando tu ed Anthony siete venuti all’incontro, hai detto di amarlo con tutto il cuore.” sottolineò il prete. “Non è una cosa su cui dovresti mentire. È un peccato agli occhi di Dio.”

“Sì beh, le due guardie del corpo in piedi dietro le nostre sedie... se le ricorda? Quello dietro di me teneva la canna della pistola affondata nella mia schiena. Non potrei mai amare un egoista barbaro oppressivo come Anthony. Ha promesso di uccidere me e mio padre, se non accetto il matrimonio. E poco fa, quando ho cercato di dire a mio padre che non volevo avere niente a che fare con Anthony, mi ha colpita così forte che ora so dove sono le stelle, perché le ho contate.”

Sia Jewel che il prete rimasero sorpresi quando la porta dell’ufficio si spalancò così forte da sbattere contro il muro facendo cadere alcuni quadri e un crocifisso d’oro.

Steven rimase sulla soglia a fissare i due. Tuttavia, il livido scuro sulla guancia di Jewel lo fece infuriare. “Dovete venire con me, tutti e due.”

Le ginocchia di Jewel s’indebolirono nel vedere che l’uomo misterioso era ancora vivo. Da quando era fuggita da lui, aveva pensato così tante volte che fosse stato ucciso dai vampiri. Più volte se n’era addirittura dispiaciuta fino alle lacrime. Adesso che riusciva a respirare meglio, avrebbe voluto urlare.

Perché ogni volta che veniva a confidarsi con il prete, c’era un’emergenza? Aveva meno paura di questo mutante che del proprio fidanzato armato di pistola, e finché non avesse sentito un allarme antincendio o visto un vampiro, non sarebbe andata da nessuna parte.

“Non questa volta.” lo informò Jewel incrociando le braccia sul petto.

“Non posso lasciare la chiesa incustodita.” Il vecchio iniziò ma Steven lo interruppe all’istante.

Si avvicinò con cautela alla scrivania mentre parlava. “Hai fatto un patto col diavolo e hai deciso di dare la parrocchia in pasto ai vampiri? Sei tu che bruci i loro corpi nel vostro vano caldaia?” Quando il prete aprì la bocca ma non disse nulla, Steven continuò “O sono stati i peccatori a cui fai la predica ad aver commesso un omicidio di massa in cantina e scavato un tunnel per fuggire?”

“Oddio.” il vecchio lanciò a Steven uno sguardo truce. “Se lascio la chiesa, quanto tempo mi ci vorrà poi per tornare?”

“Dammi il tuo numero di cellulare. Ti chiamerò entro un paio d’ore. Non tornare finché non diamo il via libera.” Sospirò sapendo di aver vinto il duello quando il vecchio cominciò a frugare nei suoi cassetti per prendere ciò che riteneva abbastanza importante da portare con sé.

Jewel cercò di restare perfettamente calma mentre si avviava verso la porta ancora aperta. Libertà... perché si era sempre ritrovata a fuggire da uomini pazzi?

“Non costringermi ad inseguirti.” disse Steven a denti stretti girando la testa di scatto e fissando il suo sguardo in quello di lei. “Ho detto che lui può tornare a casa... non tu.”

Le labbra di Jewel si aprirono mentre lei si bloccò a metà. Come osava darle un ordine? Strinse i denti rendendosi conto che gli avrebbe obbedito comunque. Alzò il mento in segno di sfida e giunse ad una conclusione. Nel momento in cui se ne sarebbe andata, avrebbe continuato a correre... via da tutti, compreso suo padre.

“Che cos’hai intenzione di fare con lei?” chiese il prete indignato.

“Farò quello che non puoi fare tu... tenerla al sicuro.” urlò Steven non volendo discutere oltre. Il livido sul volto di Jewel gli aveva letteralmente dato sui nervi e che fosse dannato se l’avesse riportata dall’uomo che glielo aveva procurato.

“Non mi serve un altro protettore.” Jewel si voltò per andarsene, ma si fermò vedendo che due uomini dall’aspetto pericoloso bloccavano la porta.

Dean aveva sentito l’angoscia di Steven fin dal piano di sotto e ora che stava guardando la ragazza che ne era la causa, poteva capirne il perché. Leggendo la sua anima, intravide un’immagine fugace dello sfuggente angelo della morte.

