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Quella mattina era tutto in penombra, era presto, ma avrebbero dovuto essere già tutti svegli. Era nuvoloso, e quindi, tutto era ancora più scuro. Salì nelle stanze per cercare la sua famiglia, non c'era nessuno lì. Sicuramente suo padre stava lavorando, e suo fratello, che non si era ancora completamente ristabilito, aveva iniziato a lavorare come aiutante del fornaio Harkaj.
Fece colazione con due frutti, prese il cavalletto e andò al molo. Non appena uscì, trovò sua nonna.
«Ciao, dov'é la mamma?»
«Tua madre ha dovuto andarsene, aveva una questione urgente di cui occuparsi.»
«Che questione?»
«Sei troppo curiosa, Aman.»
«Non credo di esserlo, ti ho solo chiesto dov'era.»
«Non sta succedendo niente di male, cara, è solo che ha qualcosa a che fare con te e non voglio rovinare la tua sorpresa.»
«Nonna.»
«Sì, tesoro.»
«Romperò il mio fidanzamento con Plamen.»
«Cosa?» Adriana era molto contenta.
«Appena torno» disse Aman, molto sicura di sé.
«Meno male che te ne sei resa conto, se no poteva essere troppo tardi. Plamen è un bravo ragazzo, ma … Non è il ragazzo che ti meriti.»
«Nonna non si tratta di meritare. Ma se dopo poco più di un anno di relazione non sono più innamorata di lui, non potrò sopportare di vivere tutta la mia vita con lui.»
«Quello che non capisco è questo cambiamento di opinione così in fretta, hai incontrato qualcuno?»
Aman era perplessa.
«Non ho conosciuto nessuno. L'unica cosa di cui sono innamorata in questo momento sono i miei quadri.» Aman rise.
Quel mattino nuvoloso voleva dipingere con colori caldi, i gialli, i rossi e gli arancioni si susseguivano.
Ricordando la conversazione che aveva erroneamente sentito tra sua nonna e Xantal, chiese,
«Hai mai visto lo strano segno che ho dietro l'orecchio?»
La faccia di Adriana, piena di felicità per il futuro annullamento del fidanzamento, divenne cupa, piena di pena e dolore.
«Penso di sì, intendi quella piccolo segno che hai dal giorno della tua nascita, giusto?»
«Sì, esatto. Non pensi che abbia una forma curiosa?»
«No, tutti i segni sono simili, perché me lo chiedi?»
«Niente, tanto per chiedere. Ti ho mostrato l'anello che Plamen mi ha regalato? Ha la stessa forma a spirale della cicatrice.»
«Aman, stai cercando di dirmi qualcosa? Non mi piace che le persone usino tanti giri di parole per dire qualcosa.»
«No, ma e tu? Devi dirmi qualcosa?»
«Non so cosa potrei dirti che ti possa interessare, perché non mi mostri l'anello di fidanzamento?»
Aman, un po' arrabbiata per le bugie di sua nonna, mostrò l'anello ad Adriana, che, come sospettava, riconobbe l'anello di fronte a lei. Era un anello pericoloso, o almeno così pensava.
«È un peccato che tu debba restituirlo a Plamen.» Adriana voleva che Aman si liberasse di lui.
«In realtà, me lo ha regalato tanto se lo accettavo come se lo rifiutavo. Non ti piace?»
«Certo, è molto bello, ma sei sicura che vuoi tenerlo? Non ti ricorderà lui?»
«Assolutamente no, infatti mi sento molto vicina a lui» Aman sorrise, era felice, e Adriana lo sapeva.
In quel momento Kiara ritornò.
«Ciao mamma.»
«Ciao, bella. Mi piace molto il quadro di oggi.»
«Grazie mamma.»
«Ti piace l'anello? È quello che Plamen mi ha regalato.»
«Sì, è come la cicatrice dietro l'orecchio.»
«Dove sei stata?»
«Non posso dirtelo.»
