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Legami Di Sangue
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Legami Di Sangue

3

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Legami Di Sangue

Storm barcollò fino alla sedia tenendosi la testa. “Sto cercando di pareggiare le probabilità portando a L.A. più aiuti possibili.”

Ren si alzò e si avvicinò alla scrivania afferrando la spalla di Storm, e in un attimo tornarono sull’isola. “Se provi di nuovo a parlarmi del futuro ti prendo a calci nel culo.”

Quando Storm fu abbastanza stabile da capire dove si trovasse, Ren era sparito. Sentendo la lancinante emicrania che probabilmente sarebbe durata per giorni, sorrise, sapendo che ne era valsa la pena. Ren era in posizione e, adesso che Angelica era in città, lei doveva richiamare un altro potere nascosto in grado di ribaltare completamente la situazione a loro favore...avevano bisogno degli dei al loro fianco.

*****

Ren aveva trascorso l’ultima settimana a creare una mappa della città percorrendo tutte le strade. Grazie al download dei file del PIT sapeva dov’erano alcuni non umani, ma mentre camminava o guidava la sua moto, aveva sentito pervaso da un potere che non apparteneva agli esseri in quella lista.

Accese l’enorme schermo che ricopriva una parete dello studio, poggiandovi la mappa e sedendosi sulla poltrona dietro la scrivania. Per chiunque altro, la mappa avrebbe potuto somigliare ad una decorazione natalizia, poiché era piena di puntine luminose di diversi colori.

Erano i colori che adesso stava studiando. Poteva vedere esattamente dove si trovavano i mutanti...era stato anche al Moon Dance e al Night Light. L’angolo delle sue labbra si contorse al ricordo. Aveva commesso l’errore di ordinare l’Heat ed era andato tutto bene finché non aveva deciso di tornare a casa. Nel momento in cui si trovava a metà strada, si ritrovò lontano dai mutanti e completamente ubriaco.

Il territorio dei mutanti era evidenziato per lo più da luci verdi con un paio di puntine rosse e blu...quella blu era la squadra del PIT stazionata in quella zona e tutto quello che accadeva lì era di loro competenza...lo stesso valeva per il branco di lupi.

Per quanto lo riguardava, Michael, Damon e Kane erano cani sciolti, facendo guadagnare loro il colore giallo, mentre la loro progenie senz’anima che si muoveva furtivamente tra le ombre della città era di color rosso sangue. Almeno quel branco di codardi erano abbastanza gentili da dormire tutti insieme durante il giorno e tendevano a restare uniti di notte, il che rendeva più facile delineare il loro territorio.

Ora, per i caduti la storia era diversa. All’inizio era stato difficile individuarli, ma ultimamente erano così instabili che aveva rinunciato, anche se capiva quando erano vicini...poteva sentirli. Ripensò alla lezione di storia che aveva sentito da Storm.

La versione breve era che i caduti avevano quasi distrutto il loro mondo attraversando la nostra dimensione e rapendo alcune donne perché le trovavano belle. Rapirle era stato solo il primo errore. Una volta tornati dall’altra parte del tunnel spazio-temporale, essi si erano accoppiati a turno con le donne rapite.

Il problema era che...i bambini nati da tali unioni non erano come loro si aspettavano e nascendo provocavano la morte delle donne umane.

Solo una piccola percentuale dei bambini era nata con il sangue dei caduti e solo uno su cento era femmina. Gli altri venivano additati come ‘demoni’...ibridi senza sangue. La maggior parte degli ibridi erano quelli che gli umani chiamavano ‘mostri’. Quando quei mostri si ribellarono ai loro creatori, i caduti iniziarono a ripulire il loro mondo da tutti gli ibridi...che fossero mostri o no.

Una volta terminato il genocidio, essi scoprirono che nel loro mondo c’erano ormai dozzine di maschi per ogni singola femmina. Così gli idioti ripercorsero il tunnel, questa volta lasciando le loro creature nella nostra dimensione mentre si accoppiavano con quante più donne potevano...il più in fretta possibile.

Quando i bambini nascevano e le madri morivano, i caduti prendevano tutti quelli nati con sangue puro e li riportavano nel loro mondo, abbandonando qui gli ibridi. Non avendo bisogno dei figli maschi che erano nati, li prendevano e li addestravano a combattere contro i loro fratelli mezzosangue.

