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Night Light
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Night Light

3

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Night Light

Guardandolo mandare giù lo shot, le labbra si aprirono quando notò che la luce in essi rivelava le lacrime non versate che cercavano di scendere.

Cavolo, che situazione. Si pentì subito di essere stata così stronza con lui. Avrebbe voluto che Quinn stesse male così per lei. Sarebbe bello se lui potesse mostrare una qualche emozione per lei o per ciò che lei provava. Diamine, avrebbe anche potuto accettare che Quinn la snobbasse, se solo lui avesse il coraggio di dirglielo in faccia.

Allungandosi, mise gentilmente una mano sulla spalla di Trevor, poi pensò ad un modo per distrarlo e allo stesso tempo per procurarsi un compagno di caccia.

Kat sorrise quando un’idea iniziò a prendere forma nella sua testa. L’altra sera lui non le aveva dato del giaguaro apertamente ma lo aveva lasciato intendere, quindi ovviamente non aveva mentito dicendo di essere un investigatore del paranormale. Se era un esercito che i ragazzi volevano, allora il minimo che lei potesse fare era aiutarli a reclutare gente... no?

“Adesso, se vuoi scusarmi, vado a trasformarmi in un bersaglio per i vampiri che hanno lasciato i cadaveri alla nostra porta.” Fece per girare attorno al bancone, ma Trevor le afferrò il polso così in fretta che lei non l’aveva neppure visto muoversi. Lei si limitò ad alzare un sopracciglio verso la mano che la stringeva. “A meno che tu non voglia aiutarmi, magari potresti lasciarmi.”

“Dici sul serio?” chiese Trevor.

Era stato portato a pensare che si trattasse di vampiri per il solo fatto che sembrava esserci un boom di nascite al momento... oh, e la piccola questione dei segni di canini cancellati. La cosa negativa è che non aveva mai affrontato i vampiri... se non durante l’addestramento. Aveva bisogno di un motivo per restare in zona finché Envy non sarebbe tornata, quindi perché non andare in giro con la sorella del suo rivale?

Quando Kat annuì e ritrasse lentamente la mano, Trevor scosse la testa sapendo che se ne sarebbe pentito. “I tuoi fratelli verranno con te?”

“Oh, sicuro, ma prenderanno strade diverse.” Fece una smorfia imbronciata. “Sembra che nessuno voglia fare squadra con una ragazza.”

Come per dimostrare la sua tesi, Steven e Nick scelsero quel momento per andare al piano di sotto e dirigersi insieme verso la porta. Nick lanciò a Kat uno sguardo duro, sperando che avrebbe recepito il messaggio e fatto ciò che Warren le aveva chiesto di fare... rimanere lì al sicuro. Si sentì un po’ più tranquillo quando lei gli fece un lieve sorriso come se tutto fosse stato perdonato.

Guardando verso la porta del piano superiore Kat annuì, “Vedi, la squadra stasera ha lasciato a casa il numero dispari... cioè me.” Fece a Trevor un grande sorriso come se non le importasse. “Ma va bene così, non mi dispiace cacciare da sola.”

Trevor sorrise ed incrociò le braccia sul bancone. Si sporse in avanti facendo cenno a Kat di fare lo stesso e sussurrò “Non sei da sola.” e scosse la testa.

Quinn e Warren si fermarono mentre uscivano dalla discoteca. Warren sapeva che erano in troppi e quindi il bar sarebbe stato coperto ma ciò non gli impedì di dare un paio di ordini all’ultimo minuto.

Mentre lo faceva, Quinn quasi incenerì Trevor con lo sguardo. Non aveva perso di vista il monitor, osservando il modo in cui Trevor allungò una mano e afferrò il polso di Kat... né la commovente scenetta che ne era seguita. Quanto conosceva quest’uomo, Kat? Il modo in cui si comportavano, era come se condividessero un segreto che tutti gli altri non potevano sapere e la cosa gli dava sui nervi.

“Chi è quell’uomo con Kat?” chiese Quinn quando Warren ebbe finito con il suo auricolare.

Warren si girò a guardare vedendo l’ex fidanzato di Envy. Pensò che Kat stesse dicendo a Trevor che Envy non era più libera, il che era una buona idea poiché senza lo zuccherino di Trevor in giro per il bar, forse l’investigatore del paranormale sarebbe andato ad indagare da qualche altra parte.

