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Cose Pericolose
Qualcuno bussò alla porta ed Anthony smise di camminare facendo placare i capelli e gli indumenti. Lui era lâalfa, e ciò richiedeva una certa dose di decoro.
âAvanti.â esclamò con voce fredda.
La porta si aprì e uno dei suoi lupi entrò, chiudendo la porta dietro di sé.
âCosâhai trovato?â chiese Anthony.
Il membro del branco sembrava molto nervoso e si schiarì la voce. âSono rimasto nascosto come hai ordinato, per vedere se il sacerdote tornasse in chiesa. Non ero lì da molto quando si è scatenato lâinferno nella chiesa e nel cimitero sul retro. Le persone correvano a destra e a sinistra, la maggior parte di esse sbucava dal nulla.â Fece una pausa e deglutì nervosamente prima di aggiungere âAllora ho notato che Jewel era con loro.â
âE allora dovâè?â chiese Anthony, accorciando la distanza tra loro con rapidi passi. âPerché non lâhai portata con te?â
Il lupo indietreggiò con il panico negli occhi, consapevole che dare cattive notizie al loro alfa non era mai piacevole. âNon ho potuto.â Lui tremava.
La mano di Anthony scattò bruscamente e afferrò il subordinato per la gola, sollevandolo in aria. âSei un lupo mannaro. Perché non lâhai presa?â
âEra circondata da mannari...erano troppi.â spiegò il lupo, sollevando le mani per cercare di alleviare la pressione intorno alla gola.
La mano di Anthony si strinse e gli occhi divennero di un colore dorato spaventoso. Alla fine suo fratello era tornato dallâItalia, ne era sicuro. âTi ho insegnato o no a combattere da solo con un altro branco? Mio fratello non sarebbe stato al tuo livello.â Era una bugia. Il lupo sarebbe finito da qualche parte in un fosso se avesse osato combattere con Andreas Valachi.
âNn-non erano ll-lupi.â Il lupo balbettava mentre cercava di respirare.
Anthony rivolse la propria attenzione allâuomo che stava strangolando e ritrasse la mano, visto che lâaveva quasi ucciso. âChi erano?â chiese con una furia repressa a stento nella voce.
Il lupo era inginocchiato sul pavimento cercando di riprendere fiato. Si resse sulle mani e le ginocchia prima di poggiare la fronte sul freddo pavimento di marmo. Scoprì la propria nuca, mostrando sottomissione al suo superiore e augurandosi di scappare appena possibile.
âFelini... Ho sentito odore di felini.â disse dopo alcuni secondi. âPuma e giaguari... erano in tanti.â Alzò la testa e vide gli occhi di Anthony stringersi minacciosamente. Rapidamente aggiunse âCâera un puma che la seguiva ad ogni passo. Il luogo anche pieno di vampiri. Parte della chiesa è esplosa, poi è arrivata unâauto della polizia.â
Anthony se ne stava lì a cercare di dominare la propria rabbia crescente. Tuttavia, più se ne stava lì, più si incazzava. Il suo piano per recuperare la sua compagna fuggitiva era andato storto più volte per le sue azioni o per quelle dei suoi subordinati incapaci.
Fece segno alle sue guardie personali più vicine. âPortatelo giù nei sotterranei dove potrà meditare sul proprio fallimento.â
Il lupo si inginocchiò con unâespressione supplicante sul viso. Aveva sentito storie sui sotterranei e su cosa contenessero. Alcuni licantropi sopravvissuti alla tortura avevano ancora le cicatrici sul corpo per dimostrarlo. Mormorava pietosamente quando fu preso per le braccia dalle guardie e fu messo in piedi.
Le guardie non lo guardavano in faccia né dicevano niente di confortante o denigratorio. Se avessero fatto a modo loro, lo avrebbero lasciato scappare. Per loro, la signorina Jewel aveva tutte le ragioni per allontanarsi dal loro alfa. Era infelice e, nonostante i migliori tentativi di Anthony, non lâavrebbe mai amato. Vivere così, sfruttando la disgrazia altrui, non era nello stile di vita dei lupi...ma della mafia.
Un tempo, proteggevano lâumanità dal male che minacciava di impadronirsi del mondo. Adesso, ad eccezione di alcune tribù situate negli Stati Uniti e allâestero, loro erano i cattivi. Non câera da meravigliarsi che gli umani realizzassero film in cui li raffiguravano come cani rabbiosi portatori di morte e distruzione.
