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Il Guerriero Depravato
Il Guerriero Depravato
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Il Guerriero Depravato

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“È di Buggane, Lorne?” Domandò un maschio dai capelli neri e gli occhi azzurri.

Il biondo chiamato Lorne portò i propri occhi verdi in quelli azzurri di chi gli aveva posto la domanda “Non sembra appartenere a nessun Buggane che abbia mai incontrato, Caleb. Oltre all’ovvio odore di ferro c’è anche un accenno di pepe”.

Quando notò che Lorne sollevò lo sguardo e dilatò le narici, Kyran si spostò immediatamente sul versante opposto del gruppo di alberi per non farsi scoprire.

Un uomo bruno, leggermente più alto degli altri, commentò “Io percepisco l’odore di un maschio e una femmina. L’odore della femmina è inconfondibile. Wow, quanto è allettante. Mi piacerebbe molto trovarla”. Kyran riuscì a vedere meglio chi aveva fatto quel commento dal proprio nascondiglio, e si accorse che i suoi occhi erano gialli ma non un giallo qualsiasi; sembravano contenere pepite ambrate. Osservando con più attenzione si rese conto che gli occhi di tutti e tre i maschi assomigliavano a dei gioielli, essendo dai colori sgargianti.

“Che cretino che sei, Blane. E se questa creatura fosse sia maschio che femmina? Lo faresti comunque?”

“Piantala. Non lasciare che papino mangi il tuo amico” ribatté Blane. Kyran era confuso dal loro gergo, e si chiese dove diamine fosse finito.

“Sarà. Ma forse questo sangue è un altro degli inganni di Akilam, quel Fae ignorante vive solo per tormentarci. Caleb, nascondi quel sangue, e ritorniamo da Legette a fare rapporto. Sarà incazzato perché non gli abbiamo fornito risposte. Ho la sensazione che dovremo fare a turno la guardia al portale”.

“Sarebbe uno spreco di risorse. Qui non c’è niente. A un certo punto dobbiamo rassegnarci al fatto che il nostro Re e la nostra Regina non torneranno più” rispose Blane.

“Ascolta, cazzone. Angus era l’ultimo della sua stirpe. È l’unico in grado di battere Akilam, grazie ai suoi poteri. Ed è l’unico in grado di evocare Civappu. Io spero vivamente che un giorno sarà circondato da piccoli Lorne. Non smettiamo di sperare; altrimenti possiamo anche rinunciare adesso a tutte le nostre terre” rispose Lorne.

“Non cederemo mai le nostre terre a quella disgrazia. Adesso andiamo” esordì Caleb prima di mutare in drago color ardesia; la mutazione produsse un flash di luce. Kyran non aveva dubbi che quei soggetti fossero imparentati con l’Angus che conosceva, e lo turbava l’apprendere che questi fosse un Re. Kyran avanzò di un passo dal proprio nascondiglio con rinnovata energia, e nel frattempo gli altri due individui mutarono a loro volta. I tre spiccarono poi il volo velocemente.

Per prima cosa avrebbe trovato Mackendra, poi si sarebbe messo alla ricerca dei draghi. Se questi ultimi erano veramente collegati ad Angus significava che erano amici, non nemici. Kyran aveva un piano. Sollevò il capo, come attirato dall’inconfondibile profumo di arancia e vaniglia. L’aroma gli faceva venire voglia di mangiare quelle dannate barrette di gelato. Individuò la direzione da seguire e si mise sulle tracce di quel peperino di ragazza.

Non si era allontanato molto quando individuò dove era inciampata, grazie all’orma lasciata dal suo corpo nel terreno morbido. Procedette a ritmo lento, e presto percepì la paura di lei nell’aria. Raccolse dei ramoscelli da terra e si accorse dell’impronta che poteva essere stata lasciata solamente da lei, quindi capì da che parte si era diretta.

Kyran si ammonì per l’ossessione che provava per lei. Dal loro incontro fortuito era talmente preso dalla ragazza da seguirla ovunque. Era triste da ammettere, ma conosceva ogni dettaglio della routine serale di Mackendra. Di lunedì tornava direttamente a casa appena terminato di lavorare all’officina, gli altri giorni invece indossava la tenuta da combattimento all’officina e poi o si allenava o andava a caccia di Skirm.

La prima volta in cui l’aveva vista cacciare ne era rimasto affascinato e terrorizzato. Era bellissima da osservare in azione, nonostante Kyran non ritenesse opportuno che un’umana si cimentasse in attività talmente pericolose. Con il trascorrere dei giorni si disse che la sorvegliava per proteggerla. I sogni incessanti erano invece qualcosa di completamente diverso. Mackendra era l’antitesi del tipo di ragazza che piaceva a Kyran, ma non sembrava avere importanza.

