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Cuori Infuriati
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Cuori Infuriati

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Kyou ammirava segretamente il coraggio che dimostravano davanti a lui… anche se non avrebbero vinto. Ancora una volta, chiese alla sacerdotessa di guardarlo.

Kyoko si alzò e aggirò le sue due aspiranti guardie del corpo per guardare Kyou. Suki la afferrò per un braccio cercando di fermarla, ma lo lasciò quando Kyou emise un ringhio di avvertimento.

Kyoko guardava Kyou con affetto. Per lei, era la creatura più angelica che avesse mai visto, lì sospeso con la sua camicia di seta bianca svolazzante. I suoi capelli color platino erano spettinati, conferendo un’aria sensuale alla sua bellezza senza eguali. E i suoi occhi dorati… Dio, lei lo amava.

E questo era ciò che Kyou aveva visto e sentito nei suoi pensieri… amore… e lei glielo stava donando. Inspirò sibilando e fissandola intensamente, con lo sguardo oscurato dal desiderio.

«Vuole venire da me, lasciatela fare.», Kyou guardò Suki e Shinbe spassionatamente. Il tono della sua voce lasciava intendere che stessero giocando con il fuoco quando lui volse lo sguardo e vide la sacerdotessa guardarlo in adorazione. Lo raggiunse con le braccia tese, facendogli cenno di venire a prenderla. Nella sua mente, dove solo Kyou poteva sentirlo, lei sussurrava il suo nome con desiderio.

Suki e Shinbe entrarono in azione prima che il Signore dei guardiani se ne accorgesse. Entrambi le afferrarono le braccia e le abbassarono. Kyoko si voltò e li guardò entrambi… ancora con amore nella sua espressione, come l’incantesimo voleva.

Kyou si accigliò leggermente, socchiudendo gli occhi verso di loro. «Che incantesimo le ha fatto?» chiese con voce severa.

Shinbe gli rispose: «Un Tenshi l’ha baciata poco prima che lo uccidessimo.». Sapeva che non c’era bisogno di dire altro, poiché Kyou aveva più conoscenza di tutti loro messi insieme quando si trattava di demoni e incantesimi.

Le labbra di Kyou accennarono un sorriso, dopo aver capito. «Lasciatela andare.» ordinò con tono freddo mentre scendeva accanto a lei. Kyoko lo guardò con un sorriso amorevole che avrebbe sciolto il cuore del più malvagio dei demoni.

Suki e Shinbe lasciarono le mani di Kyoko e indietreggiarono, sapendo che non potevano fare nulla contro di lui. Era troppo potente. Guardarono con orrore quando fece scivolare la mano dietro Kyoko e la tirò a sé, sollevandola in aria volteggiando.

Per un istante, lei sentì la sua coscia tra le gambe, sentendo il calore della sua pelle attraverso i suoi vestiti di seta. Gli avvolse le braccia al collo, premendo ancora di più il proprio corpo su di lui, godendo della sensazione della sua coscia tra le sue.

Kyou vide le sue labbra aprirsi mentre gli si premeva addosso. C’era un altro modo per descrivere l’incantesimo del demone ed era sicuro che Shinbe lo sapeva. L’incantesimo l’aveva mandata in calore. La strinse di nuovo, sentendola sospirare in risposta, e provò una fulminea scossa bruciante nella parte centrale del proprio corpo mentre la guardava con stupore. Nessuno lo aveva mai colpito in quel modo… nessun altro avrebbe potuto. Non lo avrebbe mai permesso.

Le sfiorò il viso arrossato quando lei gli si avvicinò, chiedendo altro. Capì che lei non sapeva quello che stava facendo perché sapeva dell’incantesimo e della sua innocenza. Innocente o no, la sua passione sarebbe stata una forza indipendente, una volta rilasciata.

Kyou sapeva che lei, una volta svanito l’incantesimo, avrebbe ricordato tutto quello che era successo e allora spinse la coscia, dandole la pressione che cercava. Si fiondò sulle sue labbra in un bacio esigente e affamato. L’avrebbe accesa di desiderio… desiderio che sarebbe andato ben oltre l’incantesimo.

