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Rinascere
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Rinascere

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Prima che la conversazione continuasse, un’ombra comparve sul muro, dietro Aman. Aman si accorse della faccia sorpresa di Adriana. Aman si voltò, non poteva credere a ciò che vedeva; era suo fratello con il viso ed i vestiti pieni di sangue. Isaac stava in piedi a malapena, lo accompagnarono nella sua stanza, portarono dell’acqua in barili di fango, panni per pulire il sangue, e un flacone che Adriana aveva nella propria stanza, comprato da Xantal.

«Ha tutti i vestiti pieni di sangue.»

«Aman, guarda se ha qualche ferita.»

Aman sbottonò la camicia a suo fratello, gli sollevò la maglietta intima, scoprendo, con orrore, un profondo taglio sulla parte destra del costato sopra il fianco.

«Corri Aman, vai a cercare il medico.»

Aman scese le scale di corsa quando si aprì la porta d’ingresso, c’era Kiara, che tornava a casa con un bel cagnolino che le avevano appena regalato.

«Guarda Aman, non è bellissimo?»

Il cane era un piccolo maltese completamente bianco.

«Sta succedendo qualcosa, tesoro?»

«Mi dispiace mamma, devo fare qualcosa di molto importante.»

Aman baciò sua madre sulla guancia e uscì di corsa in cerca del medico.

Dopo venti minuti Aman si trovava già nella parte nord del paese, dove risiedeva il medico. Bussò alla porta con le nocche in maniera insistente, mentre riprendeva fiato.

«Salve, c’è qualcuno? Salve!» gridò Aman disperata.

Finalmente, dopo tanto insistere, uscì la figlia piccola del medico, una dolce bambina di cinque anni che sembrava una bambola, con gli occhi azzurro chiaro e i ricci dorati, alla quale Aman aveva dato lezioni di pittura.

«Ciao Dana, c’è tuo padre?»

«Mio papà non c’è, perché lo cercavi?»

«Sai dov’è? O se tornerà tardi? È importante.»

«Non lo so, sono da sola, vuoi entrare?»

«No Dana, un altro giorno.»

Mentre correva verso casa incontrò suo padre, salì in auto ed insieme arrivarono a casa, mentre Aman spiegava tutto al padre che si arrabbiava sempre di più.

«Mamma, nonna, il medico non c’è.»

«Bisogna chiamare Xantal.»

«Ma nonna, si trova lontana ore da qui, e lei non è un medico.»

«Non sottovalutare Xantal, lei ti ha assistito nel parto.»

«Andrò a vedere se in qualche villaggio vicino c’è un medico» disse Saul, che non sopportava di vedere il figlio morire davanti ai suoi occhi.

«La ferita si è infettata, dobbiamo chiamare Xantal.»

Aman andò a casa di un vicino perché le prestasse il suo calesse, dato che Saul se ne era andato con l’automobile. Tornò a casa per un paio di provviste e partì più veloce che poté. Aman seguiva la strada che Adriana le aveva indicato e che portava alla casa di Xantal. Le ore passavano e si stava già facendo buio, Aman aveva dimenticato di prendere un lume, e avanzava in penombra. Un rumore la spaventò, era come un ruggito, aveva la sensazione che la osservassero da quando era partita dal suo villaggio. All’improvviso, vide qualcosa, qualcuno che si avvicinava da davanti, era una donna a cavallo, era Xantal.

Aman non ci credeva. Xantal le diede il suo lume e proseguì, lasciando Aman da sola mentre si girava. Aman era molto contenta, anche se non confidava molto nelle capacità di Xantal. Continuava ad avere la sensazione di qualcuno che la osservasse nascosto nella vegetazione che costeggiava la strada.

Varie ore più tardi, Aman arrivò a casa, sembrava che tutto il paese fosse lì, tutti stavano aiutando. Isaac sembrava essere molto amato dai suoi compaesani.

Tra vari medici e le pozioni di Xantal suo fratello migliorò.

La mattina seguente, a colazione, tutta la famiglia era riunita, compresi Isaac e Xantal, che aveva passato lì la notte. Adriana non le aveva permesso di andare a dormire alla locanda.