«In realtà, Kiara, puoi, ha rotto il suo fidanzamento con Plamen.»
«Cosa? Perché? Mi piaceva molto quel ragazzo per te.» Kiara era delusa, Plamen era un buon partito.
«Non ero più innamorata di lui.»
«Non lo sei mai stata.»
«Nonna!»
«É la realtà, non te ne sei mai resa conto perché eri coinvolta nella relazione, ma dall'esterno non sembravi felice. Posso dire che oggi ti vedo più felice che in tutto il tempo in cui sei stata legato a Plamen, tranne quando dipingi.»
Aman lo capiva, si sentiva legata a Plamen, ma quando dipingeva era libera, poteva esprimere le sue emozioni attraverso i quadri, ma con Plamen era prigioniera.
«Kiara dille dove sei stata.»
«Ora sarà necessario tornare. Aman, sono andata in chiesa per iniziare i preparativi per il tuo matrimonio.»
«Ma non sapevamo nemmeno quando l'avremmo celebrato.»
«Lo so, ma qui non vengono celebrati molti matrimoni, non è male iniziare i preparativi il prima possibile. Dopo pranzo tornerò per cancellare tutto ciò che avevamo pensato, o preferisci che lo annulli quando lo dirai a Plamen?»
«Meglio aspettare, non va bene che l'intera città lo sappia prima di Plamen.»
«D'accordo. A proposito, ho sentito in città che Plamen torna la settimana prossima.»
«Perfetto, prima glielo dico meglio è.»
6. Tutti possono cambiare in un secondo
La settimana seguente, un giorno prima dell'arrivo di Plamen, Aman, come al solito, iniziò a dipingere. Da appena due minuti stava continuando un dipinto iniziato pochi giorni prima, quando una coppia di ricchi marchesi si presentarono alla sua porta.
«È così che vivono le persone normali? In queste casette? Così affollate?»
«Buongiorno, ti prego di scusare mia moglie. Siamo i marchesi di Curga. Abbiamo sentito dire che hai un'abilità squisita. Si dice che tu sei la migliore pittrice di tutto il paese, è vero, signorina?»
«Buongiorno, signor marchese. Vede, io sono una pittrice qualunque, non ho abilità particolari.»
«Potremmo vedere qualcuno dei tuoi lavori?» chiese il marchese interessato.
«Certo, seguitemi» rispose Aman, mentre si preparava ad entrare in casa.
«Aspetta, cosa stai dipingendo?» chiese la marchesa senza distogliere lo sguardo dal quadro a cui Aman stava lavorando.
«Oh! È incompiuto. È un punto in cima a una montagna dove c'è un gazebo,» rispose Aman, sentendosi impacciata in presenza dei marchesi.
«Che bello! Lo voglio! Lo porto via! Petre, lo compriamo!» esclamò la marchesa mentre saltellava e alzava le braccia con i pugni chiusi in segno di trionfo.
«Aman? Non è così?»
«Sì, mi chiamo Aman.»
«Quanto tempo ti ci vorrà per finirlo?» chiese il marchese, che era più riservato di sua moglie.
«Un paio di giorni.»
«Appena lo avrai finito lo prenderò. C'è una locanda nella città dove alloggiare?»
«Sì, ce n'è una, ma non so se sarà di vostro gradimento, signore.»
«Ne vale la pena se possiamo comprarti quella preziosità che stai dipingendo, sei una grande artista, quanti anni hai?» chiese il marchese educatamente.
«Sedici.»
«Sei giovane! E sei così bella. Le offerte di corteggiatori pioveranno su di te, e sicuramente, con una buona dote, perché questi dipinti devono valere una fortuna,» disse la Marchesa, di cui Aman non sapeva più cosa pensare.
La personalità della marchesa rendeva Aman nervosa, non sapeva se ridere o scappare, era esasperante, con quella voce così irritante. Non sembrava una marchesa, era volubile, bene in carne e non molto aggraziata. Lui, d'altra parte, così serio ed educato, un uomo di media statura, con pochi capelli e i baffi, un vero marchese.
