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Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae
Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae
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Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae

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Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae

“L’indisposizione non l’esenta dal frequentare l’Accademia. Deve venire con noi, adesso!” ordinò il medesimo agente.

Maurelle rovesciò il contenuto della tazza addosso all’uomo prima di affrettarsi lungo il corridoio. Nyx ed Erlina balzarono indietro per lasciarla passare. Maurelle avanzò verso la camera dei genitori, appropriandosi di un paio di scarpe di sua madre.

Un grido la fece voltare in tempo per vedere le sorelle bloccare il corridoio. L’espressione di Nyx era assolutamente altezzosa e sprezzante quando incrociò le braccia al petto ed esordì con “Lasciate stare mia sorella”.

Maurelle quasi sorrise quando vide Nyx sistemarsi il reggiseno in modo da evidenziare il petto. Era una tecnica di distrazione che falliva raramente. Specialmente con i maschi dei Fae. I Fae erano una specie molto lussuriosa.

Non era qualcosa di cui le avevano parlato i genitori, ma non avevano avuto bisogno di farlo, poiché il desiderio ardente che provava era sufficiente per far comprendere a Maurelle quanto il sesso fosse importante. Sua sorella Nyx si trovava allo stesso stadio, per questo non vedeva l’ora di uscire a pranzo con Alek.

L’avere uno sfogo sessuale placava i Fae aiutandoli a restare in salute. Maurelle era certa che la propria mancanza di partner fosse uno dei motivi per il quale era malata. Non aveva modo di equilibrare i suoi poteri, esternando la frustrazione.

Rimase a bocca aperta quando l’agente Fae non prestò minimamente attenzione a Nyx. Quando l’uomo allontanò sua sorella, Maurelle spostò l’attenzione dalla finestra. Gettò una delle scarpe che aveva in mano colpendo l’uomo in testa. Erlina scoppiò a piangere ed aderì al muro di fronte a Nyx.

A Maurelle scoppiava la testa causa il trambusto, e le si agitò anche lo stomaco. Le salì la bile in bocca, quindi si affrettò verso l’uomo. Udiva sua madre discutere con l’altro agente in salotto, ma doveva concentrarsi su quello nella camera padronale.

La ragazza aggirò l’agente furioso, frapponendo il letto fra di loro. “Non ci scapperai. Ti conviene arrenderti”.

Maurelle scosse il capo e cercò una via d’uscita. Se avesse potuto raggiungere la finestra sarebbe potuta volare via. Non era certa di quanto si sarebbe potuta allontanare, dato il mal di testa e lo stomaco in subbuglio, ma non aveva intenzione di arrendersi.

Quando l’uomo si lanciò verso la ragazza Maurelle balzò in alto lamentandosi dal dolore. Diede istintivamente un calcio al Fae. Doveva sembrare una scena comica, pensò. Sollevò le braccia al cielo ed i capelli scompigliati le finirono in viso.

Il piede di Maurelle raggiunse il lato della testa dell’uomo, facendola voltare di scatto. In seguito lo afferrò per i capelli. Il braccio di lui collise con il petto della ragazza, facendola finire dalla parte opposta della stanza.

Maurelle cadde contro al comò con più forza di quanto credeva possibile. Con la mano spinse a terra i ninnoli di vetro di sua madre generando un forte tonfo. Si fece piccola al rumore prodotto dall’impatto degli oggetti con il pavimento di legno.

“Maurelle” esclamò Nyx.

Quando Maurelle sollevò lo sguardo vide l’uomo saltare sopra al letto, atterrando proprio accanto a lei. L’agente si allungò dietro di sé ed estrasse un cappio d’argento. L’oggetto emetteva una carica elettrica, e le fece seccare la gola dalla paura.

Maurelle riprese vigore nello scontro, agitando i gomiti con la speranza di rompergli il naso. L’uomo le cingeva la vita con un braccio, e premeva forte sullo stomaco. La ragazza credeva che avrebbe vomitato.

L’agente portò il cappio alla bocca con la mano libera, mormorò quindi qualcosa, e l’oggetto oscillò. Prima che Maurelle potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, l’uomo fece aderire l’oggetto al fianco di lei. Il metallo mutò forma, stringendosi attorno al torso di Maurelle.

In base all’imprecazione dell’uomo, sembrava che l’intenzione di lui fosse che il cappio si stringesse attorno ad un’altra parte del corpo della ragazza. Le ali di Maurelle erano libere, così come le sue mani. Quest’ultima afferrò il metallo, intenzionata a liberarsi dal vincolo.