Sentiva la sua esile mano scivolargli tra i capelli e afferrarli. Le sensazioni che ne derivarono gli fecero quasi perdere il controllo mentre divorava la sua bocca e vibrava… facendole conoscere il ritmo che un giorno le avrebbe mostrato. Sforzandosi di controllarsi, ricordò a se stesso che non l’avrebbe avuta in quel modo. Non sotto l’effetto di un incantesimo.

Agli altri quasi venne un colpo quando Toya sbucò dalla foresta e atterrò proprio sotto Kyou e Kyoko. I suoi occhi erano rosso sangue per la rabbia, mentre guardava Kyou baciare con passione la ragazza che lui amava più della sua stessa vita. E non vedeva l’ora di ucciderlo per questo.

«Kyou! Lascia andare Kyoko.» ringhiò, sentendo il proprio sangue demoniaco pulsare pericolosamente in superficie. «Subito!».

Kyou interruppe il bacio e il suo sguardo dorato si volse verso Toya con poca simpatia. «Siete stati voi a lasciare che le accadesse questo… o sbaglio?». Si voltò verso la ragazza, i suoi occhi lo guardavano con desiderio e le sue labbra lo baciavano profondamente. Quello non era il momento né il luogo. Sentiva che l’incantesimo stava già iniziando a svanire e capì che lasciarla agli altri era sicuro, adesso.

Kyoko aggrottò la fronte per le emozioni illeggibili riflesse nei suoi occhi dorati. Allungò una mano per toccargli delicatamente le labbra, ricordando il bacio. Lui le strofinò le labbra sulle dita, poi le sussurrò all’orecchio con il proprio respiro caldo, facendola fremere: « Kyoko, presto finiremo quello che abbiamo iniziato. Io sarò dentro di te.».

La lasciò lì a guardarlo e scomparve. Kyoko sentì qualcuno che la tirava con forza. Voltandosi a guardare, vide che era Toya. La teneva con fare possessivo e lei gli si appoggiò, guardando ancora il punto in cui Kyou era svanito.

«Kyou.» sospirò con nostalgia. Sentì il corpo di Toya irrigidirsi e chiuse gli occhi in confusione. Il petto le faceva male. Portandosi una mano sul cuore, si sentì cadere e provò un senso di sollievo non appena il suo mondo divenne buio.

Toya sentì Kyoko rilassarsi, ma la teneva ancora stretta perché non gli era piaciuto quello che aveva appena visto. Poi lei si abbandonò tra le sue braccia. La prese in braccio come una sposa e la portò dagli altri.

«Ecco, prendila.», la sua voce roca era scossa dall’emozione mentre la consegnava a Shinbe, che a sua volta la distese su una coperta che Kamui aveva preparato per lei.

Shinbe si voltò e vide che Toya era girato di spalle. Era stato quasi umiliante vedere suo fratello mostrare il proprio cuore per la prima volta. Toya sospirò con un senso di vuoto alla bocca dello stomaco. «Shinbe, ricorderà qualcosa?».

Si girò a metà per guardarlo Shinbe, poi sussultò quando vide suo fratello esitare prima di annuire.

Shinbe sapeva bene che non era quello che Toya voleva sentire, ma doveva essere preparato alla verità. «Sì, ricorderà tutto.». Si sentì dispiaciuto per lui quando lo vide afflosciare le spalle per la sconfitta.

«Che hai intenzione di fare?» gli chiese Shinbe, sapendo che Kyoko non sarebbe stata felice di tutto questo. Non voleva affatto trovarsi nei panni di Toya quando lei avrebbe capito cos’era quasi successo. Shinbe le sfiorò una guancia, chiedendosi segretamente come sarebbe stato baciarla in quel modo. I suoi occhi ametista s’intenerirono. Anche lui era segretamente innamorato di lei… ma, purtroppo, non era destino.

Toya non aveva idea di cosa fare ma nascondersi non era un’opzione. Si sedette accanto a Kyoko, dando a Shinbe uno sguardo di avvertimento che gli fece scostare subito la mano dalla guancia. Era già abbastanza terribile sentirsi fuori di sé, seduto lì… in attesa che lei si svegliasse. Le sue dita si contrassero, «Quanto tempo ci vorrà prima che si svegli?».

