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Quando aveva perso il controllo, risultando nella morte di Charlotte, era successo perché era stato pervaso dal ricordo dello stupro e dell’omicidio della madre. In quel momento era stato preso dalla medesima ira che l’aveva consumato quando aveva distrutto il demone responsabile. Era un bastardo malato ma non era crudele, e sapeva che ciò che aveva fatto era riprovevole. Tutti i giorni pregava la Dea, chiedendole perdono, e faceva di tutto per ricevere l'espiazione, bensì consapevole che non avrebbe mai potuto ricevere perdono per l’innocente sangue versato di Charlotte. Kyran aveva fatto l’unica cosa che avrebbe potuto fare, assicurandosi che la ragazza ricevesse una degna sepoltura, ma non si sarebbe mai perdonato per ciò che aveva fatto.
Mise da parte il proprio demone personale e si concentrò sulla luce che splendeva nella sua vita. Forse non si meritava la bellezza di una Prescelta, ma non l’avrebbe data per scontata. Al contrario aveva intenzione di ospitarla completamente nel proprio mondo per godersi ogni centimetro di lei. “Oh, ma saranno molto di più di fantasie, Mackendra. Appena ti riporterò a Seattle ho intenzione di farti provare piacere in diversi modi. Non saremo in grado di negare questo accoppiamento”.
“Nei tuoi sogni, sanguisuga. Quando torno a Seattle ho intenzione di trovare un altro posto dove stare, molto lontano da te. In quell’incendio ho perso tutto, e adesso non m’importa di nient’altro se non di trovare un’altra casa. Beh, quello, e liberare le prigioniere”.
Era la seconda volta in cui Mackendra menzionava quelle donne. “Vivrai a Zeum insieme a me, non si discute. Ora dimmi di quelle donne. È la seconda volta che ne parli”.
Mackendra strizzò la maglietta con rabbia, quindi la posò accanto a sé prima di lavarsi i jeans sporchi nel lago. Una volta terminato, risciacquò il reggiseno e le mutandine prima di alzarsi in piedi. Era rimasta in silenzio talmente a lungo da far pensare a Kyran che non gli avrebbe più detto niente. Non era una persona loquace di natura, ma gli risultò difficile restare in silenzio in attesa del commento di lei. Mackendra ruppe il silenzio quando raggiunse il proprio zaino. “Sarò io a decidere dove vivere, fine della storia. Ma devo parlarti di quelle donne. Ne ho viste almeno una dozzina in quelle gabbie, e mi hanno detto di trovare il Re Vampiro e i Guerrieri Oscuri per portarle in salvo”.
“Che cosa?” Esordì lui balzando in piedi. Perché diamine questa femmina frustrante non ne aveva parlato prima? “Perché non l'hai detto a Elsie? A quest’ora sarebbero già libere”.
Mackendra estrasse con foga dei vestiti puliti dallo zaino prima di indossarli. Non importava se si stava vestendo o svestendo, per Kyran era comunque la donna più sexy di tutte. Di certo non aiutava il fatto che la ragazza avesse indossato la maglietta pulita senza reggiseno. Il suo seno abbondante allargava al massimo il cotone rosa della maglietta e i suoi capezzoli turgidi erano in bella mostra. Ovviamente, in pieno stile della propria Prescelta, anche quella maglietta era decorata da uno slogan sarcastico. Kyran sorrise quando lo lesse. Indubbiamente Mackendra era una 'Tipa Tosta'. Quello che indossava era il top preferito di Kyran.
Mackendra si piegò per indossare gli anfibi; era furiosa. “Non l'ho detto a Elsie, cretino, perché non sono sicura di chi fidarmi. Non avevo idea che fosse in contatto stretto con i vampiri, e non mi andava di coinvolgere la mia amica nel casino che ho trovato. Sono gli Skirm e qualcosa di peggiore a torturare queste donne”.
“Gli Skirm sono scagnozzi decerebrati e controllati dall’Arcidemone che li ha trasformati. Sai chi è stato il responsabile? Scommetto tutto quello che ho che è stato quel brutto figlio di puttana di Kadir. Hai visto che cosa ha fatto loro?” Domandò Kyran con ritrovata impellenza di fare ritorno a casa. Doveva salvare quelle donne.
