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Delitti Esoterici
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Delitti Esoterici

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«Già, ma impoveriti nel portafoglio. Andiamo, conosco bene la vostra categoria, siete in grado di far credere alle persone che i vostri inganni siano grandi rimedi. Potrei essere d'accordo sulla medicina naturale, ma sul resto...»

«Dottoressa Ruggeri, non sia prevenuta! Noi tutti siamo portati a credere che ciò che vediamo e che sentiamo e che tocchiamo sia la verità, che non ci sia altro che non quello che è percepibile dai nostri cinque sensi, ma a volte non è così. Dentro questa stanza si possono creare effetti ottici e acustici che fanno sembrare vero ciò che non è e falso ciò che è. Provi a toccarmi, a mettere una mano sulla mia spalla e appoggiarsi a me!»

Mi avvicinai e cercai di toccarla, ma la mia mano percepì il vuoto dove effettivamente vedevo la sua immagine.

«È un gioco di specchi» dissi. «Una specie di trucco da prestigiatori!»

«E ora si porti al centro del pentacolo, sulla piastrella centrale, e parli. Sentirà la sua voce risuonare nelle sue orecchie come provenisse da un potente impianto stereofonico.»

«Certo, effetto dell'acustica della sala! Era così anche negli anfiteatri romani. Questione di architettura! Lei sta sviando il discorso, sta cercando di distrarmi dai miei obiettivi. Mi hanno detto che tra i suoi visitatori, vi è una categoria particolare, adepti di una setta che riconoscono in lei una santona. Essi vengono qui per avere accesso alla sua biblioteca e completare l'iter che prevede il raggiungimento di vari livelli di conoscenza delle arti esoteriche. Ha ricevuto di recente tali visite?»

«La setta di cui parla si chiama "Enomolas id ivres", e non è una setta satanica. I suoi adepti, attraverso i vari livelli, assumono conoscenze ignote ai comuni mortali. Da secoli chi arriva qui, o in altri tre o quattro luoghi sparsi nel mondo simili a questo, aspira al raggiungimento di uno dei più alti livelli di conoscenza, il settimo, per raggiungere il quale esiste un duro percorso. Da generazioni la mia famiglia è custode di testi cui può avere accesso solo chi ha completato i precedenti livelli. Chi vuol andare oltre, per raggiungere la Conoscenza Universale, deve affrontare il pellegrinaggio al Tempio della Conoscenza e della Rigenerazione, che si trova in una sperduta vallata tra Nepal e Tibet, difficilissima da raggiungere.»

«Immagino che lei abbia già affrontato questo pellegrinaggio, ma non è questo che voglio sapere. Le ripeto la domanda, ha ricevuto la visita di una di queste adepte negli ultimi giorni?»

«L’ho già detto ad altri poliziotti e carabinieri che mi hanno interrogato. L'ultima visita di questo tipo risale al 1997, quando venne una maga originaria di un paesino dell'Abruzzo, Sant'Egidio alla Val Vibrata. Si faceva chiamare Mariella La Rossa. Mi disse che prima di affrontare le prove cui l'avrei sottoposta voleva visitare i luoghi magici nei boschi e nei dintorni di Triora, la Fontana di Campomavùe e la Fontana della Noce, la Via Dietro La Chiesa e il Lagu Degnu. Era il giorno del solstizio d'estate, una delle date tipiche in cui streghe e maghi si danno convegno, anche in questi luoghi, per il rituale Sabba. Mariella si allontanò al tramonto e non fece mai ritorno.»

«E lei di certo non partecipò al Sabba e non immagina neppure che fine abbia fatto Mariella! Andiamo, sappiamo benissimo che questi cosiddetti Sabba sono l'occasione per compiere riti satanici, a volte violenze sessuali, altre volte sacrifici di animali o di persone. Con il vostro brainwashing convincete alcune persone, le più deboli dal punto di vista psicologico, di venire purificate, di rinascere a nuova vita e via dicendo, purché si sottopongano alle violenze che proponete durante i riti . Per non dire poi di tutti coloro che truffate a scopo di lucro. Non sono rari i casi in cui qualcuno ha perso tutti i suoi averi per seguire un Guru.»

