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Toya si voltò e s’incamminò nel bosco, lontano da lei… lasciandola lì confusa. Aveva un’aria così triste mentre parlava. Kyoko abbassò la testa, sentendosi la persona più stupida del mondo, anzi di entrambi i mondi. Sapeva che, tra tutti i suoi fratelli, quello con cui lui andava meno d’accordo era Kyou… nonostante fossero dalla stessa parte. Avevano sempre combattuto tenendosi a distanza.
«Oh Toya, mi dispiace.» sussurrò nel vuoto che lui aveva lasciato. Tornando di nuovo in acqua, si spogliò e fece un bagno per lavare via l’odore di Kyou.
Sorrise pensando: “Non gli piace l’odore di Kyou. Forse è geloso?”. Poi sospirò, ripensando: “ O semplicemente non gli piace Kyou?”. Ricordando ciò che era successo prima, mentre era da sola, si affrettò a lavarsi, non volendo altri visitatori sgraditi. Uscì rapidamente dall’acqua, si vestì e si diresse all’accampamento.
Kyoko giunse alla radura dove sapeva che Toya l’avrebbe aspettata, e infatti era lì. In quel momento non voleva affatto stare da sola con lui, visto quello che era successo alla sorgente. Scrutò rapidamente l’area in cerca di Kamui, ma non lo vide. «Dov’è Kamui?» chiese nervosamente.
Toya stava aspettando che lei tornasse, anche se era arrivato con solo pochi minuti di anticipo perché la stava sorvegliando… per assicurarsi che Kyou non tornasse per finire quello che aveva iniziato.
Scrollò le spalle come se non gli importasse, rispondendole: «È andato da Sennin. Tornerà in mattinata così potremo proseguire.».
Aveva mandato Kamui dal vecchio per chiedergli se sapeva qualcosa sul luogo in cui potrebbero trovarsi i talismani. Da qualche parte nel profondo della sua mente, Toya sapeva che era solo una scusa per stare da solo con lei per un po’… ma non glielo avrebbe detto.
Kyoko sospirò e si sedette, chiudendo gli occhi e appoggiandosi all’albero. Dannazione, era di nuovo nella stessa situazione che aveva evitato con la passeggiata. Cercando di distrarsi, la prima cosa che le venne in mente fu Kyou, con i suoi occhi dorati che lasciavano trasparire un velo di emozione. Era la prima volta che lo vedeva mostrare emozioni oltre all’inespressività o alla rabbia in battaglia. E l’aveva anche baciata.
Perché l’aveva baciata in quel modo? E perché lei non aveva cercato di fermarlo? Era come se non fosse stata in grado di pensare, ma solo di sentire. Anche se aveva ancora molta paura di lui, al tempo stesso si sentiva al sicuro. Dopotutto, era uno dei suoi guardiani. Non le avrebbe fatto del male… o sì? Era il suo primo bacio e non lo avrebbe mai dimenticato. Guardò Toya e lo sorprese a fissarla di nuovo.
Toya aveva visto le emozioni alternarsi sul suo viso e si chiese a cosa stesse pensando. Sembrava nascondere un segreto, poi notò il leggero rossore sulle sue guance e capì di avere ragione… stava pensando a Kyou! Sentì un grido rimbombargli nella testa. Quando Kyoko si voltò, la guardò. Poi si girò e guardò dall’altra parte, incrociando le braccia sul petto e lasciandola confusa a guardargli la schiena.
Kyoko aggrottò la fronte, poi gridò: «Che cosa dovrei fare?». Lui non si girò né le rispose. Per che cosa era arrabbiato, adesso? All’improvviso, un brivido le corse lungo la schiena e il cuore cominciò a batterle con forza… il male. Alzando il viso, chiuse gli occhi e sentì l’oscurità avvicinarsi. Si trattava senza dubbio di un demone e aveva un frammento del Cuore di Cristallo Protettore.
Toya percepì il battito accelerato di Kyoko e si girò a guardarla. «Kyoko, che succede?», la sua voce era piena di preoccupazione, facendogli dimenticare di essere arrabbiato con lei.