“Non ho mai visto il responsabile, ma una di loro mi ha detto che stavano cercando di farle diventare assassine spietate. Non mi è piaciuto lasciarle lì, ma non sono potuta restare perché ho visto entrare nelle segrete la creatura più brutta e imponente che avessi mai visto, con al seguito un cane nero enorme”. Kyran era perplesso da ciò che aveva detto Mackendra. Era possibile che avesse trovato il covo di Kadir? Gli si gelò il sangue nelle vene al pensiero della ragazza nella tana del demone e di ciò che sarebbe potuto accaderle.
“Dove hai trovato quelle donne? E quanto tempo fa?” Si trattava della svolta di cui avevano bisogno per fare progressi nella guerra contro gli Arcidemoni.
“Alla metropolitana di Seattle a Pioneer Square. Ed è successo qualche giorno prima dell’incendio di casa mia. Le donne mi hanno detto di rivolgermi ai Guerrieri Oscuri, ma non sapevo come raggiungerli”.
“Non mi sorprende. Siamo gli unici in grado di salvarle. Andiamo. Dobbiamo trovare quei draghi e tornare a Seattle. È questa l’informazione che stavamo cercando, e se pianificheremo bene il tutto potremo annientare Kadir. Sono settecento anni che aspetto di vendicarmi di Lucifero. Kadir è il suo secondo in carica, e per Lucifero non sarà facile trovare un altro demone di cui fidarsi”.
“Mi stai dicendo di essere un Guerriero Oscuro?”
Kyran la afferrò per un braccio nel mettersi in marcia. “Esatto, sono un Guerriero Oscuro e il Principe Vampiro”.
“Quella donna ha lasciato intendere che i Guerrieri Oscuri sono una specie di protettori, non degli assassini. E tu sei il Principe Vampiro?” Il tono incredulo di lei attirò l’attenzione di Kyran.
L’uomo si fermò sui propri passi, trovandosi direttamente faccia a faccia con Mackendra. “Eccome se sono un assassino, Mackendra. E ti conviene ringraziare la Dea per questo, perché farò qualunque cosa per riportare il tuo bel sederino a casa. E se dovesse succedere qualcosa a mio fratello Zander sarò io il successore al trono dei Vampiri”.
Kyran le portò un dito sotto il mento, avvicinando a sé il viso di lei per un istante fugace prima di riprendere a camminare. Procedettero in silenzio, e l’uomo ebbe occasione di calmarsi. “Come hai fatto a scoprire il covo di Kadir? Nessuno dei Guerrieri Oscuri ha trovato degli indizi dopo mesi di ricerche. Mi sembra inimmaginabile che una femmina umana sia sopravvissuta a una tale impresa”.
“Si beh, questa piccola umana possiede abilità ineguagliabili, qualcosa di inarrivabile anche per voi succhia-sangue grandi e grossi. È stato facile. Mi è risultato veramente difficile non seguire lo Skirm senza ucciderlo”.
“Hai seguito uno Skirm? Ti rendi conto di che cosa hai rischiato? Non farlo mai più. Potevi restarci secca”.
“Sono abbastanza sicura che mi farò ammazzare con o senza di te. Onestamente non m’interessa se sono la Prescelta del diavolo in persona; ho promesso a quelle donne che sarei tornata per tirarle fuori da lì, ed è esattamente ciò che intendo fare”. Mackendra inclinò il capo con fare di sfida e serrò le labbra stringendo lo sguardo su Kyran. La vista della propria Prescelta, talmente ostinata e arrabbiata gli faceva venire voglia di annullare la distanza tra i loro volti e portare le labbra sulle sue.
Non ci rifletté quando si arrese al desiderio e accarezzò le labbra di lei con le proprie. Il gesto la fece immobilizzare istantaneamente. Kyran non si mosse per una frazione di secondo, e poi si rimise in marcia, ammonendosi tra sé e sé per aver compiuto una tale follia. La sua stava diventando un’abitudine, e di certo non aiutava il dimostrarle di essere tutto il contrario di ciò che era. Eppure la ragazza aveva un sapore afrodisiaco, e Kyran voleva leccarla in molte zone del suo corpo prima di gustarsi il suo sangue.