«Le ho già detto che la nostra non è una setta satanica. Chi entra nella nostra organizzazione lo fa per sua libera scelta e per il desiderio di raggiungere elevati gradi di conoscenza. Le ripeto che non sono una venditrice di fumo, e tutto quello che dico o predico si è sempre avverato. Mi faccia vedere la sua mano sinistra e mi guardi negli occhi, dottoressa Ruggeri. Visto mai che lei non sia una di noi, magari a sua insaputa? Vedo che ha sofferto da ragazza, vedo dei lutti in famiglia che l'hanno segnata, vedo una vita sentimentale complicata, ma che si è risolta di recente in maniera positiva. Lei ha dei poteri superiori alla norma, ha delle percezioni non indifferenti, ha un'aura molto forte, rossa come il fuoco, nulla le sfugge in chi le sta davanti, neanche un particolare. E ora vada, dottoressa Caterina Ruggeri, di lei ho saputo tutto quanto c'era da sapere.»

Senza neanche rendermene conto, mi ritrovai fuori della casa di Aurora, nel cortile, seguita da Mauro che, con un sorriso ironico, commentò ciò di cui era stato testimone.

«Quella donna ha dei poteri ipnotici. Ti ha fatto fare tutto ciò che voleva. In pratica ci ha sbattuto fuori a modo suo e, come tutti gli altri che ci hanno preceduto, ce ne stiamo andando anche noi con la coda tra le gambe.»

«Già, ma la strega ha ragione, a me non sfugge nulla, neanche un particolare. Torneremo con un'altra strategia. Devo solo avere il modo di riflettere e di venire qui preparata. Torniamo a controllare se la scientifica ha terminato il suo lavoro e poi diamo un'occhiata intorno. Come si chiamavano quei luoghi che ha nominato la malefica a proposito di Mariella La Rossa?»

«Fontana di Campomavùe, Fontana della Noce, Via Dietro la Chiesa e Lagu Degnu.»

«Accidenti, complimenti, hai una buona memoria! Con te non servono registratori o taccuini!»

«Già, comunque ricorda che il palmare ci può tornare utile per registrare le conversazioni. È un modello molto sensibile e anche tenendolo in tasca è in grado di registrare.»

«Sì, grazie d'avermelo detto. Di sicuro sarà utile anche per fare delle foto!»

Gli uomini in tuta bianca e guanti di lattice stavano portando a termine il loro lavoro sulla scena del crimine. Mentre uno scattava delle foto, un altro raccoglieva del terriccio intorno alla vittima inserendo i campioni all'interno di bustine di plastica, un altro ancora spargeva del Luminol, per la ricerca di eventuali tracce occulte di sangue.

«Trovato qualcosa di interessante?» chiesi.

«Sembra che l'incendio sia stato appiccato servendosi di liquido infiammabile, non benzina, ma qualcos'altro che cercheremo di individuare in laboratorio. Abbiamo trovato anche tracce di cera, derivante forse da una torcia di carta pressata e cera, una di quelle che si usano nelle processioni, nelle fiaccolate, per intenderci.» mi rispose uno dei tre.

«Avete trovato la torcia?»

«No, dottoressa. Però stiamo prelevando anche detriti carbonizzati, forse possiamo trovarvi qualcosa di utile. Appena finito il lavoro in laboratorio le invieremo un rapporto dettagliato. Per ora qui abbiamo finito. La Polizia Mortuaria è arrivata e possiamo far trasferire il cadavere all'obitorio.»

Ritornando verso il piazzale dove era parcheggiata la nostra auto, un cartello in legno, che indicava la Fonte della Noce, attirò la mia attenzione.

«Andiamo a dare un'occhiata?» mi rivolsi a Mauro e, senza neanche attendere la sua risposta, imboccai il sentiero che si addentrava in una zona di bosco fitto. Avanzammo per un breve tratto e guadagnammo una radura dominata da un grosso albero di noci, in prossimità del quale, da un fontanile, sgorgava un invitante zampillo d'acqua. Dato il caldo e le fatiche della giornata, sia io che Mauro ingurgitammo qualche sorso di acqua freschissima, poi iniziammo a guardarci in giro per scorgere qualcosa di particolare, qualche segno, qualche indizio. A prima vista sembrava non esserci nulla di interessante. Mentre mi rammaricavo di non avere con me il mio fido Furia, impareggiabile cercatore di tracce, il mio occhio cadde proprio vicino al grande albero, dove notai della terra smossa.