Shinbe alzò un sopracciglio mentre andava a sedersi tra Suki e Kamui, «Svegliala adesso, non serve aspettare oltre.».

Senza neanche pensarci su, Toya si chinò e le scosse delicatamente la spalla. «Kyoko.» sussurrò, poi ritrasse subito la mano quando le sue ciglia scure si mossero. «Stai bene, adesso?» le chiese con voce calma. I suoi occhi grandi brillavano e Toya trattenne il respiro.

«Sto bene.» sussurrò lei e si rannicchiò, sapendo che erano le parole che aveva detto l’ultima volta che si era svegliata. Entrambe le volte aveva mentito. Rifiutandosi di guardare Toya, guardò Suki e Shinbe e sentì il proprio viso cambiare colore rapidamente. Si sentiva morire per la vergogna.

Richiuse subito gli occhi e tirò su le ginocchia, avvolgendo le braccia intorno ad esse e nascondendovi il viso. «Scusate, ragazzi. Mi dispiace tanto.» mormorò.

Toya si allungò, poggiandole una mano sulla spalla per consolarla. Quando lei sussultò, la rimosse rapidamente, stringendo il pugno e abbassandolo lungo il fianco. Il dolore del rifiuto frantumò i suoi occhi dorati mentre guardava gli altri.

«Va tutto bene, Kyoko. Non è stata colpa tua. È stato Hyakuhei, quel fottuto bastardo.», le parole furono sussurrate con calma ma… era solo la quiete prima della tempesta e tutti le avevano sentite forte e chiaro. Toya si alzò e fissò la cortina di capelli che la nascondeva da lui. Senza aggiungere altro, si girò di nuovo e si diresse nel cuore della foresta.

Kyoko si augurò di sprofondare in una voragine e rimanere lì, dove nessuno l’avrebbe mai trovata. Come avrebbe fatto a guardarli in faccia, ora? Poi ad alta voce implorò: «Oddio, voglio andare a casa.».

Suki si alzò in piedi, decisa ad alleviare il dolore della sua amica. «Io e Kaen possiamo riportarti alla statua vergine, se è questo che vuoi.». Le si avvicinò e Kaen uscì dall’ombra già trasformato in drago. Si alzò e le porse una mano, «Andiamo.».

Kyoko si alzò lentamente, non riuscendo a guardare in faccia nessuno di loro e sussurrò con aria colpevole: «Tornerò tra un paio di giorni.». Corse da Kaen e partirono alla volta Santuario del Cuore del Tempo, verso casa.

Toya tornò nella radura e vide Kaen allontanarsi lentamente. Non voleva che Kyoko tornasse a casa. Sentiva il proprio cuore sprofondare… e se non fosse tornata? Girandosi, iniziò a correre disperato, sperando di fermarla sul portale del tempo che l’avrebbe allontanata dal suo mondo.

*****

Lungo il tragitto, Kyoko non disse niente e Suki cercò di farla parlare. «Kyoko, non c’è niente di cui preoccuparsi, davvero. Sappiamo tutti che è stato l’incantesimo e non tu. Quindi non è così terribile come pensi.», e si voltò per sorriderle.

Kyoko si sforzò di sorridere, ma non si unì alla conversazione. Era troppo occupata a morire in mille modi ogni volta che pensava a quello che aveva fatto, in particolare al modo in cui aveva baciato Toya e Kyou. Si mise le mani sul viso, augurandosi di nuovo di sparire. Voleva solo andare a casa, infilarsi sotto le coperte e rimanere lì per un po’.

Ricordò com’era stato baciare Kyou e sospirò tra sé: “Cosa starà pensando?”. Non poteva incolpare nessuno perché, in pratica, era stata lei a saltare addosso a loro. Pensò anche alla reazione che aveva ottenuto da Toya. L’aveva baciata di nuovo… no… aveva fatto di più. S’irrigidì ricordando la sensazione della sua erezione premuta sul proprio corpo. Scosse la testa. Se in quel momento avesse dovuto scegliere qualcuno, avrebbe scelto Kotaro. Almeno non gli era saltata addosso!

