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“Non so come le persone abbiano voglia di festeggiare dopo quello che è successo!”
“Non lo sanno”rispose Atsel “Il corpo di quella donna resterà nel capanno fino a domani. Poi lo comunicheremo a tutti.”
“Ma cosa stai dicendo?”
“Dai, non è difficile capirli. Sono in guerra da mesi, subendo attacchi e devastazioni . Vogliono un po di gioia, e la morte di quella donna rovinerebbe tutto. Chiedono una tregua e non credo sia da pazzi concedergliela, visto che ci tieni tanto.”
“Ma come possono lasciare il suo corpo in quel luogo abbandonato! E' una mancanza di rispetto.”
“Dici sempre che i morti non stanno qui. No? Che sono solo resti.”
Jaren non rispose. Lui stesso aveva detto ad Hans che le persone erano qualcosa di più di un corpo, legato alle debolezze e alle difficoltà della vita, ma pensare al cadavere di Lora, sbranato, avvolto in un lenzuolo e nascosto affinché il resto dei suoi vicini, ad eccezione del marito e dei parenti più stretti, potessero godersi la festa, era un'altra cosa.
Si accorse che Atsel era già partito, e nonostante sentisse la testa scoppiargli e non avesse voglia di festeggiare, si ricordò anche che quelle sarebbero state le ultime ore a Vianta e che la notte gli offriva, appunto, tutto ciò che gli piaceva in mezzo a gente che, salvo eccezioni che vedevano in lui uno strumento verso una libertà ingannevole, lo apprezzavano per quello che realmente era, interessandosi più alla sua persona che al suo titolo nobiliare.
Dayrsenne
Erano rimasti seduti a lungo intorno al falò che avevano acceso in quella che era l'area del mercato. Le torce illuminavano tutto nella piccola Vianta, cercando di combattere l'oscurità, e nonostante la poca voglia di festeggiare di Jaren all'inizio della serata, dovette ammettere che i ragazzi e l'umorismo della vecchia Niara lo avevano coinvolto nella festa. Era la proprietaria della locanda più controversa del villaggio, con una dubbia reputazione, la permissività che vi concedeva le era valsa la migliore fama tra gli uomini e la peggiore tra le donne di Vianta. Tuttavia Jaren la trovava un'anziana cordiale, coraggiosa e sempre pronta a offrire buoni consigli. Innumerevoli erano state le occasioni in cui, mentre alcuni dei suoi uomini bevevano qualcosa nella sua taverna o erano distratti nel fare ciò che infastidiva così tanto gli abitanti del villaggio, passava le sue ore oziose a chiacchierare con lei di ogni genere di cose, poiché erano poche le cose di cui non potevi discutere con la carismatica Niara. Il suo corpo scheletrico era rimasto a lungo seduto sulle ginocchia di Jaren, deliziando i soldati, che scoppiavano a ridere per ogni follia raccontata dalla vecchia.
“...e quando arrivò qui”narrò entusiasta “la sua giumenta crollò davanti alla taverna.”
“L'animale era così stanco?”chiese uno dei soldati.
“No!”esclamò Niara “Il culo di quel povero bastardo pesava più di tre di voi messi insieme.”
Ancora una volta le risate, di cui Jaren non ne era estraneo, assordarono momentaneamente la musica che continuava a suonare.
“Nè lui né la giumenta riuscirono ad alzarsi e rimasero sdraiati lì per tre giorni. La mattina versavo un secchio d'acqua calda su ognuno di loro, ma non per quelli e alla fine...”
L'arrivo di Sylvaen mise a tacere la vecchia, che ne approfittò per dare un tiro all'erba che stava fumando nella sua pipa. Jaren percepì la tensione nel corpo di Erik, che era seduto accanto a lui.
“Possiamo parlare?”gli chiese la giovane donna.
Lentamente spinse Niara da parte e si alzò, poi diede il suo posto alla vecchia.
“Stai attento, principe”disse “Ricorda tutto quello di cui abbiamo parlato, ragazzo.”
Annuì debolmente, tenendo a mente le conversazioni che avevano avuto sul desiderio delle ragazze di Vianta di andarsene ad ogni costo. Niara scherzava dicendo che portarsela sarebbe stato più economico per il ragazzo, dato che mangiava poco e occupava poco spazio.