«È stato fatto un disegno sul terreno con un oggetto appuntito, un coltello o un bastone a punta. Di solito gli appartenenti alle sette eseguono dei riti in determinati luoghi, disegnando dei simboli, pentacoli o altro, che alla fine vengono eliminati. Sembra che qui il disegno sia stato cancellato in fretta e furia, dato che ancora se ne vedono alcune parti. Si scorgono anche alcune scritte. Forse la cerimonia è stata interrotta o disturbata e gli adepti si sono dovuti dileguare, altrimenti avrebbero avuto molta più cura nel cancellare ogni traccia.»

«Pensi a una Messa Nera, magari con sacrificio, che so, di un animale, di una vergine, di uno degli stessi adepti?»

«Per ora non penso nulla, mi limito a osservare e fare bagaglio di ciò che vedo e sento. Di elementi ce ne sono tanti, ma non so ancora quali possano essere utili e quali no. Il sentiero si dirige da quella parte. Proseguiamo?»

Dopo pochi passi la vegetazione diveniva talmente intricata che sembrava che il sentiero finisse. Stavo per tornare sui miei passi, quando intravidi, a una trentina di metri, una sagoma arrugginita.

«Deve essere la carcassa del mezzo del taglialegna andato a fuoco anni fa. Nessuno si è preoccupato di asportarla, anche perché il proprietario era defunto da anni. Data la vegetazione, direi che non riusciremmo mai a raggiungerla» fu il commento di Mauro.

«Già, dovremo portarci un'attrezzatura adatta a sfoltire la vegetazione per andare a darci un'occhiata» risposi. «Torniamo all'auto ora!»

Ci avviammo ad andatura moderata giù per i tornanti che riconducevano verso il fondo valle, percorrendo l'incantevole Valle Argentina. Superato l'abitato di Molini di Triora, la strada scendeva ancora. Un cartello pubblicitario indicava che da lì a poche centinaia di metri avremmo trovato il ristorante "Da Luigi".

«Vogliamo verificare l'alibi della strega?» proposi a Mauro.

«Sì, volentieri» fu la sua replica. «E visto che è pomeriggio inoltrato e non abbiamo messo ancora niente sotto i denti, proporrei di sfruttare il ristorante anche per la sua funzione specifica.»

Il locale a quell'ora era deserto. Ci sedemmo a uno dei tavoli e aspettammo che comparisse qualcuno. Il proprietario del locale, un uomo sui quarantacinque anni, sovrappeso, la faccia rubizza e sudaticcia, non tardò a farsi vivo.

«Posso esservi utile, signori? Purtroppo a quest'ora in cucina abbiamo poco.»

«Polizia» lo apostrofò Mauro. «Le andrebbe di rispondere a qualche nostra domanda?»

«Immagino si riferisca al delitto della scorsa notte. Il luogo è abbastanza distante da qui. Come posso aiutarvi?»

«Lei conosce Aurora Della Rosa, vero?» intervenni.

«Certo, è una cliente affezionata, ogni tanto capita qui e io approfitto per chiedere qualche consiglio. Soffro di sciatalgia e lei ha dei rimedi toccasana a base di erbe, molto meglio della medicina convenzionale.»

«Ieri sera è stata qui?»

«Sì, è arrivata verso le nove e mezzo e se ne è andata a mezzanotte inoltrata. Era strana, piuttosto taciturna rispetto al solito. Ha ordinato da mangiare, ma credo che non abbia toccato cibo. L'ho anche dovuta riprendere perché, seduta al tavolo, si era accesa una sigaretta e fumava in sala. Non erano presenti molti avventori, e nessuno si sarebbe lamentato, ma essendo proibito dalla legge, sa, sono dovuto intervenire!»

«Era sola?»

«Sì, sola.»

«E solitamente viene da sola o in compagnia?»

«Dipende. A volte sì, viene sola, ma spesso è in compagnia di una sua amica mora, una bella donna dall'accento straniero. Sembra che le due facciano coppia, qui in zona si dice che siano lesbiche.»

Per pronunciare queste ultime parole si avvicinò a noi, abbassando il tono della voce.

«Omosessuali» lo corressi.