Non era un uomo romantico e non aveva la pazienza di fare sesso in modo normale. Preferiva di gran lunga metterci un po’ di violenza. Aveva accettato tempo prima la propria depravazione, ed era tutto ciò che conosceva da primi anni di vita. Le attività sessuali che intratteneva si limitavano infatti a incontri con femmine sottomesse dei bordelli. Diverse volte aveva immaginato Mackendra al posto delle proprie partner, il che gli era piaciuto fin troppo; sapeva però che una ragazza come lei non avrebbe mai accettato le proprie tendenze. Ciò non fece mai decrescere l’interesse di Kyran nei confronti di lei.

Venne distolto dai propri pensieri quando si accorse che il cielo si era fatto leggermente più chiaro. La giungla circostante era composta da folta vegetazione, ma le chiome degli alberi non sarebbero bastate a fornirgli protezione. Presto avrebbe dovuto mettersi al riparo; non avrebbe dato per scontato che non esistesse il sole su quel pianeta. Accelerò il passo, e qualche minuto più tardi l’aroma agrumato di Mackendra gli indicò dove si trovava la ragazza. Quando la fragranza di lei si fece putrefatta, Kyran si mise a correre.

Gli batteva forte il cuore nel petto mentre teneva lo sguardo attento in cerca della ragazza. Era preoccupato che avesse incontrato delle difficoltà sul percorso e che si fosse ferita...o peggio che fosse morta. Perse un battito al solo pensiero, e la sua vista si fece buia. L’idea non gli sembrava adeguata. A quel Reame conveniva che Mackendra fosse incolume, altrimenti Kyran avrebbe scatenato l’inferno.

Qualche istante più tardi si fermò improvvisamente sui propri passi. Mack si trovava una quindicina di metri più in là, quindi la raggiunse subito. Si inginocchiò accanto alla ragazza e le sistemò una mano sul volto freddo e grigio. Il vederla senza vita lo faceva tremare dalla rabbia e dalla paura, il che lo riportò indietro di settecento quindici anni; l’unica volta in cui aveva provato un tale turbinio di emozioni.

Bum,

Bum,

Bum.

Si udì una risata minacciosa, seguita dal suono terrificante di una lacerazione; sembrava un incubo. Nella stanza da letto dei suoi genitori era entrata una creatura che non aveva mai visto. Era alta più di due metri e dieci e aveva delle corna nera sulla testa.

“Tenetela ferma” aveva ordinato il demone ai propri tirapiedi. La madre di Kyran aveva protestato, imprecandogli contro. Le labbra di quest’ultimo avevano scoperto degli enormi canini, e prima che Kyran potesse rendersene conto, la bestia aveva affondato i denti nella gola di sua madre. In quel momento il ragazzo si era portato una mano alla bocca per celare il proprio pianto. Avrebbe voluto scappare dal proprio nascondiglio e andare in aiuto della madre, ma non si sentiva all’altezza della creatura mastodontica.

Kyran aveva chiuso gli occhi. “Per favore non farmi del male” si era udita una supplica sussurrata provenire dalla madre. Kyran aveva osato alzare lo sguardo e aveva visto che era stata ferita alla gola.

Il demone aveva sorriso e le aveva accarezzato una guancia con la mano. “Shh, stronza. Farà male, e tanto”. Poi era scoppiato in una risata sinistra. Le aveva quindi strappato la vestaglia verde di velluto.

Kyran non era riuscito a distogliere lo sguardo, e aveva osservato il demone affondare gli artigli nella carne del petto di lei, strappandole un seno. Le aveva poi succhiato un capezzolo e le aveva divaricato le gambe nonostante le proteste di lei. Quando il demone aveva infilato il proprio pene disgustoso nel corpo di lei, la madre di Kyran si era voltata nella direzione del figlio. Questi era in procinto di soccorrerla, ma la donna aveva scosso il capo, indicandogli di non farlo. Il demone aveva quindi stuprato con violenza la madre di Kyran.

Questi aveva deglutito la bile, grato del fatto che il demone avesse decapitato la madre dopo essersi sfogato. Nessuna donna avrebbe dovuto convivere con un ricordo simile. In quel momento Kyran si era reso conto di essersi nascosto nell’arsenale del padre. Pervaso dall’ira aveva afferrato una scimitarra e aveva fatto oscillare la pesante lama separando i tendini e l’osso dalla carne del demone, decapitandolo prima che potesse violare ulteriormente la madre.

