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Mai Sfidare Il Cuore
Si era seduta accanto a lui dopo che il nonno aveva finito di medicarlo e lo aveva sistemato nel suo letto. Non si era più addormentata per paura che si svegliasse senza che lei se ne accorgesse.
Shinbe aprì lentamente gli occhi alla luce fioca della stanza. Dove si trovava? Fissò il soffitto bianco in confusione, gli faceva male tutto. Cercò di guardarsi intorno, ma provava dolore anche così. Vedeva tutto rosa, che posto era?
«Ahi!» esclamò Kyoko quando si punse con l’ago, e si succhiò il dito. Si girò leggermente e Shinbe la vide, con la luce della scrivania che le illuminava il viso.
«Devo essere in paradiso.» sussurrò, e la vide voltarsi verso di lui con gli occhi spalancati. Cercò di sorridere, ma la testa gli faceva troppo male e chiuse di nuovo gli occhi.
Kyoko quasi rovesciò la sedia per andare a sedersi sul letto accanto a lui. «Shinbe no, ti prego, non addormentarti di nuovo.» lo implorò con voce tremante, mentre iniziavano a scenderle le lacrime. Lui percepì il loro odore nell’aria e riaprì gli occhi… ma perché stava piangendo? Cercò di mettersi a sedere ma un dolore lancinante gli esplose in una tempia.
Kyoko gli mise una mano sulla spalla, «Non muoverti, sei ferito.». Si passò una mano sulla guancia bagnata e sorrise.
«Dici davvero?» disse lui cercando di ricambiare il sorriso, ma il dolore ancora non glielo permetteva, e si portò una mano dietro la testa. “Che bernoccolo.” pensò, guardando Kyoko confuso.
Lei non riuscì a trattenersi: «Sei un idiota, avresti potuto farti ammazzare.», e iniziò a singhiozzare, coprendosi il viso con le mani.
Shinbe allungò una mano e le accarezzò una guancia, «Mi dispiace. Spero che Toya sia ridotto male quanto me.».
Lei abbassò le mani e rispose: «Non lo so.», poi si voltò e andò alla scrivania per versargli un bicchiere d’acqua. All’improvviso si sentiva arrabbiata con entrambi. Avrebbero dovuto cercare il talismano insieme, non combattere tra loro.
«Come non lo sai?» chiese Shinbe cercando di alzare un sopracciglio, ma scoprì che gli faceva male anche quello. Decise che, la prossima volta che avrebbe combattuto con Toya, non si sarebbe limitato a difendersi… avrebbe contrattaccato.
Kyoko gli si avvicinò e lo aiutò a bere, poi sorrise e disse: «Non l’ho più visto, dopo che gli ho lanciato l’incantesimo.». Sapeva che quelle parole gli avrebbero tirato su il morale.
Shinbe tossì, «L’incantesimo?», poi si portò una mano sul petto fasciato e gemette: «Ti prego, non farmi ridere. Fa male.».
Lei lo guardò con aria triste, «Mi dispiace tanto. Non potevamo portarti da un medico umano senza che… beh, lo sai. Il nonno ha cercato di ricucire le ferite meglio che poteva e sono guarite quasi tutte.».
Shinbe le fece l’occhiolino invece di annuire con la testa, «Sì, capisco. Grazie per esservi presi cura di me.». Poi la curiosità lo sopraffece, «Non sei andata a cercare Toya?».
Kyoko si alzò, voltandogli le spalle, e rispose: «No, sono rimasta qui ad aspettare che ti svegliassi.». Andò alla scrivania per prendere un’aspirina, poi si rese conto che non avrebbe fatto effetto su un guardiano. «Perché stavate litigando?» gli chiese, anche se non voleva sapere la risposta. Poi riprese l’aspirina, di certo non gli avrebbe fatto male.
«Per quanto tempo ho dormito?» chiese lui, cercando di ridurre il dolore al minimo. Aveva sentito la sua domanda ma… preferiva che la cosa rimanesse tra lui e Toya.