«Sì, è giusto. Oggi, nelle grandi città, non vi si fa più neanche caso, ma nelle nostre zone non siamo molto abituati a certi atteggiamenti.»

«Bene, mio caro Luigi, basta così! Direi che io e l'ispettore Giampieri gradiremmo mangiare qualcosa. Che cosa ci propone?»

«Beh, come vi dicevo prima non c'è molta scelta a quest'ora. Vi posso consigliare un bel piatto di trofie liguri al pesto alla genovese con fagiolini e patate, un piatto unico che vi lascerà di certo soddisfatti.»

«Ce ne porti due porzioni abbondanti.»

Era ormai quasi sera quando raggiungemmo Imperia e parcheggiammo avanti al distretto di Polizia.

«Eccoci qua» disse Mauro. «Hai raggiunto il tuo nuovo posto di lavoro. Qui siamo in una zona decentrata della città, mentre la Questura è proprio in centro, in Piazza del Duomo. Credo che domani mattina, prima di iniziare qualsiasi attività, dovremo farci un salto. Il questore è uno che tiene molto ai formalismi e quindi ti dovrai pur presentare a lui!»

Mauro mi guidò in un labirinto di corridoi e uffici, fino a raggiungere quello che sarebbe stato il mio ufficio.

«Certo, ma prima di recarmi in Questura, gradirei fare conoscenza con il personale in servizio qui. Pensi che sia possibile incontrare gli uomini in prima mattinata?»

«Farò in modo che siano tutti qui, salvo eccezioni giustificabili, alle otto. Per ora, credo tu voglia riposare. Là in fondo c'è una stanza con un letto e il bagno è nel corridoio. Troverai i tuoi bagagli e, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sappi che io passerò la notte nella guardiola.»

«Beh, finché non troverò una sistemazione migliore, mi adatterò, poi vedremo. Adesso sono troppo stanca per cercarmi un altro alloggio. E poi, comunque, sono abituata a vivere nel posto in cui lavoro!»

Diedi un'occhiata alla mia scrivania, dove già troneggiava uno scatolone, contenente tutti gli atti delle indagini sulle persone scomparse a Triora. Non avevo certo voglia di metterci le mani al momento, anche perché temevo che qualsiasi cosa pescata lì dentro avrebbe potuto modificare le idee che mi ero fatta nel corso della giornata. Meglio ragionare a caldo e non farsi influenzare dal lavoro degli altri! A ogni buon conto, il mio occhio si posò su una copia di una rivista mensile. La afferrai, la sfogliai e mi soffermai sull'articolo che parlava dei misteri di Triora, uscito in occasione della scomparsa dei tre giornalisti, che facevano parte della redazione della rivista: Stefano Carrega, Giovanna Borelli e Dario Vuoli. Era riportato, in un riquadro, uno spezzone tratto da appunti del quaderno del Vuoli, rinvenuto all'interno della tenda abbandonata dei tre.

Che senso ha cercare le streghe? Soprattutto, chi sono e come si riconoscono le streghe oggi? Non c'è più Inquisizione che ce le indichi. Forse esistono ancora, forse hanno solo un aspetto diverso. Nel 1587 era più facile riconoscerle: “Le vedrete mettere immagini di cera e sostanze aromatiche sotto la pala dell'altare. Ricevono la Comunione del Signore non sopra, ma sotto la lingua, perché possono così facilmente cavarsi dalla bocca il corpo di Cristo per servirsene nelle loro pratiche odiose. Inoltre ciò che distingue una strega da una peccatrice, o da una donnaccia, è la capacità di volare nella notte”...

Già, magari verso la fine del '500 ancora la gente comune non sapeva riconoscere i trucchi e le illusioni di queste ciarlatane, e li prendeva per magia o stregoneria. Ma nel XXI secolo, andiamo! Questi tre giornalisti erano andati a cercare le streghe nel loro paese, e magari le avevano trovate! E si erano fatti rapire da loro? Ma via! Questa era tutta una montatura, ma a che scopo? Nascondere un delitto, voler far sparire le proprie tracce, o per quale altro motivo? E cosa c'entrava la setta, come diavolo si chiamava? Enomolas id ivres. Cosa poteva significare?