Prima che quei ragazzi raggiungessero la pubertà, i sovrani caduti li inviarono qui e chiusero il tunnel tra le due dimensioni...abbandonando qui tutti i bambini tranne le femmine, per le quali avevano sacrificato così tante vite.

La storia non finisce qui. Quei giovani guerrieri erano stati addestrati a fare la stessa cosa che avevano fatto i loro padri...creare fratture nella dimensione...e non solo in quella che portava al loro mondo d’origine. Quella nuova era solo ad un soffio da noi. Si può supporre che da qui derivi la teoria dell’Inferno. Era così vicina che gli umani con sensi acuiti potevano sentirla e a volte vederla.

Mentre i guerrieri cercavano gli ibridi, scoprirono che molti dei loro rivali erano altrettanto potenti come i caduti purosangue. Ci fu spargimento di sangue su entrambi i fronti ed è stato anche documentato che alcuni caduti furono trascinati nell’altra dimensione insieme agli ibridi.

I sovrani assassini che avevano mandato qui i loro figli sapevano che era una condanna a morte. Essi contavano sul fatto che i loro discendenti si ammazzassero a vicenda e sistemassero il disordine che loro stessi avevano lasciato dietro di sé.

Soltanto pochi di quei ragazzi vagavano ancora sulla terra e la maggior parte di essi era più giovane del primo gruppo, essendo arrivati dopo la fine della guerra e dopo la fuga degli ibridi sopravvissuti. Secondo Ren, era a quel punto che le cose si misero male. Non tutti gli ibridi erano ciò che si potrebbe definire ‘demoni’...e, se non rintracciati, potevano fondersi con gli esseri umani e gli animali...generando altri ibridi per oltre un millennio.

Il grande segreto che Storm proteggeva era che la maggior parte delle creature paranormali, mutanti e mannari, o degli esseri umani con una minima abilità paranormale fossero con molta probabilità i discendenti di qualcuno di questi ibridi...ciò comprendeva anche i poteri di succubo che Ren usava per rintracciarli e che usava contro di loro. Pensare di essere parzialmente un ibrido faceva sentire Ren ancora a disagio.

In sua difesa, era abbastanza sicuro che i demoni che aveva ucciso in passato non erano di entità salvifica...o comunque era autodifesa perché avevano cercato di ucciderlo.

A peggiorare le cose c’era che Storm gli aveva svelato che alcuni ibridi originali non fossero malvagi, anche se emanavano la stessa aura di un demone di alto livello. E se questo non era abbastanza, allora bastava aggiungere il fatto che un vampiro non fosse affatto un ibrido...ma una cosa completamente diversa che aveva invaso la terra.

Ren si strofinò la tempia sinistra, fissando ancora la mappa. Tutta l’area tracciata, in cui aveva sentito una spinta di energia, era buia e, considerando che Misery non rimaneva mai nello stesso posto...era la maggior parte della città. Ma tenendo conto che lei aveva un debole per i vampiri senz’anima, poteva solo permetterle di rivendicare le aree vicine al nido di vampiri.

Ciò lasciava un sacco di poteri fuori dall’elenco e tra di essi si nascondeva il motivo della sanguinosa profezia di Storm. A proposito di Storm, non lo aveva visto da quando aveva detto di tornare sull’isola e finora non si era fatto vivo nessuno che dichiarasse di essere un membro del PIT.

Ren sorrise, sapendo esattamente come ottenere l’attenzione di Storm. Era entrato così in sintonia con il sistema informatico high-tech che non doveva fare altro che trovarsi nella stessa stanza con esso. Vide lo schermo del computer illuminarsi quando si collegò al sistema principale del PIT, poi caricò la mappa dietro i firewall che solo lui e Storm potevano eludere.

Di solito ci volevano solo pochi minuti prima che Storm rispondesse o comparisse, perciò quando i minuti trascorsero senza una risposta, Ren si preoccupò. Poi lo schermo si illuminò.

Storm apparve sullo schermo in modo che Ren potesse vederlo e si scostò dal naso un fazzoletto macchiato di sangue, prima di appoggiarsi alla sedia e sorridere a Ren attraverso la webcam.