«Per diverse ore.» rispose Kyoko, facendogli prendere la pillola e aiutandolo a bere, «Prendi questa e bevi.».
Shinbe obbedì e pensò: “È rimasta al mio fianco per tutta la notte?”, e chiuse gli occhi per riflettere. Poi sentì la sua mano fresca sulla fronte e li riaprì.
Kyoko sorrise e disse: «Non riesco a credere che tu sia qui… nel mio mondo.», poi scrollò le spalle come se non fosse importante, e invece lo era. «Ok, adesso che so che stai bene penso che dovrei andare a dire agli altri che non torneremo per un po’. Tu riposati, sarò qui quando ti sveglierai.».
Shinbe la fissò sbalordito… si guardò intorno e finalmente capì… era nel suo mondo! Doveva aver battuto la testa molto forte per non essersene accorto prima.
Un attimo… aveva appena detto che sarebbe andata di là da sola? E se Toya le avesse impedito di tornare? E se le fosse successo qualcosa? Lui doveva continuare la caccia insieme agli altri, doveva stare lì per proteggerla da Hyakuhei.
Shinbe cercò di mettersi a sedere per dirglielo, ma il dolore lo fece ricadere all’indietro.
Kyoko si fermò e tornò indietro per controllarlo, «Per favore, non cercare di alzarti. Non sappiamo se le ferite interne sono già guarite e non vorrei che morissi dissanguato mentre io sono via.» disse quasi scherzando, ma c’era davvero il rischio di danni interni se non stava fermo.
«Ma non posso restare qui, non so nemmeno dove mi trovo.», stava iniziando ad andare nel panico al pensiero che se ne andasse. Kyoko doveva aver percepito la sua paura perché, mentre apriva la porta per andarsene, gli disse a bassa voce: «Non preoccuparti, Shinbe. Manderò il nonno a farti compagnia.», e chiuse la porta prima che lui avesse la possibilità di protestare.
Capitolo 6 “Malintesi”
Dopo aver detto al nonno che Shinbe era sveglio, Kyoko prese il suo zaino e lo riempì con tutte cose che i suoi amici avrebbero gradito. C’erano la carne essiccata per Toya, le barrette al cioccolato per Kamui e, naturalmente, i chewing-gum preferiti di tutti.
Poi prese anche un paio di bottiglie di soda e delle mandorle ricoperte di cioccolato per Suki e Sennin. Adesso si sentiva meglio sapendo che Shinbe sarebbe tornato presto. Ad ogni modo… avrebbe dovuto parlare con Toya della lite e del fatto che avesse rischiato di uccidere suo fratello. Poi si chiese come aveva fatto Shinbe ad attraversare il Cuore del Tempo. Il portale non l’avrebbe mai lasciato passare senza un motivo. «Forse era per interrompere la lotta.» borbottò sottovoce.
Poi infilò nello zaino anche le solite scorte, come bende, cerotti e aspirine. Guardandosi intorno nella cucina, si chiese se non fosse il caso di controllare Shinbe un’ultima volta, ma decise di non farlo. Era stato già abbastanza difficile andarsene. Le sembrava di vedere ancora il suo sguardo implorante, come se la stesse pregando di non andarsene, ma sarebbe stata via solo per alcune ore. Sarebbe stato bene con Tama e il nonno. Chiuse lo zaino e si diresse verso il tempietto.
*****Il gruppo aveva trascorso le ultime ore a cercare Shinbe. Non riuscivano a trovare le sue tracce, quindi non sapevano da dove cominciare. Non facevano che pensare al peggio, anche se non riuscivano a trovare le prove che fosse effettivamente successo qualcosa di brutto. Stavano letteralmente impazzendo per la preoccupazione. Come se non bastasse, Toya non era tornato all’accampamento, quella sera, e questo li aveva portati a pensare che fosse lui il responsabile della scomparsa di Shinbe. Suki ne era convinta.
In più, la lontananza di Kyoko faceva sembrare tutto ancora peggiore. «Se Toya torna, giuro che lo ammazzo con le mie mani.» singhiozzò Suki con le mani sul viso, mentre Sennin la confortava.