Aman mostrò loro i quadri che aveva a casa e non aveva ancora venduto, erano tutti splendidi, e tutti incantarono la marchesa, che non piaceva al conte, che si vedeva già in rovina se la moglie amava comprare dipinti, anche se, d'altra parte, non gli importava, gli piaceva Aman.
Uscirono di nuovo e il marchese rivelò il suo vero scopo.
«Abbiamo un figlio piccolo, Remus, e vorremmo che ci dipingessi tutti e tre insieme prima che cresca.»
Aman non aveva mai ritratto nessuno, tutto quello che dipingeva derivava dalla sua immaginazione, dipingere qualcosa che vedeva era facile per lei.
«Certo, sarei felice di farvi un ritratto.»
«Spero che tu sappia quello che fai, non voglio che quando il dipinto è finito non mi riconosca o che tu mi metta un corpo che non corrisponda» disse con arroganza la marchesa, che stava già esaurendo la pazienza di Aman, che si costrinse ad un sorriso per evitare essere scortese.
I marchesi di Curga decisero di rimanere alcuni giorni alla locanda, nonostante i lamenti della signora marchesa, d'altra parte, avrebbero deciso in seguito quali dipinti acquistare.
«Aman, chi erano quei due?» chiese Adriana.
«Il marchese di Curga e sua moglie.»
«Sua moglie? Che vuole sapere?»
«É una maleducata. Appena arrivata la prima cosa che ha fatto è stata insultarci, pensa di essere migliore di noi perché tutto quello che ha, ce l'ha senza alcuno sforzo. Dovrebbe vergognarsi lei e le persone come lei. Non lavorano, non fanno niente e costringono i contadini delle loro terre a pagare loro una decima, mi sembra ingiusto. Noi abbiamo guadagnato tutto ciò che abbiamo, ti giuro che l'avrei gettata nel lago e lasciata lì.»
«Aman, tesoro, che ti succede? Questo non è da te.»
Aman era molto arrabbiata con la signora marchesa, non le piaceva la gente nobile che si riteneva superiore, quando per lei era esattamente l'opposto, loro erano superiori. Aman pensava che se i contadini si fossero rifiutati di pagare la decima, alcuni nobili sarebbero scomparsi e ci sarebbe stata più uguaglianza, addio alla odiata differenziazione di classe.
«Ma Aman, quelle terre non sono dei contadini.»
«I contadini potrebbero trasferirsi, inoltre come hanno fatto i nobili a prendere la loro terra?»
«Aman, calmati. Non ti ho mai sentita parlare così. Non sapevo che i nobili ti infastidissero così tanto.»
«E non lo facevano, finché stamattina la marchesa è venuta a casa nostra per insultarci e a dire una stupidaggine dopo l'altra. Mi dispiace per il Marchese, sembra un brav'uomo, per dover sopportare quella donna, non posso immaginare.»
Quel giorno, Aman avrebbe avuto un'altra sorpresa. Mihaela, la sua migliore amica, le fece visita nel pomeriggio.
«Ciao Aman! É meraviglioso! Non ti stanchi mai di dipingere tutto il giorno?»
«Non dipingo tutto il giorno, prendo anche delle pause. Inoltre, per me, la pittura è la cosa migliore del mondo.»
«Mia madre dice che sei la ragazza più redditizia di tutte le ragazze di Harkaj, penso che abbia torto, per me sei la ragazza più redditizia di tutta la Romania.»
«Mihaela grazie mille, ma anche tu sei una giovane donna molto in gamba.»
Mihaela era alta e snella, con capelli castani e occhi azzurri. Una ragazza molto bella e attraente che era anche simpatica, spontanea, allegra, divertente, tra le altre qualità.
Mihaela giocava con Daria, mentre Aman continuava a dipingere.