“È solo un masochista del posto a cui piace essere aggredito con il taser da donne attraenti.” Warren rise della sua stessa battuta. Quando Quinn non sorrise, gli fece improvvisamente rimpiangere quando faceva squadra con Michael. Si chiese se fosse troppo tardi per cambiare partner, poi abbandonò l’idea. Quinn e Kane insieme sarebbero stati un disastro annunciato.

Trevor sentì che qualcuno lo stava fissando e guardò verso la porta. Riuscì a malapena a nascondere la sorpresa sul proprio viso quando vide Quinn Wilder con Warren Santos. Se non avesse avuto i suoi sospetti, Trevor avrebbe pensato che i due fossero coinvolti negli omicidi e stessero tramando la loro prossima mossa. Ma quella linea di pensiero era riservata a quei cretini della polizia locale.

“Cosa ci fa qui il proprietario del Night Light?” chiese Trevor girandosi di nuovo verso Kat.

“Cerchiamo tutti di risolvere il problema con i vampiri.” disse Kat mentre i suoi occhi incrociarono quelli di Quinn con aria di sfida. Oh cavolo, lui sembrava un po’ irritato. Giusto per confermare la sua teoria, lei si avvicinò a Trevor come se gli stesse sussurrando paroline dolci all’orecchio, “Hai qualche arma che possiamo usare per metterci in pari?” Fece l’occhiolino sapendo di aver appena trovato un compagno di squadra per quella sera.

Trevor ci pensò un attimo, facendo un elenco mentale di ciò che aveva nel bagagliaio.

“Sì, ho un paio di cose in macchina.” ammise Trevor. “Forse dovremmo tornare da me per prendere qualche pezzo che ho nascosto nella cassaforte per le armi.”

‘Perfetto.’ pensò Kat.

Mentre Warren e Quinn si dirigevano verso il bar, Warren fu distratto di nuovo dall’auricolare che gli suonò in un orecchio. A Quinn non dispiacque quella pausa. Gli diede l’occasione per scoprire cosa succedeva con l’allegra coppia al bar.

Kat vide Quinn arrivare e si mosse rapidamente lungo il bancone in modo che Trevor non potesse sentire e Quinn non facesse saltare la sua copertura. Allungandosi per prendere una bottiglia, si girò per poi trovare Quinn in piedi tra lei e il bancone.

“Come posso aiutarla, signore?” chiese Kat con un sopracciglio sarcasticamente alzato. “Sa che i clienti non sono ammessi dietro il bancone.”

Quinn fece un passo verso di lei, anche se era già abbastanza vicino. Poggiando una mano sullo scaffale accanto al braccio di lei, la bloccò adeguatamente nel punto in cui si trovava. Vedendo i suoi occhi vagare dietro le proprie spalle verso l’uomo con cui stava parlando... Quinn ringhiò, “Non distrarti stasera, Kat. Ti avverto. Solo perché non vieni a caccia con noi non significa che un vampiro non possa mettere piede in questo bar.”

Kat sospirò sapendo che era il trucco più vecchio del mondo. Far credere a qualcuno di essere importante, affidandogli un innocuo compito secondario. “Me la caverò.” lo informò lei mentre passava sotto il suo braccio e si diresse di nuovo verso Trevor. “E se avrò bisogno di qualunque cosa, ho già qualcuno disposto a darmela.” Le ultime parole furono dette con un accenno di malizia nella sua voce. Era una bugia, ma Quinn l’aveva fatta incazzare.

Lei sorrise tra sé sapendo che Quinn pensava che si riferisse al sesso e Trevor pensava si riferisse alla caccia di vampiri. Warren scelse quel momento per finire la conversazione e fare cenno a Quinn di essere pronto.

Le labbra di Quinn si assottigliarono quando indietreggiò da Kat e si chinò, quasi strofinando le labbra sul suo orecchio. “Buona serata.” Osservò con soddisfazione la pelle d’oca sul collo di lei e sulla spalla.

Kat si aggrappò al bordo del bancone quando le ginocchia divennero deboli. Raddrizzandosi sussultò quando sentì la voce di Michael da dietro.

“Attenta a come tiri la coda di quel gatto, tesoro.” le ricordò Michael poi fece un cenno a Trevor prima di raggiungere Kane sul tetto.