“Possiamo parlarne più tardi. Che altro ti hanno detto quelle donne? Mackendra?” Domandò nel voltarsi indietro, e quando non la udì rispondere, i canini del maschio furono subito in bella mostra. Una creatura malvagia stava stringendo la sua Prescelta.
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* * *
Gerrick riagganciò prima di aprire il relativo database. Digitò il report; era furioso che un’altra donna fosse sparita. Si trattava della terza segnalazione di quella settimana. Era aumentata la frequenza delle sparizioni dopo l’accoppiamento di Zander e Elsie di qualche mese prima. Per la millesima volta si chiese quale fosse il motivo.
“Che cos’hai lì, amico?” Domandò Orlando. Gerrick alzò lo sguardo sul collega Guerriero Oscuro.
“Un’altra donna scomparsa. È la terza di questa settimana. Sembra che la segnalazione che abbiamo fatto su TRex per avvisare la popolazione non sia servita a niente. Quello che non capisco è perché Kadir stia ancora facendo esperimenti sulle donne. Voglio dire, ti verrebbe da pensare che si sia arreso dopo il fallimento di Jessie” rispose ultimando il report e salvandolo sul dispositivo.
Il mese precedente, Cailyn, la Prescelta di Jace era stata coinvolta in un incidente stradale insieme alla sua migliore amica Jessie. L’Arcidemone Azazel, nei paraggi, aveva morso Jessie prima che le due donne potessero essere salvate. Era chiaro che lo scopo dei demoni fosse quello di controllare la mente di Jessie come facevano a quelle dei maschi che schiavizzavano, ma non aveva funzionato. In quanto femmina, Jessie era naturalmente immune al veleno, al contrario dei maschi.
“Accidenti. Anche io e Santi questa settimana abbiamo ricevuto quattro report di femmine umane scomparse. Con tutte queste sparizioni si è sparsa la voce tra la vecchia guardia che possa essere ritornato il killer di Green River” rispose Orlando scuotendo il capo con fare disgustato. Essere un poliziotto nel Reame umano era difficile tanto quanto essere un Guerriero Oscuro, e i due ricoprivano entrambi i ruoli.
“L’istinto mi dice che ci sta sfuggendo qualcosa. Kadir non continuerebbe a rapire le donne a meno che non sia riuscito nella propria impresa. Forse ha trovato un modo di farle trasformare, o forse sta tentando un altro approccio completamente diverso. Solo la Dea sa che cosa succederebbe se trovasse un modo di metterle incinta. Sappiamo che Jessie è ancora fertile, ed è probabile che Kadir voglia allevare un esercito nuovo di zecca. Gli Skirm non sono guerrieri portentosi, al contrario sono degli idioti che si fanno uccidere facilmente” suggerì Orlando.
Gerrick perse un battito. Se Kadir stava veramente allevando un esercito sarebbe stato un vero e proprio problema. Il Guerriero stentava però a credere che l’Arcidemone stesse effettivamente mettendo incinta le donne. Non gli dava l’impressione di essere il più paziente di tutti, e mettere incinta le donne per poi crescere i figli sembrava un processo molto laborioso.
“Dubito fortemente che le stia mettendo incinta. In quanto servitore di Lucifero, Kadir si concentra sulla ricerca dell’Amuleto di Triskele. Cosa dice Zander?” Gerrick doveva molto a Zander, e aveva giurato fedeltà al Re Vampiro che aveva ridato un senso alla sua vita dopo aver perso Evanna, la sua Prescelta, diversi secoli prima. Gerrick aveva aderito con entusiasmo alla battaglia per proteggere il Reame di Tehrex e gli umani dagli Arcidemoni e dai loro Skirm.
“È d’accordo con te. Non crede che Kadir perderebbe tempo a crescere dei figli, ma non esclude nulla. Adesso come adesso la sua preoccupazione principale è trovare Kyran” disse Orlando nell’accomodarsi al computer accanto a Gerrick.
“Ci sono novità?” Domandò Gerrick nel voltarsi quando si rese conto dell’arrivo di Zander e Elsie. Erano tutti preoccupati dalla scomparsa di Kyran e l’amica di Elsie, Mackendra. I due avevano attraversato un portale che si era richiuso immediatamente dietro di loro. Gerrick e Jace avevano impiegato tutte le loro risorse magiche ma non erano riusciti a riaprirlo.