“Ti sbagli.” Si mosse così in fretta che neanche i due mutanti nella stanza se ne accorsero. “Tu hai bisogno di un protettore.”

Jewel soffocò un urlo quando il palmo della mano dell’uomo premette sulla sua guancia e gli occhi di lui divennero color mercurio. La mano fredda che per così tanto tempo si era stretta attorno al suo cuore con dita ghiacciate, si sciolse. Improvvisamente, ricordò sentimenti di cui aveva dimenticato l’esistenza... il calore, la sicurezza... l’amore.

Il prete si appoggiò alla scrivania quando un’ombra di ali spuntò dalla schiena dell’uomo, guizzò luminosamente, poi svanì.

“Aspetterò al piano di sotto.” dichiarò Dean mentre il vento si precipitò a riempire il vuoto che lui aveva lasciato.

Steven non capì perché Dean avesse scelto quel momento per rivelare il proprio potere, ma era contento che il caduto l’avesse fatto. La guancia di Jewel guarì e il prete sembrava aver appena visto la luce.

“Dobbiamo andare... adesso.” disse Nick sulla porta.

Steven afferrò la mano di Jewel e si avviò verso la porta, contento che lo shock avesse interrotto la sua lotta, per il momento.

“Aspetta.” disse il prete, facendo fermare Steven e Nick per guardarlo. “Quello era...?” balbettò, indicando il punto in cui si trovava Dean poco prima.

Steven sorrise genuinamente all’emozione negli occhi del vecchio prete. “Sì...lo era.”

Il prete sorrise quando Steven e Nick lasciarono la stanza con Jewel al seguito. Annuì e cominciò a raccogliere il necessario. Nella sua mente, Dio stava preparando la terra per il Suo ritorno.

Steven e Nick uscirono dalla chiesa, ma Steven fermò Jewel per dare un’occhiata verso la finestra dell’ufficio. Tirò un sospiro di sollievo quando vide la luce dell’ufficio spegnersi.

“Sembra che il vecchio stia seguendo il tuo consiglio.” disse Nick.

Steven scosse la testa. “Più che altro ha visto Dean per ciò che era e sta vivendo una sorta di esperienza mistica. Mi ha dato il suo numero di telefono, lo chiamerò quando la via sarà libera.”

“Non penso che un paio d’ore basteranno.” lo informò Nick.

"Quello che sia sia.” rispose Steven. “Adesso torniamo al club per aggiornare Warren e Quinn.”

Dean era seduto sul tetto della cattedrale e sorrise verso il trio che lasciava la chiesa. Aveva dato a Steven tutto l’aiuto possibile, ma l’incantesimo calmante che aveva lanciato sulla ragazza non sarebbe durato per sempre. Sentiva l’oscurità sotto l’edificio iniziare ad accumularsi mentre i vampiri iniziavano ad uscire dal loro tunnel.

A differenza di quelli dell’altra sera, questi erano influenzati da qualcosa di addirittura più oscuro, più sinistro, che Dean avesse mai visto.

Dean aggrottò le sopracciglia chiedendosi perché non l’aveva percepito quando avevano eliminato il primo gruppo che si nascondeva lì. Questo influsso era molto antico e molto potente. Così improvvisamente come l’aveva percepita, l’oscurità svanì e si sentiva solo la presenza dei vampiri.

Il caduto tornò di nuovo in chiesa per controllare il vecchio e assicurarsi che fosse vivo.

Capitolo 4

Trevor e Kat seguivano il vampiro che avevano rintracciato in città.

“Che diavolo sta facendo?” sussurrò Kat, iniziando ad insospettirsi.

“Sembra che stia facendo shopping.” rispose Trevor quando il vampiro si fermò davanti ad una vetrina e guardò nel buio.

Questo vampiro era giovane, appena diciottenne a prima vista. Aveva i capelli neri e lisci e portava occhiali da vista dalla montatura rotonda. Con i capelli tirati indietro, sarebbe sembrato quasi presentabile tranne che per la sua pelle pallida.

I due ripresero il cammino quando il vampiro si allontanò bruscamente dalla vetrina e ricominciò a camminare per strada. Anche con i negozi chiusi, i marciapiedi erano affollati a quell’ora della notte.