Trevor aggrottò la fronte allo sguardo stupito sul volto di Kat. “Non era un vampiro, quello?”

“No, era un gentiluomo che ci sta aiutando a trovare i veri mostri.” disse Kat fiduciosa mentre aggiunse in silenzio ‘Ed è l’unico che non ha fatto storie sul fatto che io andassi a caccia stasera.’ “Comunque, sembra che siamo rimasti indietro. Sei pronto a partire?”

*****

Kane camminava avanti e indietro sul tetto, fumando una sigaretta e agitando le braccia di tanto in tanto. Stava cominciando ad innervosirsi aspettando Michael.

“Giaguari e puma.” borbottò. “Sono peggio dei gatti domestici. Ognuno vuole prevalere sugli altri. Preferirei collaborare con i Coyote piuttosto.”

Michael arrivò sul tetto proprio dietro Kane, sorprendendolo nel suo sproloquio agitato. Si accigliò quando Kane subito tacque e guardò di lato avvertendo la sua presenza.

“Dannazione Kane, vogliamo parlare di quello che ti preoccupa o no?” chiese Michael mentre gli si avvicinava.

“No.” rispose Kane.

“Bene.” Michael aspettò, sapendo che Kane odiava il silenzio più dei litigi. Adorava avere ragione.

Kane camminò verso il bordo dell’edificio, aumentando di nuovo la distanza tra loro. Aveva dimenticato che Michael fosse capace di avvicinarsi di soppiatto... non succedeva da così tanto tempo. “Raven sembrava un po’ deluso dal fatto che il suo esercito fosse scarso giù al magazzino... alcuni dei suoi squilibrati mancavano all’appello. La mia ipotesi è che i vampiri assenti alla nostra piccola festa mortale probabilmente avevano bisogno di un posto in cui passare la giornata, quindi andrò a dare un’occhiata.”

Michael non disse una parola quando Kane saltò ancora una volta dal tetto ed atterrò sul marciapiede sottostante. Proprio mentre fece un passo verso il bordo, pronto a saltare come Kane, qualcosa sul tetto dall’altra parte della strada attirò la sua attenzione.

Girandosi a guardare di scatto, Michael intravide un’ombra che sparì. Qualcosa di quell’ombra gli era sembrato familiare, ma non riuscì ad indentificarla.

Kane aveva uno stalker o era un bersaglio? Cercando di sopprimere quel sentimento per il momento, abbassò lo sguardo e sorrise mentre saltava. Anche se non riusciva più a vedere Kane, e sapeva che era diretto al magazzino, invece di seguire la strada seguì la scia del proprio sangue nelle vene di Kane. Quando arrivò al deposito, poteva sentire le urla dei vampiri che Kane aveva preso alla sprovvista.

Si fermò sulla soglia usando la sua vista potenziata per vedere nel buio dell’enorme stanza. Kane aveva già due vampiri su di sé e molti altri pensavano che il gioco di squadra fosse una grande idea. Facendo un passo all’interno, chiuse la porta alle sue spalle e avanzò quando la voce di Kane echeggiò.

“Lascia fare a me. Basta che nessuno di loro ti oltrepassi.” disse Kane un po’ affannato, mentre torceva il collo del vampiro che stava cercando di strappargli la gola. Sobbalzò quando delle zanne si affondarono nella sua spalla, facendogli mollare la presa.

Entrambe le sopracciglia di Michael sparirono sotto i capelli spettinati, ma rimase fermo sulla porta. “Beh, se lo dici tu.” Incrociò le braccia sul petto e si appoggiò contro la porta.

“Beh… Mi annoio.” disse poco dopo e guardò verso i vampiri senz’anima che non combattevano ancora. “Immagino che nessuno di voi mi farebbe l’onore di farsi inseguire.”

Quando Kane riuscì a decapitare il primo vampiro, uno che stava in disparte fece proprio quello che Michael aveva suggerito, ma il braccio di Kane si allungò e lo afferrò per la giacca di pelle che indossava. “Non credo proprio.” ringhiò mentre lo gettava nella mischia.

“La mamma non ti ha insegnato a condividere le cose?” Michael sorrise mentre guardava Kane colpire di santa ragione. Aveva la sensazione che ora Kane avesse bisogno del dolore per sentirsi vivo. Non aveva dubbi che Kane sarebbe stato l’ultimo vampiro rimasto e questo sfogo di rabbia e violenza avrebbe anche potuto aiutare il suo amico ad aprirsi di nuovo... Una terapia bella e buona.