«So che forse non è il momento, ma» Aman fece una pausa drammatica «mi sono fidanzata con Plamen.»

«Congratulazioni tesoro» Kiara si alzò e baciò sua figlia con affetto.

«Alla fine Plamen si è deciso, mi rallegro per voi se è quello che vuoi.» disse Saul.

«Proprio con lui? Qui non ci sono altri ragazzi?» a Isaac non andava a genio il suo futuro cognato da quando lo aveva sorpreso a corteggiare un’altra ragazza, poco dopo aver iniziato a corteggiare sua sorella.

«Sono d’accordo con Isaac, ci sono ragazzi migliori.» disse Adriana.

«Inoltre, quando venderà le sue terre in Bulgaria sarà ricco.» aggiunse Saul pensando agli interessi di sua figlia.

«Il denaro non ha importanza se è uno senza vergogna.» puntualizzò Adriana.

«Sono io quella che deve sposarsi con lui, non voi.» protestò Aman.

5. Qualcuno insegue nell’oscurità

Pochi giorni dopo che suo fratello era apparso pieno di ferite e sangue, mentre passeggiava con la sua cagnolina, Aman cominciò a ricordare tutto quello che era successo negli ultimi giorni.

Il giorno dopo il fatto del fratello, dopo aver annunciato il suo fidanzamento, la sua famiglia seppe che il fratello era stato aggredito la notte del giorno precedente, quindi non era andato a cena, né a dormire. Apparentemente lo stavano aspettando, sapevano che aveva comprato qualcosa di grande valore al chiosco di gioielli. Isaac non chiarì a chi fosse destinato il gioiello, sebbene sospettassero che potesse essere per Lorena, la giovane donna che gli piaceva da quando erano arrivati in città.

Nel pomeriggio dello stesso giorno Kiara chiese ad Aman, indicando la cagnolina,

«Che nome le diamo?»

«É bella, che ne dici di Valeria?»

«Preferisco qualcosa come Magda.»

«E se chiedessimo alla nonna?»

«Mi sembra una buona idea.»

Aman andò a chiedere a sua nonna, presto tornò con la risposta.

«Daria.»

«Né Valeria, né Magda, quindi Daria?» Tipico di Adriana scegliere la terza opzione.

Aman sorrideva mentre camminava ricordando la facile soluzione della nonna, quando alcune voci la riportarono al presente. Erano Xantal e Adriana che parlavano nascoste tra i cespugli. Aman stava per avvicinarsi per salutare quando sentì che la conversazione riguardava lei. Prese in braccio Daria e si avvicinò nascosto per ascoltare più da vicino.

«Hai visto se il marchio è cresciuto? Sai se ha avuto degli incubi?»

«Penso che il marchio sia ancora uguale, non penso che si sia resa conto di averlo. Ma Xantal, quanto è brutto il marchio?»

«Su di lei si raccontano storie terribili. E quel ragazzo, è un bravo ragazzo per lei?»

«Plamen? Sì, è un bravo ragazzo, ma Aman non è innamorata di lui, anche se lei crede di esserlo. Ho visto l'amore, mia figlia Kiara era molto innamorata di Saúl, poi non più tanto quando sono venuti a vivere qui, ma dopo un poco li vedo di nuovo come prima. Ma, credimi, non ho mai visto mia nipote comportarsi come mia figlia quando è stata innamorata.» Adriana si fermò, ricordando i momenti in cui lei stessa era innamorata di Pablo molto tempo prima, e continuò «Spero solo che Aman lo capisca in tempo e possa rompere il fidanzamento prima che sia troppo tardi.»

Aman se ne andò, era arrabbiata. Sua nonna raccontava a quella donna, che non era nemmeno una di famiglia, che lei non era innamorata. Amava sua nonna e pensava che lei provasse lo stesso, ma era perplessa. Si sentì tradita, non le piaceva che parlassero di lei, ma se qualcuno avesse dovuto dire qualcosa su di lei, preferiva che prima parlasse con lei.