Con la mente affollata da questi interrogativi, mi andai a lavare e mi ritirai nella stanza indicatami da Mauro. Le giornate erano lunghe e anche se erano quasi le nove di sera, fuori c'era ancora luce. Mi distesi sul letto senza neanche tirar giù le coperte. Mi stavo appisolando, quando sentii bussare alla porta. Era Mauro, che recava un bicchiere di carta con una bevanda fumante.

«Non è dei migliori, è Tè del distributore automatico, ma ho pensato che poteva essere piacevole prima di coricarsi. Hai voglia di qualcosa da mangiare?»

«No, grazie, devo ancora digerire le trofie.»

«Beh, comunque ho una notizia per te. Il tuo cane, Furia, sarà qui al più tardi entro domani pomeriggio. Ho fatto ripulire il box in cortile, dove il tuo predecessore teneva il suo Pastore Tedesco. Penso che, per il momento, possa essere una buona sistemazione.»

«Grazie di tutto, Mauro! Ma ora lasciami riposare. Sono molto stanca e domani dovremo affrontare un'altra giornata davvero intensa! Buonanotte.»

Cercai nella valigia una leggera camicia da notte, mi spogliai e mi misi a letto. Mi addormentai e sognai streghe che volavano a cavallo delle loro scope, che si riunivano per invocare Satana, che partecipavano a Sabba sotto grossi alberi di noci. E poi inquisitori che le catturavano, le torturavano, le processavano e le facevano bruciare al rogo. Ma il fuoco non riusciva a consumare i loro corpi e ridevano e scherzavano, nonostante i vestiti e i capelli in fiamme. E, alla fine, le streghe si allontanavano dal luogo del supplizio, palleggiando tra loro bambini in fasce.

CAPITOLO V

L'indomani mi alzai di buon ora e iniziai a sistemare il mio ufficio. Verso le sette e mezzo notai che il distretto iniziava ad animarsi. Le stanze si riempivano, qualcuno si faceva un caffè al distributore, altri scherzavano e si scambiavano battute nell'attesa di dedicarsi all'attività lavorativa. Era un clima che mi ricordava gli anni di servizio trascorsi in questura ad Ancona. Iniziai a girare per i corridoi e salutare chi incontravo, erano tutti molto affabili e ricambiavano il mio saluto con un sorriso o una cordiale stretta di mano. Bene, il mio nuovo posto di lavoro non era male! Riconobbi il sovrintendente che avevo apostrofato la mattina precedente a Triora.

«Buongiorno, sovrintendente...?»

«D'Aloia, Dottoressa, mi chiamo Walter D'Aloia, ai suoi ordini!»

«Bene, D'Aloia, riusciresti a procurarmi una di quelle lavagne a fogli bianchi e dei grossi pennarelli di vari colori? Ho bisogno di fare il punto sull'indagine e scrivere degli schemi mi aiuta a non perdere di vista nulla.»

«Nel giro di qualche minuto le farò avere tutto ciò che ha chiesto.»

«Grazie. Vi aspetto tutti alle otto in punto per le dovute presentazioni.»

All'ora stabilita, una ventina di persone, di cui quattro donne, erano schierate avanti a me, mentre Mauro era al mio fianco e me le presentava, elencando nomi, gradi e attitudini di ognuno.

«Un'ottima squadra!» commentai. «Io e l'ispettore Giampieri saremo molto impegnati nelle indagini sull'omicidio di Triora quindi, per quanto riguarda le normali attività, esse saranno coordinate dall'ispettore Gramaglia, che è il più anziano di voi. La sovrintendente Laura Gigli, che è un'esperta informatica, aiuterà invece noi due. Non credo che io e l'ispettore Giampieri ce la faremmo a condurre a termine da soli un'indagine che appare così complessa. Nei limiti del possibile e quando sarà il momento, mi avvarrò comunque della collaborazione di tutti voi, quindi tenetevi pronti. Ora ritornate pure alle vostre attività. Mauro, Laura! Voi no, rimanete qui con me.»

Quando fui sola con i due, presi in mano un pennarello e cominciai a tramutare i miei ragionamenti in schemi, che via via scrivevo sul foglio bianco.