Sapeva che i propri fratelli minori erano nascosti ed erano al sicuro, ma non lo sarebbero stati a lungo se gli altri demoni li avessero trovati. Il pensiero di qualcuno che faceva ancora del male alla propria famiglia gli faceva vedere rosso.

Non si rese nemmeno conto di ritrovarsi accanto alla madre; respirava a fatica ed era ricoperto di sangue. Non si ricordava di aver ucciso tutte le creature nella stanza, ma aveva realizzato una vera e propria carneficina. Non aveva idea di come avesse potuto avere la meglio su di loro. Era un adulto, ma non aveva ancora maturato fisicamente, ed era ancora un maschio debole.

Si era reso conto solo in quel momento di essere uscito dal nascondiglio e di aver messo in pratica i propri poteri. Aveva atteso venticinque anni per diventare un adulto, scoprendo di che cosa fosse in grado. Tuttavia non era in grado di godersi la gioia di aver sviluppato finalmente i propri poteri a causa delle circostanze. Scoppiò a piangere, cadendo in ginocchio e abbracciando il corpo della madre.

Kyran si ricompose, tornando con la mente al presente, e ascoltò quindi il battito di Mackendra. Si rilassò quando percepì un battito qualche istante più tardi. Portò il volto al petto di lei e le ascoltò il respiro, che risultava debole e irregolare. Kyran si guardò attorno in cerca di ciò che aveva potuto ridurla in quello stato. Degli enormi segni rossi le ricoprivano le braccia, e a terra erano sparsi numerosi ragni morti. Non aveva mai visto degli insetti talmente grandi; il loro diametro era almeno quindici centimetri, ed esponevano dei canini che avevano sicuramente iniettato del veleno nel corpo di Mackendra.

Giaceva a terra senza la maglietta, e anche il suo seno abbondante era disseminato di morsi. Lo sguardo di Kyran venne attirato dai tatuaggi e dalle cicatrici sulle braccia di lei. L’ampio tatuaggio che raffigurava uno squalo bianco e che doveva fungere da copertura delle cicatrici più brutte era stato rovinato da talmente tanti morsi da essere irriconoscibile. Non aveva mai avuto occasione di ammirare da vicino l’arte sul corpo di lei, quindi si prese un momento per osservare con attenzione la pianta rampicante che si faceva strada fino al lato destro del collo della ragazza. Trovò appropriato che il rampicante avesse più spine che rose.

Kyran non era un guaritore come Jace, e non aveva idea di che cosa darle per contrastare il veleno dei ragni. E anche se avesse saputo che erbe somministrare a Mackendra per aiutarla a trattare la tossina, non conosceva il Reame in cui si trovavano, e di conseguenza la sua flora. Le prese la testa tra le mani e se la sistemò in grembo.

Gli tornò alla mente il momento in cui Elsie, la Prescelta di suo fratello, venne rapita da un vampiro traditore e per poco non rimase uccisa. L’avevano salvata diverse donazioni di sangue vampiro proveniente da diversi Guerrieri Oscuri. Ovviamente ciò l’aveva portata a trasformarsi in un vampiro, ma la Dea aveva detto loro che non sarebbe mai più successo. Lo preoccupava il trasformare Mackendra involontariamente donandole il proprio sangue, ma doveva fare un tentativo. Si morse un polso e la scosse affinché si svegliasse.

“Mackendra, mi senti? Sono Kyran, piccola. Devo darti il mio sangue o morirai”. La ragazza non rispose, quindi le aprì delicatamente la bocca e vi sistemò il polso in corrispondenza, facendo cadere alcune gocce sulla lingua di lei. Poi la osservò per determinare la sua reazione.

Qualche istante più tardi Mackendra non reagì e il suo colore non mutò. Kyran non era in grado di stabilire se dovesse versare altro sangue in bocca alla ragazza. Sollevò un braccio e notò il segno del morso che si era già rimarginato, quindi ripeté l’azione. La bocca di Mackendra era già aperta, quindi Kyran sistemò il polso sulle labbra di lei e le manovrò la gola in modo da farla deglutire.

Spostò il polso dalla bocca della ragazza solamente quando la ferita si richiuse. Le labbra di Mackendra erano sporche di rosso, il che lo ammaliava. Prima di rendersene conto posò le proprie labbra su quelle di lei, assaggiando il suo stesso sangue e il peculiare aroma agrumato e di vaniglia. Kyran indietreggiò talmente velocemente da farle quasi cadere la testa a terra.