Kamui era seduto accanto a lei in silenzio mentre gli balenava nella mente l’immagine di Shinbe morto. Ma lui lo avrebbe saputo se suo fratello fosse morto… no? Lui e Kaen avevano capito che qualcosa non andava appena avevano messo piede nella radura… nell’area c’erano vibrazioni che emanavano rabbia e qualcos’altro che non erano riusciti ad identificare.
Un’altra prova era il fatto che alcuni massi attorno alla statua erano stati dissotterrati. E poi, dov’era Kyoko? Questo pensiero lo portò a chiedersi cosa fosse successo esattamente… anche lei era ferita? Non era ancora tornata e lui iniziava a preoccuparsi. Sospirò, sapendo che Kaen era ancora fuori a cercare Shinbe.
«Ehi, c’è nessuno?» disse Kyoko con voce allegra mentre apriva la porta della capanna. Notò subito l’aria afflitta di Suki e, poggiando lo zaino a terra, corse da lei. «Che succede?» le s’inginocchiò accanto, Suki non piangeva mai… era lei la piagnucolona del gruppo.
Suki tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con il dorso della mano, poi cercò di parlare: «Oh, Kyoko.». Si voltò e singhiozzò di nuovo, incapace di confessare il proprio timore alla sua amica.
Sennin mise una mano sulla spalla di Kyoko e le chiese a bassa voce: «Possiamo parlare fuori?».
Lei lo guardò e si alzò lentamente, “Dev’essere successo qualcosa di grave.” pensò preoccupata, “È successo qualcosa a Toya, o hanno saputo qualcosa sulla scomparsa di Hikaru, il fratello di Suki?”. Kyoko aveva un brutto presentimento mentre seguiva Sennin fuori la capanna. «Che succede? Cosa c’è che non va?». Non aveva pensato neanche lontanamente che potessero preoccupati per Shinbe, credeva che Toya avesse detto a tutti dove si trovava.
Sennin si voltò di spalle, sapendo che stava per spezzarle il cuore… non ce la faceva. Scoprire che Toya aveva probabilmente ucciso Shinbe sarebbe stato tremendo per lei, perciò decise di dirle che era soltanto un loro timore.
«Kyoko, crediamo che Toya abbia fatto del male a Shinbe… non riusciamo a trovare nessuno dei due.», la sua voce sembrava ancora più stanca del solito e intrisa di tristezza e delusione. Si preparò a sentire la grida di dolore della sua giovane amica ma non fu così, quindi si voltò, e in quel momento la vide tornare di corsa nella capanna.
Kyoko si sedette a terra accanto a Suki e la abbracciò, «È tutto ok, Suki! Shinbe sta bene.». La strinse e aggiunse: «Non so come abbia fatto, ma ha attraversato il Cuore del Tempo insieme a Toya. È ferito, ma se la caverà.».
Suki smise di respirare per un momento, poi si scostò, si passò una mano sugli occhi e la guardò. «Shinbe… non è morto?» le chiese, continuando a fissarla.
Kyoko si accigliò: «No, ha diverse ferite, ma non è morto. Ero tornata per dirvi che si sta riprendendo.». Si chiese perché Toya non avesse detto loro che cos’era successo.
Kamui ascoltò le parole di Kyoko e ci pensò su… adesso capiva perché non riusciva a percepire Shinbe… non era nel loro mondo. Uscì per andare a cercare Kaen e dirgli che non c’era più bisogno di cercare. Sperava che Kotaro e Kyou arrivassero per aiutarli a trovare una soluzione a tutto quello che stava succedendo. Poi i suoi pensieri tornarono a Kyoko, «Almeno si fanno del male a vicenda, senza ferire anche lei.» sussurrò, ma il peso sul petto non diminuì. Se ce ne fosse stato bisogno… l’avrebbe protetta da solo.
Suki si alzò, «È stato con te tutta la notte? Noi abbiamo visto Toya con le mani sporche di sangue.» balbettò, poi si fermò, con la rabbia che aumentava nei confronti di Kyoko per aver nascosto la cosa.