«Da ieri abbiamo una vittima, ma credo che dovremmo partire da venti anni fa e cercare di capire come e perché alcune persone sono scomparse a Triora, mentre altre ne sono comparse. Abbiamo la sessantenne Aurora, che se ora fosse viva dovrebbe avere ottant’anni. Partì per il Nepal con una ragazza rumena, Larìs Dracu, alla fine degli anni '80, e delle due donne si perse qualsiasi traccia. Partite dall'aeroporto internazionale di Fiumicino nel giugno 1989, non c'è alcuna segnalazione di un loro rientro in Italia. Dopo qualche mese, però, comparve un'omonima ventenne, che è l'Aurora Della Rosa che abbiamo conosciuto ieri, la quale si spacciò per la presunta nipote della strega e si insediò nella sua abitazione. La differenza di età fra le due potrebbe farci credere che sia la figlia e non la nipote della vecchia Aurora, ma qualcuno in paese asserisce addirittura che la vecchia e la giovane siano la stessa persona, in quanto, nel viaggio in Nepal, la strega avrebbe trovato il modo di ringiovanire. Il primo compito per te, Laura, è quello di verificare gli archivi anagrafici di Triora. E veniamo a Larìs Dracu. Scomparsa nel nulla in Nepal? Ritornata in Romania, o presente qui a Triora? Chi è la mora dall'accento straniero che a volte accompagna Aurora al ristorante "Da Luigi"? Voglio una ricerca sui database delle persone scomparse, Laura, voglio sapere tutto ciò che c'è da sapere su Larìs.»

In un angolo del grande foglio bianco scrissi in stampatello “AURORA” e “LARIS” e rinchiusi i due nomi in un cerchio.

«La seconda persona scomparsa è Mariella La Rossa. Nel 1997 partì dall'Abruzzo e giunse a Triora, visitò alcuni luoghi cari alle nostre streghe, la Fontana della Noce, la Fontana di Campomavùe, la Via Dietro la Chiesa e il Lagu Degnu, si inoltrò nel bosco, in una notte di luna piena, e scomparve nel nulla. Escludendo a priori che l'abbia rapita Satana, che fine ha fatto? É rimasta nascosta per anni nei boschi di Triora? O è stata uccisa, e il suo cadavere è stato occultato da qualche parte? E che nesso c'è con il camioncino andato a fuoco, nella stessa notte, per opera di presunti teppisti? Se abbiamo una morta bruciata oggi, la stessa fine potrebbe essere stata riservata, a suo tempo, a Mariella La Rossa. L'assassino allora magari ebbe il tempo e il modo di far sparire il cadavere! Quindi un'altra ricerca sarà incentrata su questa Mariella e sul camioncino andato in fiamme dodici anni fa.»

Scrissi i nomi “MARIELLA” e “CAMIONCINO” su un altro angolo del foglio e li cerchiai.

«Nell'anno 2000 scomparirono nel nulla tre giornalisti, due uomini e una donna: Stefano Carrega, Dario Vuoli e Giovanna Borelli. Di loro e della loro storia abbiamo molti elementi, a giudicare dal contenuto di quello scatolone...»

«Un momento» mi interruppe Laura. «io sono originaria di questi luoghi, abito a Molini di Triora, e conosco bene la storia delle streghe inquisite nel 1587. Due dei cognomi che hai appena nominato ricorrono nella storia delle streghe di Triora. Anzi, Stefano Carrega è omonimo del Podestà di Triora ai tempi del processo, mentre Teresa Borelli era una delle cinque streghe della Ca Botina, le principali inquisite. La Borelli era la strega indicata dagli abitanti del luogo come "Teresa il Maschiaccio".»

«Altre omonimie! Bene, a questo punto credo che dovrei documentarmi bene su questo processo alle streghe. Chissà che l'ipotetico assassino non prenda spunti dalla storia!»

Andai a scrivere in un terzo angolo del foglio “CARREGA”, “BORELLI” e “VUOLI” all'interno do un altro cerchio.

«Del processo c'è una versione ufficiale e una versione tramandata per via orale dai vecchi di Triora, che è ben diversa, ma è molto difficile da interpretare perché è raccontata solo in lingua occitana» intervenne Laura. «Cercherò di avere entrambe le versioni.»

«Benissimo, Laura! Ma giungiamo a ieri, giorno in cui è stato rinvenuto un cadavere carbonizzato di una donna, di cui non conosciamo l'identità. Dovremo aspettare i risultati dell'autopsia e dei rilievi della scientifica per cominciare a ragionarci. Ancora abbiamo pochi elementi.»