“No, nessuna. Le Valchirie e i demoni di fuoco hanno segnalato che Kyran e la ragazza non si trovano in nessuno dei loro reami. Ho contattato tutti i reami che conosco, ma niente”. Zander portò il braccio attorno alla propria Prescelta e la strinse a sé. Lo spettacolo fece stringere il petto a Gerrick, il quale pativa ancora la propria perdita. Il ritorno dei Prescelti portò in lui sentimenti contrastanti. Era elettrizzato dalla presenza della coppia, ma gli ricordava che cosa aveva perso. Gerrick era il più determinato di tutti a fare in modo che nessuno soffrisse come aveva sofferto.
La voce di Zander lo distrasse dal proprio rimuginare. “Tu e Jace avete trovato qualcosa tracciando i portali?”
“No. Non abbiamo riconosciuto il potere magico, e non ne è rimasta più traccia”.
“Forse potrei essere d’aiuto, Sire” esordì Angus.
CAPITOLO SEI
Mack sentì degli artigli affilati alla gola. Mantenne lo sguardo fisso su Kyran nel tentativo di nascondere il panico. I predatori erano in grado di percepire la paura, il che alimentava le loro azioni, ma alla ragazza risultava molto difficile restare calma. L’ultima volta in cui aveva provato un tale terrore era stato anni prima, quando era stata attaccata. Proprio come quella notte la creatura malvagia l’aveva colta di sorpresa. Dal momento in cui Kyran aveva posato le labbra sulle proprie, Mackendra aveva fantasticato su di lui come una ragazzina innamorata; ora invece la pervadeva l’adrenalina. Era il momento di combattere o scappare, e non era una che si tirava indietro di fronte a una sfida.
Normalmente l’elfo di sessanta centimetri non le avrebbe fatto paura, ma la spaventavano i denti frastagliati e le dita affilate della creatura sulla propria giugulare. Oh, e il Redcap che gocciolava sangue sarebbe stato abbastanza per far urlare dallo spavento qualsiasi donna normale. Meno male che Mackendra non era una donna normale.
Kyran si voltò completamente senza mai distogliere lo sguardo da lei. Non l’aveva ancora visto entrare in modalità battaglia, ma i suoi occhi grigi erano freddi come la pietra e stretti sulla scena al proprio cospetto. Le accelerò repentinamente il battito cardiaco nel guardarlo incrociare le braccia al petto e portarsi le mani sotto le ascelle. Avrebbe impugnato le doppie lame che l’aveva visto sistemarsi sulla schiena. Improvvisamente fu molto grata del fatto che Kyran fosse un Guerriero, pronto a tutto. Mackendra si ricordò del proprio coltello che si era sistemata nello stivale sinistro. Prese in considerazione l’abbassarsi per impugnarlo, ma si fermò quando Kyran scosse appena il capo.
Mackendra sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo, indicandogli che aveva intenzione di utilizzare il proprio coltello. L’espressione che le rivolse era come a dirle che se solo l’avesse fatto si sarebbe presa una sculacciata. La ragazza rispose alla sua occhiata con un’altra che gli prometteva che gli avrebbe amputato le palle se solo ci avesse provato. Kyran non era affatto intimidito dalla rabbia di lei, mentre la leggera flessione delle labbra di lui la spaventava di più del piccolo essere sulla propria spalla, il quale le diceva che gli piaceva l’idea di lei alla propria mercé.
“Che cos’abbiamo qui?” Domandò una voce profonda e roca che ricordava quella di un anziano che fumava da cinquant’anni.
Mackendra non osò voltarsi indietro dalla paura di farsi tagliare la gola, ma poi udì i rametti che si spezzavano e il fruscio delle foglie dietro di sé. Altre creature li avevano circondati. Spostò lo sguardo a sinistra e a destra e su e giù, contandone almeno altri sei oltre a quello sulla propria spalla. Se fosse stata in grado di eliminare quest’ultimo avrebbero avuto buone possibilità di cavarsela. Mackendra sapeva combattere, e sicuramente anche Kyran era molto abile.
“Ascolta amico, noi non ti abbiamo dato fastidio. Lasciala andare e ce ne andremo per la nostra strada” disse Kyran.