“Mia madre era una ladra.” rispose Kane, saltando e spingendo i piedi sul petto di un vampiro che correva verso di lui. Il vampiro volò e Kane atterrò sulla schiena. Scalciando, fu di nuovo in piedi in un istante. “Lei non credeva nella condivisione.”

“Sappiamo entrambi che tua madre non era una ladra.” lo rimproverò Michael. “Era una donna di buona famiglia.”

Kane ricevette un pugno in faccia e volò all’indietro. Michael seguì il movimento mentre Kane gli sfrecciava accanto e finì nello stesso mucchio di detriti in cui lo aveva gettato Kriss. Sospirò quando prese atto che Kane era sudicio di sangue. Kane si lanciò di nuovo nella lotta, facendo a pezzi i bastardi lungo il cammino.

“Sicuro che non ti serve aiuto?” urlò Michael al di sopra dei rumori di ossa rotte e piedi che saltavano in pozzanghere, che aumentavano di minuto in minuto. In realtà si mise a ridere quando Kane iniziò a mormorare un incantesimo di Syn, ma ricevette un pugno in bocca prima che potesse finire.

“No.” ringhiò Kane mentre sputava sangue in faccia a colui che lo aveva colpito così forte da fargli vedere le stelle. Afferrando un pezzo di legno da una sedia che avevano rotto durante la lotta, lo spinse così forte nella bocca del vampiro che fuoriuscì da dietro il collo.

Michael fece una smorfia, ma non interferì. Guardava attentamente, contando tre vampiri a terra e quattro ancora da eliminare. Kane era un combattente senza paura, adesso più di prima che fosse sepolto vivo. Il che ricordò a Michael la domanda che non aveva ancora chiesto: come aveva fatto Kane a spezzare l’incantesimo senza il sangue della propria anima gemella?

Meno di venti minuti dopo, Kane crollò in ginocchio. Guardò attraverso la foschia rossa dei propri occhi in direzione del rumore di un applauso che si avvicinava. Si asciugò il sangue dalla bocca e cercò di alzarsi dal pavimento. Rise quando non ci riuscì perché il pavimento era scivoloso per tutto quel sangue.

“E il vincitore avrà un centinaio di cerotti e un buon riposo notturno a casa di Michael.” Si abbassò e avvolse il suo braccio intorno alla vita di Kane per aiutarlo a rialzarsi. Entrambi barcollarono prima di trovare un equilibrio.

“Tu hai una casa?” chiese Kane sperando che se continuava a parlare non sarebbe svenuto prima di arrivarci. Sapeva dove viveva Michael, ma non voleva ammetterlo perché avrebbe solo ricordato a Michael di essere arrabbiato con lui per la sua lontananza. Non era molto felice a riguardo, ma aveva sentito il bisogno di mantenere le distanze.

“Già, sono grande adesso. E poi, le bare sono superate ormai.” Rabbrividì dentro di sé realizzando che Kane potesse non trovare molto divertente quella battuta. “È un posto enorme. Era una sorta di museo d’arte in stile vittoriano finché non ne hanno costruito un altro a Beverly Hills. Forse, se ti trasferissi da me, somiglierebbe di più ad una casa.”

“Voglio un cucciolo.” dichiarò Kane di punto in bianco, mentre si concentrava a mettere un piede davanti all’altro, prassi che di solito impedisce di cadere.

“Vuoi un cosa?” chiese Michael.

“Se dobbiamo vivere insieme, allora voglio un cucciolo.”

Michael dovette sorridere al suo vecchio amico. A quanto pare l’amore di Kane per i cani non era diminuito nel corso dei decenni.

Capitolo 3

“Allora, cosa succede con Micah?” chiese Nick a Steven mentre entravano nel parcheggio accanto alla chiesa e parcheggiavano tra due bus.

“Come al solito Micah e Quinn hanno litigato su chi detta le regole e Micah se n’è andato per staccare la spina.” rispose Steven uscendo dalla macchina. Trovava ancora divertente che tutti i giaguari guidassero... esatto... giaguari. “Diamine, hanno imparato a combattere l’uno dall’altro, quindi non è un grosso problema se si mettono al tappeto a vicenda.”

“E allora perché non è tornato?” sottolineò Nick.