Nell'ultimo angolo del foglio scrissi “VITTIMA”, cerchiai anche quest'ultima parola, poi, al centro del foglio, a caratteri cubitali, andai a riportare il nome della setta, “ENOMOLAS ID IVRES”. Collegai infine con delle frecce ognuno dei quattro cerchi disegnati in precedenza al nome scritto al centro.

«Tutto sembra ruotare intorno a questa setta. Dobbiamo capire il significato di questo strano nome, a quali attività si dedicano gli adepti e chi ne tira le fila. In altre parole dobbiamo conoscere chi sia santone, o guru, di questa setta. Secondo me Aurora Della Rosa c'è invischiata e non poco. E non racconta tutto quello che sa, è molto abile a sviare i discorsi e a crearsi alibi attendibili. Mauro, credi che il Barbagianni possa autorizzare una perquisizione dell'abitazione della strega?»

«Ah, intendi il Dottor Leone? Ma, come l'hai chiamato? Il Barbagianni? Fantastico! È un magistrato molto pignolo e, senza elementi sufficienti, non autorizzerà mai una perquisizione. É uno che non ama avere noie.»

«Bene, quindi dovremo agire d'astuzia, ho già in mente qualcosa. E adesso al lavoro. Tu Laura dedicati alle ricerche che ti ho chiesto, e tu, Mauro, prepara l'auto, che si torna su a Triora!»

«Alla faccia della mia disciplina militare!» esclamò Mauro. «Ti ricordo che non andremo da nessuna parte prima di essere passati in Questura. Ne va della nostra testa.»

«E va bene, speriamo che il questore non ci riservi ore di anticamera. Aspettami giù in auto, arrivo tra qualche minuto.»

Di sicuro Mauro pensò che dovessi aggiustarmi il trucco, nello standard di civetteria riservato alle donne, ma non era così. Mi cambiai, indossando comodi abiti sportivi e scarpe da tennis. Non era infatti il caso di ritornare in mezzo ai boschi e camminare per sentieri di montagna e strade sterrate in tailleur e scarpe lucide. Dopo cinque minuti ero in auto di fianco a Mauro, che mi osservò allibito.

«Sei incredibile, Caterina! Ti vuoi presentare al questore vestita così?»

«L'abbigliamento non è in funzione del questore, ma dell'indagine. Hai intenzione di rimirarmi ancora o vuoi far partire questa dannata auto?»

Partì sgommando e, grazie a slalom in mezzo al traffico, incredibili contromano, invasioni di corsie preferenziali riservate a bus e taxi, senza mai scendere al di sotto dei novanta chilometri orari, nel giro di quattro minuti e venticinque secondi raggiunse Piazza del Duomo. Con un incredibile testa coda, ottenuto con l'aiuto del freno a mano, si infilò in maniera millimetrica tra altre due auto della Polizia di Stato, in uno dei parcheggi riservati alla Questura.

«Se non è necessario, ti pregherei di evitare tutte queste scene!» gli feci, scendendo dall'auto e cercando di riprendermi. La testa mi girava un po', sentivo quasi mancarmi, ma mantenevo il mio aplomb nonostante sentissi le forze che stavano per abbandonarmi.

Sempre con Mauro come guida, ci dirigemmo all'ingresso del palazzo e salimmo su un ascensore per guadagnare il terzo piano. Percorso un lungo corridoio dal pavimento lucidissimo, giungemmo alfine all'ufficio del questore. Il dottor Perugini ci ricevette subito, e di questo rimasi piacevolmente sorpresa. Era un uomo basso, un po' grassoccio, dal viso tondo e i capelli disordinati, quasi somigliante all'attore americano Denny De Vito. Si alzò dalla scrivania e mi strinse la mano con vigore. In piedi avanti a me, notai ancor di più la sua bassa statura. Sì e no, la sua testa giungeva all'altezza della mia spalla, mentre Mauro, in confronto a lui, appariva un gigante. Eppure ispirava simpatia, e in seguito avrei scoperto in lui una notevole intelligenza e un'ottima abilità nella gestione dei suoi dipendenti.

Conclusi i soliti preamboli, ritornò a sedere dietro la sua scrivania.