Che diamine stava facendo? Non baciava le donne. Le legava e faceva sesso con loro, ma non le baciava mai. Non aveva mai baciato una ragazza prima di quel momento, e inconsciamente aveva baciato un’umana. La parte peggiore era il ritrovarsi desideroso di rifarlo. Scosse il capo bruscamente per allontanare il bisogno inquietante.

Le accarezzò la gola con un dito per percepire il battito debole di lei. Ogni volta in cui l’aveva vista era chiaro che il lei brillasse una certa scintilla, e non sembrava giusto che morisse per mano di insetti grandi un decimo di lei, specialmente considerato il fatto che Mackendra era in grado di eliminare creature molto più possenti con alacrità.

Accaddero diverse cose nello stesso momento. Il battito cardiaco di Mackendra accelerò, la ragazza trasalì e un dolore lancinante raggiunse il lato sinistro del petto di Kyran. Era certo che si trattava di uno dei quei dannati ragni, quindi si strappò la maglietta e si controllò la pelle.

Si ritrovò a fissarsi il petto con fare incredulo. Gli era apparso un segno sul lato sinistro della cassa toracica. Un’immagine che gli era fin troppo familiare...si trattava del marchio di accoppiamento della propria famiglia. La famiglia Tarakesh aveva governato sui vampiri per tutta la durata del Reame Tehrex; in quanto famiglia reale, sulla pelle di ogni membro compariva la medesima croce celtica quando si accoppiavano. Kyran maledisse il Destino e la Dea quando inclinò il capo di Mackendra e le controllò l’area sotto l’orecchio sinistro; vi troneggiava la stessa croce sotto forma di marchio mistico. La croce iridescente era come un’insegna luminosa per tutti gli essere soprannaturali, il che fece stringere il petto di Kyran. Come diavolo poteva essere successo?

Non era possibile che Mackendra fosse la sua Prescelta. Non era possibile. Non perché non fosse attratto da lei, e sicuramente non perché non la desiderasse, ma perché non aveva ancora fatto sesso con lei. I segni di accoppiamento comparivano solamente dopo aver fatto sesso, e Kyran non aveva toccato la deliziosa femmina. Non era nemmeno avvenuto un vero e proprio scambio di sangue tra i due. Quindi la comparsa del marchio era cazzo di mistero per Kyran.

Doveva ammettere di aver trovato un metodo per provare sollievo, in quanto dal momento in cui l’aveva incontrata non era stato in grado di raggiungere l’apice o di avere un’erezione senza pensare a lei. L’ossessione di Kyran per Mackendra acquisì senso in quel momento. All’epoca tutto ciò su cui si concentrava era la propria paura di non poter mai più godere del piacere procurato dal sesso. Sfortunatamente Mackendra era l’unica donna con cui volesse fare sesso, e aveva cercato di ucciderlo. Sorrise quando s’immaginò la litigata che avrebbe preceduto il legarla alla croce e fare di lei ciò che desiderava. Provò entusiasmo al pensiero di punirla.

Quella femmina era fatta per lui, che le piacesse o no. Non avrebbe sprecato energie a contrastare il Destino, e non vedeva l’ora di dimostrare a Mackendra cosa fosse il vero piacere. Lei l’avrebbe indubbiamente affrontato, e lui avrebbe raccolto il guanto di sfida.

CAPITOLO TRE

Riprese improvvisamente conoscenza. Mackendra era coricata a occhi chiusi, era confusa e allo stesso tempo provava sollievo. L’ultima cosa che si ricordava era tanti schifosissimi ragni enormi che la mordevano. Le avevano ricoperto ogni centimetro di pelle, penetrandole freneticamente la carne. Gli insetti le avevano lasciato innumerevoli segni gonfi sulle braccia e sul torso, e quando l’acido le aveva raggiunto le vene, Mackendra si era resa conto che i ragni erano velenosi. Era scioccata di essere viva. Non si aspettava di riprendersi dopo aver sentito gli organi liquefarsi. Non aveva idea che fosse possibile provare dolore al fegato e al diaframma. La ragazza non poteva fare a meno di chiedersi come avesse fatto a non morire.

Aprì gli occhi quando qualcosa le sfiorò un braccio. Si mise a sedere talmente velocemente da farle girare la testa. Sollevò le braccia e le osservò. Non solo non aveva più ragni addosso, ma erano spariti anche i segni dei morsi. Si accarezzò il seno e il ventre, ma anch’essi erano intonsi, ovviamente a eccezione delle cicatrici già presenti. Com’era possibile? Le venne la pelle d’oca. Aveva stranamente molta energia in corpo nonostante fosse stata in punto di morte poco tempo prima. Che cosa stava succedendo?