“È questo il punto, no.” sospirò Steven. “Quinn pensa che Micah sia scappato, ma io dico che c’è dell’altro.”

“Come fai ad esserne sicuro?” chiese Nick con curiosità.

“Perché Alicia era tornata a casa solo da un paio di settimane, prima che lui scomparisse. Micah aveva contato i giorni che mancavano al suo ritorno. Anche quando Nathaniel era vivo, era Micah a farle da padre. Non se ne sarebbe mai andato all’improvviso ora che lei è a casa.” Strinse le spalle e aggiunse “Se invece avesse deciso di abbandonare la famiglia l’avrebbe almeno portata con sé.”

Nick annuì chiedendosi se i vampiri fossero responsabili della sparizione di Micah. In un modo o nell’altro non era affatto un buon segno, quindi per il bene di Micah Nick sperava che avesse soltanto perso la ragione e non l’avesse ancora ritrovata. Domani avrebbe fatto altre domande ad Alicia.

Steven alzò lo sguardo verso l’enorme chiesa con tutti i suoi intagli intricati e le statue. Il fatto che sembrasse importata da Roma la diceva tutta sul denaro che dovevano avere gli umani peccatori che avevano abbellito il portone. I più ricchi erano i più peccaminosi, è per questo che ostentavano in tal modo la propria religione.

La verità era che il sindaco della città veniva in questo luogo per stringere mani e poi scambiare soldi con la mafia ogni Domenica dopo la messa. Quindi la domanda che si poneva era... perché quella ragazza era qui da sola nel cuore della notte?

La chiesa era quasi buia tranne che per un paio di finestre da cui si vedeva ancora una luce al secondo piano. Da come ricordava, probabilmente quella era la zona degli uffici. Si chiese se il sacerdote che aveva lasciato al sicuro nell’armadio in realtà vivesse qui. Era qualcosa a cui non aveva pensato fino ad ora. I cattolici erano molto riservati, lo ammetteva.

Aveva già detto a Nick tutto quello che era accaduto l’altra notte... beh, quasi tutto comunque. Non gli avrebbe detto neanche per sogno dell’episodio della tunica da corista. Scuotendo la testa, Steven spinse la porta d’ingresso aspettandosi di trovarla chiusa a chiave ma, purtroppo, essa si spalancò.

“Non è una mossa intelligente.” Nick aggrottò la fronte mentre estraeva dalla manica il coltello con il manico d’osso ed entrò. “Dopo quello che è successo l’altra sera, pensavo che avessero iniziato a chiudere le porte a chiave.”

“Forse, come dice il proverbio... la porta è sempre aperta.” Steven strinse le spalle, ma entrò con cautela. “O forse il vecchio prete aspetta visite.”

“Ripeto, non ha molto senso.” Nick scattò sapendo che loro non erano le uniche creature paranormali all’interno dell’edificio. “Sento odore di esseri umani al piano di sopra, ma c’è qualcos’altro qui e dubito che sia venuto a confessarsi.”

“Vado ad assicurarmi che il prete stia bene. Se trovi dei vampiri, sii astuto e lasciali stare finché non chiamiamo rinforzi.” Steven si avviò su per le scale lasciando Nick a prendere la propria decisione.

Nick annuì e cominciò ad ispezionare il seminterrato della chiesa. Di solito peggiori erano i mostri…più in profondità si trovavano. Non si preoccupò di nascondersi mentre indagava perché il nemico riusciva a vedere al buio come lui.

Trovando la porta con la scritta ‘Seminterrato’, Nick la aprì e scese subito le scale. Arricciò il naso per il tanfo malsano e umido, e starnutì. Aveva sempre odiato gli scantinati.

Steven stava facendo la stessa cosa al piano di sopra, apriva le porte e sbirciava mentre proseguiva. Vedendo la luce filtrare da sotto la porta dello stesso ufficio dell’altra sera, questa volta bussò. Poteva sentire l’odore al di là della porta e capì che il vecchio era solo.

“Sei tu, Jewel?” disse la vecchia voce.

Steven fece un passo indietro quando la porta si aprì... lui e il prete si trovarono faccia a faccia. Il vecchio viso gentile dall’espressione pacata cambiò lentamente, i suoi occhi si spalancarono e le labbra si aprirono. Steven alzò la mano sapendo cosa sarebbe successo dopo, e non rimase deluso quando il prete cercò di chiudergli la porta in faccia.