Kyoko si alzò in piedi, «Dov’è Toya? Se lo prendo, giuro che…», ma Suki la interruppe: «È stato con te per tutto questo tempo? Shinbe è stato con te nel tuo mondo?», il suo tono era accusatorio e Kyoko rimase sorpresa. «Hai aspettato così tanto per venire a dircelo, non hai pensato che fossimo preoccupati per lui?».
Kyoko scosse la testa, «Mi dispiace, non volevo lasciarlo da solo finché non avessi capito che stava…», poi vide Suki diventare rossa in viso e indietreggiò.
«Lo abbiamo cercato per tutta la mattina, con la paura che fosse morto e che giacesse ferito da qualche parte! E adesso tu torni tutta felice, dicendo che era con te!» la interruppe Suki, con l’indice puntato verso di lei, poi continuò: «Saresti dovuta venire prima, avresti dovuto…», lasciò la frase a metà quando fu colta da un singhiozzo di sollievo.
Kyoko le mise un braccio attorno alle spalle, continuando a scusarsi: «Mi dispiace, non ci ho pensato. Aveva delle brutte ferite, avevo paura di lasciarlo da solo prima che si svegliasse. Avevo così tanta paura di perderlo.».
Suki si scostò di scatto, la sua rabbia si riaccese per quelle parole. «Tu… avevi paura di perderlo?» le chiese, ricacciando indietro le lacrime. «Per che cosa stavano combattendo, Kyoko? Stavano combattendo per te?».
Kyoko rimase sorpresa da quella domanda, non sapeva cosa rispondere. Non poteva dirle che aveva baciato Shinbe e che Toya li aveva visti. Suki era sua amica ed era segretamente innamorata di Shinbe. Il senso di colpa la assalì… stava tradendo la sua amicizia? Abbassò lo sguardo, fissando il pavimento di legno.
Non era innamorata di Shinbe, ma… “Cavolo, ma a che sto pensando?”. Strinse i pugni, arrabbiata con se stessa per aver pensato a lui in quel modo… quando la persona che lo amava davvero era proprio lì, in piedi di fronte a lei. Doveva capire cosa provava Suki. «Sei innamorata di Shinbe?» le chiese in fretta, ma non era sua intenzione evitare la domanda.
Suki si voltò di spalle, arrossendo per quella domanda. Era innamorata? Ci pensò su… sì, provava qualcosa per lui ma addirittura innamorata? Scosse la testa, non avrebbe mai amato nessuno… soprattutto non Shinbe. Era fuori questione. Forse avrebbe potuto amarlo se fossero riusciti ad uccidere Hyakuhei e ad annullare la sua maledizione ma… no, non poteva innamorarsi di lui. Non avrebbe potuto sopportare un altro dolore.
Confusa dai suoi stessi sentimenti, si voltò verso Kyoko, «Stai evitando la mia domanda! Ti ho chiesto se stavano litigando per te!». Adesso era lei che stava evitando la domanda, ma non voleva rispondere né pensarci.
Kyoko sospirò, scrollando le spalle, e rispose: «Non lo so. Toya non vi ha detto che cos’è successo?». Guardò verso la porta, chiedendosi perché lui non fosse lì. «E dov’è adesso? Sta bene?» Kyoko rabbrividì, rendendosi conto che l’assenza di Toya era ciò che aveva impedito loro di sapere che cos’era successo.
Suki sbottò: «Che cosa?! Toya è sparito dopo che l’abbiamo trovato. I suoi artigli erano sporchi di sangue, Kyoko! Lui era…» Suki fu interrotta da Sennin che entrava nella capanna.
«Vuoi smetterla di gridare?» le disse sedendosi a terra, poi prese un bastone e alimentò il fuoco. «Kyoko, siediti e dicci tutto quello che sai.».
Kyoko guardò Suki, le dispiaceva che la sua amica fosse arrabbiata con lei. Perché, all’improvviso, litigavano tutti? Erano sempre stati uniti e si difendevano a vicenda… qualcosa non andava. Si sedette e iniziò a raccontare tutto, dalla sorgente all’arrivo di Shinbe nel suo mondo.
