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Legami Di Sangue
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Legami Di Sangue

3

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Legami Di Sangue

“E quello che è successo al Love Bites?” chiese Trevor. “Non era conforme al suo modus operandi.”

“Potremmo dover ampliare il raggio a breve.” disse Chad. “E il corpo che abbiamo trovato oggi?”

Tutti tremarono ricordando la scena. Avevano ricevuto una chiamata dalla polizia riguardo il corpo di un giovane che secondo loro dovevano vedere. L’uomo aveva vent’anni e indossava i resti di una maglietta con il nome dell’università locale.

Quando erano arrivati, la polizia aveva perlustrato l’intera area e circa cento metri tutto intorno. A Chad era sembrato strano ed era andato a parlare con un paio di suoi compagni, al ritorno il suo colorito era notevolmente pallido.

“Che succede?” gli chiese Zachary.

“Hanno detto che dobbiamo vedere di persona...è brutto come quello che hai descritto tu sull’autobus l’altro giorno.”

Mentre i quattro si avvicinavano, Trevor dovette respirare con la bocca per evitare che il tanfo lo facesse vomitare. La cosa peggiore era che poteva sentire l’odore acre ed era altrettanto cattivo. Zach gli diede una mascherina chirurgica estraendola dalla tasca della giacca...ne teneva sempre alcune a portata di mano per situazioni del genere. Quando videro il corpo, persino Zachary dovette voltarsi e fare dei respiri profondi.

Il corpo era stato letteralmente sventrato e tutto quello che era al suo interno adesso era fuori. La cosa peggiore era che tutti avevano notato che era stato divorato, poiché mancavano interi pezzi. Lunghi segni di artigli ricoprivano quel po’ di carne rimasta e le ossa erano in vista, alcune delle quali rotte e sporgenti.

Le cavità oculari furono la parte più brutta quando essi alzarono lo sguardo...gli occhi erano stati cavati. Parte del cuoio capelluto era stato strappato e il cranio era coperto di materia cerebrale che fuoriusciva ancora dal buco lentamente. La bocca era aperta e la lingua anch’essa divorata.

Erano stati asportati grandi pezzi di carne da tutto il corpo e lo stomaco era sventrato. Angelica voltò le spalle alla scena e si coprì la bocca con una mano per evitare la nausea...non servì a molto.

“Povero disgraziato.” sussurrò Zachary e si inginocchiò accanto al ragazzo. Quest’ultima settimana era stata piena di attività demoniache e la situazione non sembrava migliorare. “Qual è la versione ufficiale?”

“La polizia dice che è stato un attacco animale.” rispose Chad.

Angelica scosse la testa “Non è stato un animale.” stridette lei, e si diresse verso la macchina. “È stata la tomba.”

Zachary si destò dai ricordi e guardò Angelica, distogliendo lo sguardo dalla mappa. “Cosa intendevi quando hai detto che era stata ‘la tomba’?”

Angelica aggrottò la fronte. “È tutto quello che sono riuscita a sentire dal corpo. Le ferite erano quasi troppo vecchie già solo per percepire quello. Non so come altro descriverlo se non dicendo che è stata ‘la tomba’ ad ucciderlo.”

Zachary si allontanò dalla mappa e andò al suo portatile poggiato sul tavolino. Collegandosi con il PIT, inviò un messaggio a Storm riportandogli gli ultimi eventi...la sua risposta fu immediata.

“Sembra che Storm stia per sguinzagliare i pezzi grossi del PIT.” Zachary informò gli altri e si interruppe prima di guardare i suoi compagni di squadra. “Ha portato dentro il leggendario Ren...è già qui.”

Trevor tremò visibilmente sentendo quel nome. Ren era sempre stato il fantasma del gruppo... ...più una leggenda che una persona reale, visto che Storm era l’unico ad averlo incontrato. Una volta aveva chiesto a Storm chi fosse il membro più potente del PIT e lui non aveva esitato a rispondere. Ma se Storm stava inviando il suo vice, allora significava che stava inviando un esercito insieme a lui.

Zachary e Trevor sapevano entrambi cosa significasse...la guerra era alle porte.