Nel momento in cui posò la mano sull’oggetto, la stanza ed il Fae che la stava attaccando scomparvero. Come ogni altra volta in cui Maurelle utilizzava i propri poteri, non era in grado di concentrarsi su qualcosa per qualche secondo.

L’unica cosa che si ricordava prima di riacquistare la vista era l’impressione generale del ricordo a cui accedeva. Sembrava che l’oggetto avesse causato molta paura e resistenza.

Maurelle ritenne di non doversi sorprendersi poiché l’arma veniva brandita da un agente il cui compito era di reclutare studenti. Quest’ultimo era un Fae, ma alla ragazza sembrava ovvio che non provasse nemmeno un briciolo di empatia e non fosse dotato di un’identità individuale.

Si trattava di un pensiero inquietante che le faceva domandare che cosa fosse successo all’Accademia che avesse cancellato la sua personalità in modo così completo. Dal modo in cui i suoi genitori le avevano descritto il loro passato all’università, Maurelle non aveva dubbio che con il passare del tempo era stato trasformato in una scuola completamente differente.

Quando la nebbia si diradò nella sua mente, la ragazza visualizzò il Fae più bello che avesse mai visto. Era forse il lungo periodo d’astinenza ed il forte desiderio sessuale a farle credere che l’uomo nella sua visione fosse così bello?

La ragazza non lo ritenne possibile. Aveva visto i suoi tratti cesellati ed i suoi meravigliosi occhi verde foresta. I suoi capelli neri erano scompigliati e gli finivano sulla fronte.

L’espressione determinata di lui riverberò in ciò che Maurelle percepì come istanti. Il suo cuore prese a battere con vigore quando il ragazzo aveva ringhiato all’agente e si era librato in volo qualche secondo più tardi. Maurelle voleva urlare qualcosa per avvertirlo.

Le braccia gli erano state fermate ai lati del corpo, quindi non aveva avuto la possibilità di andare molto lontano. Maurelle si rese conto che il medesimo mezzo di restrizione che veniva utilizzato su di lei in quel momento era stato prima adoperato sul ragazzo.

Più il ragazzo si allontanava dal Fae che l’aveva fermato, più la gola di Maurelle si stringeva. Il cappio non la starebbe cingendo se lo sconosciuto fosse riuscito a scappare. Il volo del ragazzo vacillò quando quest’ultimo si voltò indietro per controllare dove si trovasse l’agente.

Quando Maurelle vide l’oceano nella visione, la ragazza trattenne il respiro. L’Accademia era esattamente come l’avevano descritta i suoi genitori. Gli enormi edifici di pietra circondati da piante rigogliose e rovi sui lati, e con l’oceano alle spalle.

La profusione di scintille la distrasse dalla propria visione. Spostò lo sguardo appena in tempo per vedere il ragazzo attraente collidere contro una barriera invisibile nel cielo. Nessuno aveva mai detto a Maurelle con esattezza che cosa sarebbe successo se avesse tentato di volare via, le era solamente stato riferito di non farlo poiché se ne sarebbe pentita.

Guardò le ali di lui illuminarsi come se fossero state pervase da un lampo appena prima che il Fae cadesse a terra, il che le fece ritornare la nausea. Osservò la scena con gli occhi sgranati ed il cuore a mille.

Poteva giurare che l’impatto del ragazzo avesse fatto tremare la terra. Una delle sue ali era piegata dietro la schiena, e gli sanguinava il fianco. Era uno spettacolo terribile, e dubitava che il ragazzo sarebbe mai stato in grado di riprendersi.

Maurelle non voleva essere così vulnerabile con due agenti in casa, quindi allontanò la visione dalla propria mente e fece ritorno in casa. Era come se le venisse aperta la testa con un piccone, e la bile le riempiva le narici.

Le risultava quasi impossibile aprire gli occhi, le sembrava che fossero serrati ermeticamente. Quando riuscì ad aprirli venne scagliata a terra dall’uomo dai capelli ramati. La teneva ferma per il collo e le costringeva anche una delle sue braccia.

Le sue sorelle piangevano e si stringevano forte. Maurelle avanzò spinta dall’agente. Si sentì più disorientata del normale dopo la visione che aveva avuto. Non sapeva se fosse perché si era forzata di terminare quella che aveva appena avuto poiché non si sentiva bene.

