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Il Clan Del Nord
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Il Clan Del Nord

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Il giovane obbedì senza fare domande e silenziosamente sollevato dal disagio che la sua gamba gli stava causando quella notte, come faceva quando il tempo cambiava, cosa che tuttavia odiava ammettere.

“Chi è la ragazza di cui hai parlato?” chiese, mentre scendevano dalla collina.

“Non la conosco , non l'avevo mai vista prima, ma era ferita, non può andare lontano.”

“Ed era sola?”

Jaren annuì. All'improvviso si fermarono, quando un'ombra fugace passò davanti a loro, a pochi metri di distanza.

“Che cos'era?”chiese Atsel.

Jaren alzò la spada e scrutò i dintorni con la massima attenzione. L'ombra passò di nuovo, come un'esalazione, schernendoli, finché alla fine, aizzata da uno dei soldati di Jaren, si fermò davanti a tutti loro. Di nuovo, quel lupo dalle dimensioni enormi e dallo sguardo sinistro era difronte a lui; i suoi occhi color ambra ardevano di rabbia mentre mostrava una fila di denti aguzzi con lunghe zanne e un'espressione affamata.

“Marlok!”gli gridò il ragazzo all'uomo che aveva aizzato il lupo.”Non provocarlo”

“E come potrebbe andarsene altrimenti. Sta qui. Andiamo a prenderlo.”

Marlok avanzò con la spada sollevata mentre l'enorme animale gli balzò addosso. Cadde a terra e rotolò, mentre gli altri attaccarono il lupo, impedendogli di nutrirsi di Marlok. Il piccolo corpo di un abitante del villaggio volò in aria quando il lupo lo afferrò tra le fauci e lo sbatté contro un albero. I cavalli si innervosirono e cercarono di fuggire davanti alle reticenze dei loro padroni, alcuni riuscirono a farlo, facendo cadere i loro cavalieri. Jaren afferrò le redini di Donko, cercando di calmarlo in modo da non buttare giù Erik, ma finì per liberarlo quando sentì la pelliccia di un lupo sfiorarlo mentre attaccava Atsel, che stava urlando.

Gli altri soldati correvano dietro all'animale, cercando di liberare il loro compagno, così come lo stesso Jaren. Il ragazzo riuscì ad affondare la sua spada nella dura pelle della bestia, anche se la lama alla fine si spezzò e cadde a terra quando il gigantesco lupo si voltò. Il suo muso era a pochi centimetri di distanza, quando il forte impatto di una pietra sulla testa dell'animale lo fece infuriare.

“Vieni qui, maledetto mostro.”gridava Erik.

L'animale gli saltò addosso, mentre era ancora a cavallo, prima del vano tentativo di Jaren di afferrare il lupo per la pelliccia e impedirlo. I colpi e le ferite indotte dai soldati finirono per indurlo a lasciare il ragazzo e accanirsi contro di loro, che si mantenevano a debita distanza dall'enorme animale. Jaren vide Erik che era caduto a terra, spaventato a morte, anche se apparentemente stava bene. Annuì in segno di ringraziamento, e si voltò alla vista di un secondo animale, leggermente più piccolo del primo, ma altrettanto impressionante. Vedendo che gli uomini picchiavano l'altro animale, ancora infuriato, il secondo lupo si lanciò contro di loro e strappò, con stupore di tutti, il collo di Marlok, che urlava. Un momento di titubanza fu sfruttato dagli animali per balzare su Atsel, che cercava di sottrarsi al morso del lupo, pugnalandolo ripetutamente. Grida provenienti in lontananza fecero voltare Jaren, che vide altri tre lupi inseguire un altro gruppo di soldati e abitanti del villaggio, che fuggivano terrorizzati. Reagì rapidamente e corse in aiuto di Atsel, prendendo a calci il lupo e affondando la lama del suo pugnale nella schiena dell'animale. L'animale gli ringhiò in faccia, facendolo cadere a terra, mentre si lanciava contro di lui, ferendogli la spalla con la sua zampa. Erik sfoderò in quel momento la sua spada con rabbia sull'animale, e nel momento in cui altri due soldati lo attaccarono, Jaren afferrò l'amico per il braccio e lo trascinò via.