“Non possiamo. Siete entrati nel nostro territorio, da cui nessuno esce vivo” ribatté la medesima creatura.
“Allora avete un problema” rispose Kyran. In un batter di ciglia i piccoli artigli della creatura vennero allontanati dalla gola di lei, e il Redcap venne scagliato a terra.
Mack non esitò nell’abbassarsi e impugnare il proprio coltello, tramite il quale pugnalò una delle creature dal cui stomaco zampillò del sangue verde. Un altro le saltò sulla schiena e le affondò i denti nella carne della spalla. Mackendra era furiosa, e urlò nel voltarsi per cercare di afferrare uno dei Redcap dalle gambe striminzite. Le creature si muovevano troppo velocemente, e le risultava impossibile star loro dietro. Non correvano però tanto velocemente quanto Kyran, ma erano molto più rapide degli Skirm. Kyran apparve improvvisamente dietro Mackendra e le strappò via di dosso il Redcap, decapitandolo con la facilità con la quale si svita il tappo di una bottiglia; quindi ritornò alla battaglia.
La ragazza sudava e aveva i nervi a pezzi, e la spalla le faceva un male da impazzire. Ignorò il dolore e si scagliò verso uno dei nani dai cappelli rossi, ma le scivolò tra le gambe. Mackendra provò improvvisamente una fitta di dolore al polpaccio, e quando abbassò lo sguardo sul Redcap si rese conto che le aveva affondato gli artigli nel muscolo. La reazione immediata di lei fu quella di agitare la gamba per farlo cadere, ma ottenne l’effetto contrario in quanto la creatura si aggrappò ulteriormente a Mackendra, facendo penetrare le unghie più in profondità.
“Brutto figlio di puttana!” Urlò nel sollevare l’altro piede e colpendolo alla testa. Si rese conto che gli artigli non avevano mollato la presa, ma la ragazza insistette fino a quando il terreno fu ricoperto solamente da una poltiglia verde da cui si sollevò una puzza di frutta marcia. Mackendra era soddisfatta dalla propria vittoria, quindi portò l’attenzione su Kyran, il quale aveva addosso tre di quelle creature. Inammissibile, pensò, quindi si affrettò al suo fianco.
La ragazza non poté fare a meno di ammirare la ferocia con cui Kyran si batteva. Il problema era che i piccoli elfi erano predatori efficienti. Colpivano velocemente e sparivano prima che Kyran potesse attaccarli. La vista dei Redcap che mordevano e graffiavano l’uomo le ricordava di come si nutrivano i piranha. Quando si trovò a un metro da Kyran, Mackendra venne colpita di lato.
Incespicò quando provò una fitta dolorosa al fianco. Le erano stati affondati dei denti o degli artigli nella carne, ma era presa dall’affrontare il Redcap che le era balzato sul petto. Lo afferrò per il cappello e tirò, ma non riuscì a rimuoverlo. Mackendra si rese conto che non era un vero e proprio cappello, bensì faceva parte del corpo dell’esserino; quindi lo colpì con il coltello, amputandone una parte. Tra gli alberi fece eco un fischio stridulo che fece interrompere le azioni di tutti. Quando Mackendra si toccò il fianco percepì la preoccupante quantità di sangue che le fuoriusciva dalla ferita, e la ragazza tentò di riprendere fiato e rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Un istante più tardi uno di loro saltò dalla schiena di Kyran all’albero più vicino ed esclamò “Dobbiamo dire a Akilam che c’è un Notturno”.
Mackendra si rese conto che Kyran impallidì alle parole del Redcap, e sapeva che non poteva essere un buon segno. “Non credo proprio” sbottò Kyran prima di svanire. La ragazza si guardò intorno in cerca dell’uomo, ma non lo vide da nessuna parte. Echeggiarono delle urla, e quando abbassò lo sguardo si rese conto che era stata lasciata da sola con quattro elfi arrabbiati.
Il panico le faceva battere il cuore all’impazzata, e il suono le riverberava nelle orecchie. Agì quindi d’istinto rannicchiandosi a terra e preparando il pugnale. I quattro si affrettarono contro di lei, e con un calcio ne scagliò uno contro un albero. Il tonfo fu musica per le sue orecchie. Ciò che seguì fu una raffica di denti e artigli. La ragazza perdeva sangue e si debilitava in fretta. Radunò comunque le energie per difendersi con tutta sé stessa.