«Un talismano, molto potente e contaminato dall’oscurità. Si muove veloce… in questa direzione.», indicò verso sinistra ed entrambi scattarono in piedi e cominciarono a correre in quella direzione. Non avevano fatto molta strada quando sentirono qualcosa schiantarsi tra gli alberi, direttamente davanti a loro.
Il corpo di Toya si mosse con armonia, gli avambracci sbatterono sui fianchi come per richiamare la sua attenzione sul potere che si nascondeva lì. Con un semplice movimento del polso, il pugnale di fuoco scivolò fuori dalla sua carne e lui balzò davanti a Kyoko, spingendola dietro di sé con l’altra mano. Si preparò, poiché la foresta di fronte a loro aveva assunto vita propria. Gli alberi e il fogliame circostanti frusciarono e sbucò un enorme demone.
Kyoko deglutì a fatica mentre lo guardava. Era circa dieci volte più alto di loro e sembrava molto cattivo. Guardò il cielo azzurro e si chiese se si sarebbe mai abituata al fatto che i demoni vivessero lì. Poi sussultò quando quegli orribili occhi rossi fissarono lei e Toya.
Toya annusò l’aria, facendo una smorfia. Quell’essere puzzava come se fosse stato sepolto e lasciato a marcire a lungo prima di strisciare fuori dalla propria tomba. Avrebbe giurato che fosse Hyakuhei a controllarlo, perché non percepiva un tale potere in un demone da molto tempo.
«Un’altra delle sue maledette creature.» borbottò, sentendo la risata di scherno provenire dal profondo nel petto del demone.
Parlava con un’imponente voce roca che dava sui nervi: «Uccidi Toya!», il demone grugnì e si lanciò in avanti con una putrida mano artigliata.
Toya, ad una velocità sovrumana, prese in braccio Kyoko e saltò. Atterrando su una roccia che sporgeva dal terreno, desiderò che lei fosse rimasta all’accampamento e lontana dai guai. Le avvicinò le labbra all’orecchio e le chiese: «Questo essere orrendo è troppo grande per non avere un talismano. Riesci a vederlo?».
Lei si guardò intorno per scrutare il demone, ma si muoveva così in fretta che tutto quello che riusciva a vedere era sfocato. L’essere saltò e atterrò proprio davanti a loro, sbattendo Toya a terra con un rumore di ossa rotte. Kyoko urlò quando la creatura si voltò e la sollevò dalla roccia. La sua possente mano carnosa le bloccò il respiro, impedendole di urlare.
Lei abbassò le mani per liberarsi, cercando di divincolarsi dalla sua stretta, ma non ci riuscì. Una luce incandescente catturò la sua attenzione. Era in trappola e aveva le vertigini per la mancanza d’aria, quindi con l’ultimo briciolo di respiro rimasto, urlò: «Il talismano… nel collo!».
Toya vide il demone afferrare Kyoko, sollevandola mentre lottava per respirare. Si alzò da terra sentendo l’adrenalina scorrere nel proprio corpo e nel pugnale di fuoco che ancora gli pulsava nella mano.
«Lasciala andare, bastardo!» gridò, cercando di attirare di nuovo l’attenzione su di sé. «Se la tocchi te ne pentirai.» ringhiò mentre i suoi occhi divennero di argento fuso.
Portò in posizione l’altro braccio, sfidando il demone con entrambi i pugnali. La creatura esternò una terribile risata mentre usava la ragazza come scudo. «Dannazione!» imprecò Toya. Non poteva usare il potere dei pugnali senza ferire Kyoko. Quella bestia non era così stupida come sembrava. «Brutto figlio di…» ringhiò Toya, sentendo il sangue ribollire pericolosamente.
Kyoko cercò di prendere la sua balestra, ma il demone la teneva puntata tra lei e il proprio palmo. La luce intorno a lei iniziava a svanire, segno che stava per perdere i sensi. Cercando Toya, lo vide in piedi di fronte al demone. Si accorse che era in preda alla rabbia quando lo sentì imprecare. I furiosi occhi d’argento di lui incontrarono i suoi, e l’ultima cosa che Kyoko vide prima di svenire fu Toya che saltava in alto come se andasse dritto verso di lei.