Sentì sua madre implorare gli agenti di lasciare andare la figlia, ma l’altro uomo si rifiutò di ascoltarla. “Adesso hai intenzione di collaborare?”

Maurelle cercò di liberarsi dalla forte stretta dell’agente sul braccio, ma si sorprese quando non riuscì a sollevare la mano dal fianco. Quando abbassò velocemente lo sguardo si rese conto che i polsi le erano stati fermata dalle manette.

“No. Non potete portare via mia figlia” protestò sua madre fra i singhiozzi mentre venne trascinata in casa. La donna si lanciò verso l’uomo che stava trattenendo la figlia, ed il tempo rallentò nuovamente secondo la percezione di Maurelle.

Nell’istante in cui sua madre cercò di raggiungerla, l’altro uomo sollevò un grande bastone nero e lo agitò nell’aria. Il corpo contundente colpì la madre di Maurelle alla testa producendo un rumore sordo. Le sorelle minori di Maurelle urlarono quando la donna voltò istintivamente il capo, ed il sangue di quest’ultima schizzò sul muro.

“Che cazzo hai fatto?” l’agente che tratteneva Maurelle ammonì il collega.

Doveva trattarsi di un incubo, pensò Maurelle nell’osservare la madre accasciarsi al suolo. Le mancava parte del cranio, ed i suoi occhi marroni erano vitrei.

“Mamma” urlò, e lo stomaco le si contrasse alla vista. Il tè che aveva bevuto prima le risalì e le uscì dalla bocca e dal naso. Maurelle osservò con attenzione il petto della madre, sperando di vederlo alzarsi ed abbassarsi, ma venne spinta fuori dalla porta prima di poter stabilire se la madre fosse viva o morta.

“Chiamate papà” ordinò Maurelle alle sorelle quando venne forzata giù dalle scale. Il sole splendente derideva il dolore che la distruggeva mentre il Fae la spingeva verso un camioncino. L’uomo la fece coricare prona, e quando fece aderire un disco alle catene queste caddero a terra.

Si rimise velocemente in piedi e cercò di allontanarsi dai suoi rapitori in modo da poter correre da suo padre. I due chiusero però gli sportelli del veicolo, impedendole di scappare, e quando Maurelle guardò fuori dal vetro vide le sue sorelle abbracciate sulla soglia del condominio che chiamavano casa. Non poteva essere vero, si disse.

Le si frantumò il cuore in un milione di pezzi, quindi diede un calcio agli sportelli che la tenevano lontano dalle sorelle. Non sarebbe potuta esserci per confortare suo padre e non sarebbe nemmeno stata in grado di poter fare lo stesso con Nyx ed Erlina.

Strinse le dita attorno alle sbarre ed urlò a perdifiato in modo che qualcuno la potesse sentire mentre veniva portata via. Per la prima volta da quando aveva acquisito i suoi poteri non le venne una visione toccando un oggetto.

La vita reale si era impossessata della sua anima, distruggendola e rifiutandosi di riconsegnargliela. Avevano ucciso sua madre senza pietà, solo perché non voleva mandare Maurelle alla loro stupida Accademia. Come poteva andare avanti quando la sua dolce ed amorevole madre se n’era andata? Non sarebbe nemmeno stata in grado di dirle addio e mandare il suo spirito nell’aldilà.

La cosa non avrebbe dovuto sorprenderla, dato ciò a cui aveva assistito nella propria visione. Chi permetteva che i Fae venissero seviziati in tal modo doveva essere qualcuno a cui non importava chi veniva danneggiato nella propria corsa alla dominazione e al potere.

CAPITOLO TRE


Una fitta di dolore raggiunse Ryker alla spalla quando analizzò le immagini proiettate sul tavolo davanti a sé. Non riusciva a sollevare il braccio infortunato senza sentire male. Dopo aver ripreso coscienza nell’infermeria dell’Accademia la vita era stata meglio di quanto si aspettava.

In qualche modo era rigenerante rendersi conto che gli umani non avevano perpetrato un programma malefico dal primo momento in cui era entrato all’Accademia. Ryker era onestamente sorpreso da quanto tutto sembrasse normale. Ogni Fae doveva frequentare obbligatoriamente la scuola per diversi anni per imparare a leggere e scrivere ed altre discipline.