“Ritirata!”gridò.

Quando ebbe allontanato Erik abbastanza dal combattimento, prese le redini di Donko, che stava vagando, disorientato, e aiutò il suo amico a rialzarsi.

“Va via!”gli gridò.

“E tu?”

Jaren non rispose e tornò giù per il pendio a cercare Atsel, che giaceva a terra, tremante. Anche il cavallo del ragazzo cercava di scappare in qualche modo, ma Atsel l'aveva legato a un ramo di un albero e l'animale era riuscito solo ad impennarsi nel suo tentativo di fuga. Jaren riuscì a rassicurarlo e trascinò il corpo di Atsel, che pesava un po, nonostante l'aspetto fragile del ragazzo. Poi alcune braccia lo aiutarono e Jaren fu colto di sorpresa quando si rese conto che si trattava di Goriath. L'ex generale non gli disse nulla, lo guardò e se ne andò una volta che il corpo di Atsel fu sul destriero. Jaren lo slegò e cavalcò accanto a lui.

“Andiamo, ragazzi!”disse, mentre spronava il cavallo.

*****

Al mattino, il villaggio era ancora nella più totale confusione. Le facce felici per la fine della barbarie erano durate a malapena poche ore. Erik aveva detto che Vianta era maledetta, e per quanto pazzo potesse sembrare, infondo Jaren stava cominciando a chiedersi se il suo amico avesse davvero ragione. La casa del guaritore non poteva fornire abbastanza aiuto e molte delle donne del villaggio si erano offerte volontarie per aiutarlo a guarire le numerose ferite che presentavano molti di loro. Per ora, il bilancio dello scontro era di quattro morti – tre abitanti del villaggio e Marlok – numerosi feriti e Atsel che stava tra la vita e la morte. Jaren si scostò i capelli dal viso e sussultò mentre muoveva la spalla sanguinante. Alla caduta della notte precedente si era aggiunto l'artiglio dell'animale, e non si era ancora fatto curare, preoccupato com'era per tutto quello che era successo. Di Dayrsenne non c'era traccia, i diversi gruppi in cui aveva diviso i suoi uomini e gli abitanti del villaggio che volevano aiutare, avevano ispezionato diverse zone della foresta con identica fortuna.

Dopo il dubbio iniziale di dover informare tutti dell'esistenza della ragazza che voleva passare inosservata per un motivo ancora sconosciuto, Jaren finì per informarli della ragazza ferita che stava fuggendo dai lupi, e che avrebbero dovuto metterla in salvo se l'avessero incontrata, ma nessuno fu capace di fornirgli alcuna informazione al riguardo. Inoltre, aveva perso uno dei suoi uomini, mentre un altro stava lottando tra la vita e la morte, un ragazzo di appena diciotto anni, proprio come lui. Marlok era più grande, ma a ventisei anni era sposato e aveva due figli che erano rimasti orfani. Pensava a come dare la notizia alla moglie, che era qualcosa che lo inorridiva. Ripensò alla ferocia di quell'animale; erano riusciti a ferirlo, eppure continuava come se nulla fosse successo, distorcendo vite a ogni graffio, a ogni morso. Il giovane principe si alzò quando tre dei suoi uomini lasciarono il tempio, rivolgendosi verso di lui con uno sguardo accusatore, prima di proseguire insieme ad altri due che erano usciti senza che lui se ne accorgesse. Jaren sapeva che lo incolpavano, e non sapeva fino a che punto potessero o no aver ragione, ma una cosa era chiara. Si voltò quando Assynt lasciò la casa del guaritore.

“Allora?”chiese

“Sempre uguale? Tutti credono che queste prime ore siano fondamentali per Atsel, ma ho visto troppi uomini morenti e ne riconoscerei uno a mille chilometri di distanza. Ha le ore contate.”