Capitolo 3

Durante la sua adolescenza, Ren aveva l’abitudine di accedere alla banca dati del Paranormal Investigation Team per poter seguire gli eventi in corso. Era anche abbastanza intelligente da distruggere il computer che aveva usato in modo da non essere rintracciato. Era elettrizzante sfidare i firewall installati su una divisione del governo che presumibilmente non esisteva.

La squadra di investigazioni sul paranormale, altrimenti conosciuta come PIT, sapeva che Ren seguiva i loro casi e si appropriava delle loro informazioni crittografate, ma finora non lo avevano mai preso e non avevano mai trovato un firewall abbastanza forte da escluderlo dal loro sistema privato. Non solo rubava i loro dati, ma Ren lasciava anche dati dietro le sue indagini paranormali.

Dopo diversi anni, il capo del PIT aveva iniziato a lasciare messaggi a Ren dietro i firewall più potenti e più crittografati che Ren avesse mai visto. Fu dietro quei firewall che Ren aderì in segreto all’elusivo gruppo del PIT, ma solo alle proprie condizioni...cioè lavorare da solo.

Chiunque fosse dietro quel firewall non solo sapeva il suo nome, ma anche altre cose su di lui che nessuno sapeva...come il fatto che non era del tutto umano. Fu solo dopo che lui catturò un demone di livello sette, che aveva originato un culto cannibale in Congo, e dopo che ci furono diversi feriti gravi, che l’uomo a capo del PIT lo aveva incontrato.

Ren era nel bel mezzo di una lotta con il demone e quasi sull’orlo della sconfitta quando una mano gli afferrò la spalla...dopodiché si ritrovò su una piccola isola privata in mezzo all’oceano. Ren si girò per guardare l’uomo che si nascondeva dietro i firewall crittografati...Storm.

Scosse la testa ricordando quei momenti. Storm sembrava il cantante di un gruppo rock degli anni ‘80, anziché la mente dietro il gruppo di persone più segreto al mondo.

Storm sorrise e tolse la mano che gli teneva ancora sulla spalla. “Vuoi ritirarti dal PIT con la scorciatoia più scomoda? Perché non resti per un po’? Mi dispiacerebbe perdere il mio migliore amico prima ancora di avere la possibilità di diventarlo.”

“Cosa?” Ren sussultò, portandosi una mano nel punto in cui il demone aveva tentato di strappargli il cuore.

“Mi dispiace.” Storm sospirò e allungò di nuovo una mano. Improvvisamente si trovarono nella struttura per metà sotterranea e per metà subacquea che era nascosta sotto l’isola. “Non c’è nessuno con poteri di guarigione, ma posso sempre portarti da qualcuno che ce l’ha, se vuoi.”

“No.” annuì Ren. “Se mi dai ago e filo, penso di poter risolvere da qualche parte in pochi minuti.” Si appoggiò ad un mobile cercando di restare fuori dalla portata di Storm. “E se mi tocchi di nuovo non avrai più la mano.”

Storm rise e aprì uno degli armadietti superiori, poi fece un cenno con la mano verso tutte le forniture mediche. Il suo sorriso scomparve quando Ren si sbottonò la camicia e Storm vide le profonde ferite che il demone gli aveva procurato. Ancora pochi secondi e Ren sarebbe morto.

“Secondo me, visto che hai un debole per i demoni, potresti imparare un po’ su di loro prima di sfidarne un altro in una lotta.” Storm distolse lo sguardo dai segni di artigli, sapeva già come sarebbero state le cicatrici. Conosceva Ren da molto tempo...quell’amicizia non era ancora nata.

Ren si avvicinò all’armadietto aperto e afferrò quello che sembrava un kit di sutura sterilizzato, poi si spostò verso lo specchio sulla parete. “Se incontri un demone, li hai incontrati tutti...no?” Non poteva trattenere il sarcasmo nella propria voce mentre cercava di bloccare mentalmente il dolore... ...non funzionò.

“Sbagliato.” lo corresse Storm. “Tu sai solo quello che io ho fatto caricare nel database.” Storm si sedette sul lettino medico al centro della stanza.

Ren guardò l’uomo dietro di lui attraverso lo specchio. Le cose nascoste in quel database erano sufficienti a gettare nello scompiglio il mondo intero...già avere il database era di per sé un pericolo. Era difficile credere che ci fosse dell’altro...ma d’altra parte, sapeva alcune cose che non erano nemmeno nel database.