Gli uomini di Jaren sorridevano e chicchieravano, mentre la festa e il ballo continuavano a pieno ritmo, ignari del disagio del momento.
“Principe!”esclamò Niara.
Jaren si voltò e la donna si alzò in piedi come una molla, stampando un bacio sulle labbra del ragazzo, fatto che provocò un nuovo scoppio di risate tra i presenti. Non tanto in Jaren, abituato ai gesti spontanei e quasi scandalosi della donna, ma preoccupato in quel momento per altre questioni. Qualcosa nel suo stomaco si agitò, facendogli dubitare della necessità di accompagnare Sylvaen.
Una parte di lui implorava tutti i santi che la giovane donna si pentisse e voleva solo scusarsi per il semplice fatto di aver considerato un'opzione cosi orribile. L'altra, preferiva non andare e restare semplicemente col dubbio che gli avrebbe permesso di pensare bene riguardo a Sylvaen ed Elessa. Tuttavia, tra le varie possibilità sollevate in quel momento, nessuna corrispondeva a quello che veramente accadde. Erik si alzò e parlò quando Jaren e Sylvaen si erano già allontanati di una decina di passi dal gruppo.
“Sorella, non farlo!”esclamò davanti a tutti “Non sei come le altre, dimenticati di lui.”
Il viso di Sylvaen apparve sconvolto, e il suo respiro accelerato tradì il suo disagio di fronte a tutti. Gli uomini di Jaren la guardarono, alcuni confusi, altri indifferenti.
“Erik”balbettò Sylvaen poco prima di scappare.
Nessuno dei presenti sembrava dare troppa importanza a quanto era accaduto e la maggior parte di loro continuò a mangiare, bere e fumare senza grande preoccupazione; ma non Goriath, il cui volto imperscrutabile rimase fisso su Jaren.
Erik si rimise al suo posto e seppellì il viso tra le mani, ma il principe sentì che non poteva lasciarlo così. Sylvaen si era fatta trascinare dal bisogno e dalle necessità di sua madre, ma non era una cattiva ragazza. In quel periodo aveva avuto l'opportunità di parlare con lei molte volte riguardo alle sue preoccupazioni e ai suoi sogni, ai suoi desideri e delusioni. Avrebbe voluto vedere suo fratello riprendersi e poter comprare un cavallo per sostituire la vecchia giumenta che Erik cavalcava. Recuperare parte di quella giovane donna che era ormai diventata una ragazza fredda e avida era possibile, e doveva senza dubbio avvenire attraverso una conversazione coraggiosa, lungi dallo schivarla o evitarla. Inoltre, sapeva anche che se non fosse riuscito a calmarla, non avrebbe mai più parlato con Erik. Jaren si voltò e non riuscì a fare un passo quando Goriath parlò:
“Non andrai a cercarla, vero?Non dovresti complicarti la vita con le contadine. Ti sei già divertito abbastanza in questi tre mesi, e con quella, inoltre, l'hai fatto varie volte. E' davvero così brava?”
Jaren si voltò nel momento in cui sentì cadere un bicchiere e rompersi contro una roccia. Erik era in piedi, stringendo i pugni e trattenendo una rabbia che stava per divampare da un momento all'altro. Goriath continuava a stare seduto placidamente a bere.
“Scusati subito”esigette Erik
Jaren tornò sui suoi passi e mise una mano sulla spalla del suo amico, cercando di calmarlo.
“Non ti permetterò di rivolgerti a mia sorella in quel modo!”esclamò il ragazzo.”Chiedigli scusa.”
“Tu stesso hai evidenziato le sue intenzioni.”rispose Goriath.”Sarà pure tua sorella, ma non è migliore delle altre. Aspira davvero a diventare la regina di Isalia un giorno?”
Risate e scherni erano coperti dalla musica e dall'allegria. Erik tolse la mano di Jaren e fece alcuni passi in avanti finché Goriath finalmente si alzò. Erik si mise in mezzo ai due.
“Erik”mormorò
“Perché ti poni in questo modo?”disse Goriath.
“Fermati!”gli ordinò Jaren.