Poggiò la fronte sulla schiena di Suki, era consapevole che il bacio di Toya le era piaciuto, e sì, anche quello di Kyou. Ma chissà cosa pensavano di lei, ora. Abbassò lo sguardo mentre il terreno svaniva sotto di loro. Avevano volato per un po’ e si stavano avvicinando al Cuore del Tempo. «Suki, puoi lasciarmi qui? Vorrei percorrere il resto della strada da sola.».

Suki diede un colpetto a Kaen, lui volò verso il basso e atterrò. Le ragazze scesero entrambe. «Sei sicura che non vuoi farci venire con te?» chiese Suki preoccupata.

Kyoko scosse la testa, poi fece un passo in avanti e la abbracciò. «Ho la mia balestra se succede qualcosa, e poi non è lontano. Tornerò tra un paio di giorni. Dillo tu agli altri. Porterò qualcosa di buono da mangiare per tutti.». Cercò di sorridere, ma gli angoli delle sue labbra non collaboravano, quindi rinunciò. Voltandosi, s’incamminò in direzione della statua vergine… e della sua via d’uscita da quel mondo.

Si rilassò quando sentì Kaen riprendere il volo, dandole la solitudine di cui aveva bisogno. Più camminava, più si sentiva di nuovo se stessa invece di vergognarsi… e iniziò ad arrabbiarsi. Non era tanto arrabbiata con se stessa, ma con Toya e Kyou per aver approfittato di lei mentre sapevano entrambi che era sotto un incantesimo.

«Il prossimo che cerca di baciarmi lo metto al tappeto e non m’importa chi è! Non ho un fidanzato, e al momento sono maledettamente sicura di non volerne uno!». Dopo aver detto ciò ad alta voce, si sentì molto meglio. Sarebbe andata a casa, si sarebbe rilassata per un paio di giorni e sarebbe tornata come nuova.

Poi decise che, al suo ritorno, avrebbe volentieri rispedito Hyakuhei a calci nel sedere dall’altro della Terra. Se lo meritava.

*****

Toya atterrò nella radura con la speranza di fermare Kyoko prima che tornasse a casa. Le sue ali d’argento scintillarono, poi scomparvero senza lasciare traccia. Il cuore aveva iniziato a battergli nervosamente mentre sentiva il suo profumo avvicinarsi. Restando fermo, la vide raggiungere la radura. Non aveva ancora alzato lo sguardo, perciò lui rimase lì… tra lei e la sua strada verso casa.

Kyoko era quasi arrivata quando alzò lo sguardo, fermandosi di colpo. «Toya.». Riuscì a deviare prima di guardarlo di nuovo. Non se la sentiva ancora di parlare con lui. Non con quegli strani sentimenti così vivi nella sua mente. Quell’incantesimo l’aveva mandata in calore, per dirla in altri termini, e, anche se era svanito, sentiva ancora quel calore.

Dannazione, la stava facendo troppo difficile. Sapeva che doveva fare qualcosa per alleviare la tensione prima di mandare tutto all’aria. «Kyoko, ascolta, non puoi andare a casa in questo momento, non ora che siamo così vicini a Hyakuhei. Non lasciare che uno stupido bacio si metta tra noi.».

Ecco, l’aveva detto. Era stata una stupidaggine e lei sarebbe dovuta tornare con lui… era quello il suo posto. Sì, sarebbe stata la cosa migliore. Toya iniziò ad agitarsi quando notò che lei gli si era fermata proprio davanti.

Kyoko aveva sentito le sue parole “Non lasciare che uno stupido bacio si metta tra noi” e ringhiò dentro di sé. Quindi pensava che era stata una cosa da niente, eh? Pensava di poterlo fare in qualsiasi momento e lei non avrebbe dovuto dargli importanza. Ah! La sua rabbia era emersa e ora doveva sfogarsi.

«Toya.» disse con la voce più dolce possibile.