Ovviamente non disse nulla del bacio, s’inventò che Toya si era arrabbiato perché lei era senza vestiti.
«E questo è tutto. Alla fine si è svegliato e io sono venuta qui. Era messo proprio male.» scosse la testa, guardandosi le mani, poi continuò: «Il nonno dice che ci vorranno almeno un paio di giorni prima che possa alzarsi e ricominciare a muoversi.».
Suki alzò la testa di scatto, «Che cosa?! Lui non può rimanere nel tuo monto, nel tuo tempo!». Poi abbassò subito lo sguardo, sentendosi di nuovo strana… da dove spuntava quell’improvvisa gelosia?
Sennin le mise una mano sul braccio, «Calmati, non vorrai che torni indietro mentre è ancora ferito?».
Suki sospirò, «Ma è troppo tempo. Possiamo prenderci cura di lui anche qui.». Non le piaceva il fatto che il gruppo fosse diviso.
Sennin ridacchiò, «Ma per tornare qui dovrebbe attraversare il Cuore del Tempo. Lo stress nel fare qualcosa che non gli è permesso potrebbe essere troppo per le sue ferite.».
Kyoko si alzò in piedi e disse: «Non vorrei andarmene ma ero tornata solo per farvi sapere che sta bene. Sarà meglio che torni di là, prima che Tama e il nonno lo facciano impazzire.». Prese lo zaino e sorrise nervosamente a Kamui che entrò nella capanna.
Lui non resistette e la abbracciò forte, si sentiva meglio adesso che sapeva che Toya non aveva fatto del male a Shinbe. Non vedendo tornare neanche lei, aveva pensato al peggio.
«Ci penso io, qui. Tu bada a Shinbe e riportalo da noi.» le disse sorridendo, per farle capire che non era arrabbiato come Suki.
Kyoko ricambiò il sorriso e gli porse una scatola di cioccolatini, «Cerca di non mangiarli tutti, non vorrei che ti venisse mal di pancia.». Gli passò una mano tra i capelli e lo abbracciò, era contenta che almeno uno di loro non ce l’avesse con lei… Kamui era sempre stato il più sensibile.
Poi, senza farsi sentire da Suki, gli sussurrò all’orecchio: «Se Toya torna, digli che devo vederlo.» e lui annuì con la testa.
Suki, che era seduta di spalle, le disse: «Di’ a Shinbe di guarire in fretta.», poi tirò su col naso e Kyoko si sentì in colpa. Scostandosi da Kamui, poggiò a terra tutte le cose che aveva portato per gli altri, non volendo disturbare di nuovo Suki in quel momento. Sapeva che avrebbe preso la sua parte più tardi. Salutò tutti e tornò verso il tempio da sola, chiedendosi dove fosse Toya.
*****Dall’altro lato del portale, Shinbe era steso sul letto con gli occhi chiusi, e cercava di coprire con i propri pensieri le chiacchiere del nonno di Kyoko. “Ma quando torna a salvarmi?” pensò sorridendo. Già, lei era l’unica che avrebbe potuto salvarlo, in quel momento.
Nonostante le sue ferite, non riusciva a smettere di pensare a Kyoko… quella doveva essere la punizione degli dei per i peccati commessi. Era consapevole che, se Toya avesse saputo tutta la verità, a quell’ora non starebbe respirando ancora.
Tutti pensavano che gli piacesse Suki perché era quello che lui voleva fargli credere. Suki non voleva saperne dell’amore e questo faceva di lei la persona ideale… giocava un ruolo importante nella sua farsa, senza neanche saperlo. Shinbe si riaddormentò rivedendo l’immagine di Kyoko tra le sue braccia.
*****Kyoko camminava lentamente verso il tempio della vergine con sentimenti contrastanti. Perché Toya era scappato? Adesso lei si sentiva egoista per aver fatto preoccupare gli altri per così tanto tempo. Era convinta che lui avesse raccontato loro cos’era successo. L’intera faccenda stava iniziando a sfuggire di mano. Dovevano ancora trovare il frammento disperso e Hyakuhei era lì da qualche parte, probabilmente a pianificare la morte per ognuno di loro. Al momento, il gruppo sembrava essersi diviso.