Toya ne aveva abbastanza. Come osava, quell’orrenda bestia, toccare Kyoko? Sentiva il proprio sangue demoniaco maledetto che sopraffaceva il sangue di guardiano mentre la rabbia aumentava. Balzò in aria puntando i suoi artigli affilati come rasoi e tagliò il braccio del demone. Quando l’arto cadde a terra, Toya spinse il demone e afferrò Kyoko.
Tenendola stretta, schivò il demone che mosse l’altra mano verso di loro. Atterrò violentemente, assicurandosi che lei respirasse, anche se aveva perso conoscenza. La adagiò a terra, poi si girò di scatto. I pugnali gemelli riemersero dalla sua pelle, scivolando nei palmi con facilità.
«Ora basta!», la voce di Toya si alzò a un livello pericoloso. Come una furia, si lanciò sul demone tagliandogli la testa con un colpo netto. La osservò con macabra soddisfazione mentre ricadeva lontano alcuni metri dal corpo ancora in contrazione.
Toya si voltò di nuovo verso Kyoko per controllarla, senza rendersi conto che il demone non era ancora morto. Aveva dimenticato di togliergli il talismano dal collo e non aveva visto gli enormi artigli avvicinarsi da dietro. Udì un ruggito e si sentì trafiggere la schiena, poi fu sbattuto contro una roccia, perdendo i pugnali.
Kyoko sconfisse l’oscurità. Aprendo gli occhi, la vista si schiarì in fretta ma la scena che si trovò di fronte la terrorizzò. Il sangue di Toya schizzava in aria da dietro… era stato sbalzato in aria e aveva urtato un’enorme roccia. Volgendosi verso il demone, notò con sgomento che aveva raccolto la propria testa da terra e l’aveva rimessa a posto. La creatura si girò verso di lei, con un rombo che proveniva dal suo petto come un ringhio feroce mentre mostrava file di denti aguzzi.
L’odore della paura di Kyoko destò Toya dal proprio stordimento e i suoi occhi, annebbiati dal dolore, si aprirono. Ignorando il dolore, si alzò appena in tempo per vedere il demone che attaccava Kyoko. Sentì affiorare il proprio sangue demoniaco e, questa volta, lasciò che prendesse il sopravvento. Il suo corpo emanava mormorii di forza propria. L’unico pensiero razionale rimasto nella sua mente era che nessuno doveva toccarla… altrimenti sarebbe morto.
Kyoko stava per afferrare la sua balestra, ma sapeva che era troppo tardi perché la bestia era quasi sopra di lei. Standogli così vicino, sentiva il suo alito cattivo. Urlò, alzando il braccio per proteggersi il viso, pensando che fosse giunta la fine… ma non accadde nulla. Sentì un grugnito e la terra tremò. Kyoko aprì gli occhi ma non riuscì a vedere nulla per i detriti che schizzavano dal punto in cui il demone era caduto, coprendole la visuale.
Quando la nube si placò, si trovò davanti la schiena di Toya che fronteggiava il demone. Sibilò vedendo le tre lunghe ferite lacere sulla sua schiena. I suoi capelli color mezzanotte con riflessi argentati si muovevano ancora nell’aria smossa dal tonfo del demone. Guardò il demone per vedere ancora una volta che la sua testa era stata tagliata e le sue braccia giacevano ben lontane dal suo corpo.
Lei aggrottò la fronte quando lui aprì di nuovo gli occhi rosso cremisi, con l’intenzione di usare il potere del talismano per guarirsi. Non volendo che ciò accadesse, Kyoko si girò e afferrò la sua piccola balestra, creando rapidamente una freccia eterea con i suoi poteri di sacerdotessa. Tendendo la corda, sussurrò: «Forza.», poi la rilasciò e scoccò la freccia dritta verso il talismano, staccandolo dal corpo del demone.
La creatura si sgretolò lentamente su se stessa, riducendosi in polvere portata via dal vento. Quasi tutta la polvere fu spazzata via, lasciando lungo la propria scia solo ossa ingiallite. Sentendo ancora il male nelle vicinanze, Kyoko alzò gli occhi e vide una creatura demoniaca di Hyakuhei. Scivolò giù dal cielo come un serpente spettrale, raccogliendo il talismano con i denti appuntiti prima di correre via così in fretta da non poter nemmeno dire in quale direzione fosse andato.