“Quante di voi non hanno cercato di farsi vedere come qualcosa di più di semplici contadine solo per farvi alzare la gonna da lui?”urlò, facendo cessare la musica.”Quante di voi non sono finite in un pagliaio con sua maestà. Dando per scontato che sarebbe stato il primo passo verso il castello di Isalia?”aggiunse, allargando le braccia come se stesse arringando la gente.”Quante femmine non...”
“Chiudi quella dannata bocca!”gli gridò Jaren. Il principe diede ad Erik una leggera spinta per allontanarlo e si pose faccia a faccia con Goriath.
“Chiedi scusa adesso!”
“Te l'ho già detto, io obbedisco solo al re.”ripeté l'uomo come gli aveva già detto poche ore prima all'accampamento. “Sei solo un ragazzino che ha sempre avuto tutto e che viene messo a capo di un esercito”sottolineò. “il mio esercito, per soddisfare un capriccio, come ai bastardi di questa gente viene dato un pezzo di legno con cui giocare. Le tue arie di grandezza ti trascinano verso il basso e tu intendi prolungare la nostra permanenza qui solo per cacciare i lupi. Non hai la più pallida idea di come si guidi un esercito. Pensi di averlo fatto in molte battaglie, ma non abbiamo fatto altro che seguire il tuo gioco mentre i veri capitani e generali vincevano le guerre in tuo nome. Ma per l'amor di Dio, sono la tua bambinaia!”Jaren sentì tutta la rabbia montargli dentro, fino a che scoppiò portandolo a colpire Goriath.
L'uomo si voltò, stupito del gesto del giovane, e si lanciò su di lui, afferrandolo per il petto e colpendolo forte sullo zigomo. Gli altri soldati si sedettero, confusi e sorpresi, quando Jaren prese a calci Goriath nell'inguine, che lasciò andare dolorante. Fece un paio di respiri profondi e ritrovò la calma per lanciarsi di nuovo contro il ragazzo, facendogli saltare alla fine uno dei punti della ferita che Sylvaen gli aveva ricucito, che sanguinò di nuovo. Gli altri soldati cercarono di trattenerlo, urlandogli contro e scuotendolo.
“Separali!”gridò qualcuno.
“Basta!”urlò furiosamente un altro.
“Vuoi che il re ti impicchi in piazza, Goriath? E' suo figlio, il principe di Isalia.”
“Non è nessuno!”rispose con rabbia.
“Goriath!”aggiunse un terzo.
“Chiudi quella dannata boccaccia!”gli ordinò Assynt, colpendolo.
Era uno dei generali più veterani, e sebbene non tanto quanto lo stesso Goriath, aveva preso parte a numerose battaglie con lui, e questo fece sì che il colpo di quest'ultimo ferisse soprattutto il generale, non per l'intensità del pugno, ma per il gesto stesso, per l'umiliazione pubblica di averlo fatto davanti a tutti, mentre gli altri lo sostenevano.
“Sei impazzito!”aggiunse Assynt “Il suo solo ordine potrebbe portare la tua testa alla ghigliottina. Stai mancando di rispetto al figlio del re, al tuo capitano, che ti piaccia o no. Faresti bene ad accettarlo.”
“E' solo un bambino”rispose Goriath, in un tono molto più basso di quello che aveva usato prima.
“Un bambino che ha combattuto molte battaglie con noi, Goriath. Devi rispetto già solo alla sua identità, e a tutto ciò che ti ha dimostrato ancor di più. Non è il “tuo”esercito. E' l'esercito di Isalia.”
Dopo un lungo silenzio, Goriath si liberò dalla presa dei cinque uomini che lo tenevano fermo e si perse tra le ombre di Vianta.
“E voi cosa avete da guardare?”gridò di nuovo Assynt “Tornate a quella dannata festa, visto che eravate così ansiosi di festeggiare.”
Poi si rivolse a Jaren.
“Mi dispiace. Sarà punito, te lo assicuro.”
Egli non disse nulla e si limitò a cercare Erik. Lo trovò in piedi, accanto ai suoi uomini, in silenzio. Ancora sconvolto da quello che era successo, Jaren si voltò e lasciò la festa. Senza una parola, raggiunse l'accampamento, prese le redini di Donko e si recò nella foresta.