Toya osservava Kyoko mentre tornava al santuario. L’aveva sentita arrivare ed era andato a cercarla, per poi accorgersi che Shinbe non era con lei. E così il guardiano ametista era ancora nel suo mondo… e Kyoko stava tornando da lui.
Da quando era tornato, Toya era rimasto in una grotta non molto lontana. Non provava rimorso per il litigio con Shinbe, ma non aveva intenzione di ferirlo in quel modo… Kyoko gli avrebbe creduto? I suoi occhi dorati la scrutavano dall’alto degli alberi scuri. Sapeva che avrebbe dovuto parlarle prima che tornasse da Shinbe.
Kyoko alzò lo sguardo e si accorse di essere era già arrivata al giardino, era così persa nei suoi pensieri che non ci aveva fatto caso. Sospirò, poi alzò il mento per darsi coraggio e decise che avrebbe parlato con Shinbe al suo ritorno.
Poi si fermò di colpo quando notò un movimento con la coda dell’occhio. In un istante, Toya si mise tra lei e la statua. I suoi occhi erano nascosti dalla frangetta, e i capelli e i vestiti svolazzavano per il movimento veloce.
Perché Toya faceva cose strane e lei si sentiva attraversare da una scarica elettrica? Le farfalle che sentiva nello stomaco sembravano quasi imbizzarrite. Non sapeva cosa dire né cosa fare, perciò si limitò a fissarlo. Poteva leggere tutte le sue emozioni, dal senso di colpa alla rabbia… e anche un accenno di tristezza.
Alla fine, trovando il coraggio e la voce, che a lei stessa sembrava spaventata, sussurrò: «To… Toya?». Poi spalancò gli occhi quando lui alzò la testa e incrociò il suo sguardo. Kyoko fece involontariamente un passo indietro e, quando lo vide perplesso, si fermò. Timidamente, fece di uovo un passo avanti per fargli capire che non aveva paura di lui.
Toya la osservava in silenzio, percependo la sua paura. Vederla indietreggiare lo fece arrabbiare al punto da fargli riscaldare davvero il sangue nelle vene. Aspettò per vedere che cosa avrebbe fatto e si calmò quando la vide avvicinarsi di nuovo, non voleva che lei lo temesse.
«Kyoko.», il suo tono era fermo e severo, «Lo sai che non ti farei mai del male.», le disse stringendo i pugni. «Lo so che lo sai.» continuò.
Lei si morse il labbro inferiore, sentendo la tensione nella sua voce. Sì, sapeva che Toya non le avrebbe fatto del male… ma sapeva anche che Hyakuhei aveva lanciato una maledizione sul suo sangue, che lo rendeva molto pericoloso quando era arrabbiato. Mantenendo il respiro costante, iniziò a camminare lentamente verso di lui. «Dove sei stato?» gli chiese.
Toya percepì la preoccupazione nella sua voce e rimase sorpreso… era preoccupata per lui? Pensava che lo avrebbe odiato dopo quello che aveva fatto, era quasi impazzito all’idea.
«Come sta… Shinbe?» le rispose con un’altra domanda.
Kyoko si accigliò, «Se la caverà, ma ci vorrà un po’ prima che possa tornare. Non gli ho neanche chiesto che cos’è successo, perché non me lo dici tu? Perché lo hai fatto?», la sua voce si affievolì per un momento, poi continuò: «Suki e gli altri pensavano che fosse morto.». Alzò un po’ il tono e aggiunse: «Avresti almeno potuto dirgli dov’era.».
Guardò la statua della vergine dietro di lui… non riusciva a sostenere il suo sguardo duro, al momento.
Toya sentiva freddo e caldo allo stesso tempo, e quella sensazione era inquietante. Era convinto che lei lo avrebbe odiato e non poteva sopportare quell’idea. E il pensiero che fosse da sola con Shinbe era stato altrettanto difficile da sopportare, soprattutto dopo quello che gli aveva detto suo fratello. Gli era sembrata quasi una minaccia.