Kyoko si sentì mancare quando realizzò che avevano appena sconfitto il demone per niente, visto che il talismano era stato rubato. Si spinse lentamente da terra per alzarsi, fermandosi a metà quando si rese conto che Toya non si era ancora voltato, la sua mano artigliata era ancora stretta con rabbia lungo il fianco.
S’irrigidì quando capì cos’era che non andava… lui aveva assunto le sue sembianze demoniache. Una maledizione che Hyakuhei aveva lanciato su di lui molto prima che nascesse. In quello stato era imprevedibile, fuori controllo… e molto pericoloso.
Con voce tremante, Kyoko sussurrò: «Toya?». Si alzò in piedi e lui si voltò, i suoi occhi rosso cremisi la fissavano di nuovo. Il suo petto ancora si gonfiava e sgonfiava a ritmo veloce, mentre respirava pesantemente per lo sforzo con cui aveva appena ucciso il demone. “I pugnali.” pensò Kyoko cercando di mantenere la calma, doveva restituirgli i pugnali. Guardò verso la roccia contro cui era stato scagliato e, vedendo uno dei pugnali, si avviò in quella direzione.
Toya fece un passo avanti e ringhiò. Provava una rabbia accecante per il demone che aveva appena ucciso e attendeva per vedere se ce ne fossero stati altri da uccidere o se il demone si sarebbe rialzato. Poi sentì qualcuno dietro di sé sussurrare il suo nome. Concentrandosi su quel suono, vide la ragazza che cercava lentamente di alzarsi. Sentì l’odore della sua paura mentre cercava di allontanarsi da lui.
Emise un ringhio di avvertimento per farla fermare e fece un passo verso di lei. Kyoko rimase di nuovo immobile, fissandolo come se non sapesse se considerarlo un amico o un nemico. Lui sentì la sua paura aumentare e ciò lo fece infuriare. Ringhiò di nuovo e lei iniziò a correre.
Il cuore di Kyoko batteva forte. Le aveva ringhiato contro. L’avrebbe uccisa? I pugnali, doveva prenderne almeno uno. Erano parte di lui e lo aiutavano a respingere il sangue demoniaco con cui Hyakuhei lo aveva maledetto. Kyoko corse più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua.
Doveva ridargli il pugnale. I suoi capelli svolazzarono e capì che Toya la stava raggiungendo. I peli sulla nuca si drizzarono come se lui l’avesse già presa. Ancora pochi metri e… proprio lì. Un’ombra si mosse tra lei e ciò che stava disperatamente cercando di prendere.
No. Non gli sarebbe fuggita. Era sua. Toya le si fermò davanti per bloccarla e lei gli finì addosso, gridando per lo stupore. A quel contatto, lui sentì il proprio sangue calmarsi ed emise un ringhio meno profondo per dirle di restare, questa volta. Quando Kyoko cercò di allontanarsi, lui la strinse, con l’intento di farle capire che avrebbe distrutto tutto ciò che le si sarebbe avvicinato.
Guardò in quei grandi occhi color smeraldo che lo fissavano di nuovo. Toya percepì il suo tentativo di abbassarsi per scivolare via dalle sue braccia. No, non l’avrebbe mai lasciata andare… il suo sangue demoniaco l’aveva già rivendicata. Vide una lacrima scivolarle dalle ciglia per atterrare su una guancia. Si chinò in avanti e leccò la lacrima con la punta della lingua, facendo sussultare la ragazza per lo stupore.
Kyoko riprese a dimenarsi e sfuggì alla sua presa, poi scivolò a terra, gettandosi dietro di lui e afferrando qualcosa da terra. Lui ringhiò per quella provocazione mentre si girava e piombò su di lei, bloccandola a terra. Le bloccò il polso sopra la testa e von il proprio corpo la tenne ferma. Lei cercò di allontanarlo, ma lui voleva farle capire a chi apparteneva.
Avvicinando la propria bocca alla sua, ringhiò nel petto. Kyoko si calmò quando quelle labbra catturarono le sue in un possente bacio. Toya approfondì il bacio e ne aumentò l’intensità. La voleva e sarebbe stata sua. Le liberò il polso e intrecciò le mani con le sue, quando sentì le proprie dita entrare in contatto con l’oggetto che lei aveva afferrato da terra.