Avevano scoperto il corpo dell’ultima vittima del vampiro su un prato ben curato. Con il loro senso dell’olfatto, erano stati in grado di raggiungere il succhiasangue proprio mentre il vampiro imboccava la Rodeo Drive. Da lì, Trevor dovette frenare un po’ Kat spiegandole che in giro c’erano troppe persone per poter correre all’impazzata.

Adesso erano lì, a seguire un vampiro a piedi e nessuno dei due era in vena di conversazione. La mossa successiva fu salire su un autobus senza preoccuparsi della destinazione. Alla fine, il vampiro allungò la mano e tirò il cavo per scendere. Kat e Trevor scesero alla fermata successiva e sbuffarono prima di riprendere la loro ricerca. Il vampiro continuò a camminare e Kat ringhiò per la frustrazione.

“Inizio a pensare che questo vampiro sia drogato. Abbiamo quasi fatto un giro in tondo.” si lamentò. “Siamo solo a pochi isolati dal club”.

“Eccolo!” esclamò Trevor e corse verso un vicolo in cui il vampiro scomparve all’improvviso.

Le scarpe da ginnastica di Trevor fecero un rumore stridente quando lui raggiunse di corsa l’entrata del vicolo e diede un’occhiata. Kat era accanto a lui, si abbassò un po’ in modo che potessero sbirciare entrambi dietro l’angolo.

“Dannazione.” imprecò Trevor ed estrasse la sua 9 mm.

“Non ho ancora capito perché hai portato la pistola.” disse Kat anche se sapeva che Nick ne portava sempre una. Non era sulla pistola che Nick contava... ma sugli speciali proiettili di legno di cui era carica. “Quelle cose sono inutili contro i vampiri.”

Trevor sorrise. “Dimentichi per chi lavoro. Questi proiettili sono fatti apposta per esplodere all’impatto, sono stati scavati all’interno e riempiti con un po’ di acido muriatico. Quella roba corroderà qualsiasi cosa.”

“Perché l’acido non corrode il proiettile, allora?” chiese Kat, raccogliendo segretamente informazioni con cui corrompere Nick.

“C’è un bossolo interno nel proiettile scavato che l’acido non può corrodere. Adesso non mi ricordo il nome esatto.” spiegò Trevor. “È abbastanza forte da non essere danneggiato dall’acido ma abbastanza fragile per rompersi quando urta qualcosa.”

Kat si alzò lentamente in piedi. “Vogliamo andare?”

Trevor strinse la presa sulla pistola e si avviò per primo, seguito da Kat che aveva un pugnale affilato in ogni mano; una gentile concessione di Trevor. Perlustrarono l’intero vicolo prima di rendersi conto che il vampiro era sparito.

Trevor si rilassò e abbassò il braccio armato. “Se n’è andato!”

Kat emise un sospiro di frustrazione “Beh, dal momento che siamo così vicini, possiamo anche tornare al locale.”

“Per quanto stasera mi sia divertito a portare voi due idioti a spasso per la città,” disse una voce alle loro spalle, “devo insistere perché rimaniate per cena.”

Kat e Trevor si girarono di scatto in direzione della voce e si bloccarono quando videro il vampiro che avevano seguito, insieme ad altri cinque.

“Il figlio di puttana sapeva che lo stavamo seguendo.” ringhiò Trevor mentre riprendeva la pistola e la puntò.

Con muri su tre lati e i vampiri davanti a loro, Kat sapeva che lei e Trevor avrebbero dovuto lottare per uscire da lì. Si accovacciò quando i vampiri li circondarono rapidamente. Uno con i capelli rosso fuoco balzò in piedi sperando di avere la meglio su di loro, quasi letteralmente.

Kat subito si rialzò e affrontò il vampiro a mezz’aria. Le sue unghie lunghe ora sembravano artigli anche se non avevano subito mutazioni. Colpirono il suolo con il vampiro steso di schiena sotto di lei.

Il succhiasangue le afferrò il polso destro così forte che lei sentì le ossa cominciare a frantumarsi dolorosamente. Ingoiando il dolore nauseante, lei fece scattare il polso verso il basso, infilzando il pugnale nel polso del vampiro come vendetta. Liberandosi, Kat non esitò ad infilare la mano destra nel petto del mostro ed estrargli il cuore.