Anthony seguì le sue guardie fino ai sotterranei e sorrise quando il giovane lupo mannaro piagnucolò a bassa voce. I sotterranei della villa erano stati trasformati in una grande camera di tortura che si estendeva per parecchi metri quadrati. Le catene pendevano dalla parete opposta con le manette attaccate allâestremità per tenere qualcuno in piedi contro la fredda parete di pietra.
A destra câera un tavolo pieno di fruste e frustini di varie dimensioni. Da un calderone sul fuoco che bruciava fuoriuscivano alcuni ferri per marchiare a fuoco, che Anthony aveva usato raramente. Infine, sulla parete proprio di fronte a questa, câerano una serie di celle con alcuni occupanti.
Alcuni licantropi si mossero tra le ombre, preparando altri strumenti per un ospite speciale che Anthony aveva avuto la fortuna di catturare un paio di settimane prima. Essi si fermarono e guardarono incuriositi quando il loro alfa entrò nella camera con le sue guardie e un nuovo lupo da punire.
Anthony rimase indietro mentre le sue guardie ammanettarono il lupo alla parete e poi furono subito allontanate quando ebbero finito.
âCosa vuole che facciamo, signor Anthony?â chiese il licantropo più anziano.
âVoglio che tu sia sicuro di dargli una lezione, Boris.â rispose Anthony. âNon mi ha riportato la mia sposa e deve imparare che il fallimento non è tollerato.â
Boris guardò il ragazzo e sospirò dentro di sé. âà solo un ragazzo.â
âAllora imparerà in fretta.â La voce di Anthony era priva di emozione.
Boris sollevò una mano segnata e fece cenno ad altri due licantropi. Essi si avvicinarono e strapparono il retro della camicia del giovane lupo. Boris sollevò una delle fruste, il âgatto a nove codeâ, e la schioccò in aria. Il lupo ammanettato sussultò, facendo sorridere Anthony.
Boris si posizionò circa due metri dietro il giovane e schioccò la frusta in avanti. Il giovane lupo urlò al colpo della frusta sulla propria schiena. Le urla continuavano mentre Boris continuava a colpire la pelle che prima era intatta. Alla fine si fermò e un altro lupo mannaro si fece avanti con una grande ciotola di sale. Altre grida agonizzanti seguirono quando il sale fu gettato sulle ferite sanguinanti.
Il giovane lupo si abbandonò contro il muro credendo che la tortura fosse finita, solo per urlare di nuovo quando i colpi ripresero...solo che questa volta si unirono altre due fruste.
Anthony alzò la mano destra in modo da poterlo vedere meglio e si accigliò quando vide che avrebbe dovuto tagliarsi le unghie. Alzando le spalle, si allontanò dal pestaggio e si avvicinò alla cella più lontana allâestremità opposta del seminterrato. Sul suo volto apparve un sorriso quando le catene pesanti sferragliarono.
Lâuomo allâinterno si alzò improvvisamente in piedi e si dimenava contro le catene cercando di raggiungere Anthony.
Il cattivo umore di Anthony svanì improvvisamente vedendo lâorgoglioso maschio lì dentro. Il suo sorriso si allargò mentre pensava ad un modo per riportare Jewel tra le sue braccia e lontana dai puma in cui aveva cercato di rifugiarsi.
âSono felice di averti sparato solo un colpo, Micah... Potresti ancora essermi utile.â
*****
Tabatha si guardava intorno nellâappartamento che condivideva con Kriss e tremava. Di solito non era un problema stare da sola, ma per molte ragioni, stasera non ci riusciva. Guardava fuori dalla finestra ogni volta che sentiva un rumore, pensando che Kriss fosse tornato. Pensava di stare bene quando Envy e Devon lâavevano lasciata a casa mentre andavano da Chad, ma adesso capiva quanto avesse bisogno di compagnia.
Envy le aveva chiesto se volesse andare con loro, nel caso in cui avesse avuto bisogno di rinforzi per gestire suo fratello Chad. Ma Tabby aveva pensato che forse Kriss sarebbe tornato a casa presto e voleva chiedergli cosa era successo, per cui aveva rifiutato...adesso se ne pentiva.