La raffica di movimenti di lei s’interruppe quando uno dei piccoli demoni le affondò i denti nella coscia. Mackendra quindi urlò, e le cedette la gamba dal dolore. Si ritrovò a terra, ma sollevò comunque il pugnale per difendersi, e fu in quel momento che riapparve Kyran. La ragazza aveva la vista offuscata e le stavano venendo le vertigini, ma vide rotolare una testa rugosa di uno degli elfi che l’avevano attaccata.
Kyran afferrò due elfi dalla testa e li fece collidere tra di loro come fossero stati dei cembali. Li scosse nonostante le loro proteste; gli esseri si stavano dimenando nel tentativo di graffiarlo, ma l'uomo copriva gran parte delle loro teste con le sue grandi mani e li teneva a distanza dal proprio corpo allargando le braccia. Kyran faceva sembrare molto semplice l’avere la meglio sui Redcap nonostante Mackendra sapeva quanto fosse difficile in realtà. Quando lo guardò negli occhi si rese conto che erano neri come il carbone, ed era chiaro che fosse adirato. Nessuno sopravviveva alla sua violenza. Mackendra provò sollievo e terrore allo stesso tempo. Si era sciolta al tocco di lui, dimenticandosi di cos’era veramente, ma quel momento fu un modo intenso di ricordarglielo.
Zoppicò verso di lui come a dimostrargli di sapersi prendere cura di sé, oltre a tentare di aiutarlo. “Lascia” esordì lei, pugnalando un Redcap al collo prima che Kyran potesse rispondere. Non riuscì a recidere tutti i tendini nonostante il coltello fosse affilato, quindi la testa della creatura restò appesa al corpo solo per un filo sanguinante di carne, di conseguenza Mackendra infierì ulteriormente sul resto del corpo. La ragazza si rivolse quindi verso la seconda creatura nel momento in cui l’elfo che aveva attaccato cadde a terra.
Questa volta Kyran si mosse più speditamente, decapitando in un istante il Redcap che aveva vincolato nell’altra mano. Poi raggiunse l’elfo che si era rannicchiato ai piedi di un albero, pugnalandolo al collo e rimuovendogli la testa.
“Perché l'hai fatto? Era già morto” commentò Mackendra, incerta su come mai avesse compiuto una tale azione.
“Assomigliano ai Powries, quelli del mio paese di origine. Alcuni li chiamano Redcap, ma poco importa. Ciò che interessa è che sono creature del Fae Oscuro, e l’unico modo per ucciderli è decapitarli. Non ho intenzione di rischiare la tua sicurezza”. Il fatto che si preoccupasse della sua incolumità rinforzò le convinzioni di Mackendra circa i vampiri. Sotto sotto aveva un cuore.
“Okay aspetta, quindi i Fae sono reali e questi esseri fanno parte del lato oscuro. Vanno decapitati, capito. Vorrei solo capire come hai fatto a sparire. E dove sei andato?” La ragazza sanguinava da tutte le ferite, la peggiore era quella alla gamba. La scarica di adrenalina era esaurita, e la fatica si stava facendo sentire. Le vennero le vertigini quando si piegò per raccogliere lo zaino. Inciampò, ed era certa che sarebbe caduta, ma una mano calda la raggiunse al gomito, stabilizzandola. Mackendra alzò lo sguardo su Kyran, e si rese conto che l’uomo era preoccupato. L'aveva sentito dire di come il proprio dovere era quello di proteggerla, e per la prima volta gli credette.
“Grazie. Andiamocene. Questa puzza mi fa venire da vomitare” mormorò Mack zoppicando via dalla scena cruenta.
Kyran annuì, ma le restò accanto invece di lasciarla indietro come aveva fatto, restando allerta e guardandosi attorno. “È sempre consigliato decapitare i nemici che ti ritrovi ad affrontare, per sicurezza. Invece per rispondere alla tua domanda, ho seguito il Powrie che era scappato. Non so chi sia questo Akilam, ma non voglio che sappia della nostra presenza”.
“Chiamami Mack, tutti mi chiamano Mack. Non credo che a loro importasse di me perché loro volevano te, Notturno. Come hai fatto a sparire?”