Spingendo contro la porta, Steven entrò nella stanza lasciando che il peso del vecchio sulla porta la facesse chiudere dietro di sé. Girandosi intorno, afferrò la prima arma che trovò e la lanciò attraverso la stanza infastidito. “Te l’ho già detto, non sono un vampiro.”

“Mi sono svegliato nell’armadio.” gli ricordò il prete mentre andava dietro la sua scrivania. Steven sospirò mentre guardava le mani del vecchio rovistare nella scrivania, ovviamente in cerca di un’altra arma. Alzò un sopracciglio vedendo le dita stringere una robusta spillatrice.

“Non voglio farti del male.” lo informò Steven. “Ma se non lasci andare la spillatrice, ti sveglierai di nuovo in quell’armadio.” Annuì con gratitudine quando l’uomo la posò lentamente e si drizzò in tutta la propria altezza, che era scarsa rispetto alla sua.

“Ho la sensazione che tu non sia venuto qui per confessarti.” Si percepiva ancora paura nella voce del vecchio.

“Oh padre, so che ho peccato.” Steven sorrise ma vedendo che la battuta non fu capita afferrò una sedia e la girò, notando che l’uomo trasalì a quel rapido movimento. Si trattenne dal roteare gli occhi e si mise a cavalcioni sulla sedia, abbassando le braccia sullo schienale. “Non conta niente che io sia in parte il motivo per cui sei ancora vivo? Se non ti avessi tenuto alla larga, ora forse non saresti più dalla parte degli angeli.”

“Come hai fatto...” il prete sembrò improvvisamente più vecchio mentre andava dietro la scrivania e si sedette pesantemente. “Quando sono venuto, sono andato al piano di sotto e ho trovato degli estranei che mettevano a posto. Il disordine… Sono rimasto nascosto. Erano così rapidi e silenziosi. Tu saresti capace di tutto questo?”

“Mi crederesti se dicessi che avevamo un angelo dalla nostra parte?” Quando l’uomo alzò il mento e gli lanciò uno sguardo duro, Steven continuò “Il mio amico ed io siamo qui per assicurarci che la chiesa sia ancora pulita.”

“Pensi che ce ne siano altri?” il prete si strofinò il viso.

“So che ce ne sono altri. La domanda è, sono qui?” Steven si alzò sapendo di aver lasciato Nick da solo per troppo tempo. Il suo amico era noto per essere impavido e questo lo rendeva nervoso. “Non vogliamo che si ripetano gli eventi dell’altra sera.”

Il prete lo guardò attentamente come se fosse alla ricerca di una bugia. Infine, l’anziano sospirò e annuì con la testa “Va bene, per qualche motivo ti credo. Talvolta le strade del Signore sono infinite. Fate ciò che è necessario.”

“Speriamo di non trovare nessun demone stavolta... e tu puoi rimanere sveglio se prometti di restare qui.” Ricordò ciò che il sacerdote aveva detto quando aveva aperto la porta. “Aspettavi qualcuno?”

“Sì, lei doveva venire l’altra sera, ma...” indicò con il pollice verso l’armadio. “Ha chiamato un’ora fa dicendo che stava arrivando.”

Steven sentì il battito cardiaco aumentare. “C’era una ragazza qui l’altra notte e ho bisogno di parlare con lei... ha i capelli biondi, è bella. La conosci?”

“Jewel?” chiese il prete. “Certo, dovrei sposarla.”

“Cosa?” disse Steve a voce un po’ troppo alta, poi ringhiò “Da quando in qua i vecchi preti sposano giovani donne?”

“Sei un tipo sveglio.” il prete scosse la testa poi rafforzò la propria determinazione. “Non sposa me... e comunque non sono affari tuoi. Lascia stare quella bambina. Ha già abbastanza problemi con i mostri che già conosce. Non trascinarla in una guerra tra demoni.”

Steven aggrottò la fronte, non gli piaceva come suonava la cosa.

Avrebbe scommesso che il prete stesse per dire mafiosi, non mostri. Non gli importava di nessuna delle due specie, aveva già la propria dose di mafiosi da affrontare. A loro piaceva starsene al Night Light perché era uno dei locali più eleganti della città. È rilassante quando la gente di classe inferiore non può permettersi di entrare da quelle porte.

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