Pensare a Kriss la portò a pensare a Dean e a come aveva agito in chiesa. Poteva ancora vedere lo sguardo sul suo viso quando aveva visto Kane.
Tabatha scosse la testa quando lâimmagine di Kane le venne in mente, in un vano tentativo di non pensare a lui. Vedere che stava morendo aveva scavato qualcosa di profondo nel suo cuore e nella sua anima. Non capiva perché, ma il pensiero che morisse la fece rannicchiare.
âDatti una calmata.â sussurrò per rompere il silenzio. âTi serve una distrazione.â
Prendendo il telefono, decise di chiamare Jason al lavoro per farsi aggiornare e vedere se era successo qualcosa di insolito da quando Kriss lâaveva portata in Florida.
Il telefono squillò tre volte prima che ci fosse una risposta.
âGuardia Forestale, sono lâagente Fox.â disse una voce sexy.
âEhi Jason, sono Tabby.â Sorrise per la prima volta da quando era entrata in casa.
âTabby?â gridò Jason e lei sentì qualcosa rovesciarsi, probabilmente la sedia perché era solito dondolarsi su due piedi. âDove diavolo sei stata?â
âDiciamo che Kriss ha rapito me ed Envy e ci ha portate in Florida per qualche giorno.â rispose Tabby. âSono appena tornata a casa e ho pensato di chiamare per vedere cosa mi sono persa.â
Jason sospirò âOltre alle normali cose strane, non ti sei persa granché. Lâunica cosa emozionante accaduta è che lâaltra sera abbiamo ricevuto una chiamata da un pazzo.â
Tabby sorrise e si sedette sul divano. âRacconta!â
âJacob e io ce ne stavamo seduti, era una serata noiosa, e il telefono squillò. Ho risposto e questo tizio diceva di aver visto un giaguaro che inseguiva un puma in centro, con un cellulare legato a una zampa.â
Tabatha non poté farne a meno e cominciò a ridere. Se fosse stata al posto di Jason un paio di settimane fa, avrebbe pensato la stessa cosa. âAccidenti.â esclamò lei.
âDillo a me.â disse Jason ridendo. âJacob e io abbiamo scommesso se troveranno o no dei messaggini quando prenderanno la bestiola.â
âSei sicuro di non aver bevuto una delle specialità di Kat?â chiese lei ridendo.
âIo non bevo in servizio!â esclamò Jason e Tabatha sentì la risata di Jacob in sottofondo. âAllora, quando tornerai al lavoro?â
Tabatha strinse le spalle âNon lo so ancora. Mi serve qualche altro giorno e ho delle ferie da consumare.â
âFantastico, anche se ci manchi però. Non è la stessa cosa senza un bel viso che illumina tutto. Ho solo Jacob adesso, e non è un granché da guardare.â
âMi mancate anche voi, ragazzi.â disse Tabatha, e lo pensava davvero. âCi rivediamo tra un paio di giorni.â
Jason rimase in silenzio per un istante e Tabatha istintivamente capì cosa stava per dirle. âCome sta Envy?â
âAnche lei sta bene. Come me, aveva solo bisogno di staccare per qualche giorno.â Si morse il labbro inferiore quando ci furono diversi secondi di silenzio.
âà vero?â chiese Jason.
âà vero cosa?â chiese Tabatha, facendo la finta tonta.
âEnvy esce davvero Devon Santos?â Le nocche di Jason divennero bianche mentre stringeva il telefono un poâ più forte.
Tabatha sospirò, sapeva che questo avrebbe ferito molto Jason, ma in parte era anche colpa sua. Un ragazzo così carino non dovrebbe mai fissarsi con una ragazza che lo vede come un migliore amico e un fratello.
âSì, è vero.â disse piano Tabatha. âSo che non voleva ferirti. Ti vuole bene...lo sai.â
Jason respirò piano e Tabatha si sentì dispiaciuta per lui. Aveva corteggiato Envy da così tanto tempo che era lâunica ragazza che avesse mai guardato. Adesso lei era fuori dalla sua portata ma Tabatha non glielo avrebbe detto. Quello era compito di Envy.