«Dimmi.» Toya dovette sforzarsi per non indietreggiare mentre il suo istinto gli diceva di andarsene.

Kyoko si sporse come per dirgli qualcosa a bassa voce e lui si sporse per ascoltare. Poi lei sorrise. «No!».

Toya non poté fermare l’incantesimo addomesticante mentre il proprio corpo diventava pesante e poi cadde al suolo. Lottò per alzarsi ma lei rimase lì, estendendo l’incantesimo fin quando non lo sentì quasi rompersi la schiena per reagire.

«Per l’amor di Dio, ti prego, basta!» gridò Toya.

Kyoko sbatté un piede a terra ma non lanciò di nuovo l’incantesimo. Si stava mordendo la lingua a sangue per non farlo. Poi lasciò svanire tutto, non era l’incantesimo il problema. Erano tutti i sentimenti che provava in quel momento.

«Toya, come hai potuto? Posso capire che Kyou, ma tu? Dovevi proteggermi! E dovresti proteggere anche i miei sentimenti! Non avresti dovuto farmi una cosa del genere! Non quando sapevi che non potevo reagire! L’ultima cosa che avresti dovuto fare era baciarmi in quel modo!».

Toya sentiva l’incantesimo svanire e si sforzò per alzarsi da terra. «Kyoko, lascia che ti spieghi.».

«No!» urlò lei, «So io come risolvere la cosa. Non ho un fidanzato in questo mondo e non lo voglio! Semmai ne avrò uno, sarà del mio mondo. E non seguirmi! Tornerò tra un paio di giorni e, quando accadrà, non voglio che nessuno parli ancora di questo! Intesi? Non è mai accaduto!» urlò l’ultima frase proprio mentre toccava la mano della fanciulla, e scomparve.

In quel momento Toya si alzò da terra, furioso. «Dannazione!». Non gli aveva fatto dire una sola parola. Non aveva potuto dirle che non voleva lasciarla tornare a casa, né che desiderava che fosse sua, né altro. “E così non vuole un fidanzato di questo mondo.”.

Le sopracciglia di Toya si contrassero. Che cosa intendeva dire? Se non voleva un fidanzato in questo mondo… ne avrebbe trovato uno nel suo? Si voltò a guardare la statua vergine, urlando a squarciagola. «Che cosa volevi dire, Kyoko? Torna subito qui, accidenti!».

Toya sospirò, sapendo che lei non poteva sentirlo. Non aveva mai pensato che qualcuno del suo mondo avrebbe potuto rivendicarla come compagna. Gli vennero i brividi solo a pensarci. No, stava mentendo. Doveva essere una bugia e, se non lo era, sapeva come risolvere il problema. Si sarebbe sbarazzato del ragazzo. No, poi Kyoko lo avrebbe odiato a vita. Non lo avrebbe mai perdonato se avesse ferito un essere umano.

«Un essere umano non potrebbe mai proteggerti.» Toya ringhiò per la frustrazione, poi avvertì una presenza e guardò verso la statua vergine. La placida sagoma di Kyou si materializzò nella radura di fronte a lui. “Dannazione! Ci mancava anche lui.”.

«La sacerdotessa è scappata via da te ed è tornata nel suo mondo.». Il suo tono privo di emozioni era più una dichiarazione che una domanda.

«Non sono affari tuoi, Kyou, quindi perché non vai a baciare qualcun’altra e lasci in pace Kyoko?». Sebbene fossero fratelli, entrambi guardiani di Kyoko e del Cuore di Cristallo Protettore, Toya ancora non si fidava di lui… soprattutto riguardo Kyoko. «Lei è mia, capito? Lasciala stare.».

«Tu dici?» il tono di Kyou era quasi annoiato. «Lei è pura e non ha alcun compagno. Non è tua.». Il vento iniziò a soffiare attraverso la radura e Kyou scomparve, lasciando Toya con un senso di vuoto mentre osservava una delle piume dorate di Kyou posarsi sulle mani tese della statua e poi svanire.