Addolorata, arrivò a casa, raccolse il cavalletto, la spatola e le spazzole e cominciò a dipingere. Daria le teneva compagnia, era una cagnolina molto affettuosa, seguiva Aman dappertutto, persino dormiva nella sua stanza in un cestino che Saul e Kiara avevano costruito. Dipinse il suo miglior lavoro fino ad allora, un animale felino, una miscela tra un leone e una tigre, che era accarezzato da una bella donna dalla pelle scura nel mezzo della giungla.

Più tardi, quando si stava facendo buio, Aman era seduta sul pontile con i piedi nell'acqua, rilassata, quando suo fratello, ancora in convalescenza, le si avvicinò da dietro.

«Ehi, sorellina.»

«Ciao Isaac, stai meglio?»

«Sì, sto migliorando ogni giorno di più.» Isaac si sedette accanto a sua sorella.

«Ci dirai per chi era il gioiello che hai comprato?»

«Te lo dirò.» Isaac ridacchiò.

Aman guardò Isaac perplessa.

«Era per una giovane donna con i capelli castani, gli occhi verdi, bellissima» Isaac rideva «astuta, coraggiosa, ambiziosa.»

Aman sapeva già per chi era il gioiello, o almeno così pensava.

«Era per la migliore sorella del mondo.»

Aman non sapeva cosa dire in quel momento, era sorpresa.

«Spiegami esattamente cosa è successo.»

«Non avevamo parlato per un paio di settimane, ci eravamo allontanati» In realtà, mi ero allontanato dal mondo in generale. «Ti ricordi Lorena?» Aman annuì. «Si è sposata la scorsa settimana con un ricco conte. So di essere un pazzo, ma è così che sono. Ho passato diverse notti all'osteria, sono tornato a casa ubriaco o non sono nemmeno tornato. Saltavo il lavoro. Dovevo cambiare tutto questo.»

«Non capisco, cosa c'entra questo con i gioielli?»

«È stato un primo passo indietro nella mia vita.» Isaac guardò l'acqua, tranquilla, tutto era calmo, si sentivano a malapena un paio di rane che gracchiavano.

Aman era triste per suo fratello, non sapeva che Lorena era stata così importante nella sua vita.

«Un venerdì ero alla bancarella del mercante di gioielli che mi informava dei prezzi. Due settimane dopo, quando ho messo insieme tutti i soldi, sono andato dal gioielliere e ho comprato il gioiello. Quando ho lasciato la bancarella ho capito che tre uomini mi stavano seguendo. Sono andato in un vicolo buio e poco frequentato, il che è stata una cattiva idea da parte mia. Prima che mi aggredissero sono riuscito nascondere il gioiello in una finestra di una casa. Subito dopo, i tre uomini mi hanno aggredito. Mi hanno detto che non volevano ferirmi, volevano solo il gioiello, ho detto loro che non lo indossavo, ma non si sono arresi. Il più corpulento dei tre mi ha preso, gli altri mi hanno perquisito. Quando hanno scoperto che avevo addosso solo un paio di monete, si sono incazzati e hanno iniziato a picchiarmi. Mentre se ne stavano andando, uno di loro si è voltato, ha tirato fuori un coltello che teneva nascosto nei pantaloni e mi ha tagliato.»

Una lacrima scese sul viso di Isaac, il suo sguardo era fisso su un punto del lago, era come se lo stesse rivivendo.

«Sorellina, è meglio che tu non racconti la mia storia là fuori, non voglio che i dettagli siano conosciuti. Si saranno già incaricati di imprigionarli se qualcuno della città li riconosce. Ti piacerebbe vederlo?»

«Cosa? Chi?»

«Il gioiello. È un bel ciondolo con due fiori di colore argento. Secondo il gioielliere protegge dai vampiri. «Sai, se ne trovi uno … » Isaac fece una risata, alla quale si unì Aman.

Poco dopo il resto della famiglia arrivò, iniziarono a preparare la cena, mentre i fratelli erano ancora al molo a parlare.

«Ti manca?»

« Chi?»

«Plamen. Non vi vedete da giorni, da prima della mia aggressione.»

In quel momento capì quello che sua nonna aveva detto a Xantal, non aveva nemmeno pensato a Plamen. Con tutta la storia di suo fratello, non aveva pensato a molto altro. Non le mancava, si chiedeva se lo amava davvero. Ma aveva qualcosa di chiaro, prima che Plamen tornasse doveva essere completamente sicura, continuare con il matrimonio o annullare definitivamente il fidanzamento, doveva scegliere un percorso senza ritorno.