“Ti ascolto.” E lo ascoltò...per settimane.

Storm faceva bene a tenere fuori dagli archivi le informazioni che condivise con lui, per le stesse ragioni per cui il Vaticano tiene la propria roba in archivi segreti. Se alcune di queste informazioni fossero arrivate alla gente normale, sarebbe stata la fine del mondo che conosciamo.

Ren sapeva senza dubbio che l’uomo continuava a nascondere informazioni, perché qualunque dio gli avesse dato il potere di saltare nel tempo e nello spazio aveva anche reso pericoloso per lui raccontare a qualcuno cose oltre il presente. Avrebbe potuto essere il miglior insegnante di storia del mondo...ma se Storm provava a parlare del futuro con qualcuno, poteva rompere il collegamento spazio-temporale...e quel collegamento era Storm in persona.

Aveva anche ragione riguardo la loro amicizia. Erano stati amici dal primo giorno, e questo la diceva lunga, perché nessuno dei due era il tipo che si fidava di qualcuno. La verità era che...erano entrambi molto simili sotto parecchi aspetti.

La piccola isola di Storm era in qualche luogo nel passato ma Storm l’aveva dotata di tutti i comfort di una dimora moderna e di una base futuristica. Un lato dell’edificio faceva sentire Ren come in un enorme acquario, mentre l’altro lato era stato costruito nella robusta roccia che circondava l’isola. L’aspetto migliore era la totale solitudine. Era l’unico posto in cui Ren potesse andare senza stare a contatto con qualcosa di paranormale, eccetto il potere di Storm. All’inizio aveva pensato che Storm avesse una ventina d’anni ma, trascorsi dieci anni da quando lo aveva conosciuto, non era invecchiato di un solo giorno, quindi si chiese da quanto tempo vivesse Storm. L’invecchiamento di Ren stesso era rallentato, poiché passava molto tempo a contatto con Storm e il suo potere.

Ren sussultò quando una voce lo destò dalle sue riflessioni.

“Ho appena fatto di te l’orgoglioso proprietario di una delle case più antiche di L.A.” annunciò Storm quando apparve alla fine del lungo molo che si estendeva dalla sua isola. Sorrise vedendo Ren quasi morto di paura.

“Dannazione, vuoi farti sentire quando spunti dal nulla in quel modo?” Ren si voltò e si appoggiò alla ringhiera, vedendo lo sguardo compiaciuto sul volto di Storm.

“Aspettavi qualcun altro?” Storm rise.

Ren gli lanciò un’occhiataccia, visto che nessun altro aveva mai messo piede sulla sua isola. “Ok, sentiamo. Perché mi hai comprato una vecchia baracca? Non è neanche il mio compleanno.”

Senza preavviso Storm si alzò, afferrò la spalla di Ren e l’oceano si allontanò, lasciandoli in piedi nell’erba e mostrando ciò che poteva passare come una moderna casa gotica in pietra scura. Sentendo l’infrangersi delle onde, Ren guardò verso destra, vedendo l’oceano. Girandosi, si accigliò vedendo il vialetto che continuava fin dove l’occhio poteva vedere, e sulla sinistra non c’era altro che una fitta macchia di alberi.

“Non male per una vecchia baracca.” Storm fece un cenno verso la casa. “Cinquanta acri di fronte all’oceano e completamente rimodernata. È difficile credere che fosse un piccolo castello.”

“Non è così difficile.” Ren girò la testa e fissò Storm “Qual è la fregatura?”

“L.A. ha bisogno di te.” Storm scrollò le spalle e si incamminò. “Non lo senti?”

Ren non rispose mentre seguiva Storm. La verità era che il suo istinto di aracnide gli diceva di fuggire di corsa. Los Angeles...finora suonava più come una vacanza forzata.

Una volta dentro, si trovò in un enorme spazio circolare con una scala a chiocciola aperta che conduceva al piano superiore, il quale si divideva in due ali separate. Storm si diresse verso le grandi porte sulla destra, Ren sospirò e lo seguì.

“Questo è più nel mio stile.” mormorò Ren vedendo i sistemi di sorveglianza sulle pareti e una scrivania di vetro con un computer.