âSo che non voleva.â disse Jason dopo un minuto. âImmagino che avrei dovuto sospettarlo quando non si è nemmeno accorta che flirtavo con lei.â
âSe nâè accorta, Jason.â disse Tabatha. âHa solo pensato che avrebbe creato tensioni nella vostra amicizia.â
Jason mormorò âGià , probabilmente è così, ma non puoi biasimare un ragazzo per aver sognato, giusto?â
âIo posso biasimarti per tante cose.â Tabatha sentì Jacob parlare in sottofondo.
âStaâ zitto.â Jason ringhiò scherzosamente e Tabatha lo sentì abbassare i piedi della sedia nella giusta posizione. âTabatha, ti chiamo più tardi. Il bambino ha deciso di iniziare una battaglia di palle di carta.â
Tabatha ridacchiò e annuì con la testa âDâaccordo, ci sentiamo dopo.â
Riattaccò e si sedette per un attimo prima di riagganciare il telefono sulla base. Guardando di nuovo lâappartamento, non sembrava tanto solitario adesso. Jason avrebbe avuto bisogno della sua amicizia ora più che mai e sentirsi utile la aiutò a riprendersi.
Alzandosi e allungando le braccia sopra la testa, attraversò il corridoio diretta nella sua camera. Si spogliò e si infilò un paio di pantaloncini da uomo e una canotta prima di affondare nella fresca e familiare morbidezza del suo letto.
Questa volta non cercò di fermare la scena che apparve nella sua mente mentre si appisolava. Dopotutto, aveva bisogno di decifrarla e non sarebbe svanita finché non lo avesse fatto...quindi perché combatterla? Sprofondò nellâoscurità del sonno, vedendo ancora la chiesa e gli occhi di Kane.
*****
Jewel camminava nella grande camera da letto di Steven. Aveva le braccia incrociate sul petto e aveva iniziato a mordersi le unghie, cosa che non faceva da quando era bambina.
âà colpa mia.â disse piano cercando di scacciare lâimmagine del padre, crocifisso sullâaltare della stessa chiesa che aveva frequentato per buona parte della sua vita. Quante volte aveva pregato proprio lì sotto dovâera morto? Sapeva che Anthony era perverso ma questo era da sadici.
Steven osservava la donna fare avanti e indietro e poteva persino vedere le sue labbra muoversi senza emettere suoni, mentre blaterava mentalmente. Alzò una mano e la posò delicatamente sul suo braccio nel tentativo di calmarla. âJewel, niente di tutto questo è colpa tua.â
Lei strinse lo sguardo sulla mano e lo fissò. âHai ragione. à semplicemente colpa tua quanto mia. E adesso che papà è morto, non devo più sposare Anthony e non devo sicuramente restare sposata con te.â
Jewel si allontanò da lui in modo che la sua mano cadesse. Lâultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era essere assolta dai propri peccati...lei era maledettamente colpevole. Aveva dato ad Anthony i chiodi per crocifiggere suo padre.
Steven non lo avrebbe ammesso ma le sue parole lo ferirono profondamente. Lui rispose nellâunico modo possibile a questo punto, visto che evidentemente lei non voleva sentire parole di incoraggiamento né di gentilezza.
âPensi davvero che Anthony smetterà di cercarti solo perché ha ucciso tuo padre?â gridò Steven. Sapeva di avere ragione e che lei non lo avrebbe ascoltato.
âHa ucciso mio padre... Stavo ballando con il diavolo perché volevo che lui fosse al sicuro. Se Anthony oserà avvicinarsi a me adesso, avrò la sua dannata testa.â Jewel si sentiva così strana. Era come se fosse perfettamente calma allâesterno, ma dentro tremava allâimpazzata.
Aveva pianto per ore, ma la rabbia lâaveva fatta finalmente rinsavire. Aveva versato abbastanza lacrime. Adesso era il momento di riprendersi la propria vita. Aveva un piano per tendere una trappola ad Anthony e pregò che Steven avesse ragione...che Anthony sarebbe venuto da lei, perché sarebbe stata pronta.
âNon posso lasciarti andare.â la informò Steven. Se lei non avesse protetto se stessa, allora come suo compagno...avrebbe dovuto farlo lui. Vide gli occhi arrossati di lei girarsi verso i suoi.