Kyoko vide le emozioni mutare nei suoi occhi dorati che si adombravano. Toya era calmissimo e la cosa iniziava a spaventarla. Fece per spostarsi verso la statua e lui la bloccò, spaventandola ancora di più.
«Senti, se non vuoi parlare torno a casa per vedere come stanno le ferite che hai inferto a tuo fratello!» gli disse arrabbiata.
Lui non resistette e, in un istante la prese tra le braccia… il suo istinto gli diceva di non permetterle di tornare attraverso il portale… di tornare da quel guardiano inaffidabile.
«Kyoko, aspetta.» il suo tono era ancora un po’ severo e cercò di addolcirlo quando la sentì irrigidirsi. «Tu non sai perché abbiamo litigato, non sai che cos’ha detto. Non puoi fidarti di lui. Io non mi fido di lui. È cambiato e la cosa non mi piace.».
Kyoko si sentì stringere più forte e capì che Toya era serio. Non le mentiva mai ma… stavolta le sue parole non avevano senso. Si scostò appena per guardarlo negli occhi, «Che vuoi dire? È lo stesso di sempre.».
Toya ribatté ringhiando: «No, Kyoko, te l’ha tenuto nascosto. Gli sta succedendo qualcosa e io non so cos’è, ma lo sento. Ci nasconde qualcosa.». Toya sperava che lei lo ascoltasse e non pensasse che si stava inventando una scusa per giustificare le proprie azioni.
Kyoko si accigliò, in effetti aveva notato qualcosa di strano in Shinbe ma, per lei, quei cambiamenti non erano negativi; tuttavia, sapeva che Toya aveva un ottimo istinto, quindi non scartò del tutto quella probabilità. Giusto per essere sicura, gli chiese: «Non lo stai dicendo soltanto per via del bacio, vero?» e sentì il petto vibrargli.
«Quel bacio…» ringhiò lui, sfiorandole il mento per guardarla negli occhi. C’era una domanda che continuava a divorarlo: «Perché hai baciato lui per averti salvata, e non me? Non capisco.». Posò lo sguardo sulla sua bocca imbronciata e, prima che lei potesse respingerlo, la baciò, sentendo per la prima volta la sensazione di quelle labbra setose sulle sue.
Lei fu colta di sorpresa e Toya intensificò il bacio, analizzando la sua reazione. Sentì il suo cuore battere più forte e il suo corpo iniziare a risaldarsi.
Kyoko stava vivendo il bacio che aveva sempre desiderato ma, da qualche parte nel profondo della sua mente, non poteva fare a meno di pensare che il motivo fosse sbagliato. Toya la stava baciando solo perché anche Shinbe l’aveva fatto? “No, così non va.” si disse, e si scostò da lui non soltanto riprendere fiato.
«Toya, aspetta.» gli disse, «Fermati, non riesco a pensare.».
Lui sogghignò, allentando la presa ma senza lasciarla andare, e le disse: «Beh, è una cosa positiva.». Aveva percepito qualcosa in quel bacio e sapere che per lei era lo stesso lo fece sentire meglio, forse non l’avrebbe persa per colpa di Shinbe. Poi si ricordò della minaccia di suo fratello e aggiunse: «Non possiamo fidarci completamente di lui. Preferirei che tu restassi qui con me e lasciassi che fosse la tua famiglia a prendersi cura di lui.», i suoi occhi la stavano supplicando in silenzio.
Kyoko si accigliò e ribatté: «No, devo tornare indietro. Si è svegliato pochi minuti prima che io venissi qui.». Assalita dal senso di colpa, aggiunse: «E poi, ho la sensazione che abbiate litigato per colpa mia, perciò mi prenderò cura di lui finché non starà meglio e potrò riportarlo indietro.». Poi restrinse lo sguardo e continuò: «E dovremo andare tutti d’accordo, se vogliamo trovare il frammento del cristallo.».