Dal punto di vista storico, la Bramble’s Edge Academy aveva lo scopo di aiutare i Fae ad imparare a gestire i propri poteri una volta acquisiti in età adulta. All’Accademia non ci si concentrava sull’istruzione in senso stretto, gli alunni imparavano infatti a controllare le loro abilità. Forse era tutto ciò che sarebbe accaduto.

Da quando era giunto all’Accademia non era successo niente di sospetto né tantomeno nefasto, il che fece dubitare a Ryker della propria infanzia. Nello specifico si chiedeva il perché sua madre gli avesse sempre detto che gli umani erano creature maligne con la sola intenzione di controllare il reame dei Fae.

Era forse possibile che in realtà l’Accademia fosse gestita da Fae senza nessun doppio fine? Dato il modo in cui era stato trattato gli sembrava un’opzione plausibile. Il guaritore aveva trascorso un paio di giorni a riparare l’ala del ragazzo centimetro per centimetro, in modo che potesse riprendere a volare.

Qualcuno intenzionato a controllarlo ed a renderlo schiavo non si sarebbe tanto interessato a curare il suo infortunio. Si ricordò di quando sua madre gli aveva detto di non fidarsi di nessuno e di tenere la testa bassa e passare inosservato.

Era quello il suo piano all’Accademia. Avrebbe scontato la propria pena senza farsi notare. Non sarebbe stato difficile; avrebbe compreso le proprie abilità ed avrebbe stabilito come si fosse radicata la propria affinità. Uno dei suoi coinquilini era un Fae di terra, mentre un altro controllava l’elemento acqua. Un terzo invece sembrava poter dominare entrambi gli elementi.

Si trattava di qualcosa di inaudito per Ryker. Molto pochi Fae gestivano più di un elemento, e quando lo facevano, questi ultimi erano complementari. Parte di lui voleva essere in grado di gestire più di un elemento, ma non sapeva come mai.

Non che avesse idea di che cosa ciò avrebbe implicato. In base a ciò che gli aveva detto Sol, avrebbe significato seminari extra e sessioni pratiche. Nel tempo libero a Ryker piaceva giocare a pallacanestro, ma al momento non era possibile.

Scelse quindi la pietanza che desiderava mangiare, e poi si guardò attorno nella mensa. Non aveva mai visto un luogo come la Bramble’s Edge Academy. I dormitori erano grandi come l’appartamento che divideva con la madre, e la caffetteria era enorme, adornata da tavoli e sgabelli a perdita d’occhio. Ai Fae non era consentito l’accesso alla tecnologia, quindi Ryker restò sorpreso del fatto che il modo per ordinare il cibo consisteva in immagini proiettate sul tavolo. Quando premette il bottone corrispondente alla pietanza, lo sentì vibrare sotto al dito.

I suoi coinquilini gli avevano spiegato che le selezioni effettuate dal menù venivano servite poco dopo aver toccato i bottoni decorati dal logo della scuola. A Ryker era sempre piaciuto molto il logo dell’Accademia. Qualcosa nelle lettere ‘BE’ circondate da rovi spinosi gli toccava l’anima. Molte cose all’esterno della cittadina gli suscitavano emozioni diverse.

Dato l’incoraggiamento di sua madre a scappare prima di essere catturato, Ryker si aspettava di odiare tutto dell’Accademia, ma non era stato così. In realtà ne apprezzava diversi aspetti. I muri di pietra dei vecchi edifici erano intrisi di magia dei Fae, e la cosa sembrava portargli gioia. Si rendeva conto che fosse qualcosa di molto strano, ma era ciò che provava.

Le classi ed i campi su cui fare pratica erano inoltre profondamente differenti dalla sua vecchia scuola. C’era molto spazio per allenarsi ed apprendere ciò che non aveva imparato in passato. Da ragazzino frequentava una piccola scuola che serviva solamente i complessi residenziali della sua strada. La sua scuola elementare si trovava al piano superiore di un panificio, e gli alunni mangiavano in classe.

Il cibo servito all’Accademia teneva inoltre testa ai piatti di sua madre. Non che la donna fosse la cuoca migliore della cittadina, pensò. Proponevano una vasta selezione che includeva anche uno spezzatino di qualche tipo, perfetto per quando faceva più freddo.

A Mag Mell faceva raramente caldo e pioveva spesso, quindi Ryker preferiva consumare pasti abbondanti. A Bramble’s Edge era invece difficile trovare frutta e verdura fresche, ma all’Accademia non sembrava presentarsi lo stesso problema.