Nulla aveva avuto senso da quando si era risvegliata circondata dalle fiamme nella propria camera da letto. Molto probabilmente casa sua era andata distrutta, e si ritrovava in un luogo sinistro circondata da Dio solo sa che razza di creature; inoltre era appena sopravvissuta all’attacco di ragni velenosi. Senza contare che probabilmente in quel momento un vampiro le stava dando la caccia. Provò un brivido lungo la schiena come ad avvertirla.

“Era ora che ti svegliassi” udì pronunciare in forte accento scozzese dietro di sé. Balzò in piedi dallo spavento, e quando si voltò si trovò faccia a faccia con lui. Mackendra notò che l’uomo aveva contratto un muscolo della mascella quando si guardarono. Una brezza tiepida le accarezzò la pelle nuda, e si rese conto che stava fissando un vampiro senza maglietta. Lo stesso vampiro che aveva pugnalato al cuore. Provava disagio quando raccolse velocemente il proprio top da terra prima di indossarlo senza nemmeno preoccuparsi di pulirlo dalla sporcizia e dalle budella di ragno. Non le piaceva il modo in cui il vampiro la stava guardando come se fosse stato pronto a mangiarla viva. La parte peggiore di quella giornata incredibile era che non sapeva nemmeno se sarebbe stato qualcosa di positivo o di negativo.

Gli occhi di lui le ricordavano un cielo in tempesta. Non riusciva a non chiedersi che cosa l’essere avesse in serbo per lei. L’avrebbe uccisa per averlo pugnalato o l’avrebbe punita in altro modo? L’espressione sul volto di lui suggeriva che tutto fosse possibile.

“Sei abbastanza forte da camminare, bella. Dobbiamo andarcene subito” il suo tono imperativo non lasciava spazio a compromesso alcuno.

“Cosa?” Domandò, confusa dall’atteggiamento di lui. “Dove stiamo andando?”

“Devo trovare assolutamente un nascondiglio. Non posso espormi alla luce del sole” rispose gettandole lo zaino ai piedi.

“Se non mi porti a casa non ho intenzione di seguirti, succhia-sangue” sbottò lei con ritrovato coraggio, incapace di tenere la bocca chiusa. Per come la vedeva se avesse avuto intenzione di ucciderla l’avrebbe già fatto. Aveva perso i sensi, era ferita e completamente a sua disposizione, eppure non le aveva fatto del male. L’idea in sé andava contro tutto ciò che sapeva riguardo ai vampiri. Avrebbe dovuto succhiarle tutto il sangue e lasciarla morire.

“Preparati. Sono certo che qua fuori ci siano delle creature ben peggiori dei ragni”. Il suo tono spensierato era quasi credibile; il vampiro giocherellò distrattamente con il coltello di Mackendra prima di mettersi in marcia. La ragazza aveva però notato l’espressione irritata di lui prima che la mascherasse agli occhi di lei.

Lo osservò avanzare rivolgendole la schiena, e la ragazza guardò infuriata la lama. Aveva realizzato da sola quel pugnale e lo rivoleva. Dopo diversi tentativi con varie armi e alcuni infortuni, Mackendra si era resa conto che solamente le lame di titanio uccidevano i vampiri. O gli Skirm. Non sapeva ancora per certo se i vampiri e gli Skirm fossero due tipi diversi di creature. L’uomo non era diventato cenere, e il suo sangue era rosso e non nero. Inoltre c’era qualcosa di strano nel modo in cui gli brillavano gli occhi. Non assomigliavano affatto a quelli delle altre sue prede, attorno alle cui iridi si allargava un inquietante cerchio rosso.

Anni prima, quando aveva intrapreso l’attività di caccia ai vampiri, si era resa conto in fretta di dover trovare il modo di fabbricare delle armi. Era stato costoso perdere ripetutamente pugnali e pistole quando aveva esordito cacciando Skirm. Fortunatamente aveva imparato molto grazie al proprio mestiere di meccanico, quindi non le risultò complicato apprendere di come realizzare le armi forgiandole nel proprio braciere in giardino. Aveva scoperto per caso che il titanio uccideva gli Skirm. Aveva impiegato una porzione generosa dei propri risparmi per acquistare del titanio per le armi, una di cui era tra le mani di un vampiro. Si trattava della sua opera migliore, nonché la sua gioia e il suo orgoglio.