Toya si appoggiò alla statua vergine e scivolò giù lentamente finché non si sedette… in attesa. I minuti si trasformarono in ore e Toya sbatté le palpebre verso il cielo. Quand’era tramontato il sole? Sapeva che gli altri stavano per arrivare, sentiva il loro profumo nell’aria. Rimase lì, aspettando che arrivassero.

Suki spinse Shinbe nella radura sussurrando: «Vai a parlare con lui. Magari gli sarà di aiuto. Ci accamperemo qui, d’accordo?», e gli diede un’altra gomitata.

Shinbe sapeva che, probabilmente, Toya non era di buon umore. Non lo era mai quando Kyoko tornava nel suo mondo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei e Suki. In quel momento, una delle due voleva che lui scoprisse cosa stava succedendo, e vedere se riusciva a dire qualcosa di utile.

Facendo un respiro profondo, si avvicinò in silenzio, sperando in cuor suo che Toya dormisse. «Che vuoi, Shinbe?» disse Toya, cogliendolo di sorpresa.

Shinbe gli si avvicinò e gli si sedette accanto. «Allora, è ancora arrabbiata?».

L’altro lo guardò e rispose sarcasticamente: «Che cosa te lo fa pensare?».

Shinbe indicò con il bastone il solco che Toya aveva lasciato nel terreno. «Be’, questo è recente, no?». Non poté fare a meno di sorridere della propria battuta. L’altro lo guardò e lui smise di ridere, poi sospirò, «Sei riuscito a parlarle?».

Toya strinse le spalle, «Non mi ha lasciato dire una parola. Era troppo arrabbiata per ascoltarmi. Adesso se n’è andata e io ho una brutta sensazione. Abbiamo bisogno di lei qui.». Nella sua mente aggiunse in silenzio: “Io ho bisogno di lei qui.”.

Shinbe annuì, «Forse sarebbe utile che tu andassi da lei. Dopotutto, sei l’unico tra noi che può farlo. E, la prossima volta, non cercare di spiegare le cose. Di’ solo che ti dispiace, okay?». Si alzò e fece alcuni passi prima di fermarsi e aggiungere: «Se ti darà la possibilità di spiegare, assicurati di dirle che la ami. Dopotutto… lei non ha il potere di leggere la mente.».

Toya aspettò che Shinbe fosse lontano prima di alzarsi e sospirare per calmare i nervi. Guardando il volto della statua vergine, si chiese se la sosia antenata di Kyoko fosse stata così difficile da gestire come la sua discendente. Per scoprire quel segreto avrebbe dovuto chiederlo a Hyakuhei e la cosa era fuori discussione.

Toccando le mani della fanciulla, fu inghiottito dalla luce blu e scomparve. Saltare attraverso la barriera del tempo gli dava sempre i brividi. Gli sembrava di annegare… ma senza acqua.

Gli altri guardiani si lamentavano spesso perché era l’unico in grado di farlo, ma lui era giunto alla sua conclusione… l’incantesimo addomesticante. Quel che è giusto è giusto. Lui era l’unico su cui Kyoko potesse usare l’incantesimo, perciò era l’unico che poteva seguirla nel suo mondo e riportarla indietro.

“Che cosa sto facendo? Mi lancerà quel maledetto incantesimo, se vede che l’ho seguita.”. Toya percorse la piccola rampa di scale e sbucò fuori dal tempietto nel giardino di Kyoko. Non era mai stato molto bravo ad ascoltare quella vocina nella propria testa, quindi perché iniziare ora? La notte era tranquilla e fredda, aiutandolo a concentrarsi per il confronto.

Guardando casa di Kyoko e non vedendo nessuna luce accesa, decise di girare intorno finché non trovò la finestra della sua camera. Non era la prima volta che sceglieva quell’entrata. Inoltre, sarebbe stata proprio una fortuna imbattersi nel suo stravagante nonno…

Arrampicandosi velocemente sull’albero fuori dalla camera di Kyoko, Toya sorrise quando vide che la finestra era socchiusa e la luce era spenta. Poggiò le mani sulla finestra e in silenzio la aprì completamente, rabbrividendo quando emise uno scricchiolio leggero.