“Ho pensato che questo potesse piacerti.” Storm si appoggiò sul divano che si mosse da solo verso una parte vuota dell’enorme stanza. Vide Ren scivolare dietro la scrivania ed iniziare ad armeggiare con i comandi. “Nessuno può rintracciarti qui, tranne tu stesso forse...e per fortuna non conta.”

Storm vide gli occhi di Ren illuminarsi mentre alzava i palmi a pochi centimetri dalla tastiera. Era un potere strano da possedere e non conosceva nessun altro che lo avesse, ma era così che Ren era riuscito ad eludere i firewall del PIT, che erano cento anni più avanti di quelli che il governo aveva già. Lui stava letteralmente risucchiando tutte le informazioni da quel computer e per quanto ne sapeva gli stava insegnando un paio di cose.

Era divertente perché Ren non sembrava il classico nerd informatico...il suo aspetto era quasi spaventoso. Aveva visto donne quasi inciampare quando lo guardavano.

I suoi capelli erano lunghi poco oltre le spalle, neri come la notte con riflessi blu quando il sole li colpiva nel modo giusto. Ma anche senza il sole, non passavano inosservate le strie argentate che facevano sembrare Ren un ragazzino ribelle più di lui. Se si aggiungevano l’orecchino pendente a croce e il fatto che vestisse sempre di nero, si otteneva una combinazione straordinaria. Per dare più effetto, le iridi di Ren erano come di argento lucido con riflessi blu e un cerchio nero intorno. Teneva sempre con sé gli occhiali da sole a causa di quella stranezza.

Quello che più lo esaltava di Ren era che i computer riuscivano a renderlo felice quanto il potere. Ren era un succubo sotto tutti gli aspetti. Se era vicino ad un computer, si alimentava della sua potenza quasi come un download...ma la sua identità di succubo gli permetteva anche di prendere il potere di chiunque e usarlo per sé.

Ad esempio...se era vicino ad un mutante, era in grado anche lui di trasformarsi. Se era vicino ad un demone, allora aveva tutto il potere di quel particolare demone, ma il lato negativo era che sembrava di usare uno specchio. Non poteva privare il demone dei suoi poteri. Entrambe le parti avrebbero avuto lo stesso potere, quindi non sempre la situazione era vantaggiosa...soprattutto quando l’avversario aveva il potere da più tempo e sapeva usarlo meglio.

L’unico modo in cui Ren poteva sfruttare la cosa era che, se aveva a che fare con più poteri paranormali, allora bisognava stare attenti perché poteva usarli tutti a suo vantaggio.

Un altro punto negativo era che Ren non si trovava bene in squadra quindi rifiutava un partner, il che era un vero peccato. Storm avrebbe potuto affiancargli persone potenti e lui avrebbe potuto emulare chiunque di loro. Anche ora, se Ren voleva teletrasportarsi al centro del mondo e cinquant’anni indietro nel passato, poteva farlo. Per fortuna non era interessato a questo genere di cose. Storm vide la luce negli occhi di Ren spegnersi quando si destò dal mondo del cyberspazio.

Ren sbatté le palpebre e allontanò le mani dalla tastiera per appoggiarsi alla sedia girevole. “Nessuno sa che sono qui?”

“Solo Zachary.” ammise Storm, sapendo che stavano per litigare a riguardo. “Zachary dovrà tenere d’occhio la maggior parte di quelli che sono già qui.”

“Perché non mi piace come suona la cosa?” Ren strinse gli occhi ma ebbe la sensazione che fosse una battaglia persa. “Come mi spieghi la villa e l’organizzazione? Vuoi corrompermi?”

Storm alzò un sopracciglio. “È un po’ difficile corrompere qualcuno che è capace di andare ad un bancomat e ‘convincerlo’ a dargli i soldi.”

“Stai evitando la domanda.” sottolineò Ren.

“Ho lasciato che ti nascondessi alle squadre investigative per tutto questo tempo e, diamine... mi sono addirittura unito a te nella tua solitudine più volte di quanto avrei dovuto.” Storm alzò una mano quando Ren fece per ribattere. “Hai sempre detto di dovermi un favore...adesso te lo sto chiedendo.”