“Ehi, ridammelo subito” gli ordinò nel raccogliere lo zaino da terra prima di seguirlo. Era sorpresa di quanto lui si muovesse velocemente e in silenzio, mentre a Mackendra sembrava di avanzare pesantemente come un elefante.

“Perché, così puoi pugnalarmi ancora? Nah, me lo tengo”.

La ragazza prese quindi a correre e lo raggiunse, e dovette faticare il doppio per restare al passo di Kyran. Questi non si preoccupò nemmeno di rallentare per facilitarla, non comportandosi assolutamente da gentiluomo. Non che Mackendra volesse un uomo che la trattasse con estremo riguardo, ma non gli avrebbe fatto male rallentare. “Quel pugnale mi appartiene. L’ho realizzato io e lo rivoglio” ritentò.

Kyran si passò quindi la lama tra le mani per ispezionarla. Mack si ritrovò a trattenere il respiro, in attesa di apprendere l’opinione di lui. Sperava assurdamente che gli piacesse. Non aveva idea del perché il giudizio di Kyran avesse importanza, eppure era così. “Non male per un’umana. Te lo ridarò se ti comporterai bene. Confido nel fatto che tu abbia capito che non è facile uccidermi. Prima lezione, Mackendra. Si uccidono gli esseri soprannaturali solo decapitandoli”.

Il ghigno sul volto di lui mentre le porse il coltello le fece venir voglia di conficcarglielo dritto in mezzo agli occhi. Che arrogante. “Lo prendo come un complimento per il mio spiccato talento”.

“Come preferisci, bella”. Questa volta ridacchiò liberamente, e lei gli diede un pugno amichevole al braccio senza pensarci, come se fosse un suo amico. Kyran abbassò lo sguardo dove la ragazza l’aveva colpito, e le rivolse un ghigno misterioso. “Per quanto sia tentato dal proseguire questo scambio, dobbiamo trovare riparo” commentò.

Ignorò la risposta irriverente di lui, e si chiese come mai fosse talmente urgente ripararsi dal sole. “Mi sono sempre chiesta quanti miti sui vampiri siano veri. Veramente il sole ti riduce in cenere?”

“Eccome” rispose con nonchalance. Non era una persona molto incline alla conversazione, ma la cosa non la scoraggiò. Svolgeva ricerche sui vampiri da anni, ma non aveva mai trovato una fonte attendibile di informazioni. Davanti a sé aveva un vampiro vero, il quale sembrava disposto a condividere nozioni, e sicuramente avrebbe colto l’occasione per imparare tutto ciò che poteva. Dopo tutto, sapere è potere.

“Okay. Cos’altro è vero? I crocifissi ti fanno male? E l’aglio?” Domandò Mackendra nel sistemare due bastoncini a forma di croce.

Kyran scoppiò a ridere di gusto. “No” scosse il capo, e le sembrò che sul volto di lui fosse apparso brevemente un sorriso. Era sconcertante vederlo divertito. Non credeva che i vampiri fossero in grado di provare altre emozioni oltre l’ira. Inoltre era bellissimo quando sorrideva. A essere onesta tutto di quel vampiro era bellissimo...dai suoi tratti possenti e mascolini al suo corpo incredibilmente muscoloso.

Quando Mackendra alzò lo sguardo su Kyran si rese conto che era alto, almeno quindici centimetri di più del suo metro e settantacinque. Il respiro le accelerò quando notò il modo in cui le gambe di lui riempivano i pantaloni. Le spalle larghe di Kyran facevano sì che la maglietta gli risultasse aderente, e la vista le faceva battere forte il cuore. Si chiese se si trattasse del frutto di un duro allenamento o se facesse parte della sua natura di vampiro. Nonostante il corpo incredibile, ciò che attirava maggiormente Mackendra erano gli occhi grigio tempesta di lui che in quel momento la stavano fissando. Sembrava alquanto infastidito.

“Tipica umana” mormorò lui, ponendo fine alle occhiate di lei.

“Fottiti, sanguisuga”. Vero, era bello, ma voleva ancora ucciderlo.

Kyran la squadrò per bene dalla testa ai piedi, indugiando sul seno e su altre aree simili, mettendola a disagio. La stava fissando, e Mackendra non sapeva come reagire. Non avrebbe dovuto sorprendersi, dopo tutto era un maschio. La ragazza non credeva però che i vampiri provassero desiderio sessuale dato che erano non-morti, eppure il modo in cui la guardava non lasciava spazio ad altre interpretazioni. “Attenta a cosa desideri, bella”.