Ryker non era stato sicuro di che cosa aspettarsi quando sarebbe stato dimesso dall’infermeria ed avrebbe pranzato alla mensa. Non si era immaginato che avrebbe avuto a disposizione una dozzina di piatti a scelta, poiché in infermeria aveva mangiato cibi insipidi e noiosi.

Considerato il modo in cui sua madre aveva descritto gli orrori dell’Accademia, Ryker pensava che gli sarebbero state proposte pietanze misteriose e che non avrebbe avuto scelta. Molto di quanto vedeva attorno a sé non rispettava i preconcetti che nutriva circa l’Accademia.

Delle piante vere riempivano gli angoli della sala, e le finestre a tutt’altezza fornivano la vista pacifica sull’oceano.

Come poteva essere possibile che un luogo così magico non fosse adatto a lui?

Ryker alzò lo sguardo quando Sol e Brokk lo raggiunsero al tavolo. Il suo terzo coinquilino, Daine, sedeva già con lui.

“Hai già ricevuto un avviso per la tua valutazione?” domandò Sol.

Ryker scosse il capo e ringraziò chi gli portò il pranzo. “Non ho ancora ricevuto niente. Forse mi stanno dando più tempo per guarire”.

Brokk rivolse a Sol un’espressione che Ryker non comprese. “Come va la tua ala?”

Ryker contrasse il muscolo che controllava la sua ala, la quale converse oltre la spalla. Il ragazzo non fu in grado di nascondere il dolore che gli provocò tale movimento. “Deve ancora guarire. Ma va meglio”.

“Non riesco ancora a credere che tu abbia tentato di volare via con le catene alle mani” mormorò Sol scuotendo tristemente il capo. “Perché l’hai fatto? Odi così tanto questa scuola?”

A Ryker venne la pelle d’oca. Era il primo segno che c’era qualcosa che non andava. Sembrava una domanda innocente, ma ogni Fae a Bramble’s Edge era a conoscenza del fatto che nessuno volesse frequentare l’Accademia.

Secondo la credenza comune, una volta entrato ti facevano il lavaggio del cervello e ti rendevano schiavo degli umani. A Ryker tornarono in mente alcuni amici che gli raccontavano storie terribili circa ciò che accadeva dietro i cancelli di ferro della scuola.

Ryker era certo che la leggenda secondo la quale ai Fae veniva sottratta la magia in modo da venir consumata dagli esseri umani fosse falsa. Era inoltre sicuro che i muri dell’Accademia fossero privi di vita, e che chi sedeva alla mensa non avrebbe chiacchierato in compagnia, bensì avrebbe guardato nel vuoto in silenzio.

Se Ryker fosse stato privato di qualsiasi cosa che lo rendeva un Fae, allora non gli sarebbe rimasto nient’altro. La vera domanda che gli frullava nella mente era come facesse a fidarsi dei suoi coinquilini. Non li conosceva bene.

Non aveva modo di sapere che cosa sarebbe successo se avesse detto la verità a Sol. Ryker non avrebbe mai messo in pericolo l’incolumità della madre. Fortunatamente la donna aveva tenuto la bocca chiusa all’arrivo degli agenti, quindi non era implicata nel suo tentativo di fuga.

“Metti giù quelle cazzo di mani” la voce di una donna riverberò nella mensa, e gli sguardi di tutti furono attirati dalla doppia porta che dava accesso alla stanza.

Ryker sgranò gli occhi quando vide l’esile ragazza che si agitava fra le bracca di un uomo. Il Fae non aveva frequentato l’Accademia abbastanza a lungo per sapere chi fosse l’uomo o che ruolo ricoprisse. I capelli rosa della ragazza erano scompigliati, e si divincolava fra le braccia dell’uomo, nel tentativo di liberarsi.

Inizialmente fu tutto ciò che vide. Quando la ragazza si voltò, Ryker notò che aveva le guance rosse, ma non dall’imbarazzo. Era incazzatissima. Era come osservare un uragano sull’oceano. L’espressione spavalda nei suoi occhi grigi ardeva come il fuoco. Ryker lesse qualcos’altro sul volto di lei, al di là della sua rabbia.

Il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse la sua storia. A differenza degli altri studenti la ragazza era arrivata alla mensa in pantaloni della tuta ed una canottiera sgualcita. Ryker inclinò il capo quando notò che era anche a piedi scalzi. Era qualcosa di nuovo.