Le leccò l’interno della bocca per assaporare tutto di lei. Sentiva i propri pensieri ritornare lentamente, cose che non avrebbe dovuto dimenticare. Toya si calmò, ma il bacio no. La sua mente altalenava. Sentiva il calore nelle parti basse e, affamato, spinse i fianchi verso di lei. Poi qualcosa scattò e la foschia rossa svanì dalla sua mente.
Toya era cosciente di tutto, del delicato corpo sotto di sé, del sapore di miele e del cieco desiderio che gli scorreva nelle vene. Anche se non voleva, scostò le labbra dalle sue e si alzò quanto bastava per guardarla negli occhi. L’aveva baciata e voleva continuare a farlo, davvero.
Kyoko non poté impedire che le scariche elettriche le attraversassero il corpo. Si calmò quando Toya iniziò a baciarla più intensamente. La sensazione di quelle labbra che dominavano le sue con tanta passione era inebriante. Poi sentì la prova della sua eccitazione premere con forza contro il proprio inguine e ciò le provocò un’altra ondata di calore.
Lo sentì lentamente spostarsi e alzarsi sopra di lei, smettendo di baciarla. Ciò che vide quasi le fece fermare il cuore. I suoi occhi erano dorati, tutte le tracce della sete di sangue erano sparite. Guardò il pugnale che stringeva ancora in mano e notò che lui lo stava toccando. Sospirò con sollievo, rendendosi conto che era di nuovo in sé.
Toya vide Kyoko guardare la lama e seguì il suo sguardo. Ecco che cos’era successo. Si era trasformato, e poi aveva cercato di… Sapeva che lei si sarebbe infuriata per quello che le aveva quasi fatto. Anche il suo lato selvaggio l’aveva scelta come compagna.
Si mise a sedere, cercando di non guardarla dopo essersi rotolato giù da lei. Solo dopo essersi allontanato completamente da lei si sentì in grado di guardarla. La prima cosa che attirò la sua attenzione furono le labbra di lei, gonfie per il bacio. Sentiva un rossore bruciargli le guance ricordando il bacio e la sensazione di quelle labbra sulle sue.
“Ecco che cos’è il paradiso.” pensò silenziosamente e si strofinò gli occhi con una mano per nascondere la propria reazione.
Kyoko distolse lo sguardo da lui mentre si alzava lentamente. Sapeva che non lui aveva intenzione di baciarla e, probabilmente, adesso era pentito. Poi trovò l’altro pugnale e glielo porse.
Anche Toya si alzò in piedi, senza dire una parola. Il silenzio intorno a loro era assordante.
Capitolo 2 “La fiamma della gelosia”
Kyoko strinse i denti, la tensione tra loro si toccava quasi con mano e stava davvero iniziando a darle sui nervi. Toya era seduto su un ramo dell’albero accanto al fuoco e lei si sedette a terra da sola. Ancora non si erano detti una sola parola e lui non l’aveva neanche guardata. Kyoko si accigliò, sentendosi quasi insultata. Baciarla era stato così brutto?
Toya era imbronciato. L’aveva vista turbata… l’aveva baciata così male? Lei non gli aveva detto una sola parola sull’accaduto. Preferiva quando lo sgridava o faceva qualsiasi altra cosa, ma non sapeva cosa pensare quando era silenziosa. Era arrabbiata con lui? Doveva chiederle scusa?
Le sue labbra si assottigliarono in segno di diniego. Non le avrebbe chiesto scusa per qualcosa che non aveva intenzione di fare. Doveva semplicemente ignorare la cosa e comportarsi come se non fosse successo niente? A quel punto, avrebbe solo voluto che tutto ritornasse com’era, anche se lui stesso non avrebbe dimenticato il bacio. Toya si voltò verso di lei, chiedendosi a cosa stesse pensando.
Kyoko osservava il cielo che stava diventando buio. Avrebbe voluto che Kamui fosse lì, ma sapeva che non sarebbe tornato prima di mattina. Un po’ di compagnia sarebbe stata ben accetta. In quel momento, si sarebbe accontentata anche di vedere Shinbe e Suki litigare. Sorrise… era sempre un divertimento.