âAllora non sei migliore di Anthony e ti odierò per il resto della mia vita.â disse con decisione. Voleva che Steven si arrabbiasse con lei, per buttarla fuori e lavarsene le mani. Se lo avesse fatto...allora forse Anthony non lo avrebbe ucciso allo stesso modo in cui aveva ucciso suo padre. Non voleva sentirsi in colpa per altre morti terribili, se non per quella di Anthony...avrebbe volentieri accettato la colpa per questo.
Steven la guardò per un minuto, poi aprì la porta e rimase lì. âAllora vai. Io mi sto offrendo per salvarti il culo e tu non vedi lâora di andartene? Vai e vediamo cosa farai contro qualcosa che non hai la minima idea di come uccidere.â Steven sorrise perfidamente. âProprio così sai, i film non sono altro che un mucchio di stronzate.â
âImmagino che tu lo sappia, invece!â urlò Jewel in risposta e fece qualche passo avanti. Perché lui stava ancora cercando di salvarla? Non capiva che sarebbe stato ucciso?
Steven chiuse gli occhi e poi guardò lontano. âSì che lo so...non credi?â la schernì e poi la guardò di nuovo mentre Jewel cercava di superarlo. In preda al panico, Steven la afferrò intorno alla vita e la tirò più vicino âMaledizione, aspetta!â cedette.
Jewel cominciò a dimenarsi e lui la tirò più forte al petto. âSe vuoi incastrarlo dâaccordo, ma non puoi farlo da sola. Lascia che ti aiutiamo.
Jewel si scostò piegandosi allâindietro per poterlo guardare. âPerché? Così potrai essere appeso anche tu ad una croce?â Avrebbe voluto urlare mentre la visione si faceva strada nella sua mente. âNon voglio che accada.â
Non era sicura di cosa provasse per Steven, ma il pensiero che morisse la faceva sentire come se fosse stata pugnalata al petto. âSe mi lasci andare adesso, lui non avrà motivo di venire a cercarti.â Strinse il retro della sua camicia con le sue piccole mani. âSarai al sicuro...e vivo.â
âVerrà comunque a cercarmi.â la informò Steven, poi passò il dito sul segno di accoppiamento che le aveva lasciato. Sorrise dolcemente quando la sentì rabbrividire al suo tocco. âCome ho detto, questa è la vita reale. Se torni da lui e vede quel marchio di accoppiamento, verrà a cercarmi, a prescindere da quello che dirai o farai.â
Jewel si lasciò andare al caldo abbraccio che lui le stava offrendo e chiuse gli occhi. Sentì la propria rabbia svanire nella sicurezza delle sue braccia e voleva sbattere i piedi per la frustrazione. La tristezza per aver perso suo padre stava tornando ma non avrebbe pianto.
Steven avvolse Jewel in un abbraccio rassicurante. Non poteva biasimarla per il suo comportamento. Se Anthony avesse ucciso suo padre, allora nessuna forza in questo mondo o nellâaltro avrebbe potuto fermarlo.
âAscolta, senti questa.â gli chiese scostandosi un poâ da lei e sollevandole il viso. âFaremo una riunione domani mattina e ci saranno tutti. Ti aiuteremo a pensare a qualcosa di meglio che tornare da lui. In entrambi i casi, con noi avrai un esercito accanto a te. Senza di noi, sarai di fronte ad un esercito di lupi mannari e non importa cosa farai... Anthony ti avrà .â Le accarezzò la guancia mentre scrutava i suoi occhi âE io non voglio che Anthony ti abbia.â
Jewel abbassò la testa sul petto di Steven e fece un respiro profondo e rassicurante. Aveva ragione. Non voleva stare vicino a quel mostro dopo quello che aveva fatto. Premette lâorecchio al petto di Steven ascoltando il suo battito cardiaco forte e stabile. Quante volte lâaveva salvata dai vampiri, da Anthony, e adesso da se stessa?
âPosso restare stasera?â sussurrò Jewel sapendo che se lâavesse lasciata andare, lâorrore delle ultime ore sarebbe tornato a perseguitarla. Lo guardò e incontrò lo sguardo fisso di lui. Le sue labbra si aprirono con stupore quando un flusso di calore attraversò il centro del suo corpo.
Come faceva a calmare la sua rabbia e farla sentire eccitata contemporaneamente? Distolse subito lo sguardo non volendo che lui notasse la sua confusione.