Il mattino dopo, presto, ricevette una lettera. Era di Plamen.

Per il mio amatissimo fiore di mezzanotte.

Aman non sopportava di essere chiamata così.

La questione della terra sta impiegando più tempo del previsto, ma va tutto bene. Spero di rivederti tra un paio di settimane al massimo.

Non vedo l'ora di essere tuo marito.

Ti amo.

La lettera sembrava contenere tanto amore quanto se fosse stata scritta da un perfetto estraneo. Plamen le piaceva così tanto quando lo incontrava, e ora, tuttavia, era come chiunque altro. Non capiva come era potuto accadere, come tutto quello che c'era tra loro si fosse spento. Aman strappò la lettera, corse fuori di casa sbattendo la porta e scoppiò a piangere. Andò dove le streghe praticavano le congreghe e si addentrò tra i cerchi formati dagli alberi.

Ricordava il posto, era dove molti giovani si incontravano in segreto, e il luogo in cui si svolgeva una parte di quei sogni che faceva poco dopo essere arrivata a Harkaj. Era vuoto o così sembrava. Sorpresa, vide che c'era una strana apertura a forma di cuore, proprio come nei suoi sogni. Era impossibile, non era mai stata lì, o almeno così ricordava.

Proseguì fino alla fine, era tutto come nei suoi sogni. Si fermò a pensare, e se fosse stato reale? Era impossibile, lei era una bambina quando accadde, se lo ricordava come un sogno. Forse era stato e non riusciva a ricordare e per questo aveva sognato quel posto e quel ragazzo. Quel ragazzo misterioso.

«Come si chiamava?» si interrogò Aman ad alta voce.

L'aveva dimenticato. Decise di tornare a casa e cercare la lettera che aveva ricevuto nel sogno, doveva scoprire se era reale, il risultato della sua immaginazione. Doveva essere un sogno, voleva che fosse un sogno.

Mentre tornava a casa, le sue lacrime si erano asciugate, pensando che quei sogni erano una distrazione per Aman, che sentiva una presenza che la osservava dall'oscurità che gli alberi frondosi offrivano, quella presenza la riempiva di paura. Si chiedeva se, come suo fratello, la stavano seguendo. Si era già sentita osservata il giorno in cui andò a cercare Xantal, non vi aveva dato alcuna importanza, ma ora era diverso, aveva paura.

Si mise a correre verso casa, un ramo tra gli alberi si spezzò, qualcuno lo aveva pestato o rotto. Aman non si fermò e continuò a correre finché non vide le prime case. Era sfinita e terrorizzata, era completamente sicura che qualcuno l'avesse seguita, a lei non piaceva quell'idea.

Entrando in casa, chiuse a chiave la porta e guardò fuori dalla finestra. Non vedeva nessuno. Cercò suo fratello in casa, ma era uscito. Voleva dipingere, ma sua madre non voleva che dipingesse in casa a causa dell'odore di vernice, e andare al molo quando era da sola le causava terrore in quel momento. Avrebbe cercato la lettera di quel sogno, era la cosa migliore che poteva fare, aveva bisogno di chiarire i dubbi.

Salì al secondo piano, andò nella sua stanza e iniziò a cercare tra le sue cose. Non aveva troppe cose, alcuni vestiti, alcune foto di paesaggi e parenti lontani, lettere dei suoi cugini. Non trovò niente. Scese al primo piano e guardò tra i libri sullo scaffale, se era una lettera importante forse l'aveva nascosta. Niente. Andò in soffitta, dove teneva i suoi oggetti di pittura, era una possibilità remota, ma una possibilità. Neanche lì non c'era niente. Sicuramente era un sogno, e che questo posto fosse come lo ricordava era una pura casualità, anche se come diceva Adriana, raramente esistono le coincidenze.

La mattina dopo, quando si svegliò, fu sorpresa, tutta la sua pelle era sudata e aveva la pelle d'oca nonostante non avesse avuto incubi e non si sentisse male. Si vestì e scese a fare colazione.