Pensò all’idea di tornare a casa, ma era già tardi e ci sarebbero volute ore per tornare al Cuore del Tempo, a meno che non la accompagnasse Toya. Ricordare il modo in cui lui reagiva ogni volta che voleva andare a casa le impediva di chiedergli di accompagnarla. Per Toya sembrava quasi un peccato lasciare quel mondo, anche per un solo giorno. L’ultima cosa che voleva fare era litigare con lui in quel momento.
Infilò la mano nella sacca da viaggio e tirò fuori la sua coperta sottile, non sapendo cos’altro fare. Forse, se si fosse sbrigata ad addormentarsi, al suo risveglio ci sarebbe stato qualcun altro lì… qualcuno oltre a lui. Toya si comportava come se avesse già dimenticato il bacio e questo la infastidiva. Non aveva detto che gli era piaciuto, né le aveva chiesto scusa. Semplicemente non aveva detto nulla, come se non fosse mai accaduto.
Kyoko gettò la coperta a terra e vi si stese, decidendo di mettersi a fissare le stelle che stavano lentamente iniziando a comparire. Era più forte di lei, era stata baciata due volte nelle ultime ventiquattr’ore e, non essendo mai accaduto prima, era l’unica cosa a cui riusciva a pensare. Iniziò a confrontare i due baci.
Il bacio di Kyou era stato energico ed emozionante, anche se si era quasi spaventata per chi era lui. Le sue labbra erano calde, mentre lei pensava che sarebbero state fredde. Anche le sue mani erano calde, invece del tocco gelido che aveva immaginato. Gemette quando il ricordo le provocò un’ondata di calore in tutto il corpo.
Toya s’irrigidì quando sentì un flebile lamento di Kyoko. Guardandola, si accorse che sembrava persa nei propri pensieri. I suoi occhi divennero di oro fuso. Il suo odore stava cambiando e lo chiamava. Inspirò quel sapore dolce. Stava pensando a lui?
I suoi pensieri ritornarono a quando aveva ripreso i sensi, dopo essere tornato normale. Le sue labbra erano morbide e non gli aveva opposto resistenza. Poteva sentire ancora il suo sapore. Niente lo aveva mai colpito così. Con Kyoko era una tutta un’altra cosa. Quando non gli urlava contro, era una delle persone più felici che avesse mai conosciuto. Non che Toya avesse conosciuto molti umani, eppure lei era come la sua luce nel buio.
Amava proteggerla e starle vicino. Frantumare il Cuore di Cristallo Protettore ne era valsa quasi la pena… quasi. Ora doveva proteggerla da Hyakuhei e da ogni demone in circolazione. Si voltò verso di lei e vide che si era addormentata. Sapeva che, se non fossero rimasti concentrati sul ritrovamento del talismano, le cose sarebbero diventate molto pericolose… troppo pericolose perché lei si trovasse in mezzo a tutto questo. Ecco perché lui esortava costantemente il gruppo a proseguire nella ricerca.
Toya saltò dall’albero e atterrò in silenzio accanto a lei. Le si avvicinò e si sedette. Lo faceva spesso dopo che si era addormentata, in modo da poterle stare vicino se fosse successo qualcosa, e anche perché semplicemente gli piaceva starle vicino. Si rilassò in un leggero dormiveglia. Il minimo rumore lo avrebbe svegliato e lui sarebbe stato pronto.
Kyoko era in un sonno profondo… sognava. Toya aveva appena ucciso Hyakuhei e le si era avvicinato sorridente, stringendola a sé. Era straordinario. Guardandola profondamente negli occhi, avvicinò le labbra alle sue e il suo sguardo si addolcì. Vedeva l’amore riflesso lì. Lei esitò, improvvisamente insicura di quanto stava accadendo.
«E il portale del tempo? Non devo riportare il Cuore di Cristallo Protettore nel mio mondo?» sussurrò preoccupata.
Toya le sorrise e scosse la testa. «Non lo sai che ti amo e che non ti lascerei mai andare via?». Abbassò le labbra sulle sue e il bacio le tolse il respiro. Era profondo e appassionato. Sembrava così reale.