“Lo so che ti chiamano così, Mackendra. E no, non sono sparito, ho fatto una specie di viaggio. Possiedo la super velocità”.
“Che cosa significa, che puoi spostarti dovunque?” Domandò la ragazza nel raccogliere da terra un bastone che testò per sincerarsi che potesse servirle da sostegno. Si rese però conto che era troppo corto per lei, quindi lo gettò via.
“In pratica sì; sono in grado di spostarmi da un luogo a un altro in un istante, fino a percorrere 50 metri alla volta. È risaputo che la Magia Oscura permetta a chi ne fruisce di spostarsi nel mondo anche solo con la forza di un pensiero. Ma nessuno che pratica la magia buona sa spostarsi più velocemente di me”.
“È perché sei un vampiro?”
“No, credo abbia a che fare con il fatto che sono di sangue reale” disse con tranquillità, senza ostentare superiorità. Kyran non si riteneva migliore degli altri a causa della propria provenienza, il che era una cosa positiva dato che Mackendra non tollerava comportamenti simili. Nulla la eccitava meno di qualcuno con la puzza sotto al naso.
“Tutti i vampiri possiedono la super velocità?”
“No. Tutti gli esseri soprannaturali possiedono una gran forza e velocità, ma solamente un gruppo in particolare è superdotato, in modi diversi”.
Lo stomaco di Mackendra decise di borbottare proprio in quel momento, e la ragazza si rese conto di quanto fosse affamata. “Dio, sto morendo di fame”.
“Anch’io. Ucciderei per uno di quei ghiaccioli al gelato. Uffa, avrei dovuto sapere che eri la mia Prescelta quando ho iniziato a essere ossessionato da quelle dannate barrette di gelato. Ho fatto due più due solo ultimamente, quando mi ha colpito la maledizione dell’accoppiamento. Santa Dea, che idiota che sono”.
Mackendra gli rivolse un’occhiataccia. Non sapeva un cazzo di vampiri. “In che senso, tu mangi? Pensavo che i vampiri bevessero solamente sangue”.
Mackendra si tamponò un taglio particolarmente doloroso con un lembo della sua maglietta rosa preferita. Kyran la fermò quando se ne accorse. “Bellezza, sei un disastro. Dobbiamo trovare un po’ d’acqua per pulirti”. Il fuoco negli occhi di lui quando menzionò l'acqua le feci venire i brividi lungo la schiena al ricordo di ciò che era accaduto.
“Non fa niente, proseguiamo. Quindi tu mangi?”
Kyran la prese tra le braccia, ma la ragazza oppose immediatamente resistenza contro al petto muscoloso di lui. “Smettila, Mackendra. Sanguini, e non possiamo lasciare una traccia di sangue che i nemici potrebbero seguire. E sì, mangiamo come tutti quanti” rispose frettolosamente. Mackendra smise di opporre resistenza e portò l’attenzione dietro di sé. Kyran aveva ragione, aveva lasciato una traccia accennata di sangue attraverso la giungla. E poi era stanca e pronta a riposare.
Appoggiò distrattamente la testa alla spalla di Kyran, e l’uomo la prese in braccio. Si rese conto di ciò che era successo solamente quando percepì la presa sicura del vampiro attorno a sé, ma non fece nessuno sforzo per cambiare la propria posizione. “Non credevo che i vampiri mangiassero del cibo vero. Qual è il tuo piatto preferito?”
“Intendi oltre ai ghiaccioli al gelato?” Domandò con voce roca; il respiro di Kyran le faceva muovere i capelli sulla parte superiore della testa. Le piaceva molto il suo accento scozzese e come tutto ciò che diceva risultava sexy.
“Esatto, il dessert non conta” rispose chiudendo gli occhi e rilassandosi.
“Ah, ma il dessert è la parte migliore” commentò Kyran a bassa voce, e la vibrazione delle parole le riverberarono nel petto. “A me piacciono i cibi piccanti, specialmente il cibo messicano”.
Il pensiero del cibo le fece brontolare nuovamente lo stomaco. Aveva terminato le due barrette proteiche che aveva trovato nello zaino e non aveva mangiato nient’altro in più di ventiquattro ore. Kyran la posò a terra nei pressi di un ruscello, e quando Mackendra aprì gli occhi si aspettò di trovare una cascata. Non sarebbe più riuscita a non eccitarsi in presenza di una cascata.