“E favore sia.” La voce di Ren aveva perso acutezza per il suo onore. Storm aveva ragione...gli doveva la vita e lui non lo avrebbe chiamato per qualcosa di stupido.

Storm iniziò a camminare avanti e indietro accanto alla scrivania. “L’unica vera risposta che posso darti al momento è che sei qui per aiutarmi a combattere. Chiederò molti favori stavolta. Porterò in città la migliore squadra del PIT e tu sei promosso a mio vice.”

“Che fortuna.” Entrambi ignorarono che queste parole fossero state pronunciate senza alcuna emozione.

“Zachary sarà responsabile se accade qualcosa.” Storm fece un’importante considerazione. “E prima o poi dovrete scambiarvi informazioni, voi due...soprattutto se io non sono reperibile.”

“Beh, questo non mi suona bene.” Ren si accigliò, chiedendosi silenziosamente perché Storm non avesse ancora le risposte alle sue stesse domande. Per qualcuno capace di viaggiare nel futuro era strano non sapere chi avrebbe vinto una guerra.

“Non sarò in giro per un po’ poiché dovrò rintracciare buona parte delle squadre. Anche se lavorano in coppia hanno la cattiva abitudine di scomparire dal radar e seguire casi per conto loro quando li trovano.” Si passò le mani tra i capelli. “Sarà difficile rintracciarli persino per me.”

“E quando li scaricherai qui io dovrò fargli da babysitter?” gli chiese Ren, desiderando un chiarimento.

“No.” Storm scosse la testa e sorrise a quel pensiero. “Non sono bambini. Il loro compito è uguale al tuo...proteggere la città. Comunicare tra voi sta a te. Ma con il tuo potere, puoi creare una griglia della città per mostrare loro quali sono tutte le zone calde. Questa è solo la base, per ora. Tu e Zachary sarete gli unici a potermi contattare quando non ci sono.”

“Sul serio?” Ren scuoteva la sedia avanti e indietro, incuriosito da tutto quel mistero. “Pensavo di essere io l’asociale tra me e te.” dichiarò Ren. “Hai intenzione di scomparire?” Doveva essere uno scherzo...ma, quando notò l’espressione di Storm, smise di dondolarsi sulla sedia.

Storm si strofinò la nuca, dovendo stare molto attento alle proprie parole. “Sono un viaggiatore nel tempo in questa dimensione, ma se in un’area le pareti dimensionali sono assottigliate o rotte... ...allora il mio potere viene rifiutato.” Per dirla con un eufemismo.

Capire Storm era diventata una scienza per lui e Ren capì improvvisamente la ragione per cui Storm non sapeva chi avrebbe vinto la battaglia. “Fin qui ti seguo.” gli disse.

Storm si avvicinò alla grande finestra che si affacciava sull’oceano e picchiettò sul vetro. “Questo vetro è più che antiproiettile.” Sospirò mentre si girava e vi si appoggiò. “Ma non protegge dal male.” Fece un cenno con la testa verso il divano da cui si era appena alzato e sussurrò parole dimenticate dalla storia.

Ren gridò quando il soffitto e il pavimento si illuminarono con un ampio cerchio che circondò buona parte del lato destro della stanza, con il divano al centro. Poteva anche vedere le pareti luminose della barriera, che collegavano il cerchio sul soffitto al cerchio sul pavimento.

“Che cos’è?” Cercò di trattenere lo stupore dalla propria voce ma fallì miseramente.

“In termini tecnici...è una trappola per demoni.” rispose Storm, gongolando del fatto di aver ufficialmente stupito Ren, cosa molto difficile da fare. “Va’ avanti...cammina attraverso la barriera. Non ti farà del male.”

Ren allungò una mano ma si fermò prima di toccare. “Devo aspettarmi un ospite demoniaco?”

Storm inclinò la testa. “Lascia che ti ricordi una cosa. Se un figlio di caduti ti si avvicina, allora sarai tu a diventare...il demone.” Abbassò la voce facendola suonare terrificante mentre diceva ‘il demone.’ Lui e Ren non erano d’accordo a riguardo. Ren aveva ancora pregiudizi su tutto quello che non capiva.