In pochi minuti raggiunse le cascate, e la musica, che si sentì di nuovo, sembrava soltanto un rumore lontano e appena udibile. Salto giù da Donko e discese i ripidi pendii che portavano al fiume, il cui tracciato si allargava notevolmente in quella zona. Ad un certo punto si fermò, avendo notato una figura ai margini. Nemmeno la luce argentata della luna gli permise di capire chi fosse, ma in quel posto poteva solo trattarsi di un abitante del villaggio, quindi, deciso a restare solo, si voltò e si incamminò su per il pendio.
“Aspetta!”gridò una voce di donna.
Jaren si voltò e controllò se si trattava di Sylvaen, che probabilmente si era nascosta da tutti dalla vergogna, dopo che suo fratello l'aveva smascherata. Un gesto che faceva capire, se ci fosse stato ancora qualche dubbio, che Erik non sapeva nulla dei piani di sua madre e sua sorella, e che se lo avesse saputo non l' avrebbe mai accettato.
“Cosa vuoi?”chiese seccamente il ragazzo, incapace di identificare la misteriosa ombra.
“Ho bisogno di aiuto, per favore”.
Non era la sorella di Erik, alla fine ne fu sicuro quando udì di nuovo la voce e non la riconobbe. Inspirò, rassegnato a resistere all'ultimo tentativo di un'altra giovane donna di evadere dalla vita semplice di Vianta e collocarsi su un trono, e lentamente si fece strada lungo il sentiero verso il fiume. Quando arrivò, si fermò e vide che la giovane donna che era seduta per terra aveva un'enorme scheggia conficcata nella parte interna della coscia destra. Si avvicinò lentamente e si accovacciò di fronte a lei, fissando la ferita sanguinante.
“Come te lo sei fatto questo?”chiese. In quel momento il ragazzo abbassò la guardia, poiché era improbabile che qualcuno potesse farlo apposta solo per attirare la sua attenzione.
“Stavo correndo attraverso la foresta. Sono scivolata e sono caduta.”confessò.
Jaren si sporse in avanti e cercò di verificare a quale profondità potesse essere conficcata la scheggia e quanto potesse essere complesso estrarla.
“Correndo attraverso la foresta?Non dovresti farlo e ancor meno non...”
Quando alzò la testa per guardare il viso della ragazza per la prima volta, non solo constatò che era una perfetta sconosciuta, ma confermò anche che era la più bella sconosciuta che avesse mai visto. I suoi capelli scuri ondulati ricoprivano buona parte del suo viso, ma il color miele dei suoi occhi, che fissavano quelli di Jaren, ipnotizzandolo, aveva una carnagione scura, e la sua bocca semiaperta era come un invito immaginario che in quel momento dovette rifiutare, vista la delicatezza della situazione. Vide anche che i vestiti della giovane donna erano a brandelli e che non indossava quasi nulla che la coprisse, ma la cosa sembrava non importarle troppo, dal momento che non stava cercando di coprirsi.
“Vado a chiedere aiuto al villaggio.”disse Jaren, cercando di concentrarsi sulla ferita.
“No!”esclamò prendendogli la mano. “Non voglio l'aiuto di nessun altro. Ho solo bisogno che tu mi aiuti a tirarla fuori.”
“Non posso togliertela cosi!”
“Si che puoi. Un tiro rapido e secco. E' tutto quello di cui ho bisogno.”
“Poi bisognerà curare la ferita o potrebbe infettarsi. Potrebbero esserci delle schegge dentro e non...”
“Se non vuoi aiutarmi, vattene, ma se porti qualcuno. attento alle conseguenze.”
“Di cosa mi stai minacciando esattamente?”chiese. Lei non rispose e Jaren fece mille ipotesi, tra le più assurde: una ragazza scappata di casa? Una criminale? Una spia della guerra che credevano fosse finita?Perché non voleva che nessuno la vedesse? Perché aveva quell'aspetto?
Un sudore freddo gli inzuppava il viso e il collo. Jaren poteva sentire il suo respiro, che alzava e abbassava il suo petto. Non poteva essere di Vianta, perché era sicuro che l'avrebbe notata subito, e dubitava addirittura che sarebbe stata in grado di notarne un'altra.