In meno di un secondo la donna diede un calcio al Fae alla propria destra. Ryker si fece piccolo e si coprì il pube con la mano quando il piede della donna collise fra le gambe della guardia. Ogni uomo nella stanza compì lo stesso gesto, mosso da compassione.

La ragazza agì un istante più tardi, e le sue dita graffiarono immediatamente il volto dell’altro uomo. “Maurelle” abbaiò una donna.

Quando la ragazza infuriata si fermò ed alzò lo sguardo, Ryker si rese conto che quest’ultima si chiamava Maurelle. Non poté fare a meno di notare che sembrava avere il petto pesante, e nei suoi occhi si stavano radunando delle lacrime quando guardò la donna che l’aveva ammonita.

“Chi è quella?” sussurrò Ryker, non desiderando di attirare l’attenzione verso di sé, ma volendo sapere come mai la ragazza avesse smesso di agitarsi. L’atmosfera era molto tesa, il che fece stringere i denti a Ryker.

“La Preside Gullvieg. È praticamente la più forte a Bramble’s Edge in quanto a manipolazione mentale” rispose Sol.

“Avete intenzione di uccidere anche me?” sbottò Maurelle agitando la spalla per liberarsi dalla mano che le era stata posata sopra.

L’atmosfera si fece ancora più surreale. Ryker aspettava che qualcuno impedisse a Maurelle di sfidare l’autorità della Gullvieg, ma non accadde. La direttrice della scuola strinse lo sguardo e si avvicinò alla ragazza furiosa.

“Ho aspettato il tuo arrivo in modo da tenere il mio discorso di benvenuto. Tutti i presenti stanno aspettando che tu prenda del cibo e ti accomodi” l’informò la Preside. Non si stava esprimendo con il tono severo con cui aveva esclamato il nome di Maurelle qualche istante prima. Sembrava la stessa intonazione di quando si parla del tempo. Niente nella voce e nel linguaggio non verbale della donna lasciava intendere che Maurelle l’avesse fatta arrabbiare.

I due uomini che si trovavano attorno a Maurelle la fecero irrigidire. Prima che Ryker se ne rese conto, la mano di Brokk che si fermò sul suo avambraccio lo fermò evitandogli di intervenire in soccorso della ragazza.

Maurelle rivolse un’espressione assassina alle guardie che la stavano trattenendo, poi sollevò il mento e proseguì all’interno della stanza. Il suo sguardo fu poi in quello di Ryker, il quale dovette farsi violenza per non palesare la propria reazione.

La trovava bellissima. Il suo viso affusolato era in contrasto con il suo corpo formoso. Era alta, ma la sua silhouette non era quella tipica dei Fae, che ricordava qualcuno malato. La canottiera le era aderente al seno, che era più abbondante della media, ed ancheggiava con ogni passo.

In quanto Fae, Ryker non era estraneo al sesso, e Maurelle risvegliava in lui quell’istinto primordiale. Si chiese quanto fossero morbide le sue labbra che in quel momento erano serrate e per niente invitanti, ma non toglievano nulla al suo aspetto fisico.

Ryker si rimise a sedere, e guardò Maurelle stringere i pugni mentre quest’ultima fissava la Preside.

La ragazza rimase in quella posizione per qualche secondo prima di dirigersi verso un tavolo, e riportando lo sguardo su Ryker. Le ali della Fae si agitavano senza sosta. Il turchese ed il rosa di cui brillavano queste ultime erano perfettamente in tono con ciò che la ragazza aveva dimostrato della propria personalità. Era una delle femmine più forti che aveva mai visto.

Il fatto che non si era lasciata comandare con facilità, comportandosi come una bambola di pezza, lo attraeva tanto quanto il suo aspetto. Il fuoco che le ardeva dentro lo aveva chiamato a sé ancor prima che Ryker potesse guardarla per bene. La Fae si servì un pezzo di pane e qualche altro alimento prima di guardarsi attorno.

Il cuore di Ryker prese a battere all’impazzata, e provò il desiderio di alzarsi ed andare verso di lei, ma nello stesso momento Maurelle si diresse verso di lui. Gli si attorcigliò lo stomaco e fece fatica a restare fermo. Il ragazzo non aveva la certezza che la Fae si sarebbe accomodata al loro tavolo, poiché almeno altri dieci erano disponibili. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era farsi amica quella femmina combina guai. Ryker aveva già fatto arrabbiare chi si trovava al potere all’Accademia quando aveva cercato di fuggire al momento della cattura.

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