Poi chiuse gli occhi e il bacio cambiò. Era affamato e sensuale allo stesso tempo. Sentendo la differenza, aprì gli occhi e si ritrovò davanti gli occhi dorati di Kyou. Poteva sentire le sue mani sul proprio corpo, muovendosi lentamente e sfidandola a reagire. Si arrese alle sensazioni e chiuse di nuovo gli occhi.
In quel momento tutto cambiò e Kyoko sentì un brivido gelido strisciarle lungo la spina dorsale. Le labbra calde divennero bollenti e sentiva il male irradiare da esse. Le mani che accarezzavano il suo corpo erano come fuoco e gli artigli lasciavano sottili strie di sangue ovunque la toccassero. Spalancò gli occhi e vide due occhi color mezzanotte… Hyakuhei. Lo sentì sussurrare con una flebile, voce seducente e cattiva,: «Nessuno può salvarti.».
Kyoko iniziò a dimenarsi e sentiva le sue stesse grida, ma lui era troppo forte. La teneva ferma con una presa mortale. Urlò di nuovo, cercando di respingerlo. Le mani che la tenevano scomparirono e si sentì sollevare e premere contro qualcosa di solido.
«Kyoko, svegliati… Kyoko.». Aspetta… non era Hyakuhei. Smise di dimenarsi e sentì una mano scivolarle tra i capelli, cullandola e facendola sentire al sicuro.
Aprì lentamente gli occhi e vide i capelli neri con riflessi d’argento. Si trovava davanti il petto di Toya e lui la stringeva… cullandola lentamente avanti e indietro. Pensando di star ancora sognando, Kyoko si rannicchiò e chiuse di nuovo gli occhi, non volendo che il sogno finisse.
Finché Toya la teneva stretta allora Hyakuhei non sarebbe tornato a tormentarla nei suoi sogni. Era quasi nel suo grembo e lo sentiva dire: «Va tutto bene, Kyoko. Sono qui. Va tutto bene, adesso. Shhh…». Il proprio corpo tremava ancora per il sogno, ma si calmò al suono della dolce voce di Toya. Il rumore del suo battito cardiaco la cullava in modo sicuro in un sonno senza sogni.
Toya la sentì calmarsi lentamente. Lo aveva quasi spaventato a morte, agitandosi e urlando nel sonno in quel modo. Qualunque cosa fosse ad averla terrorizzata, aveva terrorizzato anche lui. La tirò su fino al proprio grembo e la tenne stretta quando iniziò a scivolare per il tremore. La sua guancia era premuta sul proprio petto e la stava cullando tra le braccia. Per lui era leggera come una piuma e amava quella sensazione.
«Shhh… sono qui. Niente potrà farti del male. Non lo permetterò. Adesso torna a dormire.». Lui la cullava dolcemente e con la punta delle dita le scostò i capelli dal viso. Kyoko si era agitata per il sogno e aveva gli occhi chiusi… ma Toya percepiva che lei sapeva chi era a tenerla stretta. Ebbe un tuffo al cuore al pensiero che Kyoko si fosse accorta di lui e non aveva ancora fatto storie.
Era di nuovo addormentata quando le sfiorò leggermente la guancia tracciandone il contorno, sentendo la sua pelle di seta. Nel sonno, sembrava un angelo tra le sue braccia… il suo angelo. Questo era ciò che voleva. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargliela via, né ai demoni né ai suoi fratelli, soprattutto.
Lentamente, per non svegliarla, Toya si appoggiò sulla coperta e si fece scivolare giù, tirandola per coprirsi. Continuava a stringerla, tenendola a sé e avvolto intorno a lei con un abbraccio protettivo. Non era mai stato così comodo in vita sua e ci volle solo un minuto per cadere in un sonno profondo come non accadeva da… sempre.
Diverse ore dopo, Kyoko percepì del calore e vi si avvicinò. Poi si bloccò. Girò la testa lentamente, come se avesse paura di scoprire la verità, quando Toya si mise a sedere.
Sentendo la sua agitazione lui si accigliò, sapendo che avrebbe dovuto alzarsi e allontanarsi ore prima.
Kyoko lo guardò incuriosita cercando di vedere i suoi occhi, ma la testa era abbassata e i capelli li coprivano, nascondendo la loro espressione. Lui si alzò senza dire niente e si diresse verso i cespugli circostanti.