Ren fece un passo indietro da ciò in cui Storm gli diceva di entrare. Ci mise alcuni secondi per pensare ad una buona risposta. “Almeno sarò io quello che sa dov’è la chiave della gabbia. La domanda è...come faccio ad intrappolarli, metto esche per demoni sul divano?”

Storm sorrise e spinse Ren nel cerchio.

Ren girò su se stesso e fece per tornare verso Storm, ma si imbatté in quello che gli sembrava ghiaccio. Indietreggiando, poggiò i palmi su di esso e rimase stupito nel vedere le pareti della barriera incresparsi dove lui l’aveva toccata, come se la superficie fosse fatta di acqua.

Colpendola di nuovo ringhiò verso Storm “Io non sono un demone!”

Storm alzò un sopracciglio “Bene, sono contento di avere questa nel nostro sistema.”

Ren colpì il muro di...qualsiasi cosa fosse fatto.

“Rilassati, ho modificato l’incantesimo per intrappolare tutto quello che non è umano e siccome tu sei un succubo e io sono a portata di mano...” sorrise di nuovo, sapendo che questa era una lezione che Ren doveva imparare. “A meno che tu non voglia darmi del demone?”

“Ho capito. Spingo la cosa nel cerchio e non devo entrare nella trappola. Ora fammi uscire.”

Storm pronunciò l’incantesimo quasi allo stesso modo di prima, cambiando solo poche sillabe.

Ren imparava alla svelta e aveva già memorizzato i due incantesimi prima di tornare a rifugiarsi dietro la scrivania. Piombò il silenzio prima che Storm sentisse svanire l’umorismo del momento precedente e riprendesse a parlare.

“Questo castello si trovava in Scozia. L’ho portato qui mattone dopo mattone e l’ho ricostruito durante la ‘corsa alla terra’ ma le migliorie sono più recenti. Ci sono trappole per demoni in quasi tutte le stanze e tu sei l’unico che può farle innescare.”

“È davvero bello.” annuì Ren, chiedendosi dove volesse arrivare Storm. A volte le sue storie erano più lunghe di quelle di un vecchio che ripercorre i suoi ricordi senza tempo. Gli era permesso parlare del passato quanto voleva, mentre era pericoloso dire qualsiasi cosa sul futuro.

Una volta aveva chiesto a Storm perché non trascorresse il suo tempo nel passato a correggere tutti gli errori dell’umanità, ad esempio facendo fuori Hitler. Fu allora che lui gli aveva detto che i propri poteri avevano dei limiti...sembrava che cercare di cambiare la storia dell’umanità fosse uno di quelli.

“Questo castello era un regalo di nozze per un mio caro amico.” Storm guardò fuori dalla finestra con la vista della terra che toccava l’oceano...era davvero mozzafiato. Lui deglutì, mettendo da parte il tormentoso ricordo per ora.

Guardando di nuovo Ren, Storm capì che per una volta qualcuno oltre a lui aveva bisogno di un indizio di ciò che stava per accadere. Poiché il suo potere ricorreva a fastidiose regole che gli impedivano di vedere le cose più importanti e di alterare le questioni di cuore, avrebbe dovuto trovare una buona ragione per cui Ren desiderasse restare.

Riusciva già a sentire il dolore nella propria mente a causa delle regole che stava per infrangere, ma lo ignorò.

“Questo posto non resterà qui per molto se non riesco a cambiare il futuro.” La sua voce assorbì la rabbia che lui stava provando mentre combatteva il dolore. “Prima di decidere di portarti qui, sono stato nel futuro diverse volte...solo ad un paio d’anni da adesso. Ogni volta il risultato era diverso e ciò è dovuto ad uno spostamento dimensionale...o a molti spostamenti, proprio qui a L.A.”

Storm si asciugò il sangue che iniziava a colargli dagli occhi e dal naso. “L’ultima volta che ho cercato di venire qui...una parte del castello era crollata e le pareti rimaste in piedi erano ricoperte di sangue secco.”

“Basta.” Ren lo guardò, non gli piaceva il modo in cui il volto di Storm era sbiancato quando era iniziato il sanguinamento. Storm aveva sempre scherzato sul non poter dire a nessuno il loro futuro...dirlo lo avrebbe ucciso, ma Ren non trovò divertente constatare che quella era la verità. “Ho afferrato il concetto, il resto lo scoprirò da solo.”

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