Ren aggrottò la fronte e vide che Storm era nella casa sull’isola. “Mi sorprende che tu non sia venuto di persona...ma a quanto pare hai infranto di nuovo le regole.” lo rimproverò Ren con un sopracciglio alzato.

“Il flusso temporale nella tua zona mi impedisce di venire e mi provoca un tremendo mal di testa.” spiegò Storm, tenendo in mano il panno insanguinato.

“E allora smettila di provarci.” Ren gli lanciò un’occhiataccia.

Storm annuì. “Dovremo rimanere in contatto in questo modo finché le cose non si calmeranno. Le squadre del PIT sono in arrivo ed è ora che tu inizi ad imparare a lavorare con loro, per il bene di tutti. Dal momento che hai una memoria fotografica e hai letto i loro file, sono certo che sai su di loro più di quanto sappiano loro stessi.”

“Quindi alla fine mi getti in mezzo ad un mucchio di persone con dei poteri? Ti sembra una cosa intelligente da fare? Cosa succede se non riesco a controllarmi?” chiese Ren, non entusiasta all’idea di lavorare con qualcun altro oltre a Storm.

Storm sorrise e scrollò le spalle. “La pratica rende perfetti, Ren, e tu stai per seguire un corso intensivo di interazione umana. Zachary e Angelica stanno venendo da te, così potranno accedere alla banca dati e a tutte le attrezzature che ho installato nel castello. Inoltre gestiranno la maggior parte delle squadre del PIT in arrivo. Quanto a te, il tuo compito è cercare di scoprire cosa diavolo è che sta provocando il flusso temporale e mi impedisce di venire lì.”

Si fermò per un attimo prima di avvicinarsi allo schermo. “Rispondi alla porta.”

Il collegamento video si interruppe bruscamente, lasciando Ren a fissarlo con le sopracciglia alzate. Un forte colpo alla porta lo fece guardare in quella direzione, e poi di nuovo verso lo schermo vuoto.

“Odio quando fa così.” brontolò Ren, e si alzò dalla poltrona afferrando gli occhiali da sole per nascondere i propri occhi.

Oltrepassando le doppie porte che davano nel foyer, Ren andò alla porta e guardò i suoi ospiti... ...che stavano per diventare suoi coinquilini.

Zachary sorrise quando vide il giovane all’ingresso. “È un piacere incontrare finalmente il vero ‘asso nella manica’ di cui Storm parla da quando lo conosco.”

Ren serrò le mascelle ma afferrò la mano protesa di Zachary e annuì verso Angelica prima di farsi da parte per farli entrare. Conosceva tutti sull’elenco del PIT e sapeva quali poteri avevano. Aveva memorizzato i profili di tutti i membri del PIT non molto tempo dopo che Storm lo aveva arruolato.

Storm aveva aggiunto delle note nella versione riservata dei profili e Ren aveva scaricato mentalmente anche quelle. Storm aveva ragione...probabilmente sapeva su di loro più di quanto loro stessi sapessero.

Zachary era un po’ ribelle, Storm lo aveva descritto come una doppia personalità...un attimo Zachary scherzava e quello dopo era letale come un cobra infuriato. Aveva visto i notiziari riguardo l’incendio che un po’ di tempo fa era scoppiato in casa di un boss mafioso e dietro l’intera faccenda si nascondeva il nome del PIT, più precisamente di Zachary. La mattina successiva Zachary aveva depositato il rapporto nel sistema del PIT, confermando i sospetti di Ren.

Il potere di Angelica era un po’ più complesso, essendo in grado di uccidere i demoni con la magia che possedeva dalla nascita. Una volta Storm l’aveva definita ‘la chiave’ ma non aveva mai detto cosa diavolo dovesse aprire.

Il suo fascicolo era più grande di tutti gli altri...era come se Storm documentasse ogni suo movimento sin dalla nascita. Ren non riusciva a capire il perché...e in quel momento non se ne preoccupò. Senza dire una parola, chiuse la porta e si diresse verso la stanza che fungeva da ufficio. In qualche modo sapeva che lo avrebbero seguito.

“Allora...” disse Zachary dopo meno di un minuto di silenzio imbarazzante “...vivi da solo?”

“No.” rispose Ren. “Ho dei nuovi coinquilini.”

Angelica sorrise per l’espressione perplessa che apparve sul volto di Zachary. “Penso che stia cercando di rompere il ghiaccio.”