Kyoko si sentiva confusa. Toya aveva dormito con lei la scorsa notte? Poi un ricordo le balenò nella mente. Ricordava che stava sognando e lui… rimase senza fiato. Non era un sogno. L’aveva tenuta stretta a sé. Guardò la coperta che aveva ancora le sue forme. Doveva essersi addormentato accanto a lei. Sorrise, ricalcando con le dita i segni che lui aveva lasciato sulla stoffa.
Alzò lo sguardo quando Kamui giunse nella radura, «Ciao, Kamui. È bello rivederti.». I suoi capelli arruffati rilucevano di riflessi viola al sole del mattino e gli occhi mostravano i colori più belli. Chi gli era abbastanza vicino da vederli, sapeva che c’erano riflessi multicolore in quelle sfere lucenti, ma per Kyoko era il suo sorriso a renderlo irresistibile.
Kamui si guardò intorno, vedendola da sola, e si chiese perché. «Dove sono tutti? Suki e Shinbe non sono ancora tornati? E Toya?». Si tolse una sacca dalla spalla e la mise davanti a Kyoko, alzando un sopracciglio.
«No, non ancora, ma Toya dovrebbe tornare tra pochi minuti. Cosa c’è qui dentro?» gli chiese, vedendo che Kamui aveva iniziato ad estrarre del cibo dalla sacca.
«Sennin vi manda questi e ha detto di mangiare, visto che mangiamo raramente qualcosa di buono, a meno che non lo porti tu dal tuo mondo.». Lui la guardò con i suoi grandi occhi rilucenti di una vasta gamma di colori e s’illuminò per l’espressione di lei quando vide i dolci mandati insieme a tutto il resto. «Dai, diamoci dentro.» le disse.
«Kamui, sei tornato presto.» disse pigramente Toya mentre rientrava nella radura. Guardò Kyoko con emozioni illeggibili poi distolse subito lo sguardo.
Kamui lo guardò. Litigavano spesso ma, in realtà, lui ammirava Toya. Era cambiato molto da quando passava così tanto tempo accanto a Kyoko. Secondo lui, Kyoko aveva reso Toya una persona migliore.
«Sennin ha detto che nella foresta ad est c’è stata un’invasione di demoni che ha terrorizzato la zona nell’ultima settimana. Potrebbero essere coinvolti dei talismani, quindi dovremmo controllare.» Kamui pronunciò le ultime parole e addentò un pezzo di pane.
«Ehi, me ne lascerai un po’, vero?» Toya si sedette accanto a loro ed iniziò a prendere del cibo.
Kyoko sorrise mentre li guardava litigare per un dolcetto di riso alla fragola mandata da Sennin. Tuttavia, la normalità di quel momento non durò a lungo.
Toya s’irrigidì, percependo un odore nell’aria. «Dannazione!», balzò in piedi con gli occhi socchiusi, «Che diavolo vuole?».
Prima che Kyoko potesse chiedere di chi stesse parlando, una folata di vento soffiò nella radura e si fermò a pochi passi da lei, facendo perdere l’equilibrio a Toya. Kyoko si ritrovò a fissare negli occhi color ghiaccio di Kotaro, un altro dei cinque guardiani. Come Kyou, anche lui dava la caccia al talismano da solo, alla ricerca di indizi su dove si nascondesse Hyakuhei.
Kotaro era la perfezione, con muscoli asciutti, capelli neri spettinati che gli ricadevano lungo la schiena e occhi blu di ghiaccio. Era vestito di nero, con una maglietta viola che si intravedeva sotto. Lui e Toya non si sopportavano, soprattutto perché Kotaro diceva in giro che Kyoko era sua.
«Buongiorno, Kyoko.» disse Kotaro con voce bassa e profonda, tenendo le mani nelle sue e alzandole davanti a sé. «Come sta la mia futura compagna, stamattina?», la guardò negli occhi facendola arrossire.
Non importava quante volte Kyoko gli avesse detto che non era sua né di nessun altro, la chiamava ancora la “sua futura compagna” con tanta sicurezza e fascino.
«Kotaro, dannazione! Lascia stare Kyoko. Perché non stai mai attento a quello che fai?» ringhiò Toya, scostandosi dall’albero… era stato praticamente spinto dal vento di Kotaro.