“Non...Non è quello che…” la ragazza si sentì arrossire dall’imbarazzo. “Sai cosa voglio dire” ribatté scioccamente. Mackendra si rese conto che le risultava relativamente semplice restargli al passo, a differenza di poco prima. Si sentiva molto bene e si chiese come avesse fatto a sopravvivere all’attacco dei ragni velenosi.

“Ehi, ti senti diverso, come se avessi più energia? Mi sento benissimo e non dovrei. In realtà dovrei essere morta. Credo sia l’effetto di questo posto”.

“Wow, per qualcuno talmente abile nella caccia agli Skirm non sai niente di esseri soprannaturali. Il motivo per cui ti senti così bene è perché ti ho dato il mio sangue”.

“Che cos’hai fatto?” Strillò lei fermandosi sui propri passi. “Mi hai trasformata in un fottuto succhia-sangue come te?” Strinse la presa sul coltello in mano, e per poco non lo pugnalò ancora.

Kyran non sembrava per niente turbato dall’affermazione di lei quando la guardò. “No, non ti trasformerai in un vampiro. Lezione numero due, non ci si trasforma in vampiri, vampiri si nasce. Ecco un altro mito sbagliato che conoscono gli umani. Il tuo corpo però sta cambiando”.

“In che senso il mio corpo sta cambiando? Se non sto diventando un vampiro, che cosa mi sta succedendo?” Mackendra stava impazzendo ed era infuriata con Kyran, il quale se ne stava immobile con espressione neutra in viso.

“Ti ho salvato la vita. Non c’è di che” disse lui prima di riprendere a camminare.

Mackendra lo guardò allontanarsi. Come diavolo faceva a comportarsi in modo talmente apatico e pensare che quello che le aveva detto fosse abbastanza? Non gli avrebbe permesso di cavarsela così facilmente, e si affrettò per recuperare terreno. “Forse non sono stata chiara. Esattamente che cosa intendi quando dici che il mio corpo sta cambiando? Voglio altri dettagli”.

Kyran sbuffò con fare esasperato e si voltò verso di lei senza smettere di camminare. “Il sangue dei vampiri guarisce le ferite umane. Normalmente è tutto ciò che fa. Ma tu sei diversa, Mackendra. Nel tuo caso il tuo DNA si sta modificando per renderti immortale. È il modo della Dea per assicurare ai Prescelti una vita della durata simile”.

La ragazza rimpianse di avergli posto quella domanda. Prescelti? Roba forte. Doveva tenere la bocca chiusa e allontanarsi da lui per trovare la strada di casa. Non voleva assolutamente saperne di più, nonostante la forse curiosità. “Di cosa stai parlando?” La ragazza si ammonì mentalmente quando le parole le sfuggirono di bocca. Era assurdo ma voleva coprirsi le orecchie come facevano i bambini, in modo da evitare di ascoltarlo.

Kyran non distolse lo sguardo da Mackendra per qualche secondo, facendole venire i brividi lungo la schiena. “Sto dicendo che tu sei la mia Prescelta, bella” rispose lui. Il suo tono era distaccato quando scagliò quella bomba sulla ragazza, la quale si ritrovò a chiedersi se per lui il fatto avesse importanza o no. Per lei si trattava di qualcosa che ti cambia la vita.

“Non è possibile che io sia la tua Prescelta, succhia-sangue” negò lei. Quel vampiro era pazzo. Forse quel luogo stava agendo sulla sua psiche.

Kyran afferrò immediatamente un lembo della propria maglietta e se la portò sopra la testa. “Questo marchio decreta che sono tuo” le disse indicandosi il petto, poi le portò un dito dietro l’orecchio sinistro. “Ed è uguale al marchio che hai tu qui. Adesso il tuo è visibile solamente agli esseri soprannaturali, ma una volta completato il nostro accoppiamento sarà come qualsiasi altro tatuaggio”.

Mackendra era sconvolta. Kyran era completamente pazzo, e la ragazza ne rimase sbalordita. Si ritrovò come attirata di forza al petto di lui, e gli toccò la croce celtica, ma consisteva in un rivolo rosso. Fu incapace di resistere al bisogno di toccargli la carne con il dito. Kyran si ritrovò a prendere un respiro in modo repentino, e le immobilizzò immediatamente la mano. “Ti fa male?” Domandò Mackendra. Sembrava che fosse stato marchiato a caldo da poco.