“Se la cava male.” disse Ren, sentendosi già soffocare.

“Lo so.” Angelica si addolcì, sapeva riconoscere un tipo solitario quando ne incontrava uno.

Zachary lanciò un’occhiataccia ad Angelica. “Ehi, tu dovresti stare dalla mia parte.”

“Perché?” Angelica rise. “Che tu ci creda o no, alcuni di noi possono stare per giorni senza aprire bocca. Con te...sono fortunata se trascorro due secondi senza sentirti dire qualcosa.”

“Io so stare zitto!” esclamò Zachary. “Guarda!”

Poi Zachary scivolò sul divano e incrociò le braccia al petto con le labbra serrate. Angelica roteò gli occhi, prima di alzarsi per dare un’occhiata più da vicino al sistema informatico che Storm aveva predisposto.

Ren la guardava attentamente, pronto a rispondere a tutte le domande che lei avrebbe potuto fargli e poi guardò Zachary. Per qualche ragione l’altro ragazzo trovava molto interessanti i bottoni della sua camicia. Ren contò mentalmente fino a cinque prima dell’inevitabile esplosione.

“BAH!” gridò Zachary. “Non ce la faccio.”

Ren rise, facendo girare Angelica e Zachary con sorpresa. Non durò a lungo e Ren si passò una mano tra i capelli prima di guardare gli altri. “Andate ad esplorare il castello, ci sono un sacco di camere da letto.” disse, dopo che tutte le tracce di umorismo svanirono dal suo volto.

Angelica annuì “Vado a prendere la mia valigia.”

Una volta uscita, Ren guardò Zachary e si trovò faccia a faccia con l’altro lato della personalità del piromane. “Sono curioso...tu che poteri hai?”

“I tuoi.” disse Ren “E quelli di Angelica...e di chiunque altro sia a portata di mano della mia personalità di succubo.”

Zachary girò il palmo e lo aprì, visibilmente soddisfatto che i propri poteri fossero ancora lì.

“Non ho detto di averti privato del tuo potere.” Ren scrollò le spalle, rifiutandosi di ricorrere a banali trucchi per dimostrare quello che stava dicendo. Incrociò lo sguardo di Zach e vide l’uomo disturbato dietro la maschera. “Stando vicino a me, mi stai dando il tuo stesso potere.” disse lui per chiarire.

“Mi occuperò di Angelica mentre siamo qui.” annunciò Zach di punto in bianco.

“Io non sono una babysitter, potrai occuparti di tutti quelli che arrivano.” lo corresse Ren. “Non è compito mio.”

Zach annuì come se avesse appena vinto una guerra strategica. “So che Storm sta riunendo un esercito.”

Ren annuì “Già.”

“Ne avrà bisogno.” Zach si strofinò le mani sulle gambe e si alzò. “Chi altro ha chiamato?”

“Quasi tutti, per quanto ne so.” rispose Ren. “Ma ce ne sono alcuni che non è riuscito ancora a rintracciare.”

“Posso fare qualcosa?” gli chiese Zach.

Ren fece un cenno verso il computer. “Trova quelli che Storm non riesce a trovare. Ha fatto un elenco di tutti quelli che mancano ancora all’appello.”

Zach sorrise e si avvicinò al computer. “Vediamo chi ha perso per strada l’onnipotente.”

Ren lo guardava, completamente affascinato da questo totale cambio di atteggiamento. Non sapeva quale lato preferiva...ma sapeva di quale si fidava di più.

Capitolo 4

Angelica era distesa sul letto con un paio di cuscini appoggiati alla testata dietro di sé, cercando di sfuggire al sonno...il suo nuovo passatempo preferito. Appena ritornata con la sua valigia, capì che Zachary aveva cambiato personalità con Ren mentre l’altro uomo era seduto sul divano a fissarlo. Zachary le aveva detto di trovarsi una stanza e dormire, così lei aveva finto di farlo. Aveva camminato per un po’ lungo i corridoi prima di scegliere una porta a caso e aprirla. Dopo aver visto l’interno, sorrise e mise la valigia sul letto. La stanza era decorata nei toni del viola, accentuati da oro e tenui tonalità di lavanda.