Jaren inspirò profondamente.

“Il re ci ucciderà!”aggiunse poi Assynt “Due vittime, cosa che non era successa neanche durante le battaglie con Likara, e che abbiamo subito a causa dell'attacco di alcuni cani.”

“Cani...”mormorò Jaren “Pensi che lo siano?”

“Ad essere onesto sono assolutamente indifferente a cosa fossero, ragazzo. Vorrei solo che ce ne andassimo. La guerra è finita e qui non abbiamo più niente da fare. Mi dispiace per quello che stanno soffrendo queste persone, Jaren, ma non è nostro compito salvarle; non possiamo salvarli da tutto.”

“Potete andarvene, se volete.”disse, sedendosi di nuovo.

“Cosa significa che possiamo andarcene?” chiese Assynt, accigliato.

“Che lui rimarrà”la voce di Goriath non scosse neppure Jaren, ma l'altro uomo si. Il generale arrivò e fissò lo sguardo sul ragazzo.

“Non sarà così, vero?”chiese Assynt.

“Capisco che volete andarvene e che non ho il diritto di fermarvi per questo motivo, ma non ho intenzione di abbandonare queste persone.”

La possibilità di abbandonare Dayrsenne, ovunque essa fosse, non gli passò per la mente, sebbene ormai avesse cominciato a pensare che quella giovane donna fosse stata solo un frutto della sua immaginazione, un miraggio o un specie di scherzo di un destino in cui credeva fermamente.

“Jaren, non puoi parlare sul serio!”esclamò Assynt “La faccenda di queste bestie ci è già costata la vita di troppi uomini. Abbiamo fatto abbastanza.”

“Un altro motivo per cui non vi chiederei di restare. Siete stati mandati in guerra e l'avete fatto. Potete tornare ad Isalia e dire a mio padre che tornerò quando riuscirò ad uccidere quegli animali.”

“Il re ti ucciderà”.intervenne di nuovo Assynt.

“Tutto è pronto a Isalia per il tuo fidanzamento.”aggiunse Goriath “Se tardi e fai aspettare la tua dama, insieme al re d' Esteona, tuo padre ti impiccherà in piazza. Potrei anche essere il tuo boia e così tornerò al comando di un esercito che non avrebbe mai dovuto essere tuo.”

“Preferisco questo piuttosto che scappare come un codardo e lasciare queste persone, che si sono sentite come la mia famiglia, alla mercé di quei mostri. Siamo venuti per lasciare la pace sul nostro cammino ed è quello che intendo fare.”

“Jaren”insistette Assynt, dopo aver rivolto a Goriath uno sguardo interrogativo “ci siamo imbattuti in questo problema e abbiamo cercato di risolverlo, al punto di sacrificare due dei nostri uomini migliori, ma non possiamo...”

“Non due, uno.”lo corresse Jaren “E non si tratta di mettere a tacere la coscienza, Assynt”aggiunse “ma di liberarli da quei mostri, lupi o quel che siano. Inoltre, se ce ne andiamo adesso, la morte di Marlok, non sarà servita a nulla.”

Goriath scosse la testa e si voltò, tornando indietro nella direzione da cui era venuto. Ci fu poi un silenzio imbarazzante e Assynt non riuscì più a tirar fuori altri argomenti per cercare di convincere il ragazzo, ostinato com'era.

“Sei del tutto sicuro di quello che dici?”chiese l'uomo con serena rassegnazione.

“Si”

“E sei anche sicuro che possiamo andare?”

“Potete partire in totale tranquillità. Mi assumerò tutti le conseguenze derivanti da questa decisione. Preferisco stare in pace con la mia coscienza che con mio padre.”

“Dovresti pensarci due volte riguardo a questo.”terminò prima di partire.

Il ragazzo si alzò e andò all'abbeveratoio per sciogliere le redini di Donko.

“Jaren!”

Si voltò a guardare Erik, che zoppicò e montò a cavallo prima che arrivasse il suo amico.