“Ti sanguina ancora la gamba. Fammi vedere” disse Kyran nell’allungare la mano verso il bottone dei jeans di lei. Mack mise però le mani sulla sua per fermarlo.
“Non è niente, davvero. Lascia stare. Mi pulisco un po’ e poi possiamo proseguire”. Era fuori discussione che si togliesse ancora i pantaloni in presenza di Kyran. Non indossava le mutandine, il che significava cercarsela. A quel punto sapeva che la propria forza di volontà era inesistente quando si trattava del vampiro.
“Devo controllare quanto è grave, Mackendra. Forse ti servirà del sangue per guarire. Se non la sistemiamo adesso allora tanto vale che ci disegniamo un bersaglio sulla schiena” disse Kyran incrociando le braccia al petto e guardandola come in attesa di un suo riscontro.
“D’accordo” sbuffò nell’abbassare la zip. Poi alzò lo sguardo su Kyran nel portarsi i jeans alle ginocchia.
L’uomo prese bruscamente un respiro, e i suoi occhi grigi presero a brillare di luce argentea, da cui Mack restò ipnotizzata. Balzò dalla sorpresa quando percepì la carne di Kyran sulla propria. Il vampiro raccolse il sangue che le gocciolava dalla ferita e si portò il dito alle labbra per leccarlo. Emise un grugnito gutturale, e Mackendra notò che aveva scoperto i canini nel respirare dalla bocca.
“Cazzo, hai lo stesso sapore di Annwyn. Posso provare a chiuderlo con la lingua, ma la ferita è profonda. È probabile che ti serva il mio sangue”. Aveva posato una mano sul fianco di lei, e la ragazza la sentì bruciare su di sé come un marchio.
“Dov’è che vuoi mettere la lingua?” Domandò Mack a stento. Sapeva dove voleva la lingua di Kyran, e non era la ferita.
“Sta’ ferma” disse prima di accovacciarsi davanti a lei.
I palmi di lui le vincolarono i fianchi per tenerla ferma, e Kyran la guardò fissa negli occhi come a sfidarla a fermarlo. Quando la lingua di lui le accarezzò la ferita, la ragazza inarcò la schiena spinta dal bisogno. La lingua di Kyran era calda e ruvida, e lo immaginò esplorare altre parti del proprio corpo; improvvisamente si trovò ad avere bisogno di lui. Kyran alzò lo sguardo su di lei. Il desiderio dell’uomo prese una svolta disperata, e la sua fervenza le fece sanguinare ulteriormente la ferita.
Si interruppe qualche secondo più tardi. Stava respirando pesantemente, e Mack notò che gli si era gonfiata una vena del collo. “Dovrò darti il mio sangue. Morirai dissanguata prima che quella ferita guarisca”.
“No, non voglio il tuo sangue” obiettò lei. Le si rivoltò lo stomaco al pensiero di farsi dare del sangue da qualcuno.
Kyran si alzò in piedi e le mise le mani sulle spalle. “Sei incredibile. Non puoi continuare a sanguinare” la ammonì.
“Sono molte cose, Kyran, principalmente sono stronza, ma mai incredibile”. L’uomo ridacchiò e si morse un polso, poi lo portò all’altezza della bocca di Mackendra che si limitò a guardarlo.
“Non dirmi che hai paura” la sfidò. Mackendra non si tirava mai indietro di fronte a una sfida. Quindi tirò verso di sé il polso sanguinante di Kyran, e le risalì la bile in gola. Si trovò costretta a deglutire diverse volte prima di poter procedere.
Una volta riacquistato il controllo dello stomaco in rivolta, Mackendra si avvinse al polso di lui e prese a succhiare con foga con l’intenzione di fargli male. Ottenne però l’effetto contrario. Sorprendentemente il sangue di Kyran aveva il sapore del miele; non era assolutamente repellente, e la riscaldò da dentro. Le presero a formicolare le vene, le vennero i brividi e le si strinse lo stomaco dall’eccitazione sessuale. Era l’ultima reazione che si aspettava di avere, ma non riusciva a negare la lussuria che provava.