“Eccome se fa male, ma non è per questo che ti ho fermata. Il tuo tocco mi fa venir voglia di legarti a quell’albero e scoparti fino a farti perdere i sensi” ringhiò Kyran. Non aggiunse altro e si rimise la maglietta prima di riprendere a camminare.

Il suo commento osceno avrebbe dovuto disgustarla. Non aveva mai sopportato gli uomini volgari, e odiava i vampiri, quindi odiava lui. Quella sanguisuga era un tipo freddo e assolutamente menefreghista. Era il suo nemico, e la reazione di lei non fu eccitazione sessuale, era solamente disgustata. Si impose di mentirsi ripetutamente, non volendo credere di trovarlo attraente.

La raggiunsero una serie di emozioni che la fecero inciampare sui propri passi. Solitamente era in grado di comprendere i propri sentimenti e di gestirli, ma si trattava di una situazione troppo caotica e sconosciuta. No, non era completamente vero. Mackendra si rese conto che sotto sotto condivideva ciò che provava Kyran. Si trattava di qualcosa di assolutamente ingiusto e che minacciava i muri che la ragazza aveva costruito attorno al proprio cuore. Poteva sembrare distaccato, ma nel cervello di lei echeggiavano l’eccitazione, la frustrazione e l’impazienza di lui. Era un po’ snervante condividere un legame talmente intenso con qualcuno.

“Non mi accoppierò mai con te, sanguisuga” dichiarò lei nel tentativo disperato di distaccarsi dalla connessione. “Non avresti mai dovuto fare questa cosa senza il mio permesso. Hai scelto la ragazza sbagliata”. La sua protesta sarebbe stata più credibile se non l’avesse detto con voce ansimante.

“Non ti ho obbligata a fare niente, e puoi scommettere che non ti ho scelta. Forse non sono stato chiaro. La Dea ci ha resi Prescelti, non sono stato io. Ecco, trascorreremo la giornata in questa caverna”. Il suo cambio improvviso di argomento la confuse, e poi lo vide abbassarsi in un’apertura che la ragazza non aveva notato. Proprio in quel momento il sole fece capolino all’orizzonte.

Mackendra indugiò sulla soglia della caverna, lasciando che il sole le accarezzasse la pelle; per poco si aspettò di prendere fuoco, nonostante Kyran avesse detto che non si stava trasformando in un vampiro. Si concesse un istante per godere del calore dei raggi solari e per osservare la bellezza circostante. Apprezzò la normalità del cielo terso e soleggiato, che era apparso dopo una notte caratterizzata dalla luna violacea.

“Adesso sei convinta che non ti trasformerai in un cumulo di ceneri? Sono molte cose, Mackendra, ma non un bugiardo” esordì dal buio della caverna.

Le si gelò il sangue nelle vene quando le sovvenne un pensiero. “Mi leggi la mente?”

Kyran ridacchiò oscuramente, il che la disturbò ulteriormente. “I vampiri riescono a leggere la mente degli umani...ma dato che sei la mia Prescelta non sono in grado di leggere la tua. Sei semplicemente prevedibile, Mackendra”.

La ragazza entrò nella grotta e incespicò quando il cambio repentino di luce l’accecò momentaneamente. Sentì il calore della mano di Kyran sul braccio quando la aiutò ad addentrarsi nella caverna. Il calore della pelle di lui la spaventò. Mackendra si aspettava che l’uomo fosse ghiacciato, come si vedeva nei film. “Sei un non morto o qualcosa di simile?”

Il respiro di lui la spaventò quando lo percepì aleggiarle sul volto. “Non sono uno zombie, bella. Devi smettere di guardare così tanti film. Sono raramente corretti”.

“Esistono veramente gli zombie? Adoro la serie The Walking Dead” rispose lei ignorando la sensualità di lui. Era fin troppo attraente, il che aveva un effetto preponderante su di sé.

“Anche a me piace molto, mi fa ridere. Devo dire che gli attori fanno un ottimo lavoro nel fingere di combattere”. Aveva smesso di guidarla per il braccio, ma non aveva ancora tolto la mano.

“Non riesco a credere che un brutto succhia-sangue guardi una serie sugli zombie. È la tua versione di un reality show?”

“La realtà te la farebbe fare sotto. Per rispondere alla tua domanda, no, non esistono gli zombie come li conosci tu. Esistono i Wendigo. I miei fratelli hanno incontrato un branco molto tempo fa durante un viaggio a New Orleans, e in base a ciò che hanno descritto farebbero sfigurare i tuoi zombie”.