“Stai bene?”gli chiese il suo amico.

Lui annuì.

“Dove stai andando?”

“Non mi fare domande, Erik.”concluse, prima di dirigersi con determinazione verso nord.

Non ascoltò nemmeno le proteste di alcuni degli abitanti per la velocità con cui attraversava il villaggio come un fulmine, senza fermarsi, finché, lasciatosi il vecchio ponte alle spalle, raggiunse la fattoria di Hans e Lora.

Lì lasciò Donko legato alla recinzione che circondava la proprietà e passò sotto, risparmiandosi di camminare qualche metro fino alla porta. Mentre si dirigeva verso la casa, attraversando l'arida distesa di quelli che un tempo erano stati rigogliosi frutteti che raddoppiavano la quantità di frutta nella fattoria, diede un'ultima occhiata a quella foresta che sembrava racchiudere cosi tanti misteri. Quando fu arrivato alla porta, non ebbe nemmeno bisogno di bussare, poiché si aprì davanti a lui e Jaren incontrò i piccoli occhi tristi di Hans.

“Ragazzo...”mormorò.

“Ho bisogno di parlare con te.”

Il vecchio si fece da parte, lasciando passare Jaren, che si precipitò dentro.

Il salone sembrava un po più accogliente del giorno prima. Il caminetto acceso dava all'ambiente un calore che però non era sufficiente a scacciare la sensazione di solitudine di cui era impregnato l'ambiente. Jaren osservò un piatto con dentro una coscia di pollo e patate su cui ronzava una mosca.

“Ti offrirei altro per colazione, ma non sono riuscito a...”

“Non c'è bisogno”lo interruppe “Lo apprezzo comunque.”

“Ho sentito che siete andati nella foresta.”

“Cosa sono?”chiese senza ulteriori indugi. Hans lo osservava in silenzio. “Li ho visti davanti a me, a pochi metri di distanza, Hans, sono enormi e non hanno niente a che fare con i comuni lupi. Uno dei miei uomini è morto e un altro...è ferito.”

“Mi dispiace.”mormorò il vecchio, in un tono appena percettibile. Si voltò e andò alla finestra, che era aperta e dalla quale entrava la leggera brezza mattutina, che già odorava di pioggia. Le nuvole scure si accumulavano nel cielo plumbeo di Vianta, come un avvertimento che si sarebbero scaricate con intensità.

“Hans...”

“Perché pensi che ne sappia qualcosa, ragazzo?” chiese, voltandosi.

“Perché hai detto che sarebbero tornati per te, che erano venuti per Lora.”

“E tu hai detto che questo era ridicolo, sono solo animali senza raziocinio, cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“E' tutto cosi strano...la forma e le dimensioni di quegli animali. Non so cosa siano, ma non sono lupi, nonostante quello che credono tutti. Quello che mi hai detto e...”

“E cosa?Cos'altro?”

“Quelli che ci hanno attaccato questa notte...i loro occhi, la loro voracità. Ci avrebbero fatto a pezzi tutti se avessero potuto, ma io stesso ne avevo uno a pochi metri di distanza poco prima dell'attacco e se n'è andato, senza indugi. Non aveva niente a che fare con gli altri; la sua pelliccia era leggermente più chiara e gli occhi di una tonalità diversa. E' come se ci fossero due tipi di questi animali, è possibile?”

“Non tutti i lupi sono uguali, come anche i cani. Perché dovrebbero esserlo loro?”

“Hans, se non mi dici quello che sai, non potrò aiutarti.”

“E che differenza farebbe!?”esclamò il vecchio, tornando alla sua sedia a dondolo.”Ve ne andrete comunque, vero?Hai detto che non avresti prolungato la permanenza dei tuoi uomini qui per più di un giorno. Mi dispiace per la morte di quel soldato.”

Jaren inspirò e fissò i suoi occhi verdi oltre la finestra, dove il vecchio aveva guardato un momento prima, non avrebbe avuto risposte da lui, se solo quel pover'uomo avesse avuto qualche informazione.