“D'accordo”rispose alla fine, ignorando il motivo. Tra tutte le possibilità che valutò nella sua testa, quello che riteneva più giusto da fare era di portarla a Vianta. “Ti aiuterò”.
“Grazie”mormorò lei.”Ho bisogno....che tu me la tiri fuori. Deve uscire a primo colpo, intera.”
“Mi stai innervosendo. So come farlo, anche se so che questo non ha senso.”
“Ok, al tre.”insistette la giovane donna.
“Bene.”Jaren mise una mano sul ginocchio della ragazza e con l'altra tenne saldamente la scheggia, senza esitazione.”Pronta?Uno...due...e...”
“Aspetta!”esclamò lei
“Cosa'”
“Mi farà male?”
“Certo che farà male. Era proprio per questo che volevo andare a cercare aiuto.”
La ragazza negò con veemenza.
“No, va bene, basta, sono pronta.”
Guardandola di nuovo, Jaren si rese conto che una lacrima le scorreva lungo la guancia e non potette immaginare la sofferenza che stava passando.
“Va bene Allora vado. Uno...due...”
Le sue labbra si posarono su quelle di lei, prima che avesse il tempo di reagire e allontanarsi. Teneva il suo viso minuscolo e sudato tra le sue mani, e mentre godeva di quell'atto impulsivo, si sorprese della tranquillità della giovane donna. Jaren non sapeva se quel modo incauto di fare le cose potesse esser considerato in lui una virtù o un difetto, ma le sue ore stavano finendo e il giovane principe sentì che non voleva lasciare nessun desiderio in sospeso, un pensiero che sicuramente rispondeva al suo dubbio: in lui essere impulsivo era un difetto perché esaudiva tutti i capricci che gli passavano per la mente, senza considerare nulla. L'aveva vista, gli piaceva e voleva baciarla, e così fece. Il genere di cose che lo facevano odiare: il figlio del re, quello che otteneva tutto ciò che voleva, un'idea che detestava, ma che aveva appena riassunto il suo impeto irrefrenabile. Si staccò lentamente, incapace di distogliere lo sguardo da quelle labbra che aveva appena assaggiato, e dalle quali, voleva sorprendentemente di più.
“Cosa fai?”disse lei. Le era così vicino che sentì la miscela di gelsomino e di sudore fuoriuscire dal suo corpo caldo; così vicino che il suo respiro rimbalzò sulla bocca di Jaren, tentandolo. E alla fine con un forte tiro estrasse la scheggia, facendole sanguinare ancora di più l'interno coscia. Trattenne un grido, anche se il suo viso era la vivida espressione di dolore quando cadde all'indietro e si portò le mani al viso.
“Ti distraggo”rispose Jaren. Non sapeva fino a che punto fosse vero; immaginava che l'avesse fatto, anche se non era quello che stava davvero cercando di fare.
Senza perdere tempo, la giovane donna si mise a sedere e cercò di alzarsi.
“Aiutami.”
“Chi diavolo sei?chiese Jaren, tendendole la mano. llei gli mise un braccio sopra la spalla e lui la tenne per la vita, camminando verso l'acqua. La sua freschezza alleviò il calore della notte e immaginò che in lei avrebbe alleviato anche il dolore. Avanzarono lentamente finché il livello dell'acqua gli arrivò appena sotto i fianchi, il sangue tinse rapidamente l'acqua, circondandoli con un inquietante cerchio scarlatto. La giovane donna si spostò i capelli di lato e Jaren dovette fare grandi sforzi per non baciarla di nuovo; non aveva più una scusa ma sentiva anche di non averne bisogno. Confermò a se stesso che quella sconosciuta era la creatura più bella che avesse mai visto.
“Mi chiamo Dayrsenne, e quello che hai fatto ti sarebbe potuto costare la vita...se non fosse stato per il fatto che ha funzionato.”
Dayrsenne alzò lo sguardo, fissandolo e immergendolo di nuovo nel color miele dei suoi occhi che lo avevano completamente catturato. Jaren avrebbe detto per sempre, senza sapere perché gli sembrava cosi tanto tempo.
Lei era ancora aggrappata al suo collo, mentre con l'altra gli teneva la gamba.