Il letto a baldacchino, probabilmente imperial size, era enorme, con cuscini e coperte dorati e viola. Le lenzuola e le federe erano color lavanda e lei quasi ridacchiò per le piccole nappe dorate ai loro angoli.

Sul lato opposto della stanza c’era un grande armadio. Mentre lo apriva si aspettava quasi che fosse pieno di abiti da ballo in vecchio stile. Per sua delusione era vuoto. Sulla parete di fronte al letto c’era un’antica toeletta con un grande specchio.

Accanto al letto c’era una scrivania con penne e fogli, insieme ad una nota in cui c’era scritto che la porta dati per il suo portatile era lì sotto. Angelica quasi rise nel leggerla e si chinò per dare un’occhiata. Abbastanza sicura, vide il punto di accesso, prese subito il suo portatile e lo collegò.

Dalla sua pigra posizione sul letto aveva una vista perfetta della luce della luna che splendeva sull’oceano, attraverso i vetri del balcone. Sorrise perché quello sì che era un balcone.

Buona parte delle persone che la conoscevano avrebbe pensato che non le piacevano cose così da femminuccia...ma tutte le bambine fantasticano di essere una principessa in un castello e lei non era diversa. Lei fingeva anche di essere Cenerentola o la Bella Addormentata, aspettando che il suo principe venisse a prenderla.

Peccato che non credesse più alla storia del cavaliere con l’armatura scintillante che venisse a salvarla dai grandi demoni cattivi che circondavano il castello.

Con un sospiro, Angelica guardò di nuovo il suo disegno e tracciò altre linee prima di posare la matita sul comodino accanto a lei. Poggiando l’album sulle gambe, alzò la mano e scrutò il palmo dov’era impresso il simbolo. Non era una bruciatura né un tatuaggio...era lì e basta.

Riprendendo l’album, guardò il ritratto di Syn che aveva fatto e aggiunse il simbolo nell’angolo in basso a destra della pagina. Sbatté le palpebre quando l’immagine iniziò a sfocarsi e abbassò di nuovo l’album, chiudendo gli occhi per un attimo solo per impedire che le bruciassero.

Syn apparve accanto al letto di Angelica non appena lei si addormentò. Si era fatto strada silenziosamente nella città e nel castello, indagando la mente di tutti quelli con cui lei aveva avuto a che fare. Doveva acquisire dettagli sulla sua vita in modo da sapere esattamente con cosa avesse a che fare. Finora, le informazioni più interessanti le aveva ottenute dalla mente di Zachary.

L’uomo biondo era tagliente come una frusta ma nascondeva quel particolare sotto molti strati. Aveva anche un potere tutto suo, proprio come un ibrido. Zachary le era stato assegnato come suo protettore e prendeva sul serio il proprio compito. Syn sapeva che Zachary avrebbe dovuto superare rapidamente la sua cotta per Angelica...lei non era fatta per gli ibridi.

Zachary aveva letto il suo dossier che conservato dal PIT a partire dalla nascita fino ad ora. I dettagli erano molto accurati e, sfruttando le informazioni nella mente di Zachary, Syn concluse che c’erano diverse persone del suo passato, della sua infanzia per essere più precisi, che presto sarebbero andate incontro ad un destino molto spiacevole.

Syn promise silenziosamente che le avrebbe cancellate dalla faccia della Terra senza che lei lo sapesse. Lei non avrebbe mai più conosciuto il dolore del rifiuto e di qualsiasi tipo di violenze.

Syn aveva visto negli occhi di Zachary i ricordi di Angelica che combatteva i mostri di questo mondo e capì che era pura fortuna che fosse ancora viva. Era sicuro che lei ne fosse consapevole, anche se con la sua interessante visione di questo mondo non l’avrebbe mai ammesso. I suoi occhi si posarono sulle labbra di lei, sapendo la vera ragione per cui era venuto da lei stanotte.

Chinandosi su di lei, Syn mise delicatamente le mani sul cuscino ai lati della sua testa e lasciò che le proprie labbra tentatrici vagassero sulle sue. Quando lei inalò profondamente nel sonno, le labbra di lui si aprirono e soffiò dolcemente. Lui vide i fili argentati del potere fluire dalle proprie labbra verso le sue. Era la sua promessa...il dono di un dio del sole nel dare il respiro vitale alla propria anima gemella, per la sua protezione. D’ora in poi, qualsiasi ferita ricevuta sarebbe guarita altrettanto rapidamente di come l’aveva subita...e lei non sarebbe mai invecchiata.