Entrando nella stanza, strisciò sul suo letto. Era coperta a metà, con una mano sotto il mento, sdraiata su un fianco con i capelli spettinati sul cuscino bianco. Si sedette piano sul bordo del letto e si chinò su di lei, osservandola mentre respirava.

Amava guardarla dormire. Essendo un guardiano, non dormiva come gli umani quindi aveva molte occasioni per sedersi a guardarla a sua insaputa. I suoi pensieri tornarono al bacio… a entrambi i baci.

Per come la vedeva lui, era stato se stesso anche quando si era trasformato… entrambi i suoi lati erano parte di lui. E, anche se lei era sotto incantesimo… era comunque se stessa. E poi… era stato solo un bacio. I suoi occhi dorati brillarono d’argento al ricordo di quel bacio appassionato, portandolo a indietreggiare quando riaffiorò di nuovo il desiderio.

Forse Kyoko non si era resa conto che lui non avrebbe mai potuto smettere, non quando era lei a volere un bacio da lui. Ciò che lo faceva soffrire davvero era che nessuno dei due baci era stato reale. Grugnì, cercando di scacciare quel pensiero. Per lui, erano stati reali.

Quando arrivarono le prime luci dell’alba, Toya uscì dalla finestra e si sedette su un ramo dell’albero… in attesa.

Kyoko si svegliò stiracchiandosi e aprì gli occhi. Sentì subito che qualcosa non andava. Sedendosi e guardando in giro per la stanza, si accigliò sentendo un punto caldo sotto la sua mano. Notò subito il segno che qualcuno era stato lì… accanto a lei. Non poté fare a meno di sorridere. Toya era stato lì.

Capitolo 5 “Presenze indesiderate”

Kyoko si vestì in fretta per andare a scuola. Essendo tornata, ci sarebbe andata sicuramente. Aveva già perso tanto tempo e poi, le mancavano i suoi amici. Si spazzolò i capelli finché non brillarono e promise a se stessa che non avrebbe pensato a cosa accadeva nell’altro mondo, si sarebbe goduta quella giornata così com’era… normale. Poggiò la spazzola sul mobile e andò al piano di sotto, in sala da pranzo.

Il nonno la guardò sorpreso, «Kyoko, sei a casa? Andrai a scuola oggi? Altrimenti ho già pensato a una buona scusa, se ne hai bisogno.» e le sorrise.

La sua famiglia era abituata al fatto che lei fosse la sacerdotessa designata dai loro antenati tanto tempo fa. Il tempio della vergine dietro la casa apparteneva alla loro famiglia dall’antichità e lo custodivano al segreto.

Kyoko gemette, «Grazie nonno, ma voglio andare quindi tienila per la prossima volta, va bene?». Sapeva che il nonno stava solo cercando di darle una mano ma alcune delle malattie che si era inventato come scusa per la scuola e gli amici erano davvero esagerate.

Tama sorrise sapendo che, spesso, il nonno rendeva difficile per Kyoko farsi vedere a scuola, soprattutto dopo aver detto che aveva una malattia contagiosa sconosciuta. Tossì con la mano per nascondere la propria risata, poi prese un pezzo di pane tostato dal piatto e si diresse verso la porta.

«Credo che dovrai conservare la scusa della gravidanza per la prossima volta, nonno.». Le ginocchia quasi gli cedettero per le occhiatacce di Kyoko e del nonno. Cambiando rapidamente argomento, si avviò fuori dalla sala. «Sorellina, dovresti sbrigarti se non vuoi essere di nuovo in ritardo.» disse, facendole un cenno mentre correva fuori.

Dopo qualche minuto, Kyoko baciò la madre sulla guancia e si diresse verso la porta. Si avviò lentamente verso la scuola, la giornata era già perfetta, né troppo fredda né troppo calda. La brezza sul viso le piaceva ed era una gradevole pausa dallo stare in continua allerta per i demoni che erano sempre in agguato.

Quello era uno dei motivi per cui attraversava spesso il portale del tempo. Per mantenere il suo mondo al sicuro e libero dai demoni, doveva trovare il resto del cristallo e riportarlo da questo lato del portale prima che si scatenasse l’inferno… nel vero senso della parola.