“Saldano i conti in sospeso con la gente di questa terra.”disse alla fine. Jaren si voltò e lo guardò, senza dire nulla.”Sapevamo che sarebbero tornati, anche se molti hanno cercato di ignorarlo.”

“Quali conti in sospeso?”alla fine osò chiedere.

“In passato li abbiamo cacciati. Le loro teste erano appese sui migliori muri delle nostre taverne.”

Il vecchio si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi; sembrava stanco e molto più debole di quanto Jaren lo ricordasse.

“Quindi hai già visto animali come questi?”

“E' stato molto tempo fa. Scomparvero, e sebbene alcuni credevano che avessimo chiuso per sempre con loro, altri sapevano che sarebbero tornati.”

“Ma è assurdo che abbiano giurato vendetta, come dici tu, che stanno saldando conti in sospeso. Non so se sono lupi o no, Hans, ma sono animali.”

Il vecchio rimase in silenzio mentre iniziava a dondolarsi lentamente sulla sua sedia a dondolo.

“Chi altri li ha cacciati?”chiese Jaren “Se pensi che torneranno per loro...”

“Non ci sono più cacciatori...solo i più vecchi del posto...Io...”

“E se li avessero cacciati i più vecchi, che senso ha la morte di Tordath?Il fratello di Sarah non doveva avere più di vent'anni.”

“Suo nipote. Il vecchio Jillian è morto pochi anni fa, ma si vendicheranno attraverso il suo sangue, la sua discendenza, la sua stirpe.”

“Significa che Sarah è in pericolo?”

“Lei e gli altri discendenti dei cacciatori.”

“Loro chi sono?”

“Non ce ne sono quasi più. Molti hanno lasciato Vianta molto tempo fa. Avrei dovuto fare lo stesso, ma Lora non voleva. Amava questa terra.”

“Loro chi sono?”insistette Jaren. Ripensandoci si sentiva ridicolo dando credito alle parole di Hans sulla presunta vendetta che potessero aver giurato di compiere quei mostri, che sembravano soltanto guidati dal desiderio di divorare ogni essere umano che avessero incrociato sul proprio cammino.

“Dimenticalo.”concluse alla fine, senza speranze.

“Sono rimaste solo tre famiglie discendenti dei cacciatori.”disse Hans, nonostante il disinteresse di Jaren.”Il povero Tordath e sua sorella Sarah sono nel loro mirino. Jensen, il fabbro, un giovane vigoroso dal carattere sorridente, pagherà per quello che ha fatto sua nonna, la vecchia Delmara; per ironia della sorte i suoi due fratelli sono già morti, a causa di malattie. Delmara era una delle poche donne della confraternita di Gaia, così veniva chiamata, ma molti uomini invidiavano il suo coraggio e la sua forza durante la caccia. E quei due giovani, Erik e sua sorella Sylvaen, salderanno i conti in sospeso di Unkor, il loro severo nonno.

Jaren si sentì gelare il sangue. Si appoggiò al davanzale della finestra e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Si era convinto a non dare credito alle parole di un vecchio pazzo che, con la morte della moglie aveva anche perso la testa. Era assurdo che delle bestie affamate pianificassero la vendetta che, inoltre, avrebbero compiuto sui discendenti di coloro che si erano affermati come loro nemici attraverso una sorta di confraternita, ma sentire anche il nome del suo amico tra quelli scatenò dentro di lui una resistenza a negare tutta la veridicità delle parole di Hans.”

“Fortunatamente io e la mia Lora non avevamo figli.”

“Un giovane è venuto a cercarmi ieri, quando volevi parlarmi. Si riferiva a te come “nonno.”

“E' cosi che mi chiama Jonas” rispose Hans, accendendo il fuoco nel camino. “Lo conosco da quando era un marmocchio; suo nonno e io eravamo come fratelli. Il mio sangue non scorre nelle sue vene, per fortuna.”

“Perché non mi hai raccontato tutto questo ieri?”