Lui si alzò in piedi e la guardò con occhi teneri. I capelli castano scuro di lei ricaddero dai cuscini, brillando alla fioca luce della stanza. Il ricco broccato dei cuscini gli ricordò com’era lei l’ultima volta che l’aveva vista dormire nel loro letto, nel loro mondo.

Il palmo della mano destra di lei era rivolto verso l’alto, mostrando il segno che lui vi aveva impresso. Esso aveva già iniziato a fare il proprio dovere, risvegliando in lei i poteri e, ben presto, anche il suo desiderio per lui.

Lui provò di nuovo a scrutare la sua mente, ma la sua capacità di bloccarlo era forte in questa vita così come lo era stata in passato. Fu pervaso dalla gelosia sapendo che Zachary poteva leggere la sua mente e lui no. Ci pensò, ma concluse che la cosa aveva a che fare con la fiducia. Lei si fidava di Zachary abbastanza da abbassare la guardia...e lui aveva intenzione di ottenere quella stessa fiducia.

Se lei gli aveva insegnato qualcosa era l’avere una mostruosa dose di pazienza, e lui si rese conto di star iniziando a perderla. Al momento le sue barriere mentali erano alte, ma lui non vedeva l’ora di superarle e convincerla a farlo entrare di nuovo. Adesso che lei era protetta dal suo potere, lui avrebbe avuto tutto il tempo di cui aveva bisogno.

Syn si sedette sul bordo del letto e prese l’album per vedere a cosa stava lavorando lei. Una calma intensa lo pervase quando vide un’immagine molto somigliante a se stesso...lei lo stava già cercando senza neanche saperlo.

Angelica sentì un movimento accanto a sé ed aprì gli occhi, pensando che fosse Zachary. Solo lui avrebbe avuto il coraggio di entrare nella sua camera mentre dormiva.

Fu stupita di vedere l’uomo dai capelli scuri che aveva appena disegnato, seduto sul bordo del suo letto, con in mano il disegno a cui stava lavorando. Angelica agì d’istinto, si sporse verso di lui con il palmo aperto, per esorcizzarlo come avrebbe fatto con qualsiasi demone.

“Ciao, mogliettina.” Syn la afferrò per il polso senza distogliere lo sguardo dal disegno e finì di studiarlo, prima di alzare lo sguardo ametista verso di lei.

Angelica portò un gomito in posizione, tendendo il braccio. Alzò un sopracciglio, decidendo di ignorare la parola ‘mogliettina’...i demoni erano deliranti.

Improvvisamente Syn la tirò a sé fin quando non furono a pochi centimetri, vicini ma senza toccarsi. Senza mai abbassare lo sguardo, lui si portò il palmo di lei alla bocca e baciò il simbolo improvvisamente illuminato.

Angelica smise di respirare per qualche secondo...si sentiva come se lui l’avesse eccitata con un solo gesto così semplice e seducente.

“Sei un demone davvero stupido.” disse lei, cercando di scacciare la sensazione delle sue labbra sul proprio palmo.

“Io non sono un demone.” la informò Syn. “E la tua magia non funzionerà mai su di me.” Le lasciò il polso quando il braccio di lei si rilassò nella sua presa.

Angelica ritrasse lentamente la mano. “Solo perché lo dici, non vuol dire che sia vero.” Strinse la mano intorno al polso cercando di spazzare via la sensazione della sua carne calda che la toccava. “Chi sei?”

“Puoi chiamarmi Syn.”

Angelica sentì brividi freddi pervaderla a quel nome. Pensava già a diversi motivi per cui quel nome gli si addiceva. “D’accordo Syn, perché sei qui?”

“Qui nei tuoi sogni...o qui nel tuo letto?” le chiese Syn con l’accenno di un sorriso che sfiorava le sue labbra perfette.

Cavolo, aveva ragione. Era assolutamente peccaminoso. Ricordando che gli altri sogni erano stati tutti incubi, Angelica si guardò lentamente intorno nella stanza e poi guardò di nuovo lui. “Non sto sognando...ho sentito che mi toccavi...io...ho sentito le tue labbra toccare la mia mano.”

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