Senza rispondere, Steven la prese in braccio, chiuse la porta con il piede e ritornò attraverso la stanza facendola sedere sul bordo del letto. Togliendole le scarpe, lui si tolse subito le sue e si stese insieme a lei. Sentì Jewel inspirare mentre lui la stringeva in modo da poter avvolgere il proprio corpo intorno a lei. Ci sarebbe voluto ancora tempo...ma sarebbe stato dannato se avesse lasciato andare Jewel tanto facilmente.
Capitolo 3
Kriss entrò nellâappartamento che condivideva con Tabatha e chiuse la porta dietro di sé. Aveva cercato Dean ovunque e non aveva trovato alcuna traccia di lui né del demone che stava inseguendo.
Una cosa certa della loro specie era che se volevano nascondersi, sapevano svanire senza lasciare tracce su dove fossero. Era riuscito a sentire il demone ovunque, anche se non lâaveva mai visto. Questo finché non fu liberato e capì che aveva sempre sentito la sua presenza. Poteva ancora sentire lâintento malevolo di quella personalità oscura anche nella sua casa...il che non faceva bene al suo stomaco.
Camminando nellâappartamento buio, Kriss si diresse verso la camera da letto di Tabatha e sorrise al viso innocente addormentato nel letto. Era rannicchiata come un gattino attorno al suo pupazzo preferito...un cucciolo di Yorkshire con la lingua da fuori. Quel peluche era lâunico ricordo che aveva della propria infanzia. Qualche anno prima, aveva finalmente ceduto e gli aveva raccontato la storia di Scrappy e di come il cane fosse scomparso quando era andata in vacanza con i suoi genitori lâultima volta.
Kriss sospirò e si mise nel letto accanto a lei, avvolgendola come una coperta di sicurezza. Non appena lo fece, Tabatha si scostò da lui.
âHai trovato Dean?â chiese piano.
*****
Kane era riuscito ad allontanarsi, contento che Warren avesse tenuto occupato Michael abbastanza a lungo per poterlo fare. Qualsiasi cosa Michael e Dean avessero fatto per guarire ciò che Misery gli aveva fatto, gli aveva provocato la madre di tutte le scariche di adrenalina. Adesso era nervoso e non gli sarebbe stato dâaiuto stare seduto nellâufficio di Warren, a ricordare il demone succhia-anime che lo avrebbe spaventato per un poâ nei suoi incubi futuri.
Alzò lo sguardo verso la travolgente oscurità del cielo e capì che le prime luci dellâalba non erano lontane. Volendo allontanarsi dal cuore della città , si muoveva per le strade così in fretta che se qualcuno avesse guardato, non lo avrebbe notato. Il lato negativo era che adesso era a chilometri di distanza dalla casa di Michael.
Voleva vedere Scrappy e rannicchiarsi con il cane sul divano con una bella bottiglia di vino, unâesagerata ciotola di popcorn e...un film catastrofico? Kane scosse la testa...a che diavolo stava pensando? Scrappy avrebbe probabilmente scelto il film, cosa che poteva essere negativa o meno, al momento. Entrambi amavano i film in cui ci sono animali parlanti.
Kane rallentò e si guardò intorno quando capì che qualcosa lo aveva attirato in quella direzione. Allâinizio pensò che fosse Misery ad averlo attirato lì. Scosse nuovamente la testa e scartò lâidea quando lâimmagine di Tabatha in chiesa gli balenò nella mente. Poteva sentire la sua presenza e, per la prima volta quella sera, Kane dimenticò i mostri che fornicavano sotto il suo letto e saltellavano nel suo armadio.
Tabatha era la sua anima gemella e, ora che aveva preso il suo sangue, il legame si era ampliato. Lâunica ragione per cui non lâaveva notato la settimana scorsa era perché il caduto... Kriss...lâaveva portata lontano da lui, misero bastardo. Stava cominciando a chiedersi se soffrisse di ansia di separazione.
Percorrendo quella zona della città , arrivò a casa di lei in pochi minuti. Atterrando in silenzio sul tetto della casa di un vicino, si fermò per guardarla attraverso la finestra della camera da letto. La sua vista acuta riconobbe i capelli che ricadevano sul cuscino e le sue labbra leggermente aperte mentre respirava profondamente. Non aveva mai conosciuto la pace come in quel momento... â¦semplicemente guardandola dormire.