Trevor prese la mira e sparò al vampiro che avevano seguito per tutta la sera. Il proiettile colpì la creatura alla gola e, per un attimo, lui fissò Trevor con un’espressione incredula prima di iniziare ad urlare e a graffiarsi la gola. L’urlo s’interruppe bruscamente quando l’acido liberato dal proiettile raggiunse la laringe del vampiro.

In realtà Trevor non vide cosa successe dopo, poiché fu subito attaccato da un altro vampiro.

Il suo corpo fu gettato contro il muro del vicolo e scivolò a terra. La sua 9mm volò mentre cercava di ignorare le stelline che vedeva davanti agli occhi. L’altro vampiro si avvicinava quando Trevor sentì qualcosa vicino la gamba. Guardando in basso, vide la testa ancora fumante del vampiro a cui aveva sparato e la afferrò.

Prendendo per i capelli la testa mozzata, Trevor la lanciò contro il succhiasangue che si avvicinava. La creatura la schivò e ringhiò contro di lui, pronta a saltare. Qualcosa di luccicante balenò davanti ai propri occhi e Trevor vide un lungo pugnale spuntare fuori dal suo petto. Girando la testa, Trevor vide Kat in piedi sporca di sangue.

“Attenta!” urlò Trevor.

Kat sollevò l’altro pugnale e rimase a bocca aperta quando il vampiro le afferrò la mano e portò la lama verso il basso, direttamente nel suo interno coscia. Il dolore da solo le diede la forza per respingere il vampiro. Barcollò all’indietro verso Trevor e riuscì ad estrarre il pugnale dalla propria coscia. Liquido caldo fuoriuscì rapidamente e le scese lungo la gamba.

Trevor sapeva di dover fare qualcosa. Erano entrambi feriti ora. Poteva sentire il dolore alle costole e alla spalla con cui aveva colpito il muro e non riusciva a respirare. Alzando gli occhi verso Kat, che era in piedi davanti a lui con fare protettivo, pensò alla loro prossima mossa.

Doveva trasformarsi in qualcosa di abbastanza grande e forte da combattere contro i vampiri e sopravvivere. L’unico problema era che se si fosse trasformato, avrebbe rivelato la sua vera natura a Kat. La sua specie non era mai andata d’accordo con le altre tribù di mutanti a causa delle loro diversità. Essi erano in grado di fondersi con qualsiasi clan e scomparire senza lasciare traccia, anche per decenni. Erano le armi ideali in una guerra.

Per questo, qualsiasi animale avesse scelto sarebbe stato sempre dieci volte più forte dell’animale vero. Nella sua forma umana valevano le stesse regole, ma non gli era stato di grande aiuto finora. Tuttavia, se non si fosse dato una mossa, sarebbero stati spacciati.

Improvvisamente Kat lasciò cadere la sua arma e si piegò. A causa delle sue ferite, la trasformazione fu più lenta del normale. Il suo corpo si trasformò finché non si trovò a quattro zampe. Gli abiti caddero a terra e un bel mantello maculato di pelliccia marrone e nera prese il loro posto.

Uno dei vampiri rimasti attaccò e Kat si alzò sulle zampe posteriori, bloccandolo con una sorta di mossa di wrestling. Gli artigli scavarono nelle spalle della creatura e lei gli mostrò le sue lunghe zanne. Senza pensarci due volte, Trevor decise di trasformarsi.

I due vampiri rimasti sibilarono furiosi quando l’umano che stavano accerchiando si trasformò in un orso Kodiak. Trevor mosse una zampa gigante verso quello più vicino e tranciò il suo corpo a metà, facendo ricadere le gambe senza vita. Sapendo che il vampiro non era morto, Trevor avanzò verso di lui e gli schiacciò la testa con le sue potenti mascelle.

Si alzò in piedi per aiutare Kat quando gli ultimi due vampiri lo attaccarono con forza. Trevor barcollò indietro di qualche passo prima di ruggire forte e ne afferrò uno, lanciandolo nel vicolo. Ruggì di nuovo quando l’ultimo affondò i denti nella sua scapola. Udì l’urlo da giaguaro di Kat e sentì il muro di mattoni colpire la sua tempia